Intorno al 1862, in viaggio in Giappone, il grande botanico e viaggiatore Karl Maksimovič scoprì un bellissimo albero. Ne portò con sé i semi all'orto botanico di San Pietroburgo e, dato che si trattava di una pianta inedita, decise di dedicarlo a un personaggio orami un po' dimenticato della storia russa, in cui probabilmente riconosceva una sorta di antenato: il mercante, viaggiatore e diplomatico Evert Ides che a fine Seicento guidò la prima ambasceria russa in Cina per incarico di Pietro il Grande. Nacque così il genere Idesia, con la sua unica specie I. polycarpa, che per la sua bellezza gli anglofoni hanno semplicemente soprannominato Chinese Wonder Tree, l'albero meraviglioso della Cina. Da mercante a ambasciatore Intorno ai trent'anni, con già alle spalle un decennio di esperienza nel commercio internazionale, nel 1687 il mercante Evert Ysbrant Ides (1657-1708/9) decise di trasferirsi nel Quartiere tedesco (Nemeckaja sloboda) di Mosca. Per i russi, anche lui era un nemec, un tedesco, come chiamavano tutti gli europei occidentali venuti a cercare fortuna in Russia, ma per noi è difficile persino indicarne la nazionalità. La sua famiglia era olandese (il suo nome può essere scritto all'olandese Evert Ysbrandszoon o alla tedesca Eberard Isbrand) e l'olandese era la sua lingua madre (o almeno quella in cui redasse il suo diario di viaggio); tuttavia il nonno si era trasferito a Glückstadt nell'Holstein, un territorio di lingua tedesca ma appartenente in unione personale al re di Danimarca. Ecco perché può essere definito indifferentemente olandese, danese o tedesco. Di certo aveva solidi contatti con la madre patria ed era un mercante specializzato nel commercio internazionale lungo le rotte del Baltico che univano i Paesi Bassi alla Russia, passando per Amburgo, dove visse per qualche anno. Il Quartiere tedesco stava per conoscere il momento d'oro grazie al favore del giovane zar Pietro (quindicenne quando Ides si trasferì in Russia), che amava evadere dal vicino palazzo sulla Yauza per visitare i mulini, le botteghe, le manifatture che lo animavano, ammirare gli ultimi ritrovati della tecnica occidentale e chiacchierare con quegli uomini pieni di iniziativa. Il giovane monarca vi trovò il primo amore (nella persona di Anna Mons, figlia di un mercante di vini della Vestfalia), molti amici, che poi sarebbero divenuti i suoi principali consiglieri, e un appoggio determinante nel momento dell'assunzione effettiva del potere, quando esautorò la reggente Sof'ja Alekseevna. Tra i "tedeschi" che fecero fortuna in quegli anni decisivi anche l'intraprendente Ides. A Mosca fece presto a diventare uno dei membri più influenti della Sloboda; nel 1691 lo zar stesso gli fece visita, accompagnato dal suo principale consigliere militare, il generale di origine scozzese Patrick Gordon, e lo nominò consigliere di Stato. Nel 1692 il suo giro di affari era tale che versò all'erario russo 6000 rubli di dazi. Nel 1692 Pietro decise di inviare a Pechino un'ambasceria per verificare l'applicazione del trattato di Nerčinsk, firmato nell'agosto del 1689, che da una parte regolava le questioni di confine, sorte in seguito agli sconfinamenti cosacchi nella valle dell'Amur, dall'altro gettava le basi per relazioni diplomatiche e commerciali permanenti. Forse l'idea fu suggerita a Pietro dalla stesso Ides, che desiderava allargare i suoi traffici; in ogni caso, lo zar lo scelse come capo della missione, di cui gli affidò anche l'organizzazione logistica. Un compito impegnativo, viste anche le dimensioni della delegazione che, tra nobili, consiglieri, mercanti, soldati, servitori, comprendeva inizialmente più di 250 persone; Ides, affiancato dal segretario di ambasciata Adam Brand, poté mettersi in viaggio solo il 14 marzo 1692, in slitta visto che le strade erano ancora impraticabili. Dopo aver toccato Vologda e attraversato la Suchona ghiacciata, il gruppo superò gli Urali settentrionali e a Perm si imbarcò per risalire la Kama fino a Solikamsk; il 14 maggio, a mezzo miglio dalla città, venne superato il fiumicello Isolkat, che segnava lo spartiacque tra l'Europa e l'Asia. Ides volle solennizzare quel momento: la domenica di Pentecoste si recò a un monastero su un'alta e verde collina e qui prese il suo ultimo pasto in Europa, concludendolo con un brindisi alla "cara Europa". Sempre