L'intrigante genere Genlisea ci fa scoprire un personaggio celeberrimo al suo tempo, Mme de Genlis, prolificissima autrice di più di cento volumi. Accusata a sua volta di essere un'intrigante, ma in un altro senso, capace di introdursi nel cuore e nella casa di un principe del sangue, cui avrebbe suggerito più o meno disastrose scelte politiche. Lasciati da parte i pettegolezzi, scopriamo una vocazione pedagogica, una "gradevole produzione" e altri "servizi" alla botanica, senza dimenticare le trappole della bella e insidiosa Genlisea. Una poligrafa pedagogica appassionata di botanica Amante di un principe reale, governante (anzi "governatore") del futuro re dei Francesi, "Rousseu in gonnella" creatrice di un nuovo metodo pedagogico, autrice di più di cento opere che ne fecero una delle prime scrittrici professioniste, Mme de Genlis non è certo un personaggio convenzionale. La sua lunga vita (nata nel 1746, morì nel 1830) le fece attraversare undici regimi politici, da Luigi XV a Luigi Filippo, passando per la Rivoluzione, il regime napoleonico, la restaurazione, e non certo da spettatrice passiva. Ai suoi tempi fu molto famosa; alcune sue opere furono immediatamente tradotte in varie lingue europee; fu considerata alla pari con la oggi ben più nota Mme de Stael. Mme de Genlis (il suo nome completo è chilometrico: Stéphanie-Félicité du Crest de Saint-Aubin contessa di Genlis) educò i suoi numerosi allievi (i figli di Filippo d'Orlèans, tra cui il futuro Luigi Filippo, le sue stesse figlie, alcuni nipoti e diversi figli adottivi) secondo un nuovo modello, in parte ispirato a Rousseau, che voleva coltivare insieme la mente, il cuore e le mani, senza fare distinzioni tra maschi e femmine. La sua "pedogagia dell'oggetto" utilizzava disegni, modellini, osservazione diretta, lavoro manuale, ma non mancavano letture e storie. Fu così che creò un teatro didattico e una nuova formula di narrativa pedagogica in cui un'esile trama narrativa fa da cornice alla trasmissione di valori morali e dei più diversi contenuti educativi. Soprattutto quando fu costretta all'emigrazione e quando, dopo il rientro in Francia sotto Napoleone, si trovò priva di mezzi, diventò una poligrafa capace di scrivere di qualsiasi argomento. Tra i tanti, compare sotto diverse vesti la botanica, che doveva essere una passione antica. Nel Settecento, in effetti, anche grazie a Rousseau, era di moda tra le dame tenere un erbario, avere un'infarinatura di botanica e magari coltivare con le proprie mani un giardino. Nel programma di studi dei figli del duca d'Orlèans non mancavano dunque nozioni di base di scienze naturali, la coltivazione di un piccolo giardino e, come "ricreazione", passeggiate dedicate allo studio dal vivo della piante. Questa esperienza pedagogica ritorna in Les jeux champêtres des Enfants (1821, "I giochi campestri dei bambini") la cui protagonista è una sorella maggiore che per tenere a bada una sorellina ingenua e un fratellino pestifero insegna, sotto forma di gioco, come creare un erbario e trasmette una manciata di nozioni su alcune comuni piante dei campi. L'amore per le piante e la vocazione pedagogica si uniscono nel curioso Herbier moral, ou Recueil de fables nouvelles (1801, "Erbario morale o Raccolta di nuove favole") in cui sulla falsariga di La Fontaine Genlis raccoglie alcune favole in versi, brevi apologhi morali i cui protagonisti non sono animali ma piante . I versi sono un po' pedestri e le storie poco originali, ma qualcuna è animata da un guizzo d'umorismo, come "I due tassi", in cui il tasso di un parco, colmo di disprezzo per il suo vicino, cresciuto sul bordo della strada, alla mercé della polvere e delle intemperie, viene inopinatamente trasformato in una grottesca figura d'orso da un giardiniere maniaco dell'arte topiaria: una scena che riflette tutto l'orrore, in un momento in cui ormai dominava la moda del giardino naturale all'inglese, per il vecchio giardino alla francese, creato a colpi di forbici da un orribile "giardiniere dalla faccia atrabiliare". E' invece un vero e proprio manuale di economia domestica e di agricoltura La Maison rustique pour servir à l'éducation de la jeunesse: ou, Retour en France d'une famille émigrée (1810, "La casa rustica destinata all'educazione dei giovani: o, Ritorno in Francia di una famiglia emigrata") in cui il