La spedizione di Bering apre la strada all'espansione russa nelle Aleutine e in Alaska, alla ricerca delle preziose e richiestissime pellicce di lontra. E' un'impresa condotta con brutalità e sempre sull'orlo del fallimento, a causa del difficile e costoso approvvigionamento di quella lontana colonia. Per risolvere il problema, la Compagnia russo-americana, che ha ottenuto il monopolio del commercio delle pellicce, caldeggia il progetto dell'ammiraglio Krusenstern: creare una via commerciale diretta tra Russia e Cina circumnavigando il globo. Il progetto, per quanto audace, lusinga l'orgoglio russo e la nuova consapevolezza di sé alimentata dal ruolo di primo piano che l'Impero russo sta giocando nelle guerre contro la Francