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GerberaGerbera L. C. von Linné, Opera Varia 247, 1758 ![]() Gerbera è un genere della famiglia delle Asteraceae che comprende una trentina di specie di erbacee perenni originarie delle praterie dell'Africa subsahariana, soprattutto del Sud Africa dove vive il 40% delle specie, del Madagscar e dell'altopiano sino-hymalaiano. Dal rizoma, che può essere alquanto esteso, si dipartono le foglie, dal portamento cespuglioso, spesso setose al tatto per la presenza di peluria; i grandi e vistosi capolini a margherita sono portati da steli eretti e rigidi. Si tratta di infiorescenze composte da centinaia di fiori, che, a differenza di altre Asteraceae, si distinguono in tre, anziché due tipi: flosculi radiali ligulati, flosculi "trans", sempre ligulati ma assai più brevi, flosculi del disco tubolosi; i primi due hanno solo organi funzionalmente femminili (lo sviluppo delle antere si blocca ai primi stadi). Non hanno sepali, ma la base della corolla è circondata da lunghi pappi pelosi, che poi aiuteranno la dispersione dei semi. Il frutto è un achenio.
Le Gerberae comunemente commercializzate (il quinto genere per diffusione tra i fiori recisi) sono ibridi che hanno sempre tra i genitori G. jamesonii, originaria del Transvaal, non rustica (anche se alcuni ibridi di nuova generazione vantano una certa rusticità); al contrario, le specie indiane e cinesi sono native di aree temperate del Kashmir e del Nepal, dove crescono tra i 1300 e i 3200 m di altitudine. Finora poco note e poco sfruttate dal punto di vista orticolo (sono molto meno vistose delle sorelle africane) potrebbero invece aprire prospettive interessanti per la coltivazione in aiuola anche in zone con inverni sotto zero. Una certa rusticità è mostrata anche da alcune delle altre specie sudafricane. Di alcune di esse si parla di seguito, insieme alla più nota delle himalayane; per altre informazioni si rimanda al bel sito Gerbera.org. Uno sguardo su...![]()
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![]() Gerbera jamesonii Bolus ex Hook. f. , la specie più nota e coltivata, all'origine di centinaia di ibridi orticoli, è originaria delle praterie del Transvaal. E' una perenne a rosetta, con foglie profondamente incise, pelose, e capolini portati su lunghi scapi eretti; i flosculi radiali, molto stretti e allungati, possono essere crema, arancio, rosso e rosa, con disco giallo-crema. La storia della sua scoperta e diffusione è curiosa. Benché fosse già stata raccolta da William Greenstock e dal geografo e naturalista polacco Anton Rehmann alla fine degli anni '70 dell'Ottocento, la sua diffusione si deve a Robert Jameson, un uomo d'affari scozzese che nel 1884 aveva fondato una compagnia mineraria per lo sfruttamento di un campo aurifero recentemente scoperto a Moodies, nei pressi di Barbeton. Colpito dalla bellezza i questi fiori che sbocciavano a profusione nei pressi degli scavi minerari, al suo ritorno a Durban ne portò con sé alcuni esemplari che donò al locale Giardino botanico. Il direttore del giardino, John Medley Wood, ne spedì alcuni a Kew; altri furono inviati qualche anno dopo da Harry Bolus che li aveva raccolti nella stessa località. Fu proprio Bolus a proporre a J. D. Hooker di denominare la nuova specie G. jamesonii in onore di Robert Jameson.
![]() Gerbera viridifolia (DC) Sch. Bip. è una specie africana molto diffusa e assai variabile; le foglie, senza piccioli, emergono da una corona setosa e sono molto variabili per forma e dimensioni, con la pagina superiore pelosa e quella inferiore glabra. Gli scapi florali, lunghi fino a 45 cm, glabri alla base e pelosi al'apice, portano capolini solitari con flosculi radiali solitamente bianchi all'interno e rossastri o violacei ai margini e all'esterno (ma in alcune aree possono esser malva o porpora); il disco è scuro, bruno-violaceo. Poiché fiorisce quasi tutto l'anno, ha portato agli ibridi che ha originato con G. jamesonii la rifiorenza.
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Una breve storia delle gerbere ibride
La prima gerbera ibrida fu ottenuta da Richard Lynch, curatore dell'Orto botanico di Cambridge che nel 1887 incrociò G. jamesonii con G. viridifolia. Dal nome del luogo dove furono creati questi ibridi vennero chiamati Gerbera x cantabrigiensis. Nel 1891 Lynch fu premiato con un certificato di merito dalla RHS e nel 1894 presentò i suoi ibridi alla Temple Exhibition di Londra; essi vennero commercializzati in Europa da Sanders (di Bruges) e in Inghilterra da Veitch.
