Finanziato da un consorzio che comprendeva anche l'orto botanico di Liverpool, il naturalista John Bradbury andò negli Stati Uniti alla ricerca di nuove varietà di cotone. Nel 1811, insieme a Nuttall, ebbe l'occasione di unirsi alla spedizione dei cosiddetti Astorians, che stavano aprendo una via verso il Pacifico. Poté così risalire il Missouri, facendo raccolte anche in un'area inesplorata prima di lui. Per una serie di sfortunate circostanze, tuttavia, la pubblicazione delle sue scoperte gli fu scippata da Pursh. Disgustato, lasciò per sempre la botanica. Del suo viaggio ha però lasciato una cronaca vivace e piena di informazioni sulle comunità native. Lo ricorda il piccolo genere Bradburia. ![]() Tre anni negli Stati Uniti e un viaggio lungo la frontiera Nel 1809 la direzione dell'orto botanico di Liverpool decise di cofinanziare il viaggio negli Stati Uniti di John Bradbury (1768-1823); lo scopo principale era trovare migliori forniture di cotone, che in quegli anni costituiva almeno la metà dei commerci della città. Attraverso i mediatori di Liverpool, poi il cotone proseguiva non solo per i cotonifici del Regno Unito, ma per la Germania, l'Europa orientale e la Russia. Bradbury era la persona giusta perché aveva competenze sia nel campo botanico sia in quello cotoniero. Nato in una famiglia di modesti mezzi del Cheshire, aveva avuto la fortuna di studiare alla Cocker Hill Academy di Stalybridge dove aveva avuto per maestro John Taylor che lo aveva avviato alla botanica e alle escursioni sul campo. Aveva poi trovato lavoro in un cotonificio, anche se aveva continuato ad interessarsi di botanica, tanto che nel 1792 era stato ammesso alla Linnean Society, e forse ai occupava anche di progettazione di giardini. Era così entrato in contatto con la Liverpool Philosophical Society, il conte di Derby un avido collezionista di naturalia che aveva anche interessi nell'industria cotoniera, con William Roscoe e con un altro dei fondatori dell'orto botanico di Liverpool, William Bullock, proprietario del Museum of Natural Curiosity. Dai contatti con questi diversi personaggi nacque la spedizione americana di Bradbury che, oltre cercare nuove fonti di cotone grezzo, avrebbe dovuto raccogliere piante e esemplari d'erbario per l'orto botanico e oggetti naturali per i suoi sponsor. Il progetto iniziale di Bradbury era andare a New Orleans insieme a uno dei suoi figli (ne aveva ben otto) e di creare un vivaio; mentre lui avrebbe viaggiato ed esplorato la Louisiana e il Kentucky, il figlio avrebbe coltivato e moltiplicato le piante raccolte per poi spedirle in Europa (come avevano fatto André Michaux e suo figlio a Charleston). Tuttavia, poiché gli sponsor non erano disposti a sborsare più di cento sterline l'anno, decise di partire da solo. Nel settembre 1809 sbarcò a Charleston; in nave, si recò poi a Baltimora e da qui a Washington, da dove raggiunse Monticello, la tenuta di Thomas Jefferson che aveva da poco terminato il suo mandato presidenziale. L'ex presidente lo ospitò per diverse settimane e gli fornì molte informazioni utili. Lo sconsigliò di esplorare la flora del Kentucky, che era già relativamente nota in seguito ai viaggi proprio di Michaux, mentre le terre bagnate dal fiume Missouri offrivano un campo di esplorazione pressoché vergine. Anche la spedizione di Lewis e Clark, tanto voluta da Jefferson, le aveva appena sfiorate. Bradbury si fece convincere e, anziché a New Orleans, decise di stabilire la sua base a San Louis, dove giunse l'ultimo giorno del 1809. Trascorse qui l'inverno, che quell'anno fu freddissimo, raccogliendo uccelli e altri animali; quindi prese in affitto un terreno di mezzo acro in cui trapiantò alberi, arbusti e altre piante native. In estate fu in grado di spedire a Liverpool un grosso invio di piante in vaso. Nell'autunno 1810 arrivò a San Louis Thomas Nuttall che stava esplorando il bacino del Mississippi per conto del professor Barton. Nei mesi successivi i due naturalisti britannici fecero diverse escursioni insieme, una delle quali li portò a sudovest lungo il Merimac River. Nel marzo 1811 partirono insieme e poco dopo raggiunsero Wilson Price Hunt e altri membri della Pacific Fur Company che si accingevano ad esplorare il bacino del Missouri per conto del mercante e imprenditore John Jacob Astor. Quest'ultimo intendeva sfruttare la via aperta da Lewis e Clark per controllare il traffico delle pellicce; a tal fine formò due gruppi di trapper, noti come Astorians; uno fu inviato via mare alla foce del Columbia River, dove fondò il Fort Astoria; l'altro, partendo da San Louis avrebbe dovuto raggiungere la costa pacifica via terra. Era appunto il gruppo guidato da Hunt. All'inizio di aprile raggiunsero Fort Osage nell'attuale Missouri, dove alla spedizione si unì Ramsay Crooks, che più tardi sarebbe diventato presidente dell'American Fur Company. Lasciato il grosso della spedizione, questi guidò Bradbury e due cacciatori canadesi fino al Platte River. Si ricongiunsero poi agli altri l'11 maggio presso un villaggio Omaha dove ci furono intensi scambi commerciali con i nativi. A giugno incontrarono lo spagnolo Manuel Lisa, trapper della rivale Missouri Fur Company, che faceva da guida all'avvocato Henry Marie Brackenridge, che Bradbury aveva già conosciuto a Saint Louis. C'era una vecchia ruggine tra Crooks e suoi e Lisa; inoltre Hunt aveva assunto a Saint Louis l'interprete Pierre Dorion che il precedenza aveva lavorato per la Missouri Fur Company e aveva ancora un debito con la compagnia; quando Lisa glielo ricordò, il duello tra i due fu evitato per un pelo dall'intervento di Bradbury e Brackenridge. Gli Astorians stabilirono il loro quartier generale nei villaggi Arikara nell'attuale Corson County (South Dakota); non trovando però un numero sufficiente di cavalli, Hunt decise che due gruppi avrebbero risalito il Missouri per duecento miglia fino al forte della Missouri Fur Company presso i villaggi Mandan; uno avrebbe accompagnato Lisa in battello (ne facevano parte anche Nuttall e Brackenridge), mentre l'altro (con Bradbury e Crooks) l'avrebbe raggiunto a piedi. Era una zona ancora inesplorata dai botanici, e Bradbury poté raccogliere diverse specie inedite delle grandi pianure. Dopo una decina di giorni gli esploratori ritornarono nella Corson County con un'ottantina di cavalli, Ora erano pronti per affrontare la grande traversava alla volta del Pacifico. Bradbury non voleva abbandonare le sue raccolte e preferì lasciare la spedizione, approfittando di uno dei due battelli carichi di pellicce spediti a Saint Louis da Lisa, Così si imbarcò con Brackenridge e diciassette casse di piante. Il 29 giugno era di nuovo a Saint Louis dove affittò un terreno dove trapiantarle. Tuttavia si ammalò, con la conseguenza che non le poté seguire e quattro quinti morirono. All'inizio di dicembre si imbarcò con le sue raccolte alla volta di New Orleans; l'imbarcazione si trovava al largo di New Madrid quando avvenne il primo di tre devastanti terremoti, un'esperienza di cui Bradbury avrebbe lasciato la prima testimonianza scritta nel libro in cui raccontò la sua spedizione. Si trattenne a New Orleans fino al 20 gennaio per spedire le sue raccolte in Inghilterra, poi si imbarcò alla volta di New York. Qui suo malgrado fu trattenuto negli Stati Uniti dalla guerra scoppiata tra i due paesi nel 1812. Nel frattempo le piante che aveva inviato in patria erano arrivate e, forse per un equivoco del figlio di Bradbury, i doppioni della collezione vennero consegnati a Aylmer Lambert. Pursh, che era ospite di Lambert e su suo incoraggiamento stava scrivendo Flora Americae Septentrionalis, decise di includere in un'appendice quaranta piante inedite raccolte da Bradbury. Fu con grande amarezza che questi lo scoprì: questo individuo "osò esaminare la collezione di esemplari che avevo spedito a Liverpool e la descrisse quasi per intero, privandomi sia della reputazione sia del profitto che spettavano solo a me". Non si sa molto della sua vita successiva. Nel 1816 tornò per un breve periodo a Inghilterra dove pubblicò il racconto del suo viaggio, Travels in the Interior of America, in the Years 1809, 1810, and 1811, molto interessante soprattutto come testimonianza della vita delle comunità native. Nel 1817 ripartì per gli Stati Uniti, forse con la moglie e i figli. La delusione lo spinse ad abbandonare del tutto le scienze naturali. Si stabilì a Middletown nel Kentucky dove secondo la testimonianza di Rafinesque lavorava in una manifattura di cotone. Qui morì nel 1823. ![]() Il genere Bradburia Qualche anno prima proprio Rafinesque, che ne aveva grande stima, gli aveva dedicato il genere Bradburya per aver scoperto "così tante piante risalendo il corso del Missouri". Purtroppo, essendo basato su due specie appartenenti ad altri generi, non è valido. A rimediare pensarono i due "papi" della botanica americana Torrey e Gray con una dedica che ha il sapore di una riparazione: "Dedichiamo questo notevole genere a John Bradbury che nel 1811 risalì il Missouri fino ai villaggi Mandan e fece un'interessante raccolta di piante che fu in parte pubblicata da Pursh come supplemento della sua Flora. Nel 1817 pubblicò a Londra il diario dei suoi viaggi in America negli anni 1809-11 che contiene molte interessanti informazioni sulla botanica del Missouri". Bradburia Torr. & A.Gray è un piccolo genere della famiglia Asteraceae che comprende due specie, Bradburia hirtella e B. pilosa, entrambe native degli Stati Uniti meridionali. Sono erbacee annuali talvolta perennanti di medio sviluppo, con radici caudiciformi, foglie e steli pelosi, e capolini radiati solitari o raccolti in infiorescenze panicolate lasse con flosculi del disco e del raggio giallo vivo. I frutti sono acheni muniti di pappi. B. pilosa è comune dal Texas centrale al Missouri sudoccidentale, mentre B. hirtella ha limitata diffusione.
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Dedicandogli il genere Shepherdia, Nuttall definì John Shepherd "orticultore scientifico". Molto si deve a lui se l'orto botanico di Liverpool, di cui fu il primo curatore, crebbe rapidamente, arrivando a competere persino con Kew nell'arco di pochissimi anni. A cinque-sei anni dalla fondazione la collezione superava 4000 specie, poi crebbe ancora, tanto che fu necessario spostare il giardino in una sede più ampia. Fu l'ultimo compito di questo abile giardiniere, morto subito dopo il trasferimento. ![]() Un orto botanico in grande espansione Al momento della fondazione dell'orto botanico di Liverpool, nel 1802 o nel 1803, venne assunto come curatore, ovvero capo giardiniere, John Shepherd (1763/64 - 1836); secondo alcune fonti, ma senza prove definitive, in precedenza avrebbe lavorato per John Leigh Philips, un imprenditore e collezionista di oggetti naturali di Manchester, che lo avrebbe consigliato a Roscoe. In realtà non si sa nulla di lui prima dell'arrivo a Liverpool, ma certamente la scelta si rivelò felicissima. Shepherd era un professionista molto preparato e sotto la sua cura il giardino crebbe rapidamente. Mentre l'impianto generale, con una serie di ordinate aiuole didattiche rettangolari, divise in parcelle con le piante erbacee collocate secondo il sistema linneano, è solitamente attribuito a Roscoe, si ritiene si debba a Shepherd la creazione della roccera, posta tra l'ingresso e le serre. Le rocce sarebbero state ricavate dalla zavotta delle navi che faceano scalo nel porto di Liverpool, il più importante del paese per il commercio triangolare, con collegamenti con l'Africa, le Antille, il Nord America, ma anche l'India e il Sudest asiatico. Certamente ebbe voce in capitolo anche nella creazione delle due serre, il grande conservatory lungo 73 metri e alto 7, con cinque ambienti separati con temperature diverse, e la stove, la stufa per le tropicali. I costi per queste strutture si rivelarono maggiori del previsto, e le 300 quote di sottoscrizione insufficenti; per far fronte ai debiti, vennero innalzare prima a 375, poi a 450, acquistabili però solo dai "proprietors", ovvero dai sottoscrittori iniziali. Ciò permise di completare i lavori e di creare una collezione notevole, come attesta il primo catalogo, pubblicato nel 1808; è anonimo, ma probabilmente fu scritto a quattro mani da Shepherd e Roscoe. Le specie elencate sono 4269; nell'introduzione un lungo ringraziamento chiarisce come sia stato possibile raggiungere un simile numero in appena cinque anni; le piante arrivarono dai sottoscrittori e da altri collezionisti; dai capitani delle navi; da appassionati che avevano raccolto le piante native più rare nelle loro escursioni; dalle università di Oxford, Cambridge e Dublino e dal sovrintendente dei Kew Gardens, ovvero William Townsend Aiton, che fornirono "molte valide aggiunte a questa collezione". Non mancarono gli acquisti da "alcuni dei più eminenti coltivatori commerciali di piante." Le piante, ordinatamente classificate nelle classi linneane proprio come nelle aiuole, sono divise in quattro categorie: alberi e arbusti (594 specie), distribuiti lungo il perimetro e nei boschetti ad est e sud del giardino; piante erbacee (2268 specie), coltivate sia nelle aiuole "didattiche" sia nella roccera sia ai lati dello specchio d'acqua; piante da serra (1046), coltivate nella grande serra “adatta a conservare piante da ogni parte del mondo”; piante da serra calda (461). Colpiscono per ricchezza alcune collezioni: tra gli arbusti, le azalee e i rododendri, le rose (34 specie e varietà); tra le erbacee, le iris (36 varietà), gli aster (61 varietà), le Poaceae (molte decine) e i carici (34), le felci (35); tra le piante da serra, le molte bulbose sudafricane, le eriche (ben 193 specie), le Proteaceae, i Pelargonium (79); tra le piante da serra