Jean-Paul BignonJean-Paul Bignon (1662-1743) nacque in una illustre famiglia di funzionari della corona. Il nonno paterno Jérôme I era stato avvocato al Parlamento di Parigi e bibliotecario reale, cariche poi rette anche dal padre Jérôme II; grazie alla madre, la colta Suzanne Phélypeaux, era poi imparentato con altre famiglie influenti della burocrazia reale; particolarmente importante fu protezione del fratello della madre, Louis II de Pontchartrain, ministro del Re Sole. Jean-Paul nacque a Parigi e, essendo il terzogenito, fu destinato alla carriera ecclesiastica. Dopo aver iniziato gli studi alla scuola di Port Royal (fondata dal nonno paterno), passò al Collège d'Harcourt, quindi entrò negli Oriatoriani di Parigi, seguendo gli studi teologici presso il seminario di Saint Magloire annesso all'Oratorio. Ricevuti i primi ordini nel 1684, per qualche anno fu assegnato a Saint-Paul-aux-Bois.
Rientrato a Parigi nel 1690, nel 1691 fu ordinato sacerdote e iniziò una brillante carriera di predicatore di corte (era celebre per la memoria, la capacità di sintesi e l'eloquenza). Nel 1693 venne nominato abate commendatario di Saint-Quentin-en-l'Isle e predicatore del re; fu deputato alle assemblee del Clero del 1693 e del 1695. Tuttavia la sua vita libertina (aveva un'amante e una figlia illegittima e rapporti di polizia del tempo ci informano che frequentava le prostitute, cui chiedeva "prestazioni particolari") gli precludeva l'accesso al vescovado. In compenso, lo zio pensò per lui una carriera di grande burocrate al servizio della monarchia, con un ruolo che oggi definiremmo di organizzatore culturale. Membro onorario dell'Accademia delle scienze dal 1691 (effettivo dal 1699), ne redasse lo statuto e ne fu ripetutamente il Presidente o il vicepresidente; dal 1693 fu accolto nell'Académie française (con la quale tuttavia ruppe quando questa rifiutò le sue proposte di modifica dello statuto); dal 1692 partecipò alle sedute dell'Accademia di pittura e scultura (di cui fu consigliere onorario dal 1709) e dal 1694 a quelle dell'Accademia delle iscrizioni (ordinario dal 1701), che riformò e fece rinascere su nuove basi. Presiedette anche una commissione (emanazione dell'Accademia delle scienze) che doveva studiare la fattibilità di una vasta Description des Arts et Métiers, di cui affidò la direzione a Réaumur (dell'opera, che anticipa l'Encyclopédie uscirono però solo pochi fascicoli). Lo zio gli affidò anche la riforma della censura (che mitigò con l'introduzione del permesso tacito); nel 1708 fu nominato presidente del Bureau de la librerie nell'ambito del Consiglio privato del re. Dal 1705 al 1714, fece parte del comitato di redazione del Journal des savans. Il ritiro a vita privata dello zio e la disgrazia del figlio di questi, Jérôme de Pontchartrain, interruppero per qualche tempo questa brillante carriera, spingendo l'abate a ripiegare sugli incarichi ecclesiastici (nel 1712 divenne presidente dell'Ufficio per gli affari ecclesiastici). Tuttavia con l'avvento della reggenza riassunse in pieno il suo ruolo di guida della politica culturale francese; ancora grazie al cugino conte di Maurepas (figlio di Jérôme de Pontchartrain, era succeduto al nonno e al padre come responsabile della Casa del re), nel 1718 divenne bibliotecario del re e dal 1724 tornò a dirigere il Journal des savans. L'abate Bignon lasciò un segno profondo anche nella gestione della Biblioteca reale (l'antenata dell'attuale Biblioteca nazionale): ne procurò una migliore sistemazione, ne riorganizzò la catalogazione, creò cataloghi tematici, ne arricchì i fondi migliorando il sistema del deposito legale, acquisendo molte collezioni, creando un gruppo di "ricercatori di libri" e creando una rete di corrispondenti esteri che fecero affluire alla biblioteca libri e riviste da tutta Europa. In corrispondenza con molti eminenti studiosi europei, nel 1734 fu ammesso alla Royal Society. Si dimise dall'incarico (che trasmise a un nipote) nel 1741, trascorrendo gli ultimi anni nel suo castello nell'île Belle dove morì nel 1743. Alla sua morte, lasciò una biblioteca personale di oltre 60.000 volumi. Fu anche autore di un romanzo filosofico, Les Aventures d’Abdalla, che anticipa per qualche aspetto Les lettres persanes di Montesquieu. |
Fonti
Jean Paul Bignon, in Dictionnaire des journalistes, http://dictionnaire-journalistes.gazettes18e.fr/journaliste/074-jean-paul-bignon
Jean Paul Bignon, in Dictionnaire des journalistes, http://dictionnaire-journalistes.gazettes18e.fr/journaliste/074-jean-paul-bignon