AldrovandaAldrovanda L. C. von Linné, Species Plantarum : 281, 1753 Aldrovanda è genere monotipico della famiglia Droseraceae, rappresentata dalla sola specie A. vesiculosa L., un'erbacea acquatica carnivora diffusa in tutti i continenti, eccetto le Americhe. In passato dovette comprendere un numero maggiori di specie oggi estinte (ne sono state individuate 17). E' un'erbacea di piccole dimensioni, priva di radici, che fluttua liberamente sulle acque di laghi, stagni, foci di fiumi con acqua ferma; i fusti, lunghi 5-20 cm, poco ramificati, portano verticilli di foglie disposti a intervalli regolari; ciascun verticillo è formato da 4-9 foglie disposte come una ruota idraulica, con i raggi formati da petioli dilatati, che terminano con la trappola (una foglia modificata) e 4-6 lunghe ciglia. La trappola è costituita dal lembo fogliare, reniforme, in due valve semicircolari lunghe 4 mm e larghe 2,5 mm che si chiudono sulla preda. Il bordo dei lobi è munito di minuscoli denti, ripiegati verso l'interno, che impediscono alla preda di sfuggire; la chiusura è brutale e istantanea. Le pareti interne sono munite di ghiandole che secernono enzimi grazie ai quali l vittima è digerita in circa una settimana. Le vittime tipiche sono larve di zanzare, pulci d'acqua, daphniae, copepodi e numerosi microorganismi.
Anche se la specie è unica, in base all'origine geografica se ne riconoscono due forme, con alcune differenze notevoli. Le Aldrovandae europee hanno foglie verde chiaro; fioriscono raramente e non producono semi, oppure producono semi non fertili; si riproducono rapidamente in modo vegetativo (la piante cresce da un'estremità, mentre tende a seccare dall'altra); d'inverno, per resistere al freddo, emettono dei turioni, che scendono sott'acqua e permettono alla pianta di trascorrere l'inverno; in primavera, alla ripresa del ciclo vegetativo, ciascun turione potrà dare vita a 15-30 piante figlie. Le Aldrovandae tropicali hanno fusti e foglie rossastri, vegetano tutto l'anno senza il periodo di riposo invernale, fioriscono più liberamente e producono più semi fertili. Come si è accennato nel post, A. vesicolosa è una specie ad alto rischio di estinzione. La situazione (la diffusione iniziale, con l'elenco puntiglioso di tutte le stazioni del passato e del presente) è meticolosamente descritta nel sito della Lista rossa IUCN; ne esce un quadro drammatico: presente in 124 regioni in 24 paesi a inizio secolo, è oggi drammaticamente confinata a 50 stazioni in tutto. Di grande sofferenza la situazione europea, dove l'estinzione è confermata in Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia. Le cause di tale drastica riduzione sono complesse e dipendono, in piccola parte, dalla fragilità intrinseca di questa specie, e, moltissimo, dalle attività umane. Le popolazioni sono caratterizzate da una distribuzione estremamente frammentaria (quasi un record tra le angiosperme); le stazioni sono isolate tra loro, lontane le une dalle altre mediamente 800-1500 km, con punte di più di 2000 km. Le singole popolazioni presentano alte fluttuazioni annuali, legate a fattori locali, e basse capacità di dispersione. Per le specie europee, un momento particolarmente delicato è l'inverno; il prolungarsi della stagione invernale può portare alla perdita di molti turioni, predati dalla fauna acquatica, che nella stagione invernale ha meno cibo a disposizione, o uccisi dal gelo. Un altro problema è la scarsa variabilità genetica: le popolazioni europee si riproducono per lo più vegetativamente, mentre quelle asiatiche e australiane, anche se fioriscono a profusione, hanno un periodo di fioritura breve e spesso non riescono a fruttificare; i semi vitali sono pochi, e in buon parte sono il prodotto di impollinazione autogama. La specie è presente in diversi tipi di habitat, dagli stagni ai lagni, alle lagune e al delta dei fiumi, ma predilige acque povere di nutrienti. Come molte carnivore, è legata a situazioni molto specifiche e ha difficoltà a competere con specie più generaliste. La sua distribuzione è infatti per lo più limitata a comunità con poche specie; gli ambienti dove ha maggior successo sono tipicamente le zone litoranee dei grandi laghi, dove le variazioni del livello delle acque sono contenute e la competizione con altre piante che formano dense coperture è limitata o assente. Inoltre è particolarmente sensibile all'inquinamento delle acque e all'eutrofizzazione, che causa tra l'altro il proliferare di un altro temibile competitore, le alghe. Affascinante forse anche per questa storia tormentata, questa specie è ricercata dai collezionisti di piante carnivore e dagli acquariofili. Chi fosse interessato a provarne la coltivazione, troverà dettagliate istruzioni "passo dopo passo" in questa pagina. E' anche oggetto di un importante progetto di studio e documentazione a cura della International Carnivorius Plant Society, per il quale si rimanda a questa pagina. |