pretesto narrativo è il rientro in Francia di una famiglia di nobili immigrati che trovano le loro terre abbandonate e devastate; pagina dopo pagina, in tre pedanti volumi, si spiega come ricostruire la casa, come arredarla, come dotarla di una cappella, una biblioteca, un gabinetto di curiosità naturali, come allestire un giardino e un orto, come impiantare e far prosperare ogni genere di coltivazione, dai cereali alla vigna. Una "gradevole produzione" e una rosa Il maggior contributo di Mme de Genlis alla divulgazione in questo campo è tuttavia La Botanique historique et litteraire (1810, "La botanica storica e letteraria"). Al di là del titolo, non si tratta veramente di "botanica", ma piuttosto di una raccolta di aneddoti, curiosità, informazioni antiquarie sulle piante citate nella Bibbia, negli autori classici e più raramente moderni, divise in alberi, arbusti, piante da fiore; non mancano capitoli sulle piante favolose e sugli alberi d'oro citati nella storia e nella letteratura. Di tutto, di più (in 400 pagine in dodicesimo, un quarto delle quali occupate da una novella o romanzo breve, "Les fleurs, ou les artistes"). Sfogliando quest'opera, che secondo l'autrice le sarebbe costata trent'anni di ricerche - l'ho sfogliata, non letta seriamente, subito annoiata dalla stile piatto, dall'accumulo caotico di informazioni senza gerarchia o criteri evidenti, dalla suprema superficialità del tutto - Mme de Genlis mi è sembrata una specie di Plinio di inizio Ottocento, un'accumulatrice acritica di curiosités, più che una studiosa con un progetto e una qualche capacità di interpretazione del reale. Da una parte sarà stata sicuramente un'opera "alimentare", una delle tante che la scrittrice cominciò a immettere nel mercato editoriale quando si trovò priva di altri mezzi finanziari; dall'altra parte, riflette la sua formazione eclettica e da autodidatta, guidata più dalla curiosità estemporanea che da un serio metodo scientifico. Mi sono ovviamente soffermata su un capitolo che sembra l'antenato di questo blog: Fleurs qui portent le nom de personnages qui ont existé, "Fiori che portano il nome di persone reali"; quattro pagine in tutto, per un totale di 11 piante (due sono nomi popolari che ricordano un personaggio biblico e, forse, un personaggio storico, tre arrivano dall'antichità classica, tre da Linneo e tre da Commerson). Nella loro sbrigativa superficialità, sono una perfetta epitome dell'intera opera. Eccoli qui "i services que Mme de Genlis a rendus à la botanique [...] avec cette agreable production" che secondo una pubblicazione del tempo avrebbero indotto M. de Saint Hilaire a dedicarle un genere di piante brasiliane. A dire la verità, la stessa fonte aggiunge un altro "servizio", più materiale. Prima della rivoluzione francese - non sono riuscita a ricostruire la data esatta, ma sicuramente tra il 1784, data della pace di Parigi, e il 1789 - Mme de Genlis visitò l'Inghilterra, ammirò debitamente i Kews Garden, fu ricevuta dalla regina e, grazie a lord Mansfield, conobbe la rosa muscosa. Il celebre e autorevole giudice, benché ottuagenario, ammaliato come tutti gli uomini dalla affascinante contessa, in occasione del suo compleanno gliene inviò un cesto intero; e alla sua partenza per la Francia gli fece dono di un piede, il primo ad essere coltivato nel paese. Non abbiamo ragioni di dubitare questa storia (anche se le memorie di Mme de Genlis abbondano di inesattezze, dimenticanze e episodi "aggiustati", quando non inventati di sana pianta), ma anche questo "servizio" è messo in dubbio dagli storici delle rose. La rosa muscosa è presumibilmente uno sport, ovvero una variazione spontanea, di Rosa centifolia, una rosa coltivata da secoli in Provenza (e infatti conosciuta come rose de Provence). Secondo la vivaista e esperta di rose antiche Anna Peyron la più antica muscosa (nota solitamente come 'Old Pink Moss' o 'Common Moss') sarebbe stata rinvenuta a Carcassonne nel 1696. Rose muscose furono poi coltivate in Olanda e negli anni '20 del Settecento arrivarono in Inghliterra, dove il primo a coltivarle sarebbe stato Philip Miller al Chelsea Physic Garden. Dunque è credibile che Mme de Genlis abbia portato un piede di rosa muscosa dall'Inghilterra, e forse avrà contribuito a diffonderla in coltivazione, ma non si trattava della prima mai vista in