navigando lungo il corso di diversi fiumi, la delegazione toccò Tobol'sk, all'epoca capitale della Siberia occidentale, quindi a ottobre la fortezza di Enisejsk, dove si fermò per due mesi. Il viaggio riprese all'inizio del 1693; scendendo in slitta lungo il corso di fiumi ghiacciati, l'11 febbraio fu raggiunta Irkutsk, a metà marzo fu attraversato il Bajkal, anch'esso ghiacciato; il 19 marzo erano a Ulan-Ude, dove li sorprese un terremoto. Addentrandosi in direzione sud est nel territorio allora noto come "Grande Tartaria", a maggio i russi attraversarono i monti Jablobnovij nei pressi di Čita, quindi si imbarcarono su una zattera, raggiungendo Nerčinsk a luglio. Ormai, secondo la testimonianza di Brand, erano ridotti a un piccolo gruppo di 9 "tedeschi" e 12 russi. Tutti quei notabili, evidentemente, non avevano creduto di proseguire un viaggio che, di tappa in tappa, si faceva più difficile. Il primo contatto con i cinesi avvenne all'inizio di settembre. A Zizikar li attendeva la delegazione cinese, formata da 80 persone e guidata da un mandarino, che li avrebbe scortati fino a Pechino. Il momento più emozionante fu indubbiamente il raggiungimento della Grande Muraglia (27 ottobre). Il 3 novembre Ides entrò a Pechino, dove fu ospitato dai gesuiti (che già avevano propiziato il riavvicinamento tra Russia e Cina e la pace di Nerčinsk) e fu onorevolmente ricevuto dal figlio del Cielo, l'imperatore Kangxi, ma sul piano diplomatico non ottenne nulla, anche per le solite incomprensioni protocollari che ancora nel Settecento e nell'Ottocento avrebbero impedito un dialogo costruttivo tra la Cina e le potenze europee. In particolare, l'imperatore si indignò quando scoprì che, nei documenti ufficiali, il nome di Pietro precedeva il suo. Notevoli invece i risultati economici: ai Russi fu concesso di inviare ogni tre anni a Pechino una carovana di 200 mercanti (un sistema che poi sarà perfezionato dal trattato di Kiatka del 1728). Lo stesso Ides ebbe un buon rientro economico, con un utile del 50% dell'investimento iniziale. Il 19 febbraio 1794, i russi lasciarono Pechino e, ripercorrendo quasi il medesimo itinerario dell'andata, rientrarono a Mosca nei primi giorni del 1695, dopo quasi tre anni d'assenza. Sia all'andata sia al ritorno, avevano percorso territori quasi ancora sconosciuti, affrontando percorsi impervi, fiumi ghiacciati, paludi, freddo e fame, in mezzo a popolazioni talvolta ostili. Ides era un uomo curioso e un acuto osservatore. Nel corso del viaggio tenne un diario in cui annotò non solo i piccoli e grandi eventi, ma anche le caratteristiche degli ambienti naturali, le condizioni climatiche, l'idrografia, la vegetazione, le popolazioni locali e le loro usanze. Fu il primo autore a menzionare il ritrovamenti di mammut e a collegare la conservazione dei loro tessuti molli con le condizioni climatiche siberiane. Doveva anche essere un buon cartografo, visto che corresse l'unica carta fino ad allora disponibile dell'Impero cinese, quella molto imperfetta del sindaco di Amsterdam Nicolaas Witsen. Dopo il ritorno in Russia, Ides non sembra aver fatto parte del cerchio più ristretto dei collaboratori di Pietro, anche se molto probabilmente lo accompagnò in Olanda nel 1697/98 e forse fece da tramite con lo stesso Witsen, a cui sicuramente fece visita, visto che il sindaco curò l'edizione olandese del suo diario di viaggio (uscito ad Amsterdam nel 1704 con il titolo Driejaarige Reize naar China te Lande gedaan by the Moscow). Ides condivideva con Witsen (e con lo zar Pietro) l'interesse per le costruzioni navali: il metropolita di Kazan e l'arcivescovo di Novgorod sul Don gli commissionarono la costruzione di tre navi, che Pietro giudicava le migliori mai costruite in Russia. Nel 1698 Ides aprì una polveriera e una fabbrica di armi sul fiume Vora. Nel 1700 fu nominato commissario dell'ammiragliato ad Archangel'sk, di nuovo con il compito di costruire alcune navi. Intorno al 1703, nei pressi di Mosca gestiva un'altra polveriera, fondata dal suo conterraneo David Bacheracht. Morì, presumibilmente a Archangel'sk, nel 1708 o nel 1709. Il libro di viaggio di Ides, che per la prima volta descriveva luoghi largamente sconosciuti in Europa, ottenne una certa risonanza internazionale. L'edizione era pregevole, arricchita da alcune incisioni e dalla famosa carta ridisegnata