All'inizio del secolo, a partire da ibridi di Lynch, il lavoro di ibridazione venne continuato in Francia da Vilmorin (che nel 1904 incominciò a metterne in vendita i semi) ma soprattutto da R. Adnet che nel suo vivaio "La Roseraie" a Cap d'Antibes nel 1909 produsse 2700 incroci (ottenendo alla quarta generazione 25000 semenzali, con interessanti variazioni di colore). All'epoca la gerbera era coltivata soprattutto all'aperto, in zone a clima mite, ma alcuni vivai incominciano a coltivarla in serra anche in paesi più freddi, come la Germania. La Prima guerra mondiale mise fine a questa prima fase di espansione.
Soltanto con gli anni '20 vi fu una ripresa; uno dei suoi protagonisti fu il tedesco Robert Diem, antico capo giardiniere di Adnet, che creò un vivaio in Riviera e diventò uno dei massimi produttori mondiali. Nello stesso periodo Dubois produsse le prime varietà a fiori doppi. Tra le due guerre la coltivazione della gerbera si diffuse in tutta Europa, ma anche negli Stati Uniti e il Giappone. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale determinò una seconda fase di declino.
Dopo la seconda guerra mondiale i veri protagonisti del mercato della gerbera diventarono gli Olandesi (lo sono ancora oggi); le aziende maggiori erano Alkemade a Nordwijk (che produsse alcune nuove cultivar con colori rossi brillanti) e Van Staverene a Aalsmeer; programmi di ibridazione vennero portati avanti anche in altri paesi europei, in particolare in Germania, e negli Stati Uniti. Il lavoro degli ibridatori puntava soprattutto a produrre fiori grandi, in molti colori, adatti al mercato dei fiori recisi. In questa fase, la gerbera era infatti diventata essenzialmente una pianta da serra, dove in condizioni protette si possono produrre i grandi fiori regolari richiesti dal mercato nel corso di tutto l'anno.
Negli anni '60 l'ibridatore tedesco Lefring produsse 'Schwarzherz', il primo ibrido con disco scuro.
A partire dagli anni '70, una piccola svolta avvenne negli Stati Uniti. Come si è visto, fino a quel momento le gerbere erano essenzialmente destinate al mercato dei fiori recisi e a tal fine erano coltivate a milioni di esemplari nei vivai di tutto il mondo. Tuttavia i produttori statunitensi non riuscivano più a tenere il passo con la concorrenza dei fiori provenienti dal Sud America, in particolare dalla Colombia dove fino dal primo dopoguerra si era sviluppata una notevole produzione. L'Università della California iniziò così un programma di ibridazione volto a produrre piante più piccole e più resistenti, adatte alla coltivazione amatoriale in vaso o in aiuola; in questo senso si mossero anche le ricerche di alcune aziende giapponesi, mentre i produttori europei continuavano (e continuano tuttora) a puntare sui fiori recisi. La prima cultivar coltivata da semi con steli corti, adatta alla coltivazione in vaso, è 'Happipot', introdotta all'inizio degli anni '80 dalla firma giapponese Sakata. Più o meno negli stessi anni, negli USA vennero prodotte le serie Sunshine e Sunburst, sempre destinate alla coltivazione in vaso. Ugualmente statunitensi sono le serie Nain e Valley Heart, con crescita vigorosa, portamento compatto e fioritura continua.
In questo modo le gerbere incominciarono ad uscire dalle serre e a diventare anche piante da giardino. Ora l'obiettivo degli ibridatori è aumentarne la rusticità. I primi a raggiungere l'obiettivo sono i soliti olandesi con la serie Garvinea (non prodotta da seme, ma in vitro), in fioritura dalla fine della primavera fino ai primi freddi, rustica fino a -5. Negli anni '90 e all'inizio di questo secolo sono arrivate anche forme nuove, come i tipi a corolla semi doppia o spider, e cultivar doppie con corolle bicolori. Oggi gli ibridi disponibili sono centinaia, in un'enorme varietà di colori, dimensioni, destinazioni.