calda, stapelie, cactacee, aloe, bromeliacee, palme e orchidee, qualcuna tropicale, ma per lo più nordamericane. Venivano davvero da tutto il mondo, ma sembrano prevalere le sudafricane e le nordamericane. Negli anni successivi i contatti di Roscoe con l'India, la missione di Bradbury, sponsorizzata proprio dall'orto botanico, gli scambi con altri giardini dovettero incrementare ancora più le collezioni, ma purtroppo non abbiamo cataloghi ad attestarlo. Le testimonianze d'epoca ci parlano di un giardino che era diventato una vera attrazione e aveva superato anche Kew per la ricchezza di piante e la cura con cui erano disposte e coltivate. Il nome di Shepherd ricorre una ventina di volte in "Botanical Cabinet" per aver fornito altrettante piante di nuova introduzione al vivaio Loddiges; arrivavano dalla Russia, dalla Cina e soprattutto dal Sudamerica; anche se alcune erano piante rustiche, si fanno notare le piante "da stufa" e in particolare le orchidee, di cui il giardino di Liverpool incominciava ad avere una delle migliori collezioni del paese: Cymbidium latifolium, forse dalla Cina, Epidendrum polybulbon dalla Giamaica, Paphiopedilum insigne raccolto in Nepal da Wallich. A Shepherd non mancarono i riconoscimenti personali: nel luglio 1824 fu invitato dalla Preston Horticultural Society come giudice della loro esposizione annuale in quanto "qualificato da ogni punto di vista per decidere i meriti delle piante". Nel 1827 l'Horticultural Society lo premiò con una medaglia d'argento, dichiarando: "Nessun giardino pubblico nel Regno Unito possiede piante meglio coltivate né piante da serra e serra calda così sane e vigorose". Tra il 1820 e il 1823, l'orto botanico di Liverpool, insieme a quelli di Kew, Chiswick, Chelsea, Edimburgo e Glasgow, fornì un'ampia collezione di piante all'orto botanico di San Pietroburgo, e nel 1824 fu tra i giardini visitati dal direttore di quest'ultimo, F. E. L. Fischer, prima di tornare in Russia con molte altre piante; il contributo di Liverpool fu così soddisfacente che nel 1828 Shepherd fu convocato dall'ambasciatore russo per ricevere un anello di diamanti da parte dello zar in persona. Oltre che un bravissimo giardiniere, Shepherd era un botanico competente, come attestano le note manoscritte sulle Scitamineae utilizzate da Roscoe per il suo libro (ma anche da altri, come Ker Gawler per la sua descrizione di Hedychium gardnerianum), nonché un valido progettista. Progettò alcuni giardini privati e nel 1825 collaborò con l'architetto John Foster Junior alla realizzazione del cimitero di St James, uno dei primi cimiteri-giardino; più tardi si occupò della sistemazione paesaggistica del giardino zoologico. Ma ormai a Mount Plaisant mancava lo spazio; la città era cresciuta tumultuosamente e gli edifici assediavano l'orto botanico, mentre l'aria sempre più inquinata danneggiava le piante. Nel 1831 la società proprietaria decise di trasferire il giardino in una località fuori città, infine individuata in Edge Lane a Wavertree. Shepherd progettò il nuovo giardino e diresse il trasferimento delle piante, che fu completato nel 1836. Anche gli alberi maturi vennero spostati a bordo di carri trainati da cavalli. Era l'ultima fatica del vecchio giardiniere, che morì subito dopo. Nel suo necrologio, Loudon lo definì infaticabile nei suoi sforzi di rendere l'orto botanico di Liverpool uno dei migliori d'Europa; la sua collezione di erbacee perenni era insuperabile, così come quella di Scitamineae. A succedergli come curatore fu un parente, Henry Shepherd (1836-1858), forse un cugino di secondo grado, che già lavorava al suo fianco come aiuto giardiniere fin dal 1808, quando aveva 24 anni. Anche lui era un eccellente professionista e divenne famoso per essere stato il primo a riprodurre le felci dalle spore, come riferisce J. E. Smith in una comunicazione del marzo 1819, “Directions for raising ferns from seed as practiced by Mr Henry Sheppard of Liverpool”; diede a Smith 60 vasi di felci ottenute in questo modo; riuscì addirittura a far germinare le spore di alcune felci dell'erbario di Forster, vecchie di 50 anni. Diresse l'orto botanico fino alla morte, per oltre vent'anni, mantenendo gli altri standard del suo parente e predecessore. Fu amico e corrispondente di Hooker cui comunicò tra l'altro diverse felci per il suo Genera Filicum. Purtroppo, durante la sua gestione, e non certo per colpa sua, il giardino conobbe crescenti difficoltà finanziarie, finché nel 1846 la società si decise a cederlo al Comune che lo trasformò in un parco pubblico. ![]() Shepherdia, le bacche dei bisonti Il più giovane degli Shepherd è ricordato dall'eponimo di alcune specie coltivate per la prima volta nell'orto botanico di Liverpool, come Adiantum shepherdii e Rhododendron shepherdii (ora R. kendrickii), mentre a onorare John Shepherd c'è il genere Shepherdia, dedica di Nuttall che prima di esplorare l'America settentrionale aveva lavorato a Liverpool. In The genera of North American plants leggiamo: "In onore di Mr. John Shepherd, curatore dell'orto botanico di Liverpool, un orticultore scientifico, grazie ai cui sforzi e al patronato del celebrato Roscoe questa istituzione deve i suoi presenti meriti". Shepherdia (famiglia Elaeagnaceae) è un piccolo genere di tre specie di arbusti, distributi esclusivamente nell'America settentrionale, dall'area subartica al Colorado. Dioci, portano fiori maschili e femminili su piante diverse. Ovviamente solo quelle femminili producono le bacche rosse ed eduli, benché amarognole e acidule, che ne sono la più evidente caratteristica. Sono utilizzate per gelatine, dolci, marmellate e una salsa utilizzata per accompagnare la carne, compresa quella di bisonte, da cui il nome popolare buffaloberry. Shepherdia argentea è la specie con maggior areale (dal Canada occidentale agli Stati Uniti centro- settentrionali); è un arbusto deciduo, alto fino a 5 metri, con foglie ovali con apice arrotondato, coriacee, ricoperte da un tomento grigio-argento, più fitto nella pagina inferiore. I fiori giallo chiaro hanno quattro sepali e sono privi di petali; i frutti sono drupe rosso brillante, dal diamentro di 5 mm. Le cultivar 'Xanthocarpa' e 'Goldeneye' hanno frutti gialli. Questa specie cresce in una varietà di habitat ed ha un importante ruolo ecologico come cibo per lepidotteri e diversi erbivori, nonché come rifugio per piccoli animali. La più settentrionale S. canadensis è un arbusto più basso (1-4 metri) con foglie dai margini lievemente arricciati, verdi nella pagina superiore, bianco-brunastre in quella inferiore. Il frutto è edule, ma ricco di saponine, tossiche in alte quantità. La più meridionale S. rotundifolia è un arbusto sempreverde, endemico dell'altopiano del Colorado, dove cresce in diverse comunità: gli arbusteti desertici misti, le boscaglie piñon-ginepro e le foreste di Pinus ponderosa fino a 2400 metri di altitudine. Ha foglie persistenti argentate, con margini retroflessi, e pagina inferiore tomentosa. Anche i frutti, singoli o in grappoli, sono ricoperti di peli stellati. A Liverpool, William Roscoe è una specie di genius loci. A cavallo fra Settecento e Ottocento, fu avvocato, bonificatore di una palude, banchiere, poeta, storico del Rinascimento italiano. Ma soprattutto fu l'anima di molte iniziative culturali, tra cui la fondazione dell'orto botanico, nato non dall'università o dallo stato, ma da un gruppo di sottoscrittori privati. Lo beneficiò con un erbario di notevole valore storico e vi creò una eccezionale collezione di piante ottenute dai suoi corrispondenti in India. Grazie ad essa poté scrivere e far illustrare la sua maggiore opera botanica, una monografia sulle Scitamineae, oggi grosso modo corrispondenti all'ordine delle Zingiberales. A ricordarlo proprio un genere della famiglia Zingiberaceae, la bella Roscoea. ![]() Un intellettuale banchiere per sbaglio L'orto botanico di Liverpool nasce nel 1802 per iniziativa di un gruppo di intellettuali e notabili, il più noto dei quali è oggi l'avvocato, banchiere, poeta e uomo politico William Roscoe (1753-1831). Già questa sfilza di epiteti ci dice di una personalità non comune. Il padre era l'oste del Bowling Green Inn di Mount Pleasant, ma faceva anche il giardiniere. William frequentò la scuola fino a dodici anni, poi la lasciò, ritenendo di aver appreso tutto quello che il maestro aveva da insegnargli. Andò a lavorare con il padre, dividendo le sue giornate tra il lavoro in giardino e lo studio come autodidatta. A quindici anni per un mese vendette libri, ma senza successo, poi entrò come praticante nello studio di un avvocato. Ora alternava allo studio della legge quello dei classici e incominciò a scoprire la lingua e la letteratura italiane. A sedici anni scrisse il suo primo poema, Mount Plaisant. Divenuto avvocato, si fece notare per le sue posizioni antischiaviste, non certo popolari in una città come Liverpool che doveva gran parte della sua prosperità al commercio triangolare. La denuncia dello schiavismo è espressa in vari pamphlet e nel poema The Wrongs of Africa (1787-88). Lasciata l'avvocatura, fu coinvolto nella bonifica di parte di Chat Moss, una vastissima torbiera situata tra Manchester e Salford, e nel salvataggio di una banca appartenente a un amico che viveva in Italia, e da quel momento - per sua sfortuna - divenne un uomo d'affari. Era però soprattutto un intellettuale, Nel 1797 fu uno dei soci fondatori del Liverpool Athenaeum, un club privato nato dall'esigenza di provvedere i soci (mercanti, professionisti, intellettuali) di periodici locali e nazionali. Oltre che come poeta, divenne noto come storico grazie a una biografia di Lorenzo de' Medici (1796), tradotta in molte lingue, seguita da una vita di Leone X (1805), che ebbe meno successo. Nel 1806 fu eletto alla Camera dei comuni, ma dopo un anno si dimise; se non altro, aveva avuto il piacere di votare la legge che aboliva il traffico degli schiavi. Nel 1814 fu tra i fondatori della Liverpool Royal Institution, una società scientifica che si proponeva di diffondere la letteratura, la scienza e le arti attraverso pubbliche letture, e ne fu il primo presidente. Appassionato di libri e dipinti (fu tra i primi ad apprezzare e raccogliere i pittori italiani cosiddetti "primitivi"), fu costretto a vendere la sua vasta collezione quando, a partire dal 1816, la banca cui era legato incominciò a trovarsi in difficoltà. Dopo cinque anni, la banca fece fallimento e Roscoe rischiò l'arresto. Molti libri che avevano fatto parte della sua biblioteca furono acquistati da amici e collocati nelle sale dell'Athenaeum, e almeno qualcosa della vendita andò a lui. Uno dei suoi amici, Thomas Coke, gli affidò la sistemazione della biblioteca di Holkham Hall, incarico che gli lasciava il tempo di dedicarsi a un'altra delle sue passioni, la botanica, come vedremo meglio tra poco. E' ora infatti di tornare sulla fondazione dell'orto botanico di Liiverpool. L'idea nacque da due medici, Bostock e Rutter, entrambi soci dell'Athenaeum; essi coinvolsero appunto William Roscoe, il reverendo William Shepherd (amico di Roscoe, era anch'egli un abolizionista e uno studioso del Rinascimento italiano) e William Bullock, fondatore di un gabinetto di curiosità, il Museum of Natural Curiosities che comprendeva anche un erbario di alcune migliaia di piante, curato da Thomas Nuttall (futuro esploratore della flora nordamericana). La prima riunione ebbe luogo nel novembre 1800 nel Liverpool Dispensary. dove entrambi i medici lavoravano, e risvegliò immediatamente un certo interesse. Erano molti i commercianti, gli uomini di affari e gli industriali ad avere un giardino, e i più ricchi potevano permettersi una serra per le piante esotiche. Fu fondata una società a sottoscrizione e stabilito un massimo di trecento quote (nessuno ne poteva sottoscrivere più di due); quasi la metà dei sottoscrittori erano anche membri dell'Athenaeum; 102 erano commercianti o bianchieri, ed erano molto variegati quanto a idee politiche e religiose: c'erano dissidenti religiosi e antischiavisti, ma anche anglicani e schiavisti e persino qualche mercante ebreo. Otto dei primi sottoscrittori erano donne. L'orto botanico di Liverpool fu così l'espressione dell'orgoglio cittadino in un momento di tumultuosa crescita sociale ed economica. A presiedere la società fu eletto un comitato di dodici membri, con Richard Walker presidente e William Roscoe vicepresidente. Una prima riunione dei sottoscrittori, nel maggio del 1801, stabilì di chiedere un terreno al Comune, che concesse in locazione per 21 anni rinnovabili un terreno di 10 acri sito presso Mount Pleasant. La seconda riunione dei sottoscrittori si tenne un anno dopo; dato che nel frattempo Walker era morto, ora il presidente era Roscoe che tenne una prolusione tanto dotta quanto verbosa sull'utilità della botanica. Si procedette quindi all'installazione del giardino, con le piante erbacee ordinatamente sistemate in aiuole rettangolari in base alla classificazione linneana; per quelle delicate c'erano una serra calda (stove), un'aranciera (conservatory), serre con cinque distinte temperature. C'era inoltre uno laghetto per le piante acquatiche, un'area per le piante palustri e una roccaglia. Un edificio disposto accanto all'entrata principale, oltre a locali di servizio, ospitava la casa del capo giardiniere, la biblioteca, cui contribuirono sia Joseph Banks sia lo stesso Roscoe, e l'erbario, Nel 1799 Roscoe aveva acquistato 3000 esemplari dell'erbario di Johann Reinhold Forster, morto l'anno precedente, che, oltre alle piante raccolte da quest'ultimo e da suo figlio durante il secondo viaggio di Cook, comprendeva esemplari raccolti da Pallas in Siberia e nella Russia centrale, da Carl Peter Thunberg in Sud Africa, Giappone e