Nicolas MonardesJuan Batista Nicolas Monardes y Alfaro (1508-1588) nacque a Siviglia da Nicolas de Monardis, tipografo di origine genovese, e Ana Alfaro, sivigliana. Studiò medicina nella prestigiosa università di Alcalà de Henares, dove nel 1533 acquisì il baccellierato in Medicina. La sua formazione seguì dunque l'impronta del galenismo, che assegnava grande importanza ai preparati farmaceutici a partire da sostanze naturali, al fine di mantenere in equilibrio i quattro umori. Rientrato nella città natale, Monardes svolse il praticantato sotto Garcia Pérez de Morales, un medico con una clientela prestigiosa. In questi anni compose la sua prima opera, un catalogo delle piante spagnole, che non ci è giunto.
Nel 1537, ottenuta la licenza di praticare la medicina, si sposò con Catalina de Morales, la figlia del suo maestro. Il prestigio e la vasta clientela del suocero gli garantirono un sicuro successo professionale. Come testimoniano le dediche delle sue opere, tra i suoi clienti ci furono molte personalità del tempo. Nel frattempo completò gli studi al Collegio di Santa Maria de Jesus di Siviglia, conseguendo nel 1547 la licenza e il dottorato di medicina. E' probabile che aspirasse a una cattedra universitaria, ma senza successo. Una famiglia sempre più numerosa (alla fine avrà sette figli) lo spinse ad affiancare alla pratica della medicina l'attività commerciale. Tra il 1553 e il 1563, in società con Juan Núñez de Herrera, commerciò con le Indie approvvigionando la città di Nombre de Dios, sull'istmo di Panama, al tempo uno dei principali porti americani. Tra le "merci", figurano anche schiavi; e la tratta degli schiavi continuerà a essere tra le sue fonti di reddito negli anni successivi. Monardes praticava già una forma di "commercio triangolare": le navi partite dalla Spagna si dirigevano in Africa, ad esempio a Capo Verde, dove venivano caricati gli schivi che erano portati in America; con il ricavato si acquistavano prodotti americani ricercati in Spagna come cocciniglia (colorante rosso), pietre preziose, legname pregiato e soprattutto medicinali, come il pregiatissimo guayaco (Guaiacum spp.), considerato infallibile contro il mal francese. Monardes non visitò ma le Americhe: era il socio ad occuparsi di questa parte degli affari, mentre il medico rimaneva a Siviglia. Dopo la morte di Núñez de Herrera, spedì nel Nuovo mondo il figlio maggiore, Garzìa, perché potesse curare di persona i suoi interessi americani. Nel 1554, dopo la morte della madre di Catalina che la lasciò erede di tutti i suoi beni, la coppia Monardes si trasferì in una casa appartenuta al suocero, in calle de la Sierpe, che comprendeva un giardino; qui Monardes poté creare il suo gabinetto di curiosità e il giardino delle piante americane, incrementando le sue collezioni grazie ai tanti contatti con commercianti, marinai, sacerdoti, avventurieri che facevano la spola tra la Spagna e l'America. In questi anni di agiatezza economica compose libri di medicina e due opere di argomento botanico: un trattato sulle rose e un volumetto sugli agrumi, dove tra l'altro ipotizzò (in anticipo sulla scienza del tempo) che gli agrumi coltivati fossero il frutto di incroci. Nel 1563 si associò con il genero Rodrigo Brizueta, marito della figlia Leonor; l'impresa si rivelò un fiasco che nel 1567 lo trascinò in una scandalosa bancarotta, in seguito alla quale rischiò addirittura il carcere (come il manzoniano fra' Cristoforo, se ne salvò rifugiandosi in un convento, dal quale poté contrattare con i suoi creditori). E' pensabile che sia stata proprio la necessità di risollevare il suo prestigio a spingerlo a comporre la sua opera maggiore Historia medicinal de las cosas que se traen de nuestras Indias Occidentales que sirven en Medicina in tre volumi che usciranno rispettivamente nel 1565, nel 1571 e nel 1574, pubblicati insieme a opere minori sulle proprietà medicinali della pietra bezoar, della neve e del ferro. Dopo il 1577, venduta la casa di calle de Las Serpes, rimasto vedovo, si trasferì presso una figlia; la sua situazione economica si era ristabilita, e ottenne ancora qualche incarico ufficiale come medico, ad esempio in occasione di un'epidemia di peste. Sappiamo che in vecchiaia prese gli ordini; morì nel 1588, lasciando nel testamento un'eredità di vari milioni di maravedì ai figli superstiti. |