André ThevetEccessivo, mitomane, privo di scrupoli ma anche contraddistinto da una curiosità inesauribile e da una eccezionale apertura verso il diverso, il viaggiatore, collezionista, geografo e bulimico scrittore dalla penna facile André Thevet è un vero figlio del Rinascimento francese, tanto da parere uscito dalle pagine del suo (forse) amico Rabelais.
André Thevet (1516/17-1590) nasce a Angouleme da una famiglia di barbieri-chirurghi. A dieci anni è costretto ad entrare nell'ordine francescano; per le persone del suo ceto (i barbieri-chirurghi diversamente dai medici avevano un basso livello di preparazione e un modesto status sociale) era un modo comune per dare un'istruzione e una speranza di ascesa sociale ai figli, soprattutto cadetti come André. Il ragazzo può così studiare e, grazie alla protezione della potente famiglia La Rochefoucauld, accede all'università di Poitiers quindi di Parigi; diventa poi segretario del cardinale d'Amboise, vescovo di Rouen, grazie a quale all'inizio degli anni '40 può effettuare i primi viaggi. In particolare visiterà l'Italia, dove sarebbe diventato amico del grande scrittore François Rabelais (ma le notizie autobiografiche di Thevet sono spesso da prendere con le molle: incontra tutti, conosce tutti, è una specie di Forrest Gump del Rinascimento). A Piacenza incontra il suo nuovo protettore, il cardinale di Lorena. Finanziato da quest'ultimo, nel 1549 parte per il Levante; visita Creta, le isole Egee, raggiunge Costantinopoli, quindi si unisce al naturalista Pierre Gilles in un viaggio alla ricerca di antichità che tocca Atene, Rodi, l'Egitto. Prima di rientrare, fa ancora un pellegrinaggio a Gerusalemme, visita il Libano, la Siria, l'Arabia e, nel viaggio di ritorno, l'isola di Malta. Nel 1553 eccolo a casa, dove pubblica un resoconto del suo viaggio, dal titolo Cosmographie du Levant. In effetti, non l'ha scritto di persona, ma l'ha affidato a un "negro", forse identificabile in François de Belleforest (che può tardi sarà uno dei suoi critici più feroci). E' un successo di pubblico, ma il nostro viaggiatore impenitente non riposa sugli allori; nel 1555 eccolo aggregarsi come elemosiniere alla spedizione di Villegagnon alla volta del Brasile. Partiti da Dippe ad agosto, a novembre sbarcano nell'isola di Ganabra della baia di Rio, dove i francesi costruiscono un fortino, il Fort Coligny. Dopo appena dieci settimane, dichiarandosi malato, rientra in Francia, ma sia durante il viaggio sia nel breve soggiorno, grazie al suo spirito curioso, ha avuto modo di raccogliere una massa di informazioni, che immediatamente mette a frutto nel suo secondo libro, Les singularitéz de la France anctartique. Riporta in patria anche semi e una collezione di curiosità, che all'occasione regala al potente di turno, ma soprattutto esibisce nella sua Wunderkammer. Nel 1559 ottiene di lasciare l'ordine francescano. Si stabilisce a Parigi e nel 1560 è nominato cosmografo del re, cioè geografo ufficiale; a partire dal 1576 sarà uno degli elemosinieri della regina madre Caterina de Medici; ottiene anche l'incarico di "custode delle curiosità reali". E' un esperto in materia: nella sua residenza parigina, crea un gabinetto di curiosità, dove raccoglie monete greche e romane, curiosità naturali e oggetti etnografici americani, ma anche manoscritti, tra cui spicca il Codice Mendoza, manoscritto azteco degli anni 1540-42. Ormai non viaggia più, ma la sua carica gli permette di corrispondere con molte persone e di avere accesso alle relazioni degli esploratori (che spesso vampirizzerà nei suoi libri). A partire dal 1560 mette mano alla sua opera più ambiziosa, la Cosmographie universelle, una sorta di enciclopedia geografica universale, un bric-à-brac di notizie dove le preziose informazioni tratte da fonti di prima mano soprattutto sulle Americhe si mescolano a notizie anche fantasiose tratte dalle fonti più svariate. Uno dei quattro tomi è dedicato agli indiani topinamba, che Thevet aveva avuto modo di conoscere di persona durante il suo soggiorno in Brasile e, insieme al libro precedente, costituisce una fonte preziosa per gli studi etnografici su quel popolo estinto. Intanto in Francia infuria la guerra di religione e Thevet si schiera decisamente con il partito cattolico, guidato da Enrico di Guisa, fratello del suo protettore, il cardinale di Lorena. Anche per questo la sua opera è violentemente attaccata come falsa e plagiaria dal calvinista Jean de Léry, che aveva vissuto nella colonia dopo e molto più a lungo di lui, di cui dirà "Thevet mente in modo cosmografico". Nel 1584, sulla scia delle Vite parallele di Plutarco, scrive Vrais portraits et vies des hommes illustres, una collezione di biografie dove, in modo assai originale, accanto ai padri della chiesa, ai saggi dell'antichità, compaiono navigatori come Colombo e Vespucci, conquistadores con Cortés e Pizarro, nonché sei sovrani amerindi. E' la sua ultima opera pubblicata. Nel 1585 inizia un'opera che rimarrà inedita, Le Grand Insulaire, description des îles habitées et inhabitées. Muore a Parigi nel 1590. |
Fonti
André Thevet, in Wikipedia, https://fr.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9_Thevet
R. Schlesinger, Introduzione a A. Thevet, Portraits of the French Renaissance and the wars of religion, Truman State University press, 2009
André Thevet, in Wikipedia, https://fr.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9_Thevet
R. Schlesinger, Introduzione a A. Thevet, Portraits of the French Renaissance and the wars of religion, Truman State University press, 2009