Melchiorre Guilandino
Dedicatario di Guilandina Se ne parla nel post Guilandino e la prima cattedra di botanica della storia Melchior Wieland nacque presumibilmente a Königsberg (oggi Kaliningrad), nella Prussia orientale, intorno al 1520. Praticamente niente sappiamo dei suoi primi anni. La notizia che fosse figlio illegittimo di un prete e di una prostituta si deve ai suoi detrattori (in particolare a Mattioli) e potrebbe essere del tutto falsa, come pure la circostanza che fosse stato cacciato dalla Università per aver fomentato disordini (anche in questo caso la notizia venne diffusa del Mattioli, nel momento più rovente della polemica che lo divise dal tedesco). E' probabile che nella città natale si fosse laureato in medicina; certa è invece la sua erudizione e la perfetta conoscenza del latino, del greco e dell'ebraico. Venne in Italia e latinizzò il proprio nome in Melchiorre Guilandinus (Guilandino o Guilandini). Fu in Sicilia e a Roma, dove, sempre secondo il maligno Mattioli, avrebbe vissuto in tale povertà da contendere le radici agli asini (da cui avrebbe appreso i costumi). Probabilmente fu anche a Bologna.
A Roma frequentò circoli eruditi e conobbe l'ambasciatore veneto presso la santa sede, il patrizio Marino Cavalli, uno dei Riformatori dell'Università di Padova. Questo lo condusse con sé in Veneto (non sappiamo esattamente quando, ma certo prima del settembre 1554) e lo introdusse negli ambienti universitari padovani. Guilandino strinse amicizia con Falloppio, che lo accolse in casa sua e strinse con lui un sodalizio (e forse un'amicizia intima) che durò fino alla morte. Divenne amico anche di Ulisse Aldrovandi, con il quale intrattenne un'assidua corrispondenza. Fu in corrispondenza anche con Gessner, che gli dedicò un'opera sui pesci. E' proprio una lettera a Gessner a diventare il primo nucleo del libello De stirpium aliquot nominibus vetustis ac novis che nel 1558 scatenò la disputa con Mattioli, che proseguì con Apologiae liber primus. Lo stesso anno Guilandino partì per un viaggio in Oriente che si sarebbe concluso con la cattura da parte dei corsari algerini, la prigionia (da cui lo avrebbe riscattato l'amico Falloppio), un naufragio e la perdita degli esemplari raccolti e degli appunti, Nel 1561, rientrato a Padova, fu nominato custode dell'Orto botanico dell'Università, carica che mantenne per 23 anni, fino alla morte, aggiungendo dal 1564 l'incarico di Ostensore dei semplici (professore di botanica) e dal 1567 quello di lettore di Materia medica. Nel 1562, alla morte del Falloppio, pose sulla tomba dell'amico una commossa epigrafe: «Falloppio, in questa tomba non verrai sepolto da solo / con te viene sepolta anche la nostra casa». Oltre alla solerte attività come direttore dell'istituzione patavina e come amato e prestigioso insegnante, scrisse ancora alcuni libri eruditi: nel 1562 la controreplica a Mattioli, Defensio XX problemata Melchiori Guilandini advesus quae Petr. Andreas Mattheolus ex centum scripsit; nel 1572 l'opuscolo sul Papyrus sui materiali scrittori usati nell'antichità. Morì il giorno di Natale 1589, legando i suoi libri alla Repubblica Veneta. |
Fonti
S. Pugliese, Melchiorre Guilandino, ‘bazarro Venetoteutonico’ alla guida dell'Orto botanico di Padova: studi su una biblioteca scientifica del Cinquecento, https://dspace-uniud.cineca.it/handle/10990/491
S. Pugliese, Melchiorre Guilandino, ‘bazarro Venetoteutonico’ alla guida dell'Orto botanico di Padova: studi su una biblioteca scientifica del Cinquecento, https://dspace-uniud.cineca.it/handle/10990/491