dal mercante-ambasciatore; inoltre, ad aggiungere interesse, includeva in appendice una "Breve descrizione della Cina" scritta da Dionysius Kao, che nella prefazione di Witsen è presentato come un cinese convertito al cattolicesimo, che aveva viaggiato molto e aveva affidato il manoscritto a "sua eccellenza l'ambasciatore moscovita" (ovvero allo stesso Ides). Nel 1707 uscì la prima tradizione tedesca, mentre un'edizione francese fu inclusa in Voyage de Corneille Le Brun par la Moscovie, da Persien, et aux Indes Orientales, pubblicato ad Amsterdam nel 1718. Se ne servì addirittura Daniel Defoe che nel sequel di Robinson Crusoe (The Farther Adventures of Robinson Crusoe, 1719) fa viaggiare il suo eroe dalla Cina alla Russia seguendo a rovescio l'itinerario di Ides. A far conoscere lo straordinario viaggio dell'ambasceria russa, del resto, aveva pensato anche Adam Brand, che batté sul tempo il suo principale pubblicando il proprio resoconto (Beschreibung der chinesischen Reise) già nel 1698. Il libro divenne anche più popolare di quello di Ides e fu presto tradotto in inglese, francese, olandese, spagnolo; Brand provvide anche a mandarne un estratto a Leibnitz che lo tradusse in latino e lo pubblicò in Novissima sinica (1697). Meravigliosa Idesia La figura di Ides ha attirato l'interesse anche dei botanici, per ben due volte. Un primo genere Idesia - si tratta di un doppione del linneano Dyospiros - gli fu dedicato nel 1777 da Scopoli che però non spiegò il perché. Più evidenti le motivazioni del secondo Idesia, creato nel 1866 da Karl Ivanovič Maksimovič, e non solo perché egli le espone esplicitamente: "In onore dell'olandese Eberhard Ysbrants Ides, che all'inizio del secolo scorso fu per primo inviato in Cina dall'imperatore Pietro, e fece conoscere i suoi viaggi con l'ottima opera intitolata Dreijährige Reise nach China". Non è inverosimile supporre che in Ides Maksimovič riconoscesse un precursore di se stesso: anche questo grande botanico viaggiò molto in Oriente, dedicando tra l'altro il suo primo lavoro alla regione dell'Amur, contesa tra Cina e Russia, da cui erano iniziate le ostilità tra i due paesi. La fa pensare anche l'eccezionale bellezza della pianta scelta per celebrare Ides, Idesia polycarpa, unica specie di questo genere della famiglia Salicaceae. Quest'albero di medie dimensioni è originario della Cina orientale temperata, della Corea e del Giappone. Deciduo, ha attraenti foglie a cuore, grandi e lucide. Invece i fiori, piccoli e giallastri, che si aprono all'inizio dell'estate, più che per la bellezza si fanno notare per il dolcissimo profumo. Ma l'attrattiva più clamorosa arriva in autunno, quando l'albero si ricopre letteralmente di racemi penduli di bacche rosso-aranciate. Per ottenere questa esplosione di colore, tuttavia, è necessario avere sia un esemplare femminile sia un maschio impollinatore. Si tratta infatti di una specie dioica. L'albero è talmente notevole che nei paesi anglosassoni lo chiamano Chinese Wonder Tree. Qualche notizia in più nella scheda.
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Nel 1805, nel momento di massima ascesa dell'astro napoleonico, lo zar Alessandro I e i suoi consiglieri guardano a Oriente. E' in questo contesto che, con enorme spesa, parte per la Cina un'elefantiaca ambasceria, nella speranza di impressionare i cinesi e di strappare condizioni più favorevoli per il commercio russo. Sarà un disastro: l'ambasciatore Jurij Golovkin e il suo seguito non vanno oltre Urga (oggi Ulan-Bator), capitale dello stato tributario della Mongola. A fermare il conte Golovkin, esattamente come lord Macartney dodici anni prima e lord Amherst dieci anni dopo, il rifiuto di eseguire il kotow, l'umiliante cerimonia della prosternazione al figlio del Cielo. Dal punto di vista scientifico, però, le cose vanno diversamente. I numerosi studiosi che accompagnano l'ambasceria, non potendo proseguire per la Cina, si sparpagliano per la Siberia e fanno incontri inaspettati: Julius Klaproth getta le basi per una brillante carriera di orientalista; lo zoologo Mikhail Adams guida una spedizione nella Siberia orientale, risale la Lena e scopre il primo esemplare intatto di mammut; il botanico Johann Redowsky vorrebbe andare in Kamčatka ma ad attenderlo c'è la nera signora. Anche per Joseph Rehmann, il medico della spedizione, il