Indonesia, Johan Gerhard Koenig in India e Ceylon, Pehr Forsskal in Egitto e Yemen, Olov Swartz nelle Antille. Roscoe ne fece dono all'orto botanico. Inoltre tra il 1806 e il 1808 James Edward Smith decise di donare diverse migliaia di duplicati delle collezioni di Linneo. Così l'erbario assunse subito un'importanza nazionale; fu poi arricchito dalla raccolte di John Bradbury e dall'erbario di Thomas Velley, che comprendeva in particolare piante marine. I duplicati furono scambiati con Banks e Lambert. L'orto botanico aprì i battenti nel 1803 e crebbe rapidamente. Secondo Loudon, nel 1811, almeno come pianificazione e sistemazione generale, era già superiore a Kew e Chelsea; tra il 1820, l'anno della morte di Banks, e il 1840, l'anno del trasferimento dei Kew Gardens allo stato, l'orto botanico di Liverpool, che pure apparteneva a una società privata, divenne il più eminente del paese. Merito certamente del Comitato direttivo, di cui Roscoe era la personalità di maggior spicco, e dell'abile capo giardiniere John Shepherd (su cui tornerò in un altro post). I doni di James Edward Smith erano anche il frutto della sua calorosa corrispondenza con Roscoe, che nel 1804 fu ammesso alla Linnean Society. Fu probabilmente in seguito alle sollecitazioni di Smith che egli concentrò i suoi studi botanici su un gruppo di piante all'epoca dette Scitamineae (corrispondente all'attuale ordine delle Zingiberales e alle famiglie Musaceae, Cannaceae, Zingiberaceae, Marantaceae). Il primo frutto del suo lavoro fu "A new arrangement of the plants of the Monandrian Classe usually called Scitamineae", letto alla Linnean Society nel 1807, in cui analizzò 30 specie, tutte quelle conosciute all'epoca. Ma non era che l'inizio; più di vent'anni dopo, nel 1828, concluse una ricerca trentennale con la monografia Monandrian Plants, con la descrizione e l'illustrazione di 120 specie; secondo la stima dello stesso Roscoe, le specie note erano ora valutabili in 180. Questa crescita esponenziale si doveva soprattutto alle ricerche condotte in India da Carey, Roxburgh e Wallich. Tutti botanici con i quali Roscoe fu in corrispondenza, ricevendo da loro informazioni, materiale d'erbario e piante vive, che vennero coltivate all'orto botanico di Liverpool in un'apposita serra, per un totale di 38 specie, certo la più importante collezione inglese di questo gruppo di piante prevalentemente tropicali. Grazie ad essa, nella sua monografia Roscoe poté introdurre numerose innovazioni rispetto alla classificazione precedente, che si rifaceva fondamentalmente a Linneo (che da parte sua si era dovuto basare quasi esclusivamente su esemplari d'erbario o addirittura disegni); all'interno della prima classe linneana (Monandria, cioè le piante con un solo stame), separò le piante Scitamineae aromatiche dalle altre (Cannae e Marantae), quindi ridefinì i generi, ridistribuendo diversamente le specie al loro interno. Di grande aiuto per la descrizione di queste ultime furono le note del capo giardiniere John Shepherd e di amici che coltivavano a loro volta queste piante, come lady Amelia Hume (proprio la stessa della rosa di cui ho raccontato in questo post). Monandrian Plants fu pubblicato con il metodo della sottoscrizione tra il 1824 e il 1828 in 15 parti in grande formato, ciascuna delle quali conteneva da sette a otto tavole a colori e costava una sterlina; la tiratura era di appena 150 esemplari. Quasi tutti i disegni furono eseguiti dal vero all'orto botanico di Liverpool da artisti locali, tra cui la nuora Margaret Roscoe e la sorella Mrs. James Dixon, ma qualcuno fu tratto da raccolte di acquarelli cinesi e indiani. A trasformarli in incisioni litografiche (una tecnica relativamente nuova) e presumibilmente a provvedere alla stampa fu l'incisore londinese Charles Hullmandel; le tavole vennero colorate a mano da un altro artista londinese, George Grave. Invece la stampa dei testi avveniva a Liverpool. Le immagini sono 112; ciascuna è accompagnata da un testo di una o due pagine con il nome binomiale, una sintetica diagnosi (non però in latino, ma anch'essa in inglese), una descrizione più ampia, "osservazioni" sull'origine della pianta e la sua storia botanica, legenda dei particolari anatomici. Sono un centinaio le denominazioni botaniche introdotte da Roscoe, di cui un quarto quelle ancora valide; tra di esse, piante notissime come Zingiber officinale, Costus spiralis, Hedychium flavescens. ![]() Roscoea, esotiche ma rustiche Tra i generi riconosciuti e trattati da Roscoe c'è anche Roscoea, che gli era stato dedicato da Smith nel 1806. Ecco come il botanico racconta come nacque questa dedica: "Trovando nella raccolta del dr. Buchanan un disegno e esemplari di questo nuovo genere dell'ordine delle Scitamineae, non potevo che dedicarlo a Mr. Roscoe che ha così peculiarmente concentrato la sia attenzione su questo ordine portandovi così tanta luce". All'epoca se ne conosceva una sola specie, R. purpurea, raccolta in Nepal appunto da Buchanan. Oggi questo genere della famiglia Zingiberaceae comprende 25 specie di erbacee perenni originarie dell'Himalaya, della Cina e dell'Indocina. A differenza della maggior parte delle specie di questa famiglia, molte di esse non sono piante tropicali, essendo native di più fresche aree montane. Insieme alla taglia più ridotta, ciò ne fa perfette piante da giardino anche nei nostri climi. Dai rizomi corti e compatti emergono sia radici carnose sia le foglie basali; come tutte le piante della famiglia, non sono dotate di un vero e proprio fusto, ma di uno pseudostelo, formato dalle guaine sovrapposte delle foglie. I fiori, grandi e vistosi, sono portati in spighe terminali alla sommità degli psudosteli; ogni fiore ha un calice tubolare, diviso lateralmente e terminante con due o tre denti. La corolla è formata da tre petali uniti alla base e divisi in tre lobi, uno centrale verticale, più grande e solitamente formante un cappuccio, quelli laterali più stretti; alla base dell petalo centrale vediamo quelli che sembrano altri tre petali, ma in realtà sono quattro staminoidi, ovvero stami modificati, i due centrali fusi a formare un labello prominente. Anche la struttura degli organi sessuali è particolare, ed ha fatto pensare che questi fiori si siano coevoluti per essere fecondati da insetti con una lunga tromba, in realtà non esistenti nell'attuale area di diffusione. Fioriscono in estate, in autunno perdono la parte aerea, in inverno vanno in riposo per riemergere in primavera. Amanti del fresco e di posizioni semiombrose, possono resistere a temperature fino a -9. Le specie più coltivate da noi, reperibili presso buoni venditori di bulbose, sono R. purpurea, originaria dell'Himalaya centrale e occidentale (Tibet) con fiori viola-porpora; R. auriculata (Nepal, Sikkim, Tibet centrale) con fiori viola con occhio bianco; R. cauteloydes, originaria della Cina, con fiori giallo crema; tutte comunque sono piuttosto variabili e disponibili in diverse forme e cultivar. R. × beesiana èun ibrido orticolo (R. auriculata × R. cautleyoides) con corolle bianco crema e labello più meno intensamente striato di malva. Tra il 1812 e il 1831, numerosi esemplari di piante cinesi arrivarono in Europa grazie alla solerzia dell'ispettore del tè della Compagnia delle Indie a Canton John Reeves. La più celebre delle sue introduzioni è il glicine, ma attraverso di lui giunsero peonie, camelie, azalee, crisantemi e rose (anche se non necessariamente tutte quelle che gli sono attribuite). Come membro del Chinese Commette della Horticultural Society ebbe un ruolo propulsivo nell'invio in Cina di Fortune. Altro merito, aver fatto conoscere piante e animali cinesi in Occidente con una notevole collezione di acquarelli dipinti da artisti cinesi seguendo le sue indicazioni. Lo ricorda il singolare genere Reevesia. ![]() Piante e acquarelli cinesi Abbiamo già incontrato l'ispettore del tè John Reeves (1774-1856) a proposito dello sfortunato viaggio in Cina del giardiniere Potts. E' ora di conoscerlo meglio, visto che grazie a lui arrivarono in Europa alcune delle prime piante ornamentali cinesi. Figlio del reverendo Jonathan Reeves, rimase orfano in giovane età e fu educato presso il Christ's Hospital, per poi lavorare per un mercante di tè. Grazie alla competenza così acquisita, nel 1808 fu assunto dalla Compagnia delle Indie come ispettore del tè e nel 1812 fu inviato a Canton come ispettore assistente, per poi diventare ispettore capo. Rimase in Cina per vent'anni (1812-1831), servendo per tre mandati di cinque anni, interrotti da brevi ritorni in Inghilterra (1816-18; 1824-26). Come gli altri stranieri, gli era concesso di soggiornare a Canton solo nei periodi in cui c'erano navi della Compagnia in porto per caricare il té; per il resto dell'anno, viveva a Macao. Gli rimaneva presumibilmente abbastanza tempo per i suoi interessi culturali, che toccavano molti aspetti della cultura e della natura cinese. I movimenti degli europei a Canton erano limitati entro i confini dell'enclave europea, ma Reeves riuscì a stabilire relazioni cordiali con eminenti mercanti cinesi; a Macao e a Canton, in primavera e in autunno raccoglieva piante che trapiantava accuratamente in modo che fossero nelle migliori condizioni per affrontare il lungo viaggio verso l'Europa. Non desiderava infatti creare una collezione personale, ma contribuire alla conoscenza con i suoi invii in patria, diretti a personalità eminenti come Joseph Banks, il suo primo corrispondente, o a una delle numerose società scientifiche di cui era membro; nel 1817 fu ammesso sia alla Linnean Society sia alla Horticultural Society; fece parte anche di Royal Astronomical Society, Asiatic Society, Zoological Society e Society of Art. Almeno dal 1814, si può dire che non ci fu nave della Compagnia delle Indie che durante il viaggio di ritorno non portasse con sè qualcuno dei suoi invii: azalee, camelie, peonie, crisantemi, rose, che egli riusciva a procurarsi nei vivai Fa Tee o attraverso i suoi contatti cinesi. La sua introduzione più celebre è indubbiamente il glicine Wisteria sinensis. Intorno al 1814 ottenne da Tinqua, nipote del mercante Consequa, due talee di una vecchia pianta che viveva nel giardino dello zio. Le trapiantò e le affidò separatamente a due navi dirette in Inghilterra: la prima alla fine del 1815 fu imbarcata sulla nave della Compagnia Cuffnells e affidata alla cure del capitano Welbank, insieme a un centinaio di altre piante acquistate nei vivai di Canton (erano preparate così bene che novanta arrivarono vive in Inghilterra e andarono ad arricchire il giardino della Horticultural Society); la seconda la accompagnò di persona, imbarcandosi all'inizio del 1816 sulla Warren Hastings, comandata dal capitano Rawes. Entrambe le piante arrivarono sane e salve in Inghilterra, a pochi giorni di distanza, quella della Cuffnells il 4 maggio e l'altra l'11; furono quindi consegnate a due abili appassionati, Charles Hampden Turner di Wood Lodge, nei dintorni di Londra, e Thomas Carey Palmer di Bromley. L'esemplare coltivato da Turner fu anche il primo a fiorire e fu ritratto da John Curtis e descritto da John Sims nel "Curtis’s Botanical Magazine" (1819). Deriva dalla stessa pianta un esemplare che intorno al 1820 venne consegnato al vivaio Loddiges di Hackney e fu raffigurato nel "Botanical Cabinet" del 1823. Una pianticella ricavata dall'altro esemplare venne invece data al vivaio Lee e Kennedy di Hammersmith. Erano le prime in Europa e i due vivai ne assicurarono la commercializzazione. A Reeves è generalmente attribuita anche l'introduzione di 'Hume's Blush Tea Scented China Rose' (Rosa odorata), una delle prime rose cinesi ad arrivare in Europa, che egli avrebbe acquistato nei famosi vivai Fa Tee di Canton e inviato a lady Amelia Hume nel 1809. L'informazione, spesso ripetuta, è certamente errata; infatti Reeves arrivò in Cina solo nel 1812, mentre la rosa in questione fu piantata a Wormleybury, il giardino di lord e lady Hume nel 1810. A spedirla in Inghilterra fu dunque un altro agente della Compagnia, forse Alexander Hume, cugino di Sir Abraham, presente a Canton in quel periodo. Sicuro è invece il coinvolgimento di Reeves nell'introduzione di un'altra rosa. Egli commissionò ad artisti locali una serie di acquarelli di piante cinesi reperibili nei vivai di Canton, che tra il 1817 e il 1830 inviò alla Horticultural Society. In un album di una quarantina di acquarelli sciolti giunto a Londra nel 1823 era illustrata tra l'altro una rosa gialla. Procurarsela fu uno degli obiettivi principali del secondo raccoglitore di piante inviato in Cina dalla Horticultural Society, John Damper Parks (ca. 1791-1866). Nel 1823 egli si imbarcò sul Lowther Castle, un clipper della Compagnia delle Indie, accompagnando un invio di piante da frutto per Canton, imballate in speciali scatole progettate da Lindley; purtroppo non furono sufficienti a proteggerle dalla salsedine e quasi tutte morirono. A Canton incontrò Reeves e con la sua assistenza fece ottimi acquisti; diverse varietà di crisantemi e di camelie e soprattutto la desiderata rosa gialla a fiori doppi che ancora oggi è conosciuta con il suo nome, ‘Parks Yellow Tea-scented China’. Poi tornò in Inghilterra con le piante accuratamente imballate e quasi tutte superarono il viaggio. Dal punto di vista scientifico, il maggiore contributo di Reeves fu una collezione di acquarelli di pesci (circa 500), eseguiti da artisti locali tra il 1828 e il 1830, che furono utilizzati da Sir John Richardson per il suo On the Ichthyology of the Seas of China and Japan (1845). La collezione di acquarelli di Reeves, oltre che piante e pesci, comprende anche altri animali; di grande interesse sia scientifico sia estetico, oggi è custodita al British Museum. Una