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MagnoliaMagnolia L. C. von Linné, Species Plantarum 1: 535. 1753 Magnolia, della famiglia delle Magnoliaceae, è un vasto genere che comprende circa 210 specie di alberi e arbusti decidui e sempreverdi, diffusi in un aerale disgiunto: da una parte le Americhe (dalle aree orientali del Nord America a quelle tropicali del Sud America), dall'altra l'Asia orientale (regione hymalaiana, Cina, Giappone). Questa distribuzione trova spiegazione nell'estrema antichità di questo gruppo di piante: sono stati trovati esemplari fossili di M. acuminata di 20 milioni di anni fa, mentre le Magnoliaceae risalirebbero addirittura a 95 milioni di anni fa. Un tempo occupavano un'area continua che comprendeva anche l'Europa, ma, mentre le foreste di magnolie europee andarono distrutte in seguito alle glaciazioni, una parte di quelle asiatiche e americane sopravvissero. Alla loro lunghissima storia è legata anche la struttura e la stessa bellezza dei fiori delle magnolie: evolutesi prima della comparsa degli imenotteri, e quindi impollinate da più "violenti" coleotteri, hanno sviluppati fiori grandi, numerosi, di forma tendenzialmente aperta, con colori vistosi (dal bianco al porpora, ma è presente anche il giallo), profumo intenso, tepali (non c'è distinzione tra sepali e petali) alquanto consistenti e carnosi, carpelli relativamente robusti.
In Oriente le magnolie sono coltivate da secoli, sia per la loro bellezza sia per usi medicinali. I Cinesi consideravano M. denudata (un albero dai fiori candidi, a coppa) simbolo della purezza, quindi la coltivarono nei giardini dei templi fin dal VII secolo. Antichissima è anche la coltivazione di M. officinalis, apprezzata per le proprietà medicinali della sua corteccia e di M. liliiflora, introdotta dalla Cina in Giappone (da qui raggiunse l'Europa tanto da essere nota come "magnolia giapponese"). Ma non viene dall'Oriente, bensì dai Carabi la prima Magnolia descritta da uno studioso europeo: M. dodecapetala, osservata da Plumier nel 1703 nella Martinica; fu a questa pianta, che gli indigeni chiamavano talauma, che assegnò il nome Magnolia in onore di Pierre Magnol. In realtà, una magnolia aveva già raggiunto l'Europa qualche anno prima; nel 1683 il missionario John Banister raccolse e inviò in Inghilterra M. virginiana, che prosperò e fiorì nel giardino del vescovo Henry Compton, uno dei primi appassionati e collezionisti di piante nordamericane. Questa specie, di dimensioni modeste, fu però ben presto surclassata nei giardini europei da M. grandiflora. Francesi e inglesi si contendono il merito di averla introdotta in Europa. Nel 1711 infatti arrivò a Nantes e fiorì nel parco di La Maillardière, che apparteneva al sindaco della città; poco più tardi, nel 1726 fu portata in Inghilterra da Mark Catesby. Nel 1731 Philip Miller la descrive entusiasticamente nel suo Gardeners Dictionary. Le cinesi arriveranno molto più tardi. La prima fu M. denudata, arrivata intorno al 1780 a Kew, dove dieci anni dopo fu raggiunta da M. liliiflora, portata da Carl Peter Thunberg dal Giappone. Da un incrocio tra queste due specie, l'ex ufficiale napoleonico Étienne Soulange-Bodin, nel parco del suo castello di Fromont presso Parigi, produsse nel 1820 un ibrido ancora popolarissimo, M. x soulangeana, che fiorì per la prima volta nel 1826 e conquistò rapidamente il cuore degli appassionati. Molte altre specie raggiunsero l'Europa tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento grazie a Ernest "Chinese" Wilson e George Forrest. M. campbellii fu introdotta due volte in diverse varietà: nel 1868 da Joseph Hooker, che l'aveva raccolta nell'Himalaya; nel 1904, da Forrest, che ne importò una sottospecie dalla Yunnan, M. campbellii subsp. mollicomata. Non potendo presentare qui neanche in modo approssimativo un genere così ampio, si rimanda ad alcuni siti selezionati: - lo splendido sito della Magnolia Society International, dove si troveranno tra l'altro una classificazione dettagliata, un elenco completo delle specie e una vasta selezione di cultivar, e una ampia sitografia; - le pagine dedicata a Magnolia del Rhododendron, Camellia & Magnolia Group della RHS; - History of Magnolias, nel sito herbs2000.com. |
La storia della classificazione della famiglia Magnoliaceae e conseguentemente quella del genere Magnolia, il più importante di quella famiglia, è piuttosto complessa. Se tutti sono d'accordo nel dividere le Magnoliaceae in due sottofamiglie (Liriodendroideae, che comprede il genere monotipico Liriodendron; Magnolioideae, che comprende tutti gli altri generi / specie), è appunto la sottofamiglia Magnolioideae a destare discussioni.