viaggio non è inutile: si impegna nella vaccinazione antivaiolosa, studia le acque termali, il commercio del rabarbaro e del muschio bianco e alcune erbe medicinali siberiane; ma soprattutto, incontra gli ospitali buriati e i loro medici-lama, depositari della tradizione medica tibetana. Un'esperienza fondamentale che lascerà un'impronta nella sua futura attività terapeutica. Tra le erbe usate nella medicina tibetana (e cinese) c'è anche Rehmanniae radix, ovvero la radice essiccata di Rehmannia glutinosa. Dunque la dedica di questo genere a colui che fu uno dei primi ad interessarsi di questa tradizione medica risulta assai opportuna. Russia e Cina, l'incontro atteso che non ci sarà Nei primi anni del regno di Alessandro I, la Russia incominciò a guardare ad Oriente, anche come reazione all'espansione francese, che stava erodendo la sfera d'influenza russa nell'Europa orientale. Insieme alla spedizione Krusenstern e al contestuale invio di una delegazione diplomatica in Giappone (ne ho parlato qui), il terzo tassello della politica orientale russa fu una grande ambasceria in Cina, che nelle intenzioni dello zar e dei suoi consiglieri avrebbe dovuto ridisegnare totalmente le relazioni diplomatiche e commerciali tra i due paesi. Il vecchio trattato di Khiakta, che prevedeva che tutti i commerci sino-russi transitassero da questo posto di frontiera e un'unica carovana di mercanti raggiungesse Pechino ogni tre anni, stava ormai stretto alla Russia, che ora controllava l'intera Siberia orientale e aveva appena creato promettenti avamposti in Alaska. Il ministro del Commercio Nikolaj Rumjancev e il vice ministro degli Esteri Adam Czartoryski fissarono obiettivi molto ambiziosi: la libera navigazione sul fiume Amur, che avrebbe assicurato un facile collegamento tra Irkutsk e il golfo di Okhotsk; una sede diplomatica permanente a Pechino; una seconda stazione commerciale in Mongolia, sul fiume Buktharna; l'autorizzazione a commerciare direttamente nel porto di Canton, senza passare attraverso intermediari britannici. Ancor meno realisticamente, speravano che la Cina concedesse ai Russi l'apertura di una via commerciale che, attraverso il Tibet, raggiungesse l'India; tutto politico era poi l'obiettivo di riaprire il paese ai gesuiti. Czartoryski credeva fermamente nel progetto, e, consapevole delle difficoltà, lesse avidamente le relazioni della missione Macartney (fallita nel 1793 a causa del rifiuto del diplomatico britannico di eseguire il rituale kotow). Nella tradizione illuminista, volle che l'ambasceria fosse anche una spedizione scientifica, con la partecipazione di un nutrito gruppo dei studiosi scelti dall'Accademia delle scienze: tra di essi, l'astronomo Friedrich Theodor von Schubert, lo zoologo Michail Adams, il botanico Johann Redowsky, il mineralogista Lorenz von Pansner e l'orientalista Julius Klaproth. L'Accademia fissò anche gli obiettivi scientifici: quelli del botanico Redowsky prevedevano tra l'altro la raccolta di tutte le informazioni possibili sulla coltivazione del tè e l'acquisto di pianticelle, nella speranza di importare la coltivazione in Russia. Al gruppo degli scienziati, con il quale collaborò in vari modi, va aggiunto il medico ufficiale dell'ambasceria, il tedesco Joseph Rehmann. Come responsabile scientifico, Czartoryski nominò un connazionale, il conte polacco Jan Potocki (l'autore del celebre romanzo "gotico" Manoscritto trovato a Saragozza), uomo di cultura enciclopedica, curioso di tutto, che, come esperto viaggiatore, si ritagliò un ruolo di consulente del capo ufficiale della missione, il conte Jurij Golovkin. Superficiale, frivolo, arrogante, privo di tatto, costui era la classica persona sbagliata nel posto sbagliato. Nato in Svizzera da una famiglia immigrata, allevato a Parigi e imparentato con l'alta nobiltà di mezza Europa, non parlava una parola di russo e si circondava di aristocratici e profittatori del suo stesso stampo. Quando Potocki lo invitò a leggere gli scritti dei gesuiti e dei diplomatici che erano stati in Cina, rispose che non era necessario, perché "sotto qualsiasi cielo, non c'è nulla che valga di più di un buon cuoco e di vini pregiati". Contava di abbagliare i cinesi con "la magnificenza dell'equipaggio, il prestigio dello zar e il proprio talento" (le parole sono di A. Peyrefitte in L'impero immobile). L'ambasciatore