parte degli acquarelli botanici si trova invece alla Lindley Library della Royal Horticultural Society Nel 1831 Reeves tornò in Inghilterra e si stabilì a Clapham; mantenne però un legame con la Cina attraverso il figlio John Russell Reeves, che viveva a Canton come assistente ispettore del tè e come il padre inviò in Inghilterra piante e fogli d'erbario. Reeves padre era molto attivo nella Horticultural Society, di cui continuava ad essere un riferimento per le piante cinesi, Nel 1842, in seguito al trattato di Nanchino che mise fine al sistema delle factories di Canton e aprì almeno parzialmente la Cina al commercio europeo, fu lui a proporre la creazione del Chinese Committee, il cui scopo era organizzare la missione di un raccoglitore di piante da inviare in Cina quanto prima. La scelta del comitato cadde su Robert Fortune, che sarebbe partito per il suo primo viaggio nel 1843. Reeves non scrisse molto: ha lasciato lettere (12 quelle scritte a Banks), un diario, un breve saggio sulle piante medicinali cinese pubblicato nel 1828 sulle "Transactions" della società di medicina botanica; inoltre collaborò al Dictionary del sinologo Morrison con liste di nomi cinesi di stelle e piante. ![]() Il genere Reevesia Reeves è commemorato dal nome di alcuni animali che i suoi acquarelli fecerono conoscere in occidente, come il fagiano di Reeves Syrmaticus reevesii, da piante come Philadelphus reevesianus e Skimmia reevesiana, e soprattutto dal genere Reevesia, che gli fu dedicato nel 1829 da Lindley con queste parole: "In onore di John Reeves, Esq., attualmente residente a Canton, al quale siamo indebitati per la conoscenza di questa pianta; grazie ai cui instancabili sforzi per la causa della scienza la botanica della Cina ha ricevuto assistenza materiale; e al quale il nostro giardino è indebitato per molti dei più bei ornamenti che contiene". Un ramo fiorito di Reevesia thyrsoidea era in effetti arrivato a Londra in una collezione di exsiccata spedita dalla Cina di Reeves, colpendo Lindley per la sua singolarità. Lo stesso Reeves ne aveva poi inviato un disegno cinese e una descrizione, che furono utilizzati da Lindley per pubblicare la pianta prima sul "Brande's journal", poi sul "Botanical cabinet". Oggi il genere (famiglia Malvaceae, in precedenza Sterculiaceae) comprende una dozzina di specie con distribuzione disgiunta; infatti alle specie asiatiche, distribuite nell'Asia sudortientale dall'Himalaya alla Cina, all'Indocina e a Giava, nel 2013 si è aggiunta la messicana R. clarkii, in precedenza assegnata al genere monotipico Veeresia (che di Reevesia è anagramma). Sono alberi o più raramente arbusti sempreverdi, con foglie alternate intere, da glabre a densamente pubescenti. I fiori bianchi, riuniti in infiorescenze panicolate, cimose o tirsoidi, hanno calice imbutiforme o campanulato, irregolarmente lobato, e corolla rotata con petali unguicolati, solitamente bianchi. Dalla corolla protrude un lungo androginoforo che sorregge 15 stami fusi a gruppi di tre e un ovario globoso. Il frutto è una capsula legnosa che si apre in dieci valve separate. La specie più diffusa è R. thyrsoidea, distribuita dalla Cina meridionale all'Indocina, dove vive nella foresta pluviale o lungo i corsi d'acqua tra 500 e 1500 metri, ma è anche usata come ornamentale. E' un alberello molto ramificato, con corteccia grigio-bruna, ramoscelli parsamente stellati. Le foglie hanno lamina da oblunga a ellittica, di consistenza coriacea, con base arrotondata e apice acuto e nervatura evidente. I piccoli fiori bianchi sono uniti in una densa infiorescenza e sono piacevolmente profumati. Le fibre della corteccia sono utlizzate per fabbricare corde, mentre il legname trova uso nella fabbricazione di mobili. A inizio Ottocento, la crescente richiesta di esemplari naturalistici da parte di istituzioni e privati apre nuovi spazi ai raccoglitori indipendenti, diversi dalla tradizionale dipendenza da un patrono. Così, quando non sopporta più lo sponsor iniziale, il tedesco Ferdinand Deppe decide di mettersi in proprio. Convince poi a unirsi a lui un amico, il botanico Christian Julius Wilhelm Schiede. All'inizio con un certo successo, ma poi l'avventura finirà piuttosto male per Deppe, malissimo per Schiede. I due amici sono ricordati dai generi Deppea, Schiedea, Schiedeella. ![]() A caccia di animali e piante in Messico Nel 1821, il Messico divenne ufficialmente indipendente. Ciò apriva nuove possibilità per la ricerca naturalistica. Fino ad allora, la corona spagnola era stata gelosissima delle sue colonie americane e solo a pochissimi naturalisti, tra cui spicca il nome di Humboldt, era stato concesso di varcare la frontiera messicana. Quasi immediatamente, il conte Albert von Sack, ciambellano del re di Prussia e Secondo maestro della caccia reale, inziò a progettare una spedizione che, iniziata in Messico, proseguisse in Guatemala e poi ancora in Sudamerica. Era un personaggio piuttosto eccentrico, con precedenti esperienze di viaggio in contrade lontane: tra il 1805 e il 1807, poi di nuovo tra il 1810 e il 1812 era stato in Suriname raccogliendo "ogni genere di rarità naturali" per la recentemente fondata università di Berlino; tra il 1818 e il 1820 aveva viaggiato in Grecia, Cipro, Egitto, raccogliendo oggetti naturali e archeologici per varie istituzioni berlinesi. Egli avrebbe finanziato la spedizione a beneficio del Museo di storia naturale di Berlino; oltre a lui, vi avrebbero preso parte un suo servitore, uno zoologo del museo e il giardiniere Ferdinand Deppe (1795-1861), da lui scelto e imposto. Nato a Berlino in una famiglia di origini francesi, quest'ultimo si era formato presso i giardini di Graz, Vienna, Kassel e Monaco e al momento lavorava come giardiniere a Charlottenburg. Attivo e serio, si preparò con cura, leggendo ogni opera disponibile sulla flora, la fauna e la geografia del Sudamerica e imparando a preparare le pelli degli animali. La preparazione della spedizione tuttavia si trascinò per le lunghe e fu pronta a partire solo nell'ottobre 1824, previa una lunga tappa a Londra per visitare le collezioni del British Museum e l'esibizione messicana di William Bullock, un avventuriero inglese che aveva fatto qualche fortuna nel settore minerario. Lasciata Londra all'inizio di ottobre, via Barbabados e Giamaica il gruppo raggiunse Alvarado nello stato di Veracruz a metà di dicembre, ma durante il viaggio il servitore del conte morì di febbre gialla. Dopo un'escursione alla laguna di Tlaticalpán, proseguirono poi per Città del Messico via Xalapa. Ad aprile un'escursione portò Deppe a Temascaltepec, dove egli conobbe William Bullock jr., figlio del citato Mr. Bullock, che era tornato in Messico con la famiglia sperando. Fu forse questo incontro o la crescente insofferenza per i modi del conte che spinsero Deppe a lasciare la spedizione e a proseguire da solo a proprie spese. A giugno e a luglio visitò diverse località dello Stato del Messico, ad agosto raggiunse Bullock a Tehuantepec, quindi i due intrapresero una lunga spedizione che a settembre li portò a Oaxaca via Puebla, quindi nuovamente a Tehuantepec e alla costa del Pacifico. Tornati a Oaxaca, i due amici si separarono; per raggiungere Bullock la famiglia a Città del Messico, Deppe Alvarado dove averebbe spedito le ingenti raccolte. Per venderle contava sul fratello minore Wilhelm, contabile del Museo di storia naturale, e su Hinrich Lichtenstein, direttore del Museo zoologico di Berlino, che infatti acquistò e pubblicò le raccolte zoologiche. L'anno successivo fu dedicato a ampie escursioni negli stati di Veracruz, Messico e Oaxaca, intervallati da visite alla famiglia Bullock. William Bullock senior aveva fondato una compagnia mineraria e tornando a Londra nel settembre 1826 prese con sè le pelli di molti uccelli preparate da Deppe; furono in parte vendute all'ornitologo William Swainson che ne descrisse diverse. Anche per Deppe era ora di tornare in Europa dopo tre anni di assenza; imbarcatosi a Veracruz nel gennaio 1827, raggiunse Amburgo ad aprile. Le raccolte zoologiche del triennio messicano erano imponenti: 958 pelli di uccelli di 315 specie, molte delle quali ancora ignote alla scienza, migliaia di insetti, e ancora mammiferi, rettili, anfibi, pesci. Gli animali erano il prodotto più richiesto dai clienti, ma Deppe non trascurò le piante; di particolare interesse alcuni cactus raccolti verso la fine della spedizione. A Berlino riuscì a vendere con successo le sue raccolte, ma andò delusa la speranza di un posto una delle istituzioni scientifiche della capitale. Decise così di tornare in Messico come raccoglitore freelance, contando che la vendita di esemplari zoologici e botanici gli avrebbe permesso di vivere. Lo accompagnava il medico e botanico Christian Julius Wilhelm Schiede (1798 – 1836). Quest'ultimo era nativo di Kassel, dove era tornato ad esercitare la professione dopo aver studiato a Berlino ed essersi laureato a Gottinga. E forse proprio a Kassel i due si erano conosciuti, quando vi lavorava anche Deppe. A differenza del "pratico" Deppe, aveva all'attivo almeno due pubblicazione: la tesi di laurea dedicata agli ibridi spontanei e un articolo sullo stesso argomento pubblcato nel 1824 su "Flora". Nel luglio del 1828 i due amici si stabilirono a Xalapa, che divenne la loro base per un'ampia esplorazione dello stato di Veracruz. Tra l'altro scalarono il Pico de Orizaba, raggiungendo quasi la cima. Le loro raccolte, anche botaniche, erano sensazionali, ma i risultati finanziari meno. Il loro principale cliente Hinrich Lichtenstein non poteva più permettersi di acquistare gli esemplari a prezzi ragionevoli e, anche se molto fu venduto ai musei di Vienna e Berlino, non bastava per vivere. Sperando di raggiungere una clientela più vasta, il fratello di Deppe Wilhelm fece stampare un catalogo e un prezzario delle raccolte zoologiche, ma non fu sufficiente. Nel 1830 Deppe e Schiede furono costretti ad abbandonare l'attività di raccoglitori; Schiede lavorò come medico a Città del Messico, dove morì di tifo nel 1836; Deppe trovò lavoro come agente di una compagnia commerciale e si trasferì prima ad Acapulco poi a Monterray in California, che all'epoca faceva ancora parte del Messico. Qui fece ancora qualche raccolta, visitò le missioni dell'interno e almeno una la dipinse in quadro ad olio, collezionò oggetti etnografici. Nel 1836, rovinato finanziariamente da una truffa, decise di tornare in patria. Durante il lungo viaggio di ritorno, toccò le Hawaii, le Filippine, Canton e la Malesia, facendo raccolte di oggetti naturalistici e etnografici. Di ritorno a Berlino nel 1838, si scontrò nuovamente con l'indifferenza degli ambienti scientifici. Non gli restò che tornare agli inizi: nel 1840 acquistò una proprietà sul lago Lietzen, non troppo lontano dal parco di Charlottenburg dove aveva iniziato la sua carriera come giardiniere del re di Prussia, e vi fondò un apprezzato vivaio, famoso per le sue dalie e le sue rose; si sposò ed ebbe dei figli. Vi lavorò fino alla morte nel 1861. ![]() Una delle piante più rare del mondo Anche se Deppe si segnalò soprattutto per le raccolte di animali, e in particolare di uccelli, anche le sue raccolte botaniche, soprattutto quando si associò con Schiede, sono di notevole importanza per la conoscenza della flora messicana. A partire dal 1830, le loro raccolte botaniche furono oggetto di numerose pubblicazioni su "Linnea" da parte di Schlechtendal e Chamisso; si tratta di diverse centinaia di specie. Sempre a Schlechtendal e Chamisso si deve la dedica del genere Deppea "in onore dello scopritore, lo stimato Deppe, instancabile nell'esplorazione della fauna e della flora". Sono numerosi anche gli eponimi che gli rendono omaggio, a cominciare dalla più nota delle sue scoperte Oxalis deppei (oggi Oxalis tetraphylla var. tetraphylla). Per limitarci alle denominazioni ancora accettate, aggiungiamo la bellissima orchidee Lycaste deppei, Struthanthus deppeanus, Eryngium deppeanum, Monochaetum deppeanum, Juniperus deppeana, Sinclairia deppeana, Tillandsia deppeana, Euphorbia deppeana, Moussonia deppeana, Aegiphila deppeana, Peperomia deppeana, Arundinella deppeana. Deppea (famiglia Rubiaceae) comprende da 25 a 39 specie di arbusti o piccoli alberi, con distribuzione disgiunta: Messico e America centrale da una parte, con la grande maggioranza delle specie, Brasile e Argentina settentrionale dall'altra con un'unica specie; l'ambiente tipico sono le foreste nebulose di montagna al confine tra Messico e Guatemala. La tassonomia del genere non è ancora del tutto chiara. Alcuni autori lo intendono in senso più largo, includendovi generi più piccoli come Bellizinca, Csapodya ed Edithea, altri in senso più ristretto. Si tratta spesso di endemismi puntiformi con in areale estremamente ridotto, il che ne mette a rischio la sopravvivenza. È il caso della specie più nota, Deppea splendens, chiamata in inglese Golden fuchsia, per suoi fiori penduli a campana, anche se non ha alcuna parentela con le fucsie. La sua diffusione era limitata a una gola del versante merdionale del Cerro Mozotal nel Chapas. dove cresceva nella foresta nubilosa mista di pini e querce. Qui fu raccolta nel 1972 per la prima volta sotto forma di esemplari d'erbario da Dennis Breedlove che stava preparando un lavoro sulla flora del Chapas. Negli anni successivi furono raccolti altri campioni, ma solo nel 1981 Breedlove e Bruce Bartholomew raccolsero dei semi che furono affidati all'orto botanico dell'universtà della California e agli Huntington Botanical Gardens. I semenzali prosperarono e furono distribuiti ad altre istituzioni e vivai; anche se molti perirono per il freddo nel dicembre 1990, almeno alcuni sopravvissero. Fortunamente! Infatti nel frattempo