Lasciando da parte le vicende più antiche, nel Novecento il punto di riferimento è stato a lungo la classificazione fissata nel 1927 da James E. Dandy che individuava 4 generi principali (Magnolia, Manglietia, Michelia, Talauma) e sette piccoli generi (Aromadendron, Kmeria, Pachylarnax, Alcimandra, Elmerrillia, Paramichelia, Tsoongiodendron). Nel 1984, il tassonomista cinese Liu Yu-Hu riprese il sistema di Dandy, cui aggiunse altri 4 generi minori. Questa classificazione è quella usualmente seguita in Cina (patria, ricordiamolo, del gruppo più numeroso di magnolie).
Intanto, in Occidente nel 1985 Hans P. Nooteboom (1985) concludeva che alcune delle caratteristiche utizzate da Dandy per discriminare i generi erano dovute a convergenza evolutiva, dunque non avevano un valore davvero distintivo. Su questa base, ricondusse Talauma e quattro generi minori a Magnolia, e due altri piccoli generi a Michelia; si conseguenza riconobbe solo quattro generi: Magnolia, Manglietia, Michelia, Elmerrillia. Questo sistema è stato per quache anno dominante in Occidente.
A sconvolgere la situazione sono giunti, a partire dagli inizi degli anni '90, gli studi basati sul DNA. E' stato dimostrato, senza ombra di dubbio, che Magnolia comprede diverse linee evolutive; in particolare risultò che i suoi due sottogeneri, Magnolia e Yulania, non erano connessi tra loro, mentre Yulania era strettamente affine a Michelia. Situazioni analoghe si presentavano per altri generi minori. A questo punto si presentavano diverse possibilità:
-creare una nuova classificazione rispettosa delle evidenze genetiche (i generi sarebbero diventati 13 e moltissime Magnoliae asiatiche, comprese buona parte di quelle più coltivate, avrebbero dovuto cambiare nome);
- creare un supergenere Magnolia, in cui confluissero tutte le Magnolioideae.
Almeno in Occidente (come si è detto, la Cina fa da sé) è stata scelta questa seconda opzione, che consente di conservare il nome già noto alla maggior parte delle specie (vengono sacrificate Michelia e altri generi minori, ma poche specie sono di importanza orticola), considerando anche che la differenza tra le varie linee evolutive è piccolissima (0,63%).
In questa classificazione, che almeno per ora è quella ufficiale, adottata anche dalla Magnolia Society International, il genere Magnolia risulta diviso in tre sottogeneri e 12 sezioni:
Lasciando da parte le vicende più antiche, nel Novecento il punto di riferimento è stato a lungo la classificazione fissata nel 1927 da James E. Dandy che individuava 4 generi principali (Magnolia, Manglietia, Michelia, Talauma) e sette piccoli generi (Aromadendron, Kmeria, Pachylarnax, Alcimandra, Elmerrillia, Paramichelia, Tsoongiodendron). Nel 1984, il tassonomista cinese Liu Yu-Hu riprese il sistema di Dandy, cui aggiunse altri 4 generi minori. Questa classificazione è quella usualmente seguita in Cina (patria, ricordiamolo, del gruppo più numeroso di magnolie).
Intanto, in Occidente nel 1985 Hans P. Nooteboom (1985) concludeva che alcune delle caratteristiche utizzate da Dandy per discriminare i generi erano dovute a convergenza evolutiva, dunque non avevano un valore davvero distintivo. Su questa base, ricondusse Talauma e quattro generi minori a Magnolia, e due altri piccoli generi a Michelia; si conseguenza riconobbe solo quattro generi: Magnolia, Manglietia, Michelia, Elmerrillia. Questo sistema è stato per quache anno dominante in Occidente.
A sconvolgere la situazione sono giunti, a partire dagli inizi degli anni '90, gli studi basati sul DNA. E' stato dimostrato, senza ombra di dubbio, che Magnolia comprede diverse linee evolutive; in particolare risultò che i suoi due sottogeneri, Magnolia e Yulania, non erano connessi tra loro, mentre Yulania era strettamente affine a Michelia. Situazioni analoghe si presentavano per altri generi minori. A questo punto si presentavano diverse possibilità:
-creare una nuova classificazione rispettosa delle evidenze genetiche (i generi sarebbero diventati 13 e moltissime Magnoliae asiatiche, comprese buona parte di quelle più coltivate, avrebbero dovuto cambiare nome);
- creare un supergenere Magnolia, in cui confluissero tutte le Magnolioideae.
Almeno in Occidente (come si è detto, la Cina fa da sé) è stata scelta questa seconda opzione, che consente di conservare il nome già noto alla maggior parte delle specie (vengono sacrificate Michelia e altri generi minori, ma poche specie sono di importanza orticola), considerando anche che la differenza tra le varie linee evolutive è piccolissima (0,63%).