pretese un seguito principesco che dilatò le spese (si calcola che la missione sia costata all'erario russo un milione di rubli) e il numero dei partecipanti, che superò le trecento persone. Pessima mossa, che nei cinesi non destò meraviglia ma sospetto. La notizia dell'enorme corteo, partito da San Pietroburgo nel maggio 1805, spinse l'interlocutore diretto dei russi, il wang di Urga (ovvero il principe tributario della Mongolia) a scrivere a Golovkin una serie di lettere in cui gli ingiungeva di ridurre il suo seguito a non più di settanta persone. Con un tira e molla tipicamente orientale, che costrinse la delegazione russa a sostare nei pressi di Khiakta per quasi tre mesi, alla fine i cinesi concessero una delegazione di centoventiquattro persone, a patto che l'ambasciatore si impegnasse formalmente ad eseguire il kotow. Il 18 dicembre il corteo russo varcò finalmente la frontiera cinese, salutato da fuochi d'artificio. Faceva così freddo che nelle tazze sulla superficie del tè appena versato si formavano cristalli di ghiaccio. I russi furono invitati a una festa all'aperto che si sarebbe tenuta due giorni dopo a Urga (l'attuale Ulan Bator). Golovkin si presentò accompagnato da una splendida cavalcata. Il wang lo condusse di fronte a un tavolo su cui ardevano incensi profumati, e lo invitò ad eseguire come lui la cerimonia del kotow. L'ambasciatore rifiutò: era disposto a prostrarsi di fronte all'imperatore, ma non a quel simulacro; sottoporsi a quel rito avrebbe significato equiparare lo zar di Russia, che egli rappresentava, a un vassallo della Cina, come lo stesso wang. Golovkin, mal informato dal suo servizio segreto, era convinto che si trattasse di un'alzata di ingegno del principe mongolo, e attese per venti giorni, in un clima glaciale da ogni punto di vista, che arrivasse la risposta ufficiale da Pechino. Che fu totalmente negativa: ai russi veniva ingiunto di sottomettersi, o di tornare indietro. A Golovkin e alla sua infreddolita compagnia non rimase che ritornare sui propri passi fino a Irkustk. L'imperatore Alessandro (da poco reduce dalla batosta di Austerlitz) non la prese bene: a Golovkin fu ordinato di rimanere in Siberia, e solo nell'autunno gli fu concesso di rientrare in Russia. Un trio di medici e naturalisti in cammino verso la frontiera Insomma, sul piano diplomatico il fallimento fu totale. Non così su quello scientifico. Per i giovani studiosi che accompagnavano la missione, si trattò di una importante esperienza formativa, che alcuni di loro non vollero interrompere dopo la conclusione della missione ufficiale. Ad esempio, Julius Klaproth, che aveva appena ventidue anni al momento della partenza e stava apprendendo il cinese da autodidatta, si giovò moltissimo degli insegnamenti degli interpreti dell'ambasciata; durante il viaggio attraverso la Siberia e nei tre mesi trascorsi a Khakta, incominciò a studiare le lingue locali, a raccogliere materiali etnografici e riuscì anche a procurarsi molti libri. Così, al suo ritorno a Pietroburgo, fu ammesso all'Accademia delle Scienze come associato e immediatamente spedito nelle regioni caucasiche recentemente annesse all'Impero russo per studiarne i popoli e le lingue. Negli anni successivi, divenne uno dei più eminenti orientalisti europei. Ancora più inattesi gli incontri che attendevano i due naturalisti e il medico ufficiale della spedizione: Michail Adams, Johann Redowsky e Joseph Rehmann. Quando fu scelto per la missione come zoologo, Adams aveva venticinque anni, ma aveva già esperienza di ricerca sul campo. Nato a Mosca, ma di lingua madre tedesca (il suo nome di nascita era Johann Friedrich Michael Adam), adolescente studiò presso l'Accademia medico-chirurgica di San Pietroburgo e ventenne partecipò alla spedizione nel Caucaso diretta da Apollo Musin-Puškin e dal maresciallo von Bieberstein (1800-02); oltre che uno zoologo, era anche un eccellente botanico. I suoi due compagni di avventura appartenevano all'entourage del conte Aleksej Razumovskij, alla cui raccomandazione dovettero probabilmente la nomina rispettivamente a botanico e medico dell'ambasceria. Johann Redowsky, ventottenne, era un tedesco del Baltico nato a Memel, in Lituania. Aveva studiato a Königsberg e a Jena, dove si era laureato in medicina. Nel 1799 si trasferì a Mosca (prendendo il nome russo Ivan