il loro habitat originario era stato disboscato e trasformato in terreno agricolo, causandone l'estinzione in natura. E' una pianta bellissima, considerata una delle più rare al mondo. ![]() Piante rare (o che fingono di esserlo) Numerose sono anche le piante dedicate a Schiede, dei due il vero botanico, sebbene raccogliessero insieme e Deppe fosse l'inizatore e l'anima della ditta. Lo ricordano nell'eponimo circa una sessantina di specie, numerose delle quali sono orchidee che Schiede e Deppe contribuirono a far conoscere in Europa agli albori dell'interesse per le orchidee tropicali, e due generi: Schiedea e Schiedeella. Il primo è in un certo senso una dedica di augurio e speranza: Schlechtendal e Chamisso glielo dedicarono nel 1826, dunque prima della partenza per il Messico, come auspicio di raccogliere nei suoi futuri viaggi una messe fecondissima delle piante più rare. Per l'occasione Chamisso scelse una delle piante raccolte da lui stesso alle Hawaii durante il suo giro intorno al mondo, Schiedea ligustrina. Sono infatti endemiche di quell'arcipelago le 35 specie di questo genere della famiglia Dianthaceae. Erbacee o arbustive, sono spesso endemiche di una sola isola, e non di rado presenti in popolazioni limitatissime; non poche rischiano di fare la stessa fine di Deppea splendens ed essendo più modeste e meno vistose, non possono neppure sperare che la loro bellezza venga a salvarle. A minacciarle sono la restrizione dell'ambiente naturale e il cambiamento climatico. Schiedeella (famiglia Orchidaceae) fu dedicata a Schiede molti anni dopo la sua morte da Schlechter, a partire da otto orchidee diffuse nelle steppe aride d'altura in Messico e Guatemala, alcune delle quali furono segnalate proprio da Schiede. Oggi al genere sono assegnate una ventina di specie, diffuse dall'Arizona e dal Texas al centro America passando per i Caraibi. Sono piccole orchidee terrestri erbacee, modeste nelle dimensioni come nella foritura. L'unica specie statunitense Schiedeella arizonica, classificata come vunerabile, è stata considerata rara finché i ricercatori si sono resi conto che in realtà è relativamente abbondante, ma è difficile da osservare perché si confonde nella vegetazione e ogni anno ne fiorisce solo dal 10% al 15%. E la fioritura stessa è tutt'altro che vistosa. Fu molto sfortunato per il suo protagonista il primo viaggio di un raccoglitore della Horticultural Society, John Potts. Inviato in Cina nel 1821 a fare incetta di crisantemi ed altre ornamentali nei vivai cinesi, si dimostrò abile ed industrioso, ma purtroppo si ammalò e morì poche settimane dopo il ritorno in Inghilterra. Le sue introduzioni furono tuttavia molto apprezzate; all'epoca la più ammirata di tutti fu una peonia rosso scuro, oggi purtroppo non più in coltivazione. Lo ricorda il piccolo genere di liane Pottsia. ![]() Il primo raccoglitore della Horticultural Society Fondata da sette soci nel 1804, come abbiamo visto in questo post, per qualche anno l'Horticultural Society, poi Horticultural Society of London, fu una società scientifica piuttosto elitaria, con un numero così ridotto di membri che per le riunioni era sufficiente una stanza in una casa privata. Ma con la fine delle guerre napoleoniche si ebbe un salto di qualità. Dal 1817 la società ebbe un giardino sperimentale, prima molto piccolo a Kensinghton, poi finalmente adeguato a Chiswick, più grande e dotato di serre adatte alle piante esotiche. Fu così che la HSL cominciò a pensare di organizzare e finanziare proprie spedizioni di raccolta. La meta più desiderata era la Cina, da cui, grazie a funzionari e capitani delle navi della Compagnia delle Indie che annualmente raggiungevano Canton per riportarne tè, porcellane ed altri prodotti cinesi, avevano incominciato a filtrare alcune ammiratissime piante da giardino, in particolare rose, camelie, peonie e crisantemi. Alcune erano state inviate dai due corrispondenti della HSL in Cina: l'ispettore del tè a Canton John Reeves e il chirurgo della Compagnia delle Indie John Livingstone, che risiedeva a Macao. Ricordo che la Cina era chiusa agli stranieri e Macao, enclave portoghese fin dal Cinquecento, e Canton, che ospitava le factories o empori delle Compagnie europee, erano gli unici porti aperti. Quelle poche piante avevano stuzzicato l'appetito senza soddisfarlo. Con una navigazione che si protraeva per mesi e mesi, era difficilissimo far giungere piante vive in Inghilterra. Il dottor Livingstone, consultato in proposito, stimava che su mille piante spedite dalla Cina, forse una sarebbe sopravvissuta al viaggio. Avanzò anche qualche suggerimento, il più praticabile dei quali fu far accompagnare ogni invio di piante da un giardiniere che se ne prendesse cura. Maturò così la decisione di inviare a Canton un giardiniere che, grazie ai contatti di Reeves, facesse incetta di piante nei mercati e nei vivai aperti agli europei (ne ho parlato qui), per poi scortale in Europa nelle migliori condizioni possibili. La scelta cadde su John Potts, del quale sappiamo ben poco. Siamo invece ben informati sul suo viaggio grazie al diario che tenne dal 23 gennaio 1821 al 4 luglio 1822, conservato in un manoscritto nella biblioteca della Royal Horticultural Society. Ne emerge la figura di un eccellente professionista, solerte ed attento, nonché dotato di spirito di osservazione. Il 23 gennaio 1821 Potts si imbarcò sul General Kyd, una nave della Compagnia delle Indie diretta a Calcutta; gli furono perciò affidati corrispondenza e pacchi per l'amministrazione, l'orto botanico e altri. Potts arrivò a Calcutta il 13 giugno e occupò i primi giorni nella consegna di questi materiali, incluse scatole di piante e semi per l'orto botanico. Visitò poi più volte l'orto botanico stesso e il giardino di Carey a Serampore per stilare una lista delle piante più desiderabili da inviare alla HSL; trovò anche il tempo di fare qualche raccolta "nella giungla", preparò scatole di piante, semi, esemplari d'erbario da spedire in Inghilterra sulle prime navi in partenza, scrisse osservazioni sui frutti del Bengala e sull'orticoltura indiana, copiò estratti di trattati di agronomia; insomma, si tenne occupato in attesa di un imbarco per la destinazione finale. Infine, il 27 agosto lasciò Calcutta a bordo di un'altra nave della Compagnia, la Hebe. In rotta per la Cina, la nave passò al largo delle Andamane e delle Nicobare, fece brevi scali a Pulo Penang, Malacca, Singapore, fu costretta da un tifone a un ancoraggio di fortuna a St John nelle isole Ladrones ed infine l'11 novembre gettò l'ancora a Canton. Qui Potts fu benevolmente accolto da Reeves che lo accompagnò a visitare diversi giardini e il famoso vivaio Fatee. Secondo le istruzioni ricevute da Joseph Sabine, il segretario della HSL, Potts fece talee di crisantemi, all'epoca una delle piante più desiderate, ma si procurò anche camelie, azalee, piante verdi, e, nonostante i limitati spostamenti permessi agli stranieri, fece qualche escursione botanica sulle colline. Fino alla fine dell'anno, quando lasciò Canton per Macao, fu occupatissime a seminare, fare talee e innesti, imballare semi e piante, parte da portare con sé, parte da spedire a bordo di varie navi in partenza per l'Inghilterra. Il 31 dicembre sbarcò a Macao, dove fu accolto dal dottor Livingstone che lo accompagnò a visitare alcuni giardini; anche qui fece qualche breve escursione. L'11 gennaio però Livingstone lo avvisò di tenersi pronto a partire, a causa di contrasti tra le autorità cinesi e la Compagnia delle Indie. Nell'arco di pochi giorni il contrasto si appianò, ma nel frattempo Potts si era ammalato e da quel momento fino alla sua partenza da Macao avrebbe avuto appena la forza di fare qualche passo. Smise anche di tenere il diario, anche se riuscì a scrivere qualche osservazione sui giardini cinesi. Dopo un'interruzione di quasi due mesi, il diario riprende il 22 marzo quando Potts lasciò Macao per imbarcarsi il giorno successivo sul General Kyd; con delusione scoprì che a bordo non c'erano né le piante da lui preparate a Canton né quelle che aveva spedito da Macao a Canton; dunque viaggiarono con lui solo quelle che aveva con sé. Durante il viaggio di ritorno, attraverso gli stretti dell’Indonesia, il Capo di Buona Speranza e Sant’Elena, la sinteticità delle sue note ci dice che doveva essere abbastanza malato, anche se fece ancora qualche raccolta a Sant'Elena. Rientrò in Inghilterra nell’agosto 1822; ad ottobre si spense. Se dal punto di vista umano (ma anche organizzativo) la prima spedizione botanica della Horticultural Society fu un disastro, le piante riportate o spedite da Potts soddisfecero pienamente le aspettative della HSL che già l'anno dopo inviò un secondo raccoglitore in Cina. Cox nel suo Plant Hunting in China non condivide questo entusiasmo; il bottino più importante, una quarantina di varietà di crisantemi, andò perduto durante il viaggio; Potts introdusse alcune varietà di Camellia, Callicarpa rubella e C. longifolia, Ardisia punctata (oggi A. lindleyana) e alcune altre piante da serra "ma niente che non avrebbe potuto essere mandato a casa da Reeves". Secondo Cox, il lascito più importante fu una grossa partita di semi di Primula sinensis (oggi P. praenitens) che in effetti conobbe una certa diffusione. Le riviste del tempo però magnificano un'altra introduzione dello sfortunato giardiniere: la peonia di Potts (Paeonia albiflora var. pottsii), descritta in "The British flower garden" come «la più splendida delle cinque varietà di albiflora oggi coltivate nei nostri giardini». Oggi è perduta e rimane solo un'illustrazione a evocarne la bellezza. ![]() Liane dall'Asia sudorientale Diversi anni dopo la sua morte, nel 1837, Hooker volle ricordare Potts dedicandogli una pianta cinese, Pottsia cantonensis, con queste parole: "Ho nominato questo genere in onore del signor Potts che inviò in Europa diverse piante interessanti da Canton e dai suoi dintorni". Oggi il genere Pottsia (famiglia Apocinaceae) comprende tre specie di liane legnose originarie dell'Asia sudorientale (Cina meridionale, Indocina e Indonesia). La specie di più ampia diffusione è Pottsia laxiflora (sin. P. cantonensis), distribuita dall'Assam alle isole della Sonda (Bali) attraverso la Cina meridionale; P. grandiflora è nativa della Cina meridionale; P. densiflora è endemica della Tailandia settentrionale e del Laos. Vivono in diversi habitat forestali, dalla foresta aperta alla foresta montana, dove si arrampicano sugli alberi. Come molti membri della famiglia , secernono un latice bianco. Hanno foglie opposte e fiori incospicui raccolti molto numerosi in cime racemose o panicolate; i fiori hanno calice profondamente diviso con molte ghiandole basali, corolla a imbuto, tubo cilindrico con gola ristretta e lobi lievemente sovrapposti verso destra. I fiori sono seguiti dai frutti, due follicoli allungati lineari che contengono molti semi muniti di pappo. Sono raramente coltivate in Europa, per lo più in qualche orto botanico. Nella prima metà dell'Ottocento, un dilettante appassionato che disponesse di sufficienti capitali e di una valida rete di corrispondenti nell'introdurre piante esotiche poteva ancora rivaleggiare con successo con orti botanici, società scientifiche e grandi vivai . E' il caso di Robert Barclay che fece una vasta fortuna fondando il più importante birrificio del suo tempo, e, quando si ritirò dagli affari, la impiegò nella creazione di un giardino dove un sorprendente numero di piante esotiche fu coltivato per la prima volta in Inghilterra. Lo ricorda il curioso genere Barclaya, dedica di uno dei suoi corrispondenti, Nathaniel Wallich. ![]() Collezionista di esotiche e patrono della botanica Secondo la leggenda familiare, nell'aprile del 1781 il giovane Robert Barclay (1751-1830), lo zio David Barclay e il cugino Silvanus Bevan passando davanti alla famosa birreria dell'Ancora (Anchor Brewery) di Southwark notarono che era stata messa in vendita. Lo zio esclamò: "Andrebbe proprio bene per il giovane Robert". Presto l'affare venne concluso e David Barclay divenne birraio. In realtà, i fatti devono essere andati in modo un po' differente. La birreria dell'Ancora, fondata nel lontano 1616 e molto celebrata per la sua birra scura, era di proprietà della famiglia Thrale fin dal 1729; Ralph Thrale prima, il figlio Henry Thrale poi ne fecero il maggiore birrificio di Londra. Henry, che era un uomo colto e amico del dottor Johnson, il quale disponeva di una stanza fissa nella birreria, fu a lungo anche deputato di Southwark alla Camera dei Comuni; tuttavia non sembra avesse grandi capacità imprenditoriali - si lanciò in una serie di affari che lo portarono a sfiorare la bancarotta - e delegò la gestione della birreria all'impiegato capo John Perkins. Quando morì nell'aprile 1781 alla vedova, rimasta sola con cinque figlie da adolescenti a bambine, non rimase altra scelta che mettere la birreria in vendita. Aveva bisogno di denaro e voleva concludere in fretta; era dunque un'occasione d'oro per il futuro acquirente, come sottolineò Samuel Johnson, che era uno degli esecutori testamentari: "Non siamo qui a vendere un insieme di caldaie e tini, ma la potenzialità di arricchirsi oltre i sogni di ogni avaro". A informare della vendita della birreria i parenti di David Barclay - soci della importante banca Barclay, Bevan and Bening - non fu un annuncio letto per caso, ma molto probabilmente lo stesso John Perkins, che era imparentato con Silvanus Bevan, avendo sposato la vedova di suo fratello Timothy. D'altronde anche Perkins entrò nell'affare: i banchieri avrebbero messo i capitali, lui l'esperienza. Così, meno di due mesi dopo la morte di Henry Thrale, la vendita fu conclusa per 135.000 sterline e nacque la nuova ditta Barclay, Perkins & Co. I Barclay e i Bevan erano quaccheri, anzi facevano parte dell'élite economica e culturale della comunità quacchera sulle due sponde dell'oceano. L'avo Robert Barclay (1648-1690), discendente da una nobile famiglia scozzese, fu uno dei più influenti scrittori della Società degli amici e fu governatore titolare dell'East Jersey; suo figlio David (detto David Barclay of Cheapside) era un prospero commerciante di lino con forti connessioni con le colonie nord americane, che furono rafforzate dai suoi figli John e David (detto David Barclay of Youngsbury). Nati dal secondo matrimonio di David I con Priscilla Freame, figlia dell'orafo e banchiere John Freame, furono loro, insieme al nipote Silvanus Bevan (figlio della loro sorella Elizabeth Barclay e di Timothy Bevan, proprietario di una delle principali farmacie di Londra) a fondare la banca Barclay, Bevan and Bening, all'origine, sotto vari e nomi e mille trasformazioni, dell'attuale multinazionale Barclays. Per John e David Barclay, Robert Barclay era un po' il tradizionale parente povero. Era infatti figlio di uno dei tanti fratellastri nati dal primo matrimonio del padre; si era trasferito a Filadelfia dove assolveva il modesto incarico di controllore della dogana e allo stesso tempo gestiva la parte americana degli affari di famiglia; divenne così un membro rispettato della comunità quacchera di Filadelfia. Qui nacque anche il nostro Robert, che tuttavia dodicenne fu mandato in Inghilterra per completare gli studi alla scuola quacchera di Wandsworth nel Surrey. Salvo un breve ritorno in America nel 1771 in occasione della morte del padre, da quel momento sarebbe vissuto a Londra, sotto le ali protettrici degli zii, lavorando dapprima nella ditta di famiglia fino a rendersi indipendente con l'acquisto della birreria. Eccoci dunque tornati al fatidico 1781, quando grazie ai capitali di Barclay, Bevan and Bening, egli divenne birraio. Sia lo zio David sia il dottor Johnson ci avevano visto giusto. Già nel 1809, con una produzione annuale di 260,000 barili, il birrificio Barclay, Perkins & Co era divenuto il più grande non solo della Gran Bretagna, ma del mondo intero. Il prodotto di punta, una birra molto forte inizialmente ideata per il mercato russo e nota come Russian Imperial Stout, era venduto in tutto il continente. Per qualche anno lo zio David fu sleeping partner (socio non operativo), poi lo stabilimento passò interamente sotto il controllo di Robert, che si dimostrò un ottimo uomo d'affari e divenne miliardario. Secondo la tradizione della comunità quacchera e della sua stessa famiglia, fu impegnato in varie attività filantropiche. Come lo zio David, stretto amico del dottor Fothergill, era un sostenitore della causa abolizionista; fondò una scuola per ragazzi poveri; fu uno dei promotori del Dorking Emigrants’ Scheme, un'istituzione che aiutava i lavoratori rurali poveri e le loro famiglie ad emigrare in Canada. Era interessato alla storia e all'arte (quando si traferì nel Surrey, raccolse e commissionò vedute dei monumenti storici della zona), ma la sua passione principale erano le piante e il giardinaggio. A meno che questo interesse risalisse all'infanzia, potrebbe essere nato negli anni '80, forse per influenza dell'amico di famiglia John Fothergill, quacchero, proprietario di uno splendido giardino e sostenitore delle spedizioni botaniche di William Bartram. E proprio da Bartram nel 1788 Robert ricevette il primo invio documentato: un'ottantina di esemplari d'erbario e cinque disegni di piante americane. Lo stesso anno fu uno dei primi soci della Linnean Society, accanto a un altro quacchero, William Curtis. Secondo la testimonianza di W. J. Hooker, la stessa nascita del Botanical Magazine si dovette al suo incoraggiamento (se non al suo sostegno finanziario). Infatti Hooker, assumendo la direzione della rivista nel 1827, premise al primo volume della nuova serie la seguente dedica a Robert Barclay: "Mio caro signore, più di quarant'anni fa la prima serie del Botanical Magazine fu iniziata sotto i vostri auspici dal compianto editore, Mr. William Curtis. Allo scadere di un periodo così lungo, è con non comune soddisfazione che mi è consentito di scrivere il vostro nome in testa alla nuova serie di un'opera suggerita dal vostro zelo nell'incoraggiare la scienza e rinnovata sotto il vostro illuminato patrocinio". La passione botanica di Robert Barclay dovette però rimanere latente per qualche anno, e divenne preminente solo dopo il 1812, quando cedette la gestione della ditta al figlio maggiore Charles e si ritirò a vita privata. Lasciò Londra e si stabilì a Bury Hill presso Dorking nel Surrey; qui fin dal 1803 aveva preso in affitto un'elegante proprietà del XVII secolo; nel 1814 ne acquisì la proprietà, quindi ne estese il terreno a circa 1000 acri. Oltre a ristrutturare la casa, fece realizzare un parco con tre ampi laghi e un giardino di piacere ricco di piante esotiche, coltivate sia all'aperto sia in serra, sotto la supervisione dello stesso Barclay e dell'abile capo giardiniere David Cameron. A partire dagli anni '20, incominciò ad acquisire grande reputazione come collezionista di piante rare, che otteneva da ogni parte del mondo grazie a una vastissima rete di corrispondenti e che con grande generosità condivideva volentieri sia con la Horticultural Society, cui si associò forse intorno al 1820, sia con altri appassionati, ma anche con vivai come Loddiges. Nel 1822 fu premiato dalla Horticultural Society con la medaglia Banks per aver donato una nuova specie di ananas rosso che aveva ricevuto nel 1820 da Lisbona da un certo Joachim de Paes, che a sua volta l'aveva importata dal Brasile. Qualche anno dopo (1827) venne pubblicata da Lindley come Ananassa bracteata (oggi Ananas comosus var. bracteatus) sul Botanical Register di Edwards. Nelle Transactions della Horticultural Society Barclay è citato ripetutamente per il dono di piante rare, nonché di libri e incisioni botaniche per la biblioteca. Inoltre nel 1824 il suo nome compare tra i finanziatori del giardino della società a Chiswick. Oltre che socio della Horticultural Society, era anche membro corrispondente della Società orticola del Nuovo Galles del sud e membro onorario della Società orticola del Massachusetts. Il suo ruolo nell'introduzione di piante esotiche in Gran Bretagna è documentato dalle riviste di giardinaggio e orticoltura dell'epoca, in particolare da Gardener's magazine di Loudon, Botanical Register di Edwards e Botanical Cabinet di Loddiges, le cui note sono preziose per ricostruire almeno in parte la rete di corrispondenti e le strade di introduzione. Le piante introdotte da Barclay arrivavano letteralmente da ogni parte del mondo: dalla Cina, come un crisantemo giallo donato nel 1820 alla Horticultural Society; da Mauritius, tramite Charles Telfair; dal Messico, almeno alcune presumibilmente attraverso Thomas Drummond; dal Nord America, tramite lo stesso Drummond, Nuttall, Douglas e altri; dall'India e dal Nepal tramite Wallich; e ancora dal Madagascar e dall'Africa orientale, dall'Australia, dal Sud America. Nel 1828 si associò con il reverendo George Reading Leathes e Robert Bevan (presumibilmente uno degli associati della banca Barclay, Bevan and Bening) per inviare in Cile il cacciatore di piante Thomas Bridges; questi sbarcò a Valparaíso e nei due anni successivi inviò ai suoi sponsor uccelli, piante e semi. Del giardino di Bury Hill oggi non rimane che un muro di cinta e il blocco formato da aranciera e scuderia; la casa stessa andò distrutta nel 1950 in seguito a un incendio, dopo essere stata adibita a usi militari durante la seconda guerra mondiale. Tanto più preziosi sono dunque i due articoli che il capo giardiniere David Cameron pubblicò sul Gardener's magazine rispettivamente nel 1827 e nel 1828. Il primo è un catalogo delle piante introdotte in Gran Bretagna da Barclay e coltivate a Bury Hill; le specie elencate sono 119 e appartengono a tutte le classi vegetali; sette, ritenute maggiormente degne di nota, sono illustrate (i disegni sono piccoli e in bianco e nero). Si tratta di Combretum purpureum (= C. coccineum), Thunbergia alata, Lechenaultia formosa, Nuttalia digitata (= Callirhoe digitata), Lupinus mutabilis, Penstemon digitalis e Erythrolaena conspicua (= Cirsium conspicuum). Erano tutte coltivate all'esterno e ci raccontano della predilezione di Barclay per le bordure miste, per le rampicanti esuberanti e per le lunghe fioriture. Il secondo articolo ci racconta invece di una passione che presto sarebbe diventata di moda, ma negli anni '20 dell'Ottocento non lo era ancora: quella per le felci. E' infatti un catalogo delle felci coltivate a Bury Hill, sia quelle rustiche coltivate in una bordura esposta a nord in terreno torboso (40 specie), sia quelle rustiche ma di piccole dimensioni, coltivate in vaso ed esposte in mezz'ombra (18 specie), sia quelle delicate coltivate in serra (52 specie). Barclay morì nel 1830. Così lo ricorda il Gardener's magazine: "Quanto il mondo della botanica e del giardinaggio siano indebitati con Mr. Barclay, lo attestano questa rivista e molti dei nostri periodici di botanica in quasi ogni numero pubblicato negli ultimi vent'anni. Mr Barclay era non meno stimabile come liberale illuminato e persona benevola che come patriota e protettore della botanica e del giardinaggio". Ancora più commosso il necrologio di Botanical Cabinet: "Questa pianta è stata introdotta non molto tempo fa dal nostro degno ed eccellente amico, il defunto Robert Barclay di Bury Hill, la cui perdita sarà duramente sentita da tutti coloro che amano le piante. Egli fu giustamente celebrato per il gran numero di specie da lui introdotte tramite la sua valida rete di corrispondenti esteri, e la gentilezza e liberalità nel condividerle. Ci guardiamo attorno invano cercando qualcuno che gli succeda in questa onorevole carriera che ha perseguito per un mezzo secolo". ![]() Un singolare genere acquatico Se a distanza di quasi duecento anni il ruolo di Barclay è quasi dimenticato, ha lasciato qualche traccia nella nomenclatura botanica. Sweet gli dedicò Pelargonium × barclayanum, un ibrido particolarmente bello e raffinato con una motivazione che è un'ulteriore testimonianza del valore delle sue collezioni e della sua generosità: "E' nominato in onore di Robert Barclay di Bury-hill presso Dorking, la cui collezione di piante rare e preziose è quasi insuperabile, e al quale siamo molto obbligati per gli esemplari di numerose piante nuove e rare per le nostre varie pubblicazioni". Tra le piante coltivate per la prima volta nel suo giardino portano il suo nome Tanacetum barclayanum, Senna barclayana e Maurandya barclayana. Ma soprattutto lo ricorda il genere Barcalya, omaggio di Nathaniel Wallich, cui spedì piante per l'orto botanico di Calcutta ricevendone in cambio piante indiane: "Ho dedicato questo genere assai curioso e interessante al mio molto stimato amico Robert Barclay di Bury Hill, un validissimo benefattore della scienza della botanica". Quando scrisse queste parole, Wallich viveva ancora in India e non aveva mai incontrato Barclay di persona; la loro era un'amicizia puramente epistolare. Barclaya è un piccolo genere della famiglia Nymphaeaceae, davvero curioso e interessante come scrive Wallich. Ha anzi caratteristiche talmente peculiari che qualche studioso l'ha assegnato a una famiglia propria, Barclayaceae. Comprende sei specie di ninfee tropicali diffuse in Indocina e in Malesia, che vivono lungo i corsi d'acqua della foresta pluviale o ai loro margini. E' un habitat sempre più minacciato dalla deforestazione, mettendo a rischio anche la sopravvivenza di queste piante. Hanno rizomi bulbosi, da ovali a allungati, che emettono corti stoloni e una rosetta di foglie; queste ultime, anziché arrotondate e fluttuanti sull'acqua come quelle delle altre ninfee, sono strette e allungate e sempre sommerse, tranne nei momenti di siccità quando possono emergere dal fango del fondo. Anche la fioritura può prodursi sott'acqua; in tal caso, i fiori sono autofertili e si impollinano da sé; ma durante la stagione secca in alcune specie i fiori possono emergere per essere impollinati da insetti. I fiori solitari sono piuttosto piccoli e sono caratterizzati da una struttura singolare; cinque (talvolta quattro) tepali esterni disposti orizzontalmente alla base dell'ovario e tepali interni fusi alla base in un tubo e posti alla sommità dell'ovario. Il frutto è una bacca carnosa da ovata a globulare, con tepali esterni e parte del tubo dei tepali interni spesso persistenti a maturazione. Quando è maturo, si apre in modo irregolare, esponendo il tessuto biancastro e gelatinoso che circonda i semi. E' quest'ultimo che permette ai semi di galleggiare, disperdendoli lontano dalla pianta madre. Poi si dissolve, e i semi ricadono sul fondo. Barclaya longifolia è relativamente diffusa come pianta da acquario, apprezzata per le sue eleganti foglie allungate dai margini ondulati. Può costituire il punto focale di un acquario, soprattutto nella varietà 'Red', rosso mattone nella pagina superiore, rosso vinaccia in quella inferiore. Richiede una temperatura dell'acqua mai inferiore a 24 gradi. E' considerata una delle acquatiche più facili da riprodurre da seme. Si può entrare nel Gotha della botanica anche scoprendo una varietà di salice particolarmente adatta a costruire mazze da cricket. Soprattutto se si ha un amico influente come James Edward Smith. È ciò che successe a James Crowe, dedicatario del genere Crowea. ![]() Un esperto di salici Fino a pochi decenni fa, nella civiltà contadina erano infiniti gli usi di diverse specie di salice (in particolare Salix alba, il salice bianco, S. purpurea, il salice rosso e S. viminalis, il salice