Ulisse AldrovandiUlisse Aldrovandi (1522-1605) nacque a Bologna da una nobile famiglia; il padre Teseo, notaio, fu segretario del Senato bolognese; la madre, Veronica Marescalchi, era cugina del futuro papa Gregorio XIII. Rimasto orfano a sette anni, fu educato da un precettore privato. A dodici anni fuggì di casa per recarsi a Roma "senza danari, con animo ardito". Ritornato a casa, dimostrò particolari predisposizioni per l'aritmetica, tanto che fu impegnato come contabile e segretario presso due mercanti di Bologna e Brescia. Nel 1538, ripartì nuovamente per Roma; sulla via del ritorno, incontrò un pellegrino, con il quale affrontò a piedi e senza denari il lungo e avventuroso pellegrinaggio fino a Santiago di Compostella.
Sedicenne, al suo rientro a Bologna, fu convinto dai parenti a riprendere gli studi, seguendo un po' a malincuore gli studi letterari e giuridici. Nel 1542 divenne notaio. Nel 1547, benché ormai prossimo alla laurea in giurisprudenza, passò allo studio della logica e della filosofia; l'anno successivo si trasferì all'Università di Padova, dove seguì i corsi di filosofia, matematica e medicina. Nel 1549 fu coinvolto in un processo di eresia. Arrestato con altri sospetti il 12 giugno 1549, a settembre pronunciò pubblica abiura; tuttavia fu inviato a Roma, dove rimase otto mesi, parte in carcere, parte a piede libero. A Roma, oltre a occuparsi di monumenti antichi, incontrò Guillaume Rondelet che lo spinse ad approfondire gli studi della medicina e delle scienze naturali. A questo soggiorno risale la sua prima opera a stampa, Delle statue romane antiche, che per tutta Roma, in diversi luoghi, et case si veggono. Rientrato a Bologna nel 1550, iniziò a studiare botanica, zoologia, mineralogia e completò gli studi di medicina, approfondendo in particolare l'anatomia. Nel 1551, conobbe Luca Ghini che all'epoca insegnava a Pisa ma trascorreva le vacanze a Bologna; fu un incontro determinante per consolidare la sua vocazione di naturalista. Nel giugno di quello stesso anno realizzò la sua prima escursione naturalistica; altre seguirono nel giugno del 1552 (Alpi di Sestola, Fiumalbo,Frignano, Monte Santo) e del 1553 (Alpe di Montegibbio, Sassuolo, Fiumalbo, Lagosanto, Alpi del S. Pellegrino, Alpi della Pania nel lucchese). Al termine di questa escursione, incontrò Ghini a Bagni di Lucca, erborizzò con lui, quindi lo raggiunse a Pisa, dove redasse un catalogo dell'Orto botanico, quindi visitò Livorno e l'isola d'Elba. Di Ghini seguì presumibilmente le lezioni, di cui ci ha lasciato un interessante resoconto. A novembre si laureò in filosofia e medicina a Bologna ed entrò a far parte del collegio dei medici. L'escursione della tarda primavera 1554 fu dedicata all'esplorazione del Monte Balbo, in compagnia di altri botanici e sotto l'esperta guida di Francesco Calzolari; visitò quindi Padova, dove strinse amicizia con Falloppio, a Venezia, dove il patrizio Pietro Andrea Michiel gli negò l'accesso al suo orto botanico privato a causa di un contrasto con Falloppio. A novembre di quell'anno Aldrovandi incominciò a insegnare all'ateneo bolognese dove tenne un lettorato di logica. L'anno successivo passò all'insegnamento della filosofia, al quale nel 1556 affiancò l'insegnamento di botanica medica (De simplicibus). E' della tarda primavera-estate 1557 la sua spedizione scientifica più famosa, che lo portò con i suoi allievi nelle valli comasche e ravennati, a Rimini, La Verna, Cattolica, Senigallia, Jesi, Filotrano, Macerata, Sarnano, Monti Sibillini, Monte Vettore, Recanati, Loreto, Sirolo, Ancona, Savignano, Forlì, Imola. Nel 1560 fu nominato "protomedico", con l'incarico di sorvegliare l'operato degli speziali, ovvero dei farmacisti. Nel 1561, lasciati i due precedenti insegnamenti, assunse la cattedra ordinaria di scienze naturali (De fossilibus, plantis et animalibus), la prima di questo genere. Avrebbe mantenuto questa cattedra 40 anni; è possibile che risalga a questa fase l'inizio