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VrieseaVriesea Lindl. J. Lindley, Edwards's Botanical Register 29: sub t. 10. 1843 In onore di Willem Hendrik de Vriese Se ne parla nel post La missione de Vriese in Indonesia, ovvero per un colonialismo dal volto umano Vriesea è un vastissimo genere della famiglia Bromeliaceae, con circa 250 specie distribuite in una vasta area che va dal Messico al Brasile, per lo più in ambienti forestali umidi d'altura, fino a 2500 metri d'altitudine. Si tratta prevalentemente di epifite (anche se alcune specie sono litofite terrestri), di dimensioni da medie a grandi, con una rosetta di di foglie lanceolate o lineari con margini lisci; spesso ricoperte da fini squame, in diverse specie sono variegate da bande più chiare. La base delle foglie è avvolta in una guaina simile a una brattea, talvolta colorata. Nella rosetta delle foglie si raccoglie l'acqua piovana e le sostanze nutritive in decomposizione, che vengono assorbite dai peli di cui sono dotate le pareti interne delle foglie.
I fiori possono avere petali liberi o fusi a formare un tubo; solitamente sono riuniti in grandi infiorescenze appiattite, simili a pannocchie, con vistose brattee fiorali, portate su un robusto stelo. Spesso fiori e brattee sono in colore contrastante. Come l'affine genere Guzmania, anche Vriesea è monocarpica; dopo la fioritura la pianta muore, ma di solito prima ha prodotto germogli alla base. Nelle foreste pluviali, le Vriesea ospitano molti insetti e anche piccole rane, che possono compiere l'intero ciclo vitale tra la coppa formata dalla rosetta e le foglie. La maggior parte delle Vriesea coltivate sono originarie della Mata Atlantica nel Brasile sud-orientale, soprattutto dello stato di Espirito Santo. Con il loro aspetto decisamente tropicale, hanno attirato l'attenzione degli appassionati fin dal loro arrivo in Europa nella prima metà dell'Ottocento. Nella seconda metà di quel secolo il centro più attivo della loro coltivazione fu il Belgio, grazie ad Edouard Morren (1833-1886), curatore dell'orto botanico di Liegi. Egli descrisse e introdusse molte specie e tentò le prime ibridazioni; gli si deve la prima Bromeliacea ibrida, Vriesea x morreniana, che egli ottenne incrociando V. psittacina e V. carinata. Con questo successo iniziò un vero periodo d'oro delle Vrieseae ibride, con decine di introduzioni soprattutto in Belgio e in Francia, che durò fino alla prima guerra mondiale. La guerra e la crisi economica che seguì mandarono in crisi il settore e bisognò attendere fino al secondo dopo guerra per una ripresa. Oggi il maggiore centro di produzione sono indubbiamente i Paesi bassi, seguiti dagli Stati Uniti. Per un'accurata ricostruzione della storia dell'ibridazione di Vriesea, si rimanda a questo articolo di Gilbert Samyn. Sulla base delle ricerche molecolari, questo vastissimo genere risulta polifiletico; le indagini sono ancora in corso, ma già ne sono state staccate alcune specie, come V. imperialis, oggi Alcantarea imperialis, e la popolare V. splendens, dal 2016 riclassificata come Lutheria splendens (Brogn.) Lem. Uno sguardo su...
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