La prima gerbera ibrida fu ottenuta da Richard Lynch, curatore dell'Orto botanico di Cambridge che nel 1887 incrociò G. jamesonii con G. viridifolia. Dal nome del luogo dove furono creati questi ibridi vennero chiamati Gerbera x cantabrigiensis. Nel 1891 Lynch fu premiato con un certificato di merito dalla RHS e nel 1894 presentò i suoi ibridi alla Temple Exhibition di Londra; essi vennero commercializzati in Europa da Sanders (di Bruges) e in Inghilterra da Veitch.
All'inizio del secolo, a partire da ibridi di Lynch, il lavoro di ibridazione venne continuato in Francia da Vilmorin (che nel 1904 incominciò a metterne in vendita i semi) ma soprattutto da R. Adnet che nel suo vivaio "La Roseraie" a Cap d'Antibes nel 1909 produsse 2700 incroci (ottenendo alla quarta generazione 25000 semenzali, con interessanti variazioni di colore). All'epoca la gerbera era coltivata soprattutto all'aperto, in zone a clima mite, ma alcuni vivai incominciano a coltivarla in serra anche in paesi più freddi, come la Germania. La Prima guerra mondiale mise fine a questa prima fase di espansione.
Soltanto con gli anni '20 vi fu una ripresa; uno dei suoi protagonisti fu il tedesco Robert Diem, antico capo giardiniere di Adnet, che creò un vivaio in Riviera e diventò uno dei massimi produttori mondiali. Nello stesso periodo Dubois produsse le prime varietà a fiori doppi. Tra le due guerre la coltivazione della gerbera si diffuse in tutta Europa, ma anche negli Stati Uniti e il Giappone. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale determinò una seconda fase di declino.
Dopo la seconda guerra mondiale i veri protagonisti del mercato della gerbera diventarono gli Olandesi (lo sono ancora oggi); le aziende maggiori erano Alkemade a Nordwijk (che produsse alcune nuove cultivar con colori rossi brillanti) e Van Staverene a Aalsmeer; programmi di ibridazione vennero portati avanti anche in altri paesi europei, in particolare in Germania, e negli Stati Uniti. Il lavoro degli ibridatori puntava soprattutto a produrre fiori grandi, in molti colori, adatti al mercato dei fiori recisi. In questa fase, la gerbera era infatti diventata essenzialmente una pianta da serra, dove in condizioni protette si possono produrre i grandi fiori regolari richiesti dal mercato nel corso di tutto l'anno.
Negli anni '60 l'ibridatore tedesco Lefring produsse 'Schwarzherz', il primo ibrido con disco scuro.
A partire dagli anni '70, una piccola svolta avvenne negli Stati Uniti. Come si è visto, fino a quel momento le gerbere erano essenzialmente destinate al mercato dei fiori recisi e a tal fine erano coltivate a milioni di esemplari nei vivai di tutto il mondo. Tuttavia i produttori statunitensi non riuscivano più a tenere il passo con la concorrenza dei fiori provenienti dal Sud America, in particolare dalla Colombia dove fino dal primo dopoguerra si era sviluppata una notevole produzione. L'Università della California iniziò così un programma di ibridazione volto a produrre piante più piccole e più resistenti, adatte alla coltivazione amatoriale in vaso o in aiuola; in questo senso si mossero anche le ricerche di alcune aziende giapponesi, mentre i produttori europei continuavano (e continuano tuttora) a puntare sui fiori recisi. La prima cultivar coltivata da semi con steli corti, adatta alla coltivazione in vaso, è 'Happipot', introdotta all'inizio degli anni '80 dalla firma giapponese Sakata. Più o meno negli stessi anni, negli USA vennero prodotte le serie Sunshine e Sunburst, sempre destinate alla coltivazione in vaso. Ugualmente statunitensi sono le serie Nain e Valley Heart, con crescita vigorosa, portamento compatto e fioritura continua.
In questo modo le gerbere incominciarono ad uscire dalle serre e a diventare anche piante da giardino. Ora l'obiettivo degli ibridatori è aumentarne la rusticità. I primi a raggiungere l'obiettivo sono i soliti olandesi con la serie Garvinea (non prodotta da seme, ma in vitro), in fioritura dalla fine della primavera fino ai primi freddi, rustica fino a -5. Negli anni '90 e all'inizio di questo secolo sono arrivate anche forme nuove, come i tipi a corolla semi doppia o spider, e cultivar doppie con corolle bicolori. Oggi gli ibridi disponibili sono centinaia, in un'enorme varietà di colori, dimensioni, destinazioni.