Bartolomeo MarantaBartolomeo Maranta (1500/15-1571) nacque a Venosa da una famiglia di noti intellettuali. Il padre, Roberto Maranta, era un eminente giurista, autore di un celebre trattato di diritto e di poesie latine, fondatore di una scuola di diritto a Salerno. E' ignota la data di nascita di Bartolomeo; le ipotesi spaziano dal 1500 al 1515. E' probabile che sia nato intorno al 1504, considerando che nel 1501 e nel 1502 la città fu colpita da un'epidemia di peste. Conosciamo molto poco i suoi anni giovanili. Studiò medicina a Napoli, acquisendo immediata reputazione tanto che, secondo un cronista dell'epoca, sarebbe stato nominato medico di corte di Carlo V, in occasione del soggiorno dell'imperatore in Italia (presumibilmente tra il 1535-39); non è noto se per il suo incarico si sia trasferito in Spagna (all'epoca Carlo V aveva al suo servizio 12 medici, uno dei quali potrebbe essere stato Maranta). Tra il 1550 e il 1554 seguì le lezioni di botanica di Ghini a Pisa; è stata anche ipotizzata una sua presenza a Bologna negli anni '40, quando Ghini ancora viveva e insegnava in quella città (passò a Pisa nel 1544). Durante il soggiorno pisano, strinse un duratura rapporto di amicizia con Ulisse Aldrovandi (il loro carteggio è una delle principali fonti per conoscere la vita di Maranta).
Nel luglio del 1554 rientrò a Napoli; si ha notizia che circa in quel periodò insegnò medicina all'antica scuola di Salerno, dove tra i suoi allievi avrebbe avuto Nicola Andrea Stigliola, ma non sappiamo né per quanto tempo né esattamente quando abbia tenuto questo incarico. E' certo invece che la famiglia Pinelli lo incaricò di insegnare botanica e medicina a Gian Vincenzo Pinelli, che aiutò a creare il suo celebre orto botanico, basandosi sul quale scrisse Methodi cognoscendorum simplicium libri tres (pubblicato nel 1559). Tuttavia nel 1556 Gian Vincenzo partì per Padova e lo stesso Maranta fu chiamato al servizio di Vespasiano Gonzaga, al momento impiegato nell'assedio di Ostia; rimase al servizio del Gonzaga almeno fino al 1558 quando, come ricorda in una lettera a Falloppio, lo accompagnò a Padova. Al fine del 1558 era di ritorno a Napoli, dove scrisse De aquae Neapoli, un trattatello in forma di epistola sull'uso medico di alcune fonti termali partenopee. All'attività scientifica alternava quella letteraria; nel 1561 informò Aldrovandi di essersi divertito a scrivere un libro su Virgilio. Gli interessi letterari e la frequentazione dell'ambiente dei letterari sembrano anzi prevalere, da questo momento, sulla carriera medica. Membro dell'Accademia napoletana, l'estate di quell'anno vi tenne cinque lezioni in italiano sull'Ars poetica di Orazio. Nel 1562 presumibilmente scrisse un Discorso sull'Annunciazione di Tiziano, dipinta per la cappella privata della famiglia Pinelli. Ma nell'estate di quell'anno queste tranquille attività culturali furono interrotte dall'arresto ordinato dall'Inquisizione. Maranta nel giugno del 1562 fu trasferito in un carcere romano, insieme ad altre dieci persone, accusate di aver partecipato a una riunione in cui Gian Francesco Alois - già sospetto di eresia e prosciolto dopo l'abiura qualche anno prima - aveva letto un poema di Francesco Maria Molza, interpretato come filo-luterano. In seguito all'inchiesta, Maranta fu prosciolto dall'accusa e poté rientrare a Napoli, dopo aver versato una cauzione di 500 ducati, forse nell'autunno del 1562. Molto peggio andò all'Alois, che nel 1564 fu decapitato come eretico nella Piazza del Mercato di Napoli. Maranta riprese gli studi letterari, dedicandosi alla Poetica di Aristotele, argomento sul quale ebbe una polemica con il letterato fiorentino Pietro Vettori. Nel 1564 pubblicò a Basilea la sua principale opera letteraria, Lucullianae questiones, in cinque libri in cui, sotto forma di dialogo, discute della qualità poetica dell'Eneide di Virgilio. In una data imprecisata tra l'autunno 1563 e il 1565 si trasferì a Roma, dove nel 1568 creò un giardino botanico, probabilmente per il cardinale Branda Castiglioni, a cui servizio rimase fino all'autunno 1569. In una lettera a Aldrovandi spiega che avrebbe voluto stabilirsi a Roma, ma che era ritornato in Campania su richiesta dei fratelli. Su richiesta del protofisico Gianantonio Pisano, sulla base delle ricerche condotte nella bottega di Ferrante Imperato scrisse un trattato sulla Teriaca e il Mitridato, due rimedi contro gli avvelenamenti (che sarebbe uscito postumo l'anno successivo). Quindi si trasferì a Molfetta, presso il fratello Pomponio, dove morì nel 1571. |
Fonti
L. Freedman, Bartolomeo Maranta’s ‘Discourse’ on Titian’s Annunciation in Naples, https://arthistoriography.files.wordpress.com/2015/11/freedman.pdf
M. N. Miletti, Maranta, Roberto, http://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-maranta_(Dizionario-Biografico)/
L. Freedman, Bartolomeo Maranta’s ‘Discourse’ on Titian’s Annunciation in Naples, https://arthistoriography.files.wordpress.com/2015/11/freedman.pdf
M. N. Miletti, Maranta, Roberto, http://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-maranta_(Dizionario-Biografico)/