Redovskij) e nel 1803 fu assunto da Razumovskij prima come assistente poi come curatore del suo giardino botanico privato; situato a Gorenki, non lontano da Mosca, all'interno dell'immensa tenuta di famiglia, e fondato appena nel 1798, nell'arco di pochi anni divenne il più importante dell'Impero russo. Sotto la gestione di Redowsky, anche grazie ai numerosi contatti con botanici europei, le collezioni crebbero rapidamente, come risulta anche dal primo catalogo, da lui redatto nel 1803, in cui sono elencate 2486 specie. Il ventiseienne Joseph Rehmann, discendente da una illustre famiglia di medici, era nato a Donaueschingen nel Baden-Württemberg, dove il padre era il medico personale dei principi Fürstenberg; aveva però studiato a Vienna, dove si era laureato in medicina nel febbraio 1802. Fresco di laurea, era stato assunto come medico personale da Andrej Razumovskij, l'inviato russo alla corte di Vienna (nonché mecenate di Beethoven e dedicatario dei "Quartetti Razumovsky") e lo aveva accompagnato a Mosca, dove era entrato al servizio della sua famiglia. Entusiasta della nomina, Rehmann si affrettò a presentare al Collegio dei medici una memoria in cui proponeva di affiancare alla missione una campagna di vaccinazione antivaiolosa, soprattutto nelle aree della Siberia in cui la "felice scoperta" non era ancora sufficientemente praticata. Il progetto fu approvato, anche se fu respinta la sua richiesta di un secondo medico che potesse sostituirlo durante la permanenza in Cina. Nel corso del viaggio di avvicinamento alla frontiera, che toccò successivamente Kazan, Ekaterinburg, Krasnojarsk e infine Irkutsk, secondo le istruzioni ricevute, Rehmann visitò puntigliosamente gli ospedali militari e incoraggiò le vaccinazioni, praticandole egli stesso dove i medici locali erano troppo tiepidi. Con Redowsky e Adams formò una squadra molto affiatata: mentre lui si dedicava soprattutto ai suoi compiti medici, i due naturalisti misero insieme una notevole collezione botanica; da Irkustk, tra settembre e ottobre, visitarono le rive del lago Baikal, dove Redowsky raccolse semi per Gorenki. Durante la lunga sosta nei pressi di Kiatka, Rehmann, oltre a interrogare i mercanti locali sul commercio del rabarbaro e del muschio bianco, fu impegnatissimo nelle vaccinazioni, con l'aiuto di un abile chirurgo militare di nome Petrov. Fu grazie a quest'ultimo, che ne parlava la lingua e se ne era già conquistata la fiducia, che il medico tedesco incontrò i Buriati, la popolazione di origine mongola che viveva (e vive tuttora) lungo la frontiera tra Russia e Cina intorno al lago Baikal. Al contrario dei russi, spesso diffidenti verso la vaccinazione, i Buriati - consapevoli delle devastanti conseguenze del vaiolo - l'avevano accolta con entusiasmo. Così, tra ottobre e dicembre 1805, Rehmann vaccinò personalmente 792 persone, di cui 91 russi e gli altri buriati. Come egli racconta nella sua relazione al ministero dell'Interno, per questi ultimi la vaccinazione era una festa collettiva: "Quando arriva il vaccinatore, tutti i candidati del circondario si raccolgono nella casa di uno dei lama o dei taisha [ovvero i capi della comunità], vestiti con i loro abiti più belli, le donne e le ragazze adornate con una quantità di coralli; allora tutti quelli che non hanno mai avuto il vaiolo, giovani e vecchi, sono vaccinati in massa [...]. Venire a partecipare a questa operazione salutare è per loro una festa!" E prosegue lodando l'ospitalità di questo popolo che si dimostra molto più saggio e civile dei russi: "I personaggi più considerevoli mi sono sempre venuti incontro a cavallo. Appena entravo in una jurta, mi offrivano latte, acquavite e una specie di tè che mescolano con grasso e sale. E ogni volta che mi sono recato al tempio del Lama, sono sempre stato ricevuto al suono della musica del servizio dei loro dei. E' impossibile lodare a sufficienza la premura, l'ospitalità e la dolcezza di carattere di questo popolo". Dai Buriati, come medico Rehmann aveva anche altro da imparare. Il buddismo era arrivato nella regione nella seconda metà del Seicento, grazie ad alcuni lama tibetani che insieme alla religione avevano importato i principi della medicina tibetana. Benché le basi teoriche rimontassero al Collegio di medicina dei monasteri di Lhasa e Labrang, i medici-lama buriati avevano saputo