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StapeliaStapelia L. C. von Linnaeus, Species Plantarum 1: 217. 1753 In onore di Johannes Bodaeus Stapelius Se ne parla nel post Stapelius, il commento a Teofrasto e la Stapelia Stapelia è un vasto genere di succulente africane, appartenenti alla famiglia Apocynaceae (sottofamiglia Asclepiadoideae, che una tempo costituiva la famiglia indipendente delle Ascepiadaceae). E' diffuso in una vasta area dell'Africa tropicale e australe, in particolare in Bostwana, Zimbawe, Namibia e Sud Africa, dove si concentra una quarantina delle circa cinquanta specie. Sono perenni con fusti tendenzialmente eretti, quadrangolari, con denti tubercolati agli angoli, ciascuno dei quali porta una foglia rudimentale; solitamente glabri, sono glauchi se esposti all'ombra, rossicci al sole. Le Stapeliae sono soprattutto note per i loro fiori spettacolari, a forma di stella con una struttura molto complessa che comprende una corolla, generalmente appiattita, con cinque lobi, a volte molto lunghi e appuntiti, densamente papillati (ovvero ricoperti di piccoli peli) all'esterno, rugosi e corrugati all'interno, una corona esterna e una corona interna; i peli, la tessitura, le variegature maculate, nonché l'odore emesso (in quasi tutte le specie, decisamente sgradevole per noi umani) sono un richiamo per gli insetti impollinatori, che scambiano il fiore per un animale in decomposizione o per materia fecale. Nelle specie con fiori grandi e solitari, questi sono portati da peduncoli che nascono alla base della pianta; in quelle con fiori piccoli, questi sono dispersi a varie distanze lungo il fusto. Le dimensioni dei fiori sono molto variabili: si va dai 40 cm di diametro degli esemplari più grandi di Stapelia gigantea ai 6 mm delle specie più piccole. I frutti, a forma di V, si aprono liberando numerosi semi piumati, che vengono dispersi dal vento.
Sotto il nome Stapelia vengono ancora spesso commercializzate specie che oggi appartengono ad altri generi. In effetti, il grande genere Stapelia, creato da Linneo e rimpolpato dalle ricerche di Masson e poi da ulteriori scoperte prevalentemente ottocentesche, nel corso degli ultimi due secoli, a partire dall'inizio dell'Ottocento quando R. Brown e Haworth ne staccarono molte specie, ha subito continue revisioni con la creazione di molti nuovi generi, che insieme a Stapelia sono andate a formare la sottotribù Stapeliinae. Quest'ultima oggi comprende una costellazione di una quarantina di generi, solitamente ben confermati dalle analisi filogenetiche, che, pur differenziandosi tra loro per particolarità a volte facili da cogliere anche per noi profani, a volte più esoteriche, condividono largamente le caratteristiche generali (fusti angolati con denti lasciati dalla caduta delle foglie rudimentali, fiori a stella con struttura complessa, con colori e odori adattati per l'impollinazione da parte di insetti necrofagi) e la nicchia ecologica (zone aride prevalentemente rocciose). Del resto non manca chi ha autorevolmente proposto di fare confluire l'intera tribù in un solo genere, ovvero Ceropegia. Questo spiega le confusioni che ancora persistono e coinvolgono tra l'altro Orbea variegata (che Linneo denominò a S. variegata e fu a lungo addirittura considerata la specie tipo), spessissimo commercializzata con il vecchio nome. Un caso particolare è quello di S. mutabilis, una specie che fu prodotta nell'Orto botanico di Vienna nel 1806, a partire da semi raccolti da Masson, e non è mai stata trovata in natura. Il suo status è discusso e presumibilmente si tratta di un ibrido (forse di Orbea variegata, forse di Tromotriche revoluta). In effetti, esistono anche ibridi intergenerici con i membri più vicini della sottotribù, alcuni naturali, altri di origine orticola: con Huernia (x Huernelia), Orbea (x Orbelia), Tavaresia (x Staparesia), Tromotriche (x Tromostapelia). Per l'aspetto ordinato e esotico dei fusti e soprattutto la bellezza dei fiori, nonostante l'inconveniente del cattivo odore, le Stapeliae sono molto ricercate dai collezionisti di piante succulente. Le specie in coltivazione sono solo una piccola parte di quelle reperibili in natura. Sotto analizzeremo quelle più note, per almeno alcune delle altre specie si rimanda ai seguenti siti: Uno sguardo su...