Francia. Ovviamente, c'è un capitolo sulle rose nella Botanique historique e litteraire, e la scrittrice non manca di inserire rose muscose in vari romanzi, considerandole una specie di marchio di fabbrica. In ogni caso, il celebre Vibert nel 1817 non mancò di dedicarle la "Comtesse de Genlis", una gallica presumibilmente perduta, descritta nei cataloghi del tempo "con bei fiori molto doppi, carnicino o grigio lino, ma variabili e prolifiche". Qualche notizia in più sulla lunga e romanzesca vita di mme de Genlis nella sezione biografie. Genlisea, le vittime non sono mai troppo piccole Nel 1833 il botanico Auguse de Saint-Hilaire, al ritorno dal suo lungo viaggio in Brasile, dedicò uno dei nuovi generi lì scoperti a Mme de Genlis, stabilendo il genere Genlisea, sulla base di quattro specie brasiliane. Al di là dei "servizi" di cui abbiamo parlato, a spingerlo in tal senso possono essere state altre circostanze. Intanto anche Saint Hilaire era un nobile (il suo nome completo, Augustin-François-César Prouvençal de Saint Hilaire, ha poco da invidiare a quello della dedicataria); entrambi vissero fuori dei confini francesi nei tempi difficili del Terrore e del Termidoro; il giovane Saint Hilaire conosceva e ammirava le opere della scrittrice e iniziò una corrispondenza con lei, ricevendone consigli che lo incoraggiarono ad abbandonare l'attività commerciale scelta per lui dalla famiglia per intraprendere studi scientifici. Può aver influito anche il recente rivolgimento storico: nel luglio del 1830, come è noto, la monarchia borbonica venne rovesciata e Luigi Filippo venne scelto come "re dei Francesi"; egli era rimasto legato da affetto e riconoscenza alla sua antica governante e quando questa morì, nel dicembre dello stesso anno, le tributò solenni funerali di stato. Dunque una dedica all'illustre scomparsa cadeva anche perfettamente opportuna dal punto di vista politico. Genlisea è un piccolo genere di singolari piante della famiglia Lentibulariaceae, che comprende 20-30 specie distribuite tra l'Africa tropicale e il Centro e Sud America. Si tratta di piante acquatiche, semi acquatiche o terrestri che vivono in una varietà di habitat accomunati dalla povertà di nutrienti. Per procurarsi questi ultimi si sono evolute come piante carnivore specializzate nella cattura di animali microscopici e protozoi; la cattura avviene per mezzo di trappole sotterranee che funzionano in modo simile a una nassa. Dal ciuffo di foglie a rosetta si dipartono lunghi organi biancastri che non sono radici (la piante ne è priva) ma foglie modificate dotate di strutture cave a Y, formate dall'unione di due sottili tubi; per tutta la lunghezza presentano strutture a spirale che consentono l'ingresso di microrganismi ospitati nel suolo o nell'acqua. Una volta entrati, essi non possono più uscire, perché le scanalature sono dotate di peli che obbligano a procedere verso l'apice della Y, dove le vittime vengono assimilate e digerite. Oltre ai protozoi, che sono le prede più comuni, le Genliseae si nutrono di una varietà di forme di vita microscopiche. E' stato dimostrato che almeno alcune specie producono particolari secrezioni di sostanze chimiche capaci di attrarre le vittime, inducendole a entrare nelle trappole. All'epoca di Saint Hilaire, questo meccanismo era ignoto. Già Darwin sospettò che si trattasse di piante carnivore, tuttavia non aveva idea di quali organismi si nutrissero e in quale modo. Solo nel 1975 la botanica inglese Yolande Heslop-Harrison individuò l'attività di enzimi digestivi in G. africana; in epoca ancora più recente, nel 1998, un gruppo coordinato da Wilhelm Barthlott dimostrò che G. margaretae attrae le sue prede per chemiotassi, li intrappola in trappole a forma di nassa (descritte anche come "trappole a cavatappi"), li digerisce grazie a enzimi e quindi ne assorbe i nutrienti. Per quanto tentata di trovare un parallelo con Mme de Genlis (abilissima manipolatrice e seduttrice, capace di attirare nelle sue trappole creature di dimensioni ben maggiori dei protozoi), devo ammettere che Saint Hilaire non è mai stato sfiorato da un pensiero così malizioso. Qualche approfondimento su questo curioso genere, che è pure dotato di graziose fioriture, nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
November 2024
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