In questa classificazione, che almeno per ora è quella ufficiale, adottata anche dalla Magnolia Society International, il genere Magnolia risulta diviso in tre sottogeneri e 12 sezioni:
- sottogenere Magnolia, con le sezioni Magnolia, Gwillimia, Talauma, Mangletia, Kmeria, Rytidospermum, Auriculata, Macrophylla
- sottogenere Yulania, con le sezioni Yulania e Michelia;
- sottogenere Gynopodium, con le sezioni Gynopodium e Mangletiastrum.
Lo spettacolo delle magnolie fiorite (e mi riferisco in particolare alle specie decidue che dall'inizio di primavera a maggio, a seconda della specie, si riempono di fiori, spesso prima che si aprono le foglie, trasformandosi in densi e enormi bouquet fioriti) è uno degli spettacoli più incantevoli che accompagnano il ritorno della bella stagione. Per goderne non è necessario fare grandi viaggi; moltissime ornano i viali e i parchi pubblici delle nostre città, senza parlare dei giardini privati. Ma se cercate una scusa per programmare un viaggio, ecco qualche idea:
- L'Orto botanico di Padova vanta un esemplare di M. grandiflora piantato nel 1786, che viene considerato il più antico d'Italia. Vi sono anche altri due notevoli esemplari ottocenteschi. Un altro esemplare davvero impressionante si trova nel chiostro "della Magnolia" della Basilica del Santo.
- A Capannori (Lu) Pierluigi Micheli ha creato una collezione di Magnolia e Michelia (che come si è visto nella parte sulla classificazione oggi è confluito in Magnolia) visitabile su appuntamento.
- A due passi dall'Italia, è visitabile il magnifico Parco Botanico del Gambarogno, sulla punta svizzera del lago Maggiore, creato dal vivaista Otto Eisenhut. Qualche foto di questa meravigliosa collezione nella prossima sezione.
- Numerosi sono i giardini britannici dove è possibile ammirare preziose collezioni di magnolie. Ne segnalo solo alcuni:
- Caerhays Castle in Galles ospita la collezione nazionale britannica di magnolie, con circa 40 specie (comprese ex Michelia e Mangletia), 170 cultivar riconosciute e 250 cultivar ancora senza nome. Due i motivi di principale interesse: le specie cinesi all'origine delle prime magnolie coltivate, e gli ibridi a fiori gialli (Caerhays è uno dei centri di ibridazione che puntano alla creazione della "vera" magnolia d'oro). Il sito è ricco di informazioni sulla storia delle magnolie e sugli ibridi a fiore giallo;
- Bodnant Garden, sempre in Galles, è famoso per le sue collezioni di piante da ogni parte del mondo; nelle aree più riparate della bordura di arbusti ospita circa 500 piante di magnolie; fu voluta da lord Aberconway (più tardi per un ventennio presidente della RHS) che sponsorizzò le spedizioni in Cina e nell'Himalaya di cacciatori di piante come Ernest Wilson e George Forrest;
- Anche i Nymans Gardens nel Sussex vantano esemplari arrivati qui all'inizio del '900, grazie soprattutto a Ernest "Chinese" Wilson: alcuni di essi sono i più grandi della loro specie nelle isole britanniche (tra di essi, una Magnolia sargentiana e una Magnolia x veitchii ‘Alba’ che superano i 17 m di altezza). Proprio a Nymans sono state create alcune varietà celebri, come Magnolia x loebneri ‘Leonard Messel’, nata qui all'inizio degli anni '50;
- Per concludere, una puntata in Belgio con l'Arboretum Wespelaar; qui crescono 279 tra specie e varietà di magnolie, sia di origine americana (M. virginiana, M. acuminata, M.macrophylla), sia asiatica come M. campbellii, M. sprengeri, M. sargentiana, M. stellata, M. x loebneri, ecc. A Wespelaar sono anche stati creati ibridi, in particolare a fioritura gialla nati da incroci con M. acuminata var. subcordata, il più noto dei quali è M. 'Daphne'.
Il Parco Botanico del Gambarogno è un parco-vivaio creato a San Nazzaro, di fronte a Locarno, dal vivaista Otto Eisenhut, su una superficie complessiva di circa 17.000 metri quadrati. Tra le moltissime piante rare che vi sono raccolte, stupefacenti sono le collezioni di camelie (quasi 950 varietà diverse) e magnolie (450 varietà). Incoraggiato dal celebre sir Peters Smithers, il proprietario del mitico - e ormai scomparso - giardino di Vico Morcote, Eisenhut ha creato una collezione unica di piante madri a partire dagli anni '70 (il parco è stato aperto al pubblico nel 1989). Sulle pendici di una collina scoscesa (con viste mozzafiato sul lago) il visitatore si aggira in mezzo ad alberi giganti, pensando di essere Alice nel paese delle meraviglie. Difficile tornare a casa senza un ricordo tangibile, sotto forma di una pianticella da piantare nel proprio giardino.
Nella gallery alcune fotografie scattate in occasione di una visita nell'aprile 2012.
Nella gallery alcune fotografie scattate in occasione di una visita nell'aprile 2012.