della stesura di De syntaxis plantarum. L'anno successivo era a Trento per l'apertura del Concilio; ne approfittò per erborizzare e esplorare alcune miniere; visitò quindi Verona, Mantova, Padova, Venezia, visitando orti botanici e consolidando i rapporti con altri studiosi. E' del 1567 la prima testimonianza che documenta come le sue lezioni fossero seguite da esercitazioni pratiche, rese possibile dal Teatro della natura che andava costruendo nella sua casa bolognese. Nel 1568 ottenne l'istituzione dell'orto botanico, che venne inizialmente ospitato in un cortile interno al palazzo universitario (oggi palazzo comunale), di cui gli fu affidata la direzione insieme a Cesare Odoni, titolare del corso straordinario di Materia medica. In questi anni la sua attività si concentrò nell'organizzazione del museo, nelle lezioni e nella stesura di opere di diversi argomenti; non mancò qualche viaggio di studio (a Ravenna, Ferrara, Mantova, e nuovamente in Veneto). A partire dal 1571 aggiunse alle materie del suo corso la farmacologia. Le sue incursioni in questo campo lo portarono a una scontro con gli speziali; Aldrovandi infatti mise a punto una propria ricetta di teriaca (un preparato farmaceutico con numerosissimi ingredienti cui si attribuivano proprietà miracolose), mentre censurò quella preparata dagli speziali e, in qualità di protomedico, ne vietò l'uso. Nel 1575 gli speziali risposero facendolo espellere dal Collegio medico, mentre le autorità bolognesi lo sospesero per cinque anni da tutti i suoi incarichi. Per mettere fine alla contesa, nel 1577 Aldrovandi si recò a Roma, dove sollecitò l'intervento del papa, il suo parente Gregorio XIII. Non solo il pontefice ingiunse di reintegrarlo in tutti i suoi incarichi, ma chiese che fosse aiutato finanziariamente a pubblicare le sue opere. Sulla via del ritorno, passò a Firenze, dove il granduca gli donò molti esemplari per il suo museo. Nel 1587 l'orto botanico venne trasferito in una sede più ampia, nei pressi di porta S. Stefano; tuttavia, poiché era troppo lontano dall'Università e non poteva essere utilizzato per la "dimostrazione" delle piante medicinali, ben presto queste ultime tornarono ad essere coltivate nella sede precedente. Da anni Aldrovandi lavorava alla stesura delle opere che avrebbero dovuto formare una monumentale Historia naturalis; a tal fine aveva anche assunto diversi scrivani e segretari, oltre che pittori e incisori impegnati nella realizzazione degli acquarelli e delle matrici xilografiche. Nel 1594 firmò un contratto con l'editore Francesco de Franceschi di Venezia, che lo impegnava a costruire una stamperia apposita a Bologna, al fine di non danneggiare le delicate matrici xilografiche. Il progetto si concretizzò in minima parte, con la pubblicazione, vivo l'autore, unicamente dei volumi sull'ornitologia (1599-1603) e l'entomologia (1602). Nel 1600 venne deciso di riportare l'orto botanico nella sede originaria. Ormai anziano, Aldrovandi affidò il trasferimento al proprio discepolo prediletto, l'olandese Cornelio Uterverio. Lasciata la cattedra e collocato a riposo, si adoperò perché questi fosse designato come suo successore. Nel 1603 redasse un testamento con il quale, non avendo eredi diretti, lasciò le raccolte scientifiche, i manoscritti, la biblioteca (notevolissima, comprendeva circa 3600 volumi) al Senato bolognese, con l'impegno che la collezione venisse conservata intatta e esposta al pubblico in luogo idoneo, raccomandando la pubblicazione dei suoi manoscritti, in particolare la Syntaxis plantarum. Morì nel 1605, a circa 83 anni. |
Fonti
Biografia, http://www.filosofia.unibo.it/aldrovandi/biografia_frame.htm
G. Montalenti, Aldrovandi, Ulisse, http://www.treccani.it/enciclopedia/ulisse-aldrovandi_(Dizionario-Biografico)/
Biografia, http://www.filosofia.unibo.it/aldrovandi/biografia_frame.htm
G. Montalenti, Aldrovandi, Ulisse, http://www.treccani.it/enciclopedia/ulisse-aldrovandi_(Dizionario-Biografico)/