adattare la farmacopea tibetana alle condizioni locali. Come spiegarono a Rehmann, l'80% degli ingredienti usati nella regione del Baikal erano di raccolta locale; inoltre le medicine, che potevano comprendere anche 40 diversi ingredienti, tenevano conto del clima, della dieta e del metabolismo dei pazienti. Rehmann fu così affascinato dalla sapienza medica dei dottori buriati da invitare uno di loro, Tsultim Tseden, a venire a studiare all'Accademia medico-chirurgica di San Pietroburgo, un progetto che non si realizzò a causa della morte di Tsultim. Inoltre acquistò una farmacia portatile contenente 60 semplici, si informò delle loro proprietà presso i medici buriati e cercò di identificare le sostanze con l'aiuto del suo amico Redowsky. Sperava anche di introdurre la vaccinazione antivaiolosa in Cina, nonostante sapesse che i cinesi di Canton si erano opposti ai medici inglesi che la praticavano. Da bravo illuminista, contava di convincerli con argomenti razionali: scrisse e fece tradurre da uno degli interpreti un proclama in cui raccontava la storia della scoperta e della diffusione della vaccinazione in tutti i paesi della Terra. La spedizione continua: altri incontri inaspettati Anche il suo sogno, come quello di Golovkin, si infranse a Urga. I tre amici presero mestamente la via di Irkutsk insieme allo scornato ambasciatore. Lungo la strada, nel febbraio 1806, Rehmann studiò le acque minerali di Turkic, e, probabilmente con l'aiuto di Adams e Redovsky, la fauna ed la flora della regione circostante. Mentre una parte del corteo (tra cui una banda musicale al completo) riprendeva la via di Mosca, essi furono tra quelli che rimasero a Irkutsk con il seguito dell'ambasciatore, in attesa della primavera e di nuove istruzioni. Infine, dall'Accademia delle Scienze arrivò l'ordine di riprendere le ricerche: Adams avrebbe esplorato la Siberia orientale, per poi proseguire lungo la dorsale dei monti Stanovoy; Redowsky, accompagnato dal geodeta Ivan Kozevin, avrebbe dovuto raggiungere la Kamčatka dove si sarebbe unito ad alcuni membri della spedizione Krusenstern per un'ampia missione di tre anni nella penisola, lungo la costa pacifica, nelle Curili e a Sakhalin. Forse per farsi perdonare, l'ambasciatore Golovkin diede tutto il sostegno possibile a Redowsky, curando personalmente l'equipaggiamento di strumenti scientifici, polvere da sparo, denaro, merci da scambiare, doni per le popolazioni locali. Infine, il botanico fu pronto a partire a il 20 maggio. Secondo alcune fonti, Adams fece il primo tratto di strada con lui, ma è difficile pensarlo, visto che, dopo aver visitato le regioni di Nerčinsk e Tunkinskij, a giugno si trovava già a Jakustk, nella Siberia centrale. Fu qui che apprese che qualche anno prima presso la foce della Lena era stata rinvenuta la carcassa di uno strano animale conservato nel ghiaccio. Accompagnato da tre cosacchi, risali rapidamente il fiume, si recò sul posto e, anche se buona parte della carne nel frattempo era stata mangiata dai lupi o data ai cani, riuscì a recuperare lo scheletro quasi intatto e quasi 20 kg di peli del primo mammut rinvenuto intatto; spedito a San Pietroburgo, dove fu ricostruito da Tilesius, lo scheletro venne esposto nel gabinetto delle meraviglie dell'Accademia delle scienze, divenendone il reperto più celebre, con il nome di "mammut di Adams". L'anno successivo Adams scrisse un resoconto della spedizione e del ritrovamento, quindi terminò la sua carriera come professore di botanica presso l'Accademia medico-chirurgica di San Pietroburgo. Nel frattempo Redowsky, nella sua marcia di avvicinamento al Pacifico, esplorò la cresta di Aldan e la costa del Mare di Okhotsk, raccogliendo piante, pesci e campioni di minerali. Il 9 settembre era a Okhotsk, da dove spedì via mare il grosso delle attrezzature, intenzionato a raggiungere la Kamčatka via terra. All'inizio del 1807 si trovava a Gižiginsk, dove morì inaspettatamente l'otto febbraio. Sulla sua morte ci sono molte versioni: si sparse la voce che i locali, avendolo scambiato per una spia russa, lo avessero avvelenato con sublimato corrosivo; secondo altri, annegò mentre tentava di attraversare il fiume Gižiga; secondo Langsdorff, che avrebbe dovuto unirsi a lui in Kamčatka, si suicidò; altri ancora pensano a una malattia. L'unica certezza è che a soli trentun anni si