da vimini); probabilmente, il più noto è quello dei rami intrecciati per ricavare cesti, ma i rami più sottili e flessibili diventavano legacci per i tralci delle viti, i rami più dritti pali per impalcare i pomodori, quelli più robusti manici di scopa; dal legno, leggero e facile da lavorare, si ricavavano zoccoli ed altri attrezzi, e tornava utile anche come legna da ardere. Dalle foglie si otteneva una tintura per le stoffe. Note fin dai tempi dei romani erano poi le proprietà febbrifughe e antidolorifiche della corteccia, ricca di acido salicilico (la componente principale dell'aspirina). Le talee attecchiscono rapidamente e virgulti intrecciati possono diventare siepi vive, pergolati e tunnel. A tutti questi usi, in Gran Bretagna se ne aggiunge uno del tutto peculiare: la fabbricazione delle mazze da cricket. Il legno di salice è infatti leggero, ma allo stesso tempo resistente agli urti, così che nell'impatto con la palla non si ammacca né si scheggia. Anche se all'epoca erano molto diverse da quelle odierne, l'uso di mazze da cricket - non necessariamente di legno di salice - è attestato dal 1624; la più antica mazza conservata risale al 1724 e oggi è esposta in una sala dell'Oval di Londra. Nel 1979 una legge ha stabilito l'uso obbligatorio di legno di salice; non un salice qualunque, bensì la varietà Salix alba var. caerulea, detta appunto cricket bat willow. I salici tendono ad ibridarsi con facilità e se ne conoscono infinite varietà (solo in Italia, oltre trecento); questa varietà specifica è un clone femminile esclusivo dell'Inghilterra orientale (Essex, Suffolk e Norfolk), dove cresce principalmente lungo i corsi d'acqua, anche se non ama i terreni saturi d'acqua. Nelle corrette condizioni di coltivazione, cresce rapidamente, raggiungendo la maturità a dieci anni; è caratterizzato da un legname eccezionalmente leggero e resistente. In precedenza, i giocatori di cricket usavano come mazza qualsiasi ramo di salice a forma di randello a portata di mano, finché nei primi anni dell'Ottocento questa varietà si impose per la superiore qualità. Solitamente si ritiene sia stata scoperta nel 1803 nella parrocchia di Eriswell nel Suffolk da James Crowe (ca. 1750-1807), ma in English Botany James Edward Smith, che fu il primo a descrivere questo salice, dapprima come specie a sé poi come varietà, menziona un albero di dieci anni piantato a Heatherset nel Norfolk e abbattuto nel 1800; dunque la varietà doveva già essere nota localmente almeno dal 1790. Crowe e Smith erano entrambi nativi di Norwich. Crowe possedeva una proprietà nel sobborgo di Old Lakenham. In alcune fonti è indicato come chirurgo, ma in altri semplicemente come Esquire. Faceva parte del consiglio municipale di Norwich e per due volte fu eletto sindaco. Era un grande appassionato di piante e fu uno dei mentori che avviarono alla botanica il giovane Smith, di circa dieci anni minore di età. Amava esplorare la campagna alla ricerca di piante inusuali, muschi e funghi, ma soprattutto era appassionato di salici di cui aveva creato una collezione nella sua proprietà, trapiantando talee raccolte da lui stesso o ricevute da diversi corrispondenti. Smith aveva grande stima di Crowe, gli faceva spesso visita e lo cita ripetutamente nelle Transactions della Linnean Society e in English Botany, sia a proposito di diverse varietà di salici, sia di altre piante di cui gli aveva fornito esemplari. Nel 1788 lo volle nella Linnean Society, di cui fu uno dei primissimi membri, e nel 1798 gli dedicò il genere Crowea con queste parole: "In onore del mio grande amico James Crowe, che ha esplorato per filo e per segno la flora britannica e l'ha illustrata in vario modo con numerose comunicazioni". La pianta scelta per l'occasione era particolarmente adatta perché caratterizzata da foglie simili a quelle del salice. Tuttavia, all'epoca Smith non aveva l'abitudine di indicare un epiteto per i generi monospecifici; sono qualche anno dopo (1800), nel Botanic Repository di Andrews la pianta ebbe il suo nome completo: Crowea saligna, ovvero "Crowea con foglie di salice". Crowe morì nel 1807. Il "suo" salice intanto aveva cominciato ad affermarsi come irrinunciabile nella fabbricazione delle mazze da cricket. Fu trapiantato in varie parti d'Inghilterra e negli anni '20 dell'Ottocento fu importato nel subcontinente indiano. Oggi il grosso della produzione avviene in alcuni distretti del Kashmir. Il primato del "salice da mazze da cricket" però potrebbero presto tramontare: esperimenti e studi dimostrano che alcune specie di bambù permettono di costruire mazze altrettanto robuste ma più piccole e leggere. ![]() Un genere di arbusti australiani Crowea saligna è una delle tre specie del genere Crowea (famiglia Rutaceae), insieme a C. angustifolia e C. exalata. Sono piccoli arbusti sempreverdi, abbastanza affini a Boronia, con foglie aromatiche per la presenza di ghiandole oleose. In primavera e poi nuovamente dall'autunno all'inizio dell'inverno producono masse di piccoli fiori cerosi a stella con cinque sepali, cinque petali e dieci stami in due giri attorno all'ovario; solitamente il colore delle corolle va dal rosa pallidissimo a rosa scuro quasi rosso. C. angustifolia è endemica dell'Australia sudoccidentale (Jarrah Forest, Swan Coastal Plain e Warren) dove cresce in suoli sabbiosi o granitici; le altre due specie vivono invece nell'Australia orientale: C. saligna vive in luoghi riparati su arenaria nell'area di Sydney tra Woy Woy e Yerrinbool e nelle adiacenti Blue Mountains; C. exalata, la specie di più ampia distribuzione, vive su suolo sabbioso nelle foreste sclerofille di Queensland sudorientale, Nuovo Galles del Sud e Victoria. Nel suo paese è ampiamente coltivata e disponibile in diverse cultivar. Esistono anche ibridi orticoli, come 'Poorinda Ecstasy' o 'Festival' (C. exalata x saligna). Dalle foglie di C. saligna viene estratta un'essenza utilizzata in aromaterapia per i suoi effetti rilassanti. Tra i principali collaboratori di diverse riviste illustrate di botanica che nei primi anni dell'Ottocento fecero conoscere al pubblico britannico moltissime piante esotiche, uno dei più attivi fu John Bellenden Ker Gawler; grande esperto di Iridaceae e più in generale di bulbose, non era però un botanico di professione e nell'alta società inglese era noto soprattutto per l'eleganza del vestire, lo spirito ironico e gli affari di cuore. Era insomma un tipico dandy. Nato John Gawler, ottenne di cambiare nome in Bellenden Ker nella speranza di succedere a un nobile cugino; è per questo che il suo nome d'autore è Ker Gawl. Basato invece sul nome acquisito è il genere che lo celebra, Bellendena, ![]() Pettegolezzi mondani... Capita molto spesso di imbattersi in nomi di generi e specie seguiti dalla sigla Ker Gawl.; mi ero così figurata che dietro quel doppio nome ci fosse un eminente cattedratico o perlomeno un severo tassonomista che dividesse la sua vita tra lettura di testi di botanica e l'analisi di esemplari d'erbario. Niente di più di lontano dalla realtà. Nella biografia nazionale britannica, il personaggio è sì definito botanico, ma subito dopo wit, and man of fashion, che potremmo tradurre "buontempone e uomo alla moda". Infatti, se nei circoli della botanica il nostro John Bellenden Ker Gawler (1764-1862) era noto come sommo esperto di Iridaceae, nell'alta società a far parlare di lui erano piuttosto la sua lingua tagliente, i suoi scherzi talvolta di dubbio gusto, i liberi costumi amorosi e il vestire elegante. A noi posteri si presenta ancora bambino in un doppio ritratto firmato da sir Joshua Reynolds, noto come Schoolboys, "gli scolari". Sulla destra c'è un bimbo bruno, il fratello minore Henry Gawler, sulla sinistra un bimbo castano, che con la mano destra accarezza un cane e sotto il braccio sinistro tiene un libro. E' il protagonista di questa storia. All'epoca avrà avuto forse dieci anni (la data del doppio ritratto non è nota) e si chiamava ancora John Gawler. Il padre omonimo, John Gawler di Ramridge House nello Hampshire, era avvocato dell'Inner Temple, ed aveva sposato Caroline Bellenden, figlia maggiore John Ker, terzo barone Bellenden. Mentre il fratello seguì le orme paterne e divenne a sua volta un eminente legale, John intraprese la carriera militare. Entrò nel secondo reggimento della guardia; nel 1790 fu nominato capitano e nel 1793 capitano anziano. Ma subito dopo fu costretto a dare le dimissioni. Secondo le cronache, la causa fu uno scherzo sconsiderato. Il compito dei reggimenti della guardia era (ed è) garantire la protezione del sovrano e degli edifici reali; all'epoca era costume che ogni volta che il re passava sotto l'arco delle guardie a cavallo del palazzo di Westminster, al comando dell'ufficiale di servizio quattro trombettieri suonassero le loro trombe. Il capitano Gawler di nascosto riempì le trombe dei suoi trombettieri con la mollica di quattro panini; quando transitò la carrozza del re, essi diedero fiato agli strumenti, ma non si udì alcun suono. Allora il capitano gridò: "Soffiate, canaglie, soffiate!". Essi lo fecero, scatenando una tempesta di mollica. La vera ragione dell'allontanamento di Gawler era però un'altra. Erano gli anni della rivoluzione francese e il giovane ufficiale aveva posizioni politiche radicali, al punto di frequentare il club repubblicano Society for Constitutional Information. Ciò provocò le rimostranze di altri ufficiali che furono di fatto accolte dal comandante, costringendo Gawler alle dimissioni. Forse lo scherzo, se davvero ci fu, fu il suo modo per protestare e celebrare clamorosamente la sua uscita di scena. La simpatia per la rivoluzione non impediva tuttavia a Gawler di aspirare ad un titolo nobiliare. Su istanza della madre e con il favore del detentore del titolo, il cugino William Bellenden-Ker, 4° duca di Roxburgh e 7° Lord Bellenden, nel 1804 egli chiese e ottenne dal re il permesso di assumere il nome Ker Bellenden invece di Gawler; anche se il cugino lo favorì in tutti i modi e gli affidò la gestione dei suoi beni, alla sua morte senza eredi nel 1805 si aprì un contenzioso e dopo diversi anni la Camera dei lord si pronunciò a favore di un lontano cugino, James Innes-Ker. Non fu la sola cause célèbre che vide coinvolto il nostro. Benché già sposato e padre di un figlio, intorno al 1793 iniziò una relazione con Anne Courtenay, moglie di George Annesley lord Valentia, che nel 1796 gli intentò causa per "conversazione criminale" (ovvero adulterio) con la moglie. Il tribunale giudicò Gawler colpevole e lo condannò a pagare a lord Valentia 2000 sterline di danni ; questi ne aveva richieste 10.000. Una somma tanto inferiore fa pensare che la giuria ritenesse che il nobile (notoriamente omosessuale) avesse tollerato se non incoraggiato la relazione. Nel 1799 egli ottenne la separazione, ma non il divorzio dalla moglie, che continuò ad essere legata a Gawler fino alla morte e ne ebbe diversi figli. ![]() E pubblicazioni botaniche Insomma, Bellenden Ker era uno dei tipici dandy della società della Reggenza: un raffinato uomo alla moda ma anche un individualista provocatorio che rifiutava le regole. Eppure fin dall'inizio del nuovo secolo aveva cominciato ad occuparsi seriamente di botanica. A partire dal 1801 su The Botanist's Repository di Andrews iniziò ad uscire anonima la sua Recensio Plantarum, ovvero una rassegna delle piante illustrate nella rivista; collaborò anche saltuariamente con il Botanical Magazine di Curtis, scrivendo la descrizione di alcune piante di nuova introduzione. Quando a Curtis subentrò Sims, questa collaborazione occasionale divenne permanente, e per qualche anno egli fu l'autore - ora palese - della maggior parte dei testi del Curtis's Botanical Magazine. Molte piante da lui descritte provenivano dal Sudafrica, un'area particolarmente ricca di bulbose. Fu così che egli cominciò ad approfondire lo studio delle Iridaceae e nel 1804 pubblicò negli Annals of botany diretti da Sims e König un'importante memoria intitolata Ensatorum ordo (ordine degli ensata, ovvero delle piante con foglie a forma di spada) firmato John Bellenden Gawler, armigero (ovvero militare, anche se ormai non lo era più), in cui, seguendo Jussieu e de Candolle, il botanico inglese abbandona il sistema linneano a favore del sistema naturale. Il saggio inizia con i caratteri generali dell'ordine (ovvero, in termini attuali, della famiglia), quindi prosegue con l'esame dettagliato dei caratteri dei 26 generi ad esso attribuiti. Ben dieci sono istituiti per la prima volta e, a dimostrazione dell'alta qualità del lavoro di Ker, sei sono tuttora validi; si tratta, in ordine di apparizione, di Geissorhiza, Hesperantha, Sparaxis, Tritonia, Melasphaerula, Babiana. Nel 1812, quando Sydenham Edwards ruppe con Sims per fondare la rivista rivale Botanical Register, Ker lo seguì e ne divenne il primo editore, incarico che mantenne fino al 1823 quando gli subentrò Lindley. Libero dagli impegni editoriali, nel 1828 pubblicò a Bruxelles un'edizione ampliata del saggio sulle Iridaceae sotto il titolo Iridearum Genera cum Ordinis Charactere Naturali, Specierum Enumeratione Symonymisque. L'impostazione generale rimane invariata, ma i caratteri della famiglia e dei singoli generi sono maggiormente approfonditi; i generi trattati sono ora 30, con l'aggiunta soprattutto di generi australiani pubblicati nel frattempo; le specie, nell'edizione precedente solo elencate e accompagnate da una referenza iconografica, sono ora corredate da sinonimi e referenze bibliografiche; l'opera inoltre si arricchisce di un glossario. Anche se nei vent'anni che gli rimanevano da vivere pubblicò ancora occasionalmente qualche articolo su riviste di giardinaggio, è la sua ultima opera importante di botanica. Ora infatti il