Stapelia gigantea N.E. Br. è originaria Sud Africa orientale. E' una tappezzante molto variabile, con fusti eretti, quadrangolari, glauchi, alti fino a 20 cm, spesso da 1 a 3 cm. I nome specifico si deve ai fiori che sono i più grandi del genere (e tra i più grandi del regno vegetale) con un diamentro fino a 40 cm (anche se, tipicamente, non superano i 25), con forma a imbuto e lobi molti allungati, che la fanno assomigliare a una stella marina. Gialli ocra pallido, variegati di rosso scuro, hanno una tessitura corrugata, setosa, e sono bordati da lungh peli. Questa specie, nota in inglese come carrion plant, "pianta carogna" è famosa per il pestilenziale odore di carne marcia. In coltivazione, comunque, è nota per fiorire con difficoltà.
Stapelia grandiflora Masson è originaria del Lesotho e del Capo Occidentale e orientale, particolarmente diffusa nel Grande Karoo. Anch'essa è una tappezzante con fusti eretti, quadrangolari, con spigoli vivi, quasi a forma di ali, ricoperti di minuti peli vellutati. I grandi fiori a stella, dal diametro fino a 22 cm, con lobi arrotondati e retroflessi e margini pelosi, sono da arancio a porpora scuro, con corrugamenti trasversali da bruni a gialli e colorazione più intensa sulle punte. I peli, che si infittiscono al centro e sulle punte, simulano la pelliccia di un animale morto. Insieme alla specie precedente e a Orbea variegata, è sicuramente tra le Stapeliinae più coltivate.
Stapelia hirsuta L. è originaria dell'area con piogge invernali delle province del Capo meridionale e occidentale. E' stata la seconda specie ad arrivare in Europa (prima del 1699; è citata già da Plukenet). E' una specie molto variabile, che ha dato vita a numerosi ibridi, con fusti eretti, quadrangolari, e fiori molto grandi (fino a 15 cm di diametro) caratterizzati da lunghi peli setosi da rosa a viola che simulano la pelliccia di un animale morto. Gli apici dei petali hanno invece rigature porpora.
Stapelia leendertziae N.E. Br. è una specie originaria del Transvaal e dello Swaziland, che deve il nome specifico a Reino Leendertz, botanica presso il Transvaal Museum che fu la prima a raccoglierla nel 1909, nei pressi di Heidelberg. Ha fusti tappezzanti che, se coltivata in vaso, tendono a ricadere dal bordo. E' unica per la forma del fiore a coppa profonda che si apre a stella, lungo 7-8 cm, bruno porpora all'esterno e porpora scurissimo, quasi nero, o marrone scuro all'interno, rugoso e densamente vellutato con corti peli. Abbastanza rara in natura, è apprezzata dai collezionisti proprio per la peculiarità della forma dei fiori e una relativa facilità di coltivazione.
Stapelia schinzii Berger & Schltr. è presente in Namibia, Bostwana e Angola meridionale; ne sono riconosciute tre varietà: var. schinzii, con fiori grandi, tappezzante, presente in Namibia; var. angolensis, con fiori più piccoli e fusti poco dentati con andamento strisciante; var. bergeriana, con corolla liscia e lucida. Soprattutto nella varietà tipica, sono piante relativamente grandi e robuste, che si espandono per mezzo di stoloni in dense macchie anche di un metro di diametro. I fusti, alti fino a 6 cm, sono spesso macchiati di porpora. Rispetto ai fusti, i fiori sono relativamente grandi (diametro fino a 12 cm), rosso scuro o marrone, che lobi della corolla allungai e bordati da peli porpora che vibrano al vento (sembra che anche questa sia una strategia per attirare gli insetti). Il nome specifico onora Hans Schinz (1858-1941), direttore dell'orto botanico di Zurigo.
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