spense una sicura speranza della botanica russa. Quanto a Rehmann, presumibilmente rimase con l'ambasciatore Golovkin fino all'autunno del 1806, visto che la sua relazione sulla campagna vaccinale è datata "Irkutsk, 25 settembre 1806". Tornato a Mosca, riprese i suoi doveri di medico della famiglia Razumovskij e aprì una piccola clinica privata, in cui sperimentava con alterno successo i rimedi appresi dai colleghi buriati e siberiani: la scorza del melograno come sostituto economico della corteccia di Cinchona; la Ballota lanata (oggi Panzerina lanata) come rimedio per l'idropisia associata a casi di cirrosi. Le sue esperienze in Siberia e in Mongolia sono anche alla base di una copiosa produzione di saggi: su un trattato cinese di ostetricia; sul commercio del rabarbaro e del muschio bianco; su un'epidemia di vaiolo bovino avvenuta i Siberia nel 1805-6. Il più interessante è indubbiamente quello dedicato alla farmacia portatile acquistata in Buriazia, con i nomi originali e traslitterati, un tentativo di identificazione (per circa il 50% dei semplici trattati) e informazioni su loro uso nella medicina tibetana. Si tratta del primo scritto occidentale dedicato a questa antica tradizione medica. Nel 1810, quando il suo patrono Aleksej Razumovskij fu nominato Ministro dell'Istruzione, Rehmann lo seguì a Pietroburgo. Poco dopo divenne uno dei medici personali dello zar Alessandro, che accompagnò in diversi viaggi all'estero. Nel 1817 fu nominato professore di farmacologia presso l'Accademia medico-chirurgica, dove ritrovò l'amico Adams. Più tardi divenne capo del servizio medico civile. Morì a San Pietroburgo di colera nel 1831. Una sintesi della sua vita nella sezione biografie. Rehmannia, salute e bellezza in giardino La terminologia botanica ricorda in vario modo i tre amici. Ad Adams furono dedicati due diversi generi Adamsia, da Willdenow nel 1808 e da Steudel nel 1821, oggi rispettivamente sinonimi di Puschkinia (un genere creato proprio da Adams) e di Geum. E' ricordato però dall'eponimo di alcune specie, come il siberiano Rhododendron adamsii, che vive anche sulle sponde del lago Baikal. Redowsky fu invece ricordato da Chamisso, che dopo la sua morte pubblicò una parte delle sue raccolte botaniche, con il genere Redowskia, oggi sinonimo di Smelovskia. Lo ricordano però i nomi specifici di diverse piante, come Coriospermum redowskii, Erysimum redowskii, Rhododendron rodowskianum. L'unico ad essere omaggiato da un genere valido è dunque Joseph Rehmann, dedicatario di Rehmannia. La storia di questa dedica è anch'essa curiosa. Il primo a descrivere e nominare Rehmannia glutinosa, una specie molto importante della medicina tradizionale cinese, fu Joseph Libosch, medico personale dello zar Alessandro I, morto prima di poterla pubblicare (1824). Anni dopo il suo erbario e i suoi manoscritti furono esaminati da Friedrich Fischer e da Carl Anton Meyer, che pubblicarono genere e specie nel 1835. Entrambi medici dello zar, Libosch e Rehmann erano colleghi e sicuramente si saranno scambiati pareri medici e informazioni; ed è anche possibile che la radice di Rehmannia glutinosa, ovvero Radix Rehmanniae, sia una delle radici non identificate contenute nella piccola farmacia portatile buriato-tibetana. In ogni caso, la dedica di questo piccolo genere endemico cinese a un medico affascinato dalla tradizione medica cinese e tibetana è sicuramente azzeccata. Infatti Rehmannia glutinosa è una delle cinquanta erbe fondamentali della farmacopea cinese, che ne usa la radice, con proprietà antinfiammatorie e depurative. Nei nostri giardini, invece, da qualche anno è arrivata R. elata, spesso venduta con il nome un po' improprio "digitale cinese"; è una bellissima erbacea perenne semirustica con grandi fiori a campana rosa-porpora. In effetti, in passato il genere Rehmannia fu assegnato alla stessa famiglia e alla stessa tribù di Digitalis (famiglia Scrophulariaceae, tribù Digitalideae), ma non senza controversie; altri botanici infatti lo inclusero nelle Gesneriaceae. Più recentemente, sulla base delle analisi molecolari è stato trasferito nella famiglia Orobanchaceae, di cui costituisce uno dei soli tre generi non parassiti. Altre informazioni nella scheda. |
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
September 2024
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