suo interesse sia era rivolto all'archeologia, all'etnografia e alla linguistica. Si dedicò in particolare alla ricerca e allo studio delle filastrocche o nursery rhymes; basate su giochi di parole, onomatopee e parole curiose, spesso apparivano incomprensibili o prive di senso. Secondo Ker, ciò era dovuto al fatto che risalivano ai tempi precedenti l'invasione normanna e il loro vero significato era stato dimenticato. Esso poteva essere recuperato sostituendo alle parole dell'inglese moderno quelle dell'antico sassone, che a suo parere poteva essere ricostruito grazie all'olandese del XVI secolo, ad esso ancora molto vicino. A partire da questa teoria, tra il 1835 e il 1842 pubblicò il vasto An Essay on the Archæology of Popular English Phrases and Nursery Rhymes, in due volumi più due supplementi. Il risultato è sconcertante, e forse il commento migliore è quello di William Henry Whitmore: "le opinioni divergono se sull'argomento fosse semplicemente pazzo o se stesse perpetrando uno scherzo elaborato". Conoscendo il personaggio e i suoi trascorsi, la seconda ipotesi non è da scartare. Anche il figlio maggiore di Ker, Charles Henry Bellenden Ker, avvocato e riformatore della legislazione britannica, si interessò alle piante. Fu uno dei primi collezionisti privati di orchidee e pubblicò una serie di articoli su esse in Gardener's Chronicle. Curò inoltre la pubblicazione di Icones plantarum sponte China nascentium (1821) basata su disegni cinesi raccolti da A.E. van Braam-Houckgeest durante un'ambasceria della VOC in Cina (1794-1795) . ![]() Un'antica pianta dalla Tasmania È sufficiente sfogliare Plants of the Word on line, il data base pubblicato a cura dei Kew Gardens, per cogliere l'ampiezza del lavoro di tassonomista di Ker. Gli si devono 25 generi, 15 dei quali validi. Oltre a quello già citati pubblicati in Ensatorum ordo, si tratta di Eucrosia, Griffinia, Aspidistra, Chlorophytum, Ophiopogon, Tupistra, Lophiola, pubblicati sulle varie riviste cui collaborò. Quanto alle specie, sono più di 700, oltre 170 delle quali accettate. Numeri che illustrano, oltre all'importanza del lavoro di questo botanico, quella del riviste illustrate britanniche del primo Ottocento, principale veicolo di pubblicazione di centinaia di specie esotiche. E quando si trattava di piante, il burlone Ker non scherzava. E certamente i suoi meriti botanici erano ben riconosciuti, come dimostrano i due generi che gli furono dedicati da altrettanti colleghi. Uno non è più accettato: si tratta di Bellendenia (Iridaceae, sinonimo di Tritonia), dedica di Endlicher ripresa da Rafinesque. E' invece valido Bellendena, dedica di Robert Brown che gli rende giusto merito con le seguenti parole: "Il nome di questo genere onora John Bellenden Ker, i cui meriti botanici sono attestati da un eccellente saggio sugli Ensata, pubblicato in Annals of Botany, e dalle sue elaborate disquisizioni sui generi di questa e altre famiglie di monocotiledoni pubblicati sui più recenti numeri di Botanical Magazine". Bellendena è un genere monospecifico della famiglia Proteaceae, rappresentano unicamente da B. montana, un arbusto endemico della Tasmania, dove cresce in ambiente alpino sopra a 1000 metri di altitudine, in terreni poveri di nutrienti. Di crescita assai lenta, può raggiungere 1.8 metri di altezza, ma anche rimanere molto più basso, e forma cespugli assai ramificati; le foglie sono molto variabili: le piante della Tasmania nordorientale le hanno più strette, mentre quelle delle altitudini maggiori sono più piccole e disposte in modo più compatto. I fiori bianchi o rosati sono raccolti in racemi terminali portati su brevi rami al di sopra del fogliame; sono seguiti da piccoli frutti obovati rossi o gialli, che maturano alla fine dell'estate o dell'autunno. E' una pianta molto attraente, ma raramente coltivata perché mal si adatta a crescere in ambienti non montani. All'interno della famiglia delle Proteaceae, è considerato uno dei generi più antichi. Infatti condivide alcune caratteristiche con le Platanaceae (la famiglia più prossima alle Proteaceae), ma con nessuna altra Proteacea. Dopo la morte di Curtis, a portare avanti la pubblicazione della sua rivista fu il medico John Sims, che la ribattezzò Curtis's Botanical Magazine e la curò per un quarto di secolo. Come medico, era un ginecologo e un ostetrico assai reputato, come botanico la sua fama è essenzialmente legata al Curtis's che proprio per suo impulso si specializzò nella presentazione di specie di nuova introduzione. Fu anche coeditore della rivista scientifica Annals of English Botany che però ebbe vita effimera. Lo ricorda il genere di Asteraceae Simsia. ![]() Il Botanical Magazine diventa Curtis's Botanical Magazine William Curtis morì nel 1799, prima di poter pubblicare il volume 14 del suo Botanical Magazine; a farlo fu il fratello Thomas Curtis, con l'assistenza del nipote Samuel. Anche se il suo nome non compare nel frontespizio, il vero curatore era però il medico John Sims (1749-1831), che assunse questo ruolo ufficialmente a partire dal volume 15, uscito nel 1801 con il nuovo nome Curtis's Botanical Magazine, in onore del fondatore. Avrebbe diretto la rivista per un quarto di secolo, fino al 1826. Sims era un amico di lunga data di Curtis, di cui era quasi coetaneo, e proveniva da un ambiente sociale simile. Anch'egli era nato in una famiglia di quaccheri che esercitavano professioni di cura, ma mentre il nonno e altri parenti di Curtis erano farmacisti e chirurghi, il padre di Sims era un medico di Canterbury con interessi filosofici, autore del saggio An Essay on the Nature and Constitution of man. Dotato di una notevole cultura umanistica, fu lui ad occuparsi della prima educazione del figlio che completò gli studi presso la scuola quacchera di Burford. Si iscrisse poi alla facoltà di medicina dell'università di Edimburgo (l'unica ad ammettere studenti non conformisti); dopo aver frequentato un semestre a Leida (1773-4), tornò ad Edimburgo dove si laureò nel 1774 con una tesi sugli usi interni delle acque fredde. A partire dal 1776 si trasferì a Londra, dove fu ammesso al Royal College of Physicians, esercitò la professione sia con un studio privato sia come medico del Surrey Dispensary, affermandosi soprattutto come ginecologo e ostetrico. In questa veste si occupava dell'assistenza delle donne povere ed acquisì una reputazione tale che nel novembre 1817, quando si presentarono gravi complicazioni nel travaglio della principessa Carlotta (l'unica figlia del futuro Giorgio IV e come tale presunta erede al trono), i medici reali si risolsero a chiamarlo a consulto. Non poté però visitare l'augusta paziente, né venne usato il forcipe come egli aveva consigliato. Il risultato fu che madre e figlio morirono, aprendo una crisi dinastica che sarebbe stata risolta solo dalla nascita della futura regina Vittoria. Se a renderlo illustre fu l'ostetricia, la botanica non gli era certo estranea. Nel 1788 lo troviamo infatti tra i soci fondatori della Linnean Society. Nel 1799 pubblicò sulla rivista dell'associazione dei medici un articolo sugli effetti dell'irrigazione nella coltivazione dei Mesembryanthemum. Aveva dunque le carte in regola per occuparsi della rivista fondata dall'amico Curtis. Mentre quest'ultimo prediligeva le piante native, al punto di scontentare i lettori desiderosi di essere aggiornati sulle novità, fu proprio durante la gestione Sims che la descrizione di piante di nuova introduzione divenne il marchio di fabbrica del Curtis's. Lo spiega lo stesso Sims nella prefazione al volume 15: "Nella costruzione di questi volumi [cioè il 14 e il 15] si è fatto poco uso dei materiali precedentemente predisposti da Mr. Curtis per diverse ragioni, in primo luogo per mantenerli il più possibile nella loro interezza a disposizione dei proprietari, quindi nel desiderio di accontentare i nostri lettori botanici con la rappresentazione e la descrizione di alcune delle nuove e curiose piante che vengono introdotte ogni anno, in particolare dal Capo di Buona Speranza". Mentre gli artisti rimanevano gli stessi dell'epoca di Curtis (l'illustratore principale era Sydenham Edwards), per i testi - per i quali si annunciava una accresciuta accuratezza tassonomica - lo staff si arricchiva di John Bellenden Gawler (che qualche anno dopo avrebbe mutato nome in Bellenden Ker), esperto di bulbose e in particolare di Iridaceae. Cambiavano dunque in parte i soggetti, ma rimaneva invariata la formula: per ogni pianta, un'accuratissima illustrazione a piena pagina e un breve testo descrittivo, formato da nome in latino e inglese, classificazione secondo il sistema linneano, diagnosi essenziale in latino, sintetico testo esplicativo in inglese con origine, caratteristiche principali, note di coltivazione. Insieme al botanico e naturalista di origine tedesca Charles Konig, Sims tentò anche la strada di una vera e propria rivista scientifica, rivolta a dunque un pubblico più ristretto di specialisti. Intitolata Annals of Botany, si proponeva di presentare lo stato dell'arte con una recensione puntuale delle pubblicazioni di botanica uscite nell'anno precedente, affiancata da articoli soprattutto tassonomici sia originali sia tradotti dalle principali lingue europee. Ad esempio, nel primo numero troviamo tra l'altro un articolo di Salisbury sul genere Crocus e uno di Hoffmannsegg sul genere Scilla. L'interessante tentativo ebbe però vita effimera; ne uscirono infatti solo due annate tra il 1804 e il 1805. Intanto il Curtis's continuava la sua vita, ma doveva fare i conti con la sempre più agguerrita concorrenza delle tante riviste illustrate di botanica che ne avevano copiato il modello. Il colpo più duro venne da Sydenham Edwards che nel 1815, in seguito a dissapori con Sims, lasciò la rivista per fondare il rivale Botanical Register, portando con se anche il botanico Ker Gawler. Contavano anche l'età del dottor Sims, che ormai si avvicinava alla settantina, e la disaffezione di vivaisti e associazioni orticole che preferivano rivolgersi ad altre testate (quando non ne crearono di proprie, come fece la ditta Loddiges con la propria rivista-catalogo Botanical Cabinet). Così negli anni '20, come si espresse Hemsley tracciando la storia della rivista, il Curtis's toccò il punto più basso dalla sua fondazione. Alla fine lo stesso Sims dovette prendere atto; nel 1825 (all'epoca aveva 76 anni) si ritirò dalla professione medica, nel 1826 lasciò anche la rivista e si trasferì a Dorking dove morì nel 1831. A rilanciare la rivista, e più tardi a farne l'organo ufficioso dei Kew Gardens, avrebbe provveduto William Jackson Hooker. ![]() Simsia, un genere molto variabile Negli anni di maggior successo aveva provveduto a far entrare Sims nella lista dei dedicatari di generi botanici Christiaan Hendrik Persoon che nel 1807 creò in suo onore Simsia con la seguente motivazione: "Questo genere voglio sia dedicato all'illustre Sims, continuatore dell'opera di Curtis The Botanical Magazine a partire dal XV volume e coeditore degli annali botanici inglesi The Annals of Botany". Simsia è un genere della famiglia Asteraceae che comprende una ventina di specie di annuali, perenni, suffrutici e arbusti diffuse dagli Stati Uniti meridionali al Sud America attraverso il Centro America e le Antille. A causa degli incerti confini sia con generi affini sia tra specie e specie, è piuttosto problematico per i tassonomisti. La caratteristica più distintiva è la cipsela appiattita lateralmente, che tuttavia non è presente in alcune specie; vengono dunque prese in considerazione altre caratteristiche per così dire più tecniche: i piccioli espansi alla base a formare dischi nodali, gli ovari del raggio relativamente lunghi e stretti, la forma dello stilo. Del resto, sia il genere sia le singole specie sono piuttosto variabili: le dimensioni variano da 20 cm a 4 metri, il fusto può essere eretto, ascendente o decombente, poco o molto ramificato, le foglie opposte o alternate, i capolini solitari o raccolti in corimbi, i flosculi del raggio da assenti a numerosi (fino a 45), con corolla gialla, aranciata, ma anche rosa, viola, bianca, i flosculi del disco da pochi a moltissimi (da 12 a 172). La maggior parte delle specie è costituita da endemismi di limitata diffusione, ma alcune specie sono invece ampiamente diffuse e sono diventate infestanti comuni lungo le strade e nei coltivi. Quella di maggior diffusione negli Stati Uniti (dal Texas al New Mexico) è certamente S. calva, un'erbacea perenne o un suffrutice a sua volta estremamente variabile, tanto nelle dimensioni (da 30 a 150 cm) quanto nel portamento da eretto a prostrato. I capolini sono per lo più singoli, ma anche raccolti in corimbi di due o tre. I flosculi del raggio (da 8 a 21) sono giallo aranciati, quelli del disco (da 26 a 154) hanno antere gialle, ma talvolta anche nere. Si distingue dall'altra specie presente negli Stati Uniti S. lagasceiformis, che è un'annuale ma può raggiungere ragguardevoli dimensioni (fino a 4 metri), oltre che per la forma biologica, per i piccioli fusi alla base a formare un disco nodale, per le infiorescenze meno numerose e soprattutto per l'assenza di pappi nella maggior parte delle popolazioni. Benché sia essenzialmente considerata un'erbaccia, è talvolta coltivata come ornamentale. E' bene però ricordare che questa e altre specie, molto generosa nelle fioriture che si susseguono quasi per tutto l'anno, ha un insostituibile ruolo ecologico fornendo cibo a impollinatori ed altri animali. |
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https://app.myadvent.net/calendar?id=zb2znvc47zonxfrxy05oao48mf7pymqv CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
February 2025
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