GenliseaGenlisea A. St.-Hil. A. de Saint-Hilaire, Voyage dans le District des Diamans 2: 428, 1833 In onore di Stéphanie-Felicité de Genlis Se ne parla nel post Mme de Genlis, o la pedagogia della botanica Genlisea è un picolo genere della famiglia Lentibulariaceae che comprende venti-trenta specie erbacee acquatiche o semiacquatiche, distribuite tra l'Africa tropicale e il Centro e il Sud America. Sono piante carnivore specializzate nella cattura di microorganismi, in particolare protozoi. Queste piccole erbacee posseggono due distinti tipi di foglie: nella porzione aerea, una rosetta di foglie che svolgono la funzione clorofilliana, nella porzione sotterranea (o subacquea) foglie altamente modificate, che assomigliano a radici biancastre, ma sono in realtà trappole per la cattura dei microrganismi che vivono nel terreno (il meccanismo è spiegato nel post; qui a lato c'è un immagine ingradita di una trappola a Y e della struttura interna a spirale che impedisce alle prede, una volta entrate, di uscire, convogliandole verso il tratto terminale dove verranno digerite grazie ad enzimi).
Il meccanismo, in parte giù intuito da Darwin, è stato spiegato nei particolari solo alla fine del Novecento; le trappole della Genlisea, benché per alcuni aspetti ricordino quelle dell'Utricularia (un altro genere carnivoro appartenente alla medesimo famiglia), se ne distinguono, oltre che per la diversa struttura, perché le vittime vengono attirate non per aspirazione ma con segnali chimici. Rimangono ancora non del tutto chiarite alcune particolarità; ad esempio alcune specie sono dotate di due tipi di trappole: alcune più piccole appena sotto la superficie del suolo, altre più grandi che penetrano in profondità nel sottosuolo, che potrebbero essere destinate a prede di tipo e dimensioni diverse. Nella parte area, le piante si presentano come piccole erbacee a rosetta, con foglioline (da 5 a 50 mm) da lineari a spatolate; in molte specie le rosette (con un diametro di non più di cinque centimetri) affondano ampiamente nel terreno oppure, se acquatiche, sono sommerse o semisommerse. I fiori, raccolti in infiorescenze portate su steli eretti, relativamente alti, talvolta pelosi, hanno corolla fusa in un tubo bilabiato che si prolunga in uno sperone; il labbro inferiore è trilobato. I colori più comuni sono giallo, viola o malva, ma anche crema o bianco. Le Genliseae vivono in una varietà di habitat, accomunati dalla scarsità di nutrienti (azoto, fosforo potassio). Alcune sono acquatiche o semiacquatiche legate a ambienti permanentemente umidi (stagni torbosi, acquitrini, prati palustri); altre sono terrestri che vivono in terreni molto particolari in aree con alternanza di una stagione secca e una stagione umida. Diverse specie brasiliane sono endemiche dei Campos Rupestres, un particolare bioma di savana tropicale, con suoli sabbiosi molto permeabili che nei periodi delle piogge si saturano d'acqua, mentre in inverno diventano totalmente aridi. In queste condizioni, le piante si sviluppano rapidamente nella stagione umida, mentre entrano in dormienza in quella arida. Le specie africane terrestri vivono per lo più in due habitat molto particolari: le lateriti e gli inselberg. Le lateriti sono formazioni di superficie, molto permeabili all'acqua, ricche di ferro e alluminio, in cui i nutrienti sono disponibili solo in un sottilissimo strato superficiale; si saturano rapidamente di acqua e altrettanto rapidamente si seccano. Gli inselberg invece sono rilievi o piccoli monti isolati, a forma di cupola, di origine vulcanica, formati da affioramenti rocciosi granitici o da gneiss scarsamente ricoperti di terra; le piante che vi vivono si sviluppano unicamente nel breve periodo della stagione delle piogge e si comportano come annuali, anche se diventano perenni dove possono godere di umidità permanente. Per maggiori informazioni si rimanda alla pagina sul genere Genlisea della International Carnivorous Plant Society. Informazioni sulle singole specie e la loro coltivazione nelle FAQ del sito Sarracenia.com. Un ringraziamento particolare a Rita Corino, grande esperta di piante carnivore, che mi ha segnalato questo singolare genere e mi ha concesso di pubblicare alcune sue fotografie. Uno sguardo su...
Genlisea hispidula Stapf è una specie africana di ampia diffusione (Nigeria, Cameroun, Repubblica centro africana, Kenya, Tanzania, Zambia, Zimbabwe, Malawi, Mozambico, Sud Africa), dove cresce in prati umidi e palustri di quota. Le foglie, spatolate, lunghe 2-4 cm, sono raccolte in rosette basali; i fiori sono portate in infiorescenze semplici o sparsamente ramificate, di 3-10; la corolla, lunga 10-15 mm, è viola, malva o rosa a volte con sperone più chiaro, talvolta verdastro o giallastro. Il labbro inferiore è molto più largo che lungo, trilobato; lo sperone è più o meno peloso. Il frutto è una capsula globosa o ovoidale più o meno pelosa.
Molto simile è G. subglabra, che ha una diffusione minore (Zaïre, Rwanda-Burundi, Tanzania, Malawi, Zambia) che differisce essenzialmente perché ha ovario e capsula meno pelosi. Da alcuni è infatti considerato una sottospecie del precedente (G. hispidula subsp. subglabra). Genlisea lobata Fromm è una specie brasiliana endemica delle formazioni del Cerrado e della Mata Atlantica (Stati di Mina Gerais, Sao Paulo, Espirito Santo), in suolo arenosi stagionalmente allagati. La rosetta è formata da piccole foglie spatolate, da cui emerge lo stelo floreale, peloso, alto 25-35 cm, con fiori solitari o raccolti in racemi (2-17 fiori); la corolla bilobata è viola o lilla, con marca gialla sul labbro inferiore; il labbro superiore è profondamente bilobato e quello inferiore trilobato. Lo sperone è cilindrico con apice dilatato.
Genlisea margaretae Hutch. è una specie dell'Africa orientale (Tanzania, Zambia, Madagascar) dove vive in ambienti difficili come inselberg e lateriti. Le rosette fogliari sono composte da foglie lineari, larghe 2 mm e lunghe 5-50 mm, ma buona parte della foglia e i piccioli sono nascosti nel sottosuolo. Gli scapi florali, che possono essere lunghi 20-60 cm, emergono al centro della rosetta e possono produrre una decina di fiori viola raggruppati in densi racemi. Nella parte inferiore dell'infiorescenza i sepali sono densamente ricoperti da tricomi ghiandolosi, mentre la parte superiore è meno pelosa o glabra. Il labbro superiore è arrotondato e si protende su quello inferiore, che si prolunga in un corto sperone quasi verticale. Il fiore assomiglia così decisamente a un insetto, un richiamo irresistibile per gli impollinatori. Il nome specifico è un omaggio a Margaret Gillett, che partecipò a una spedizione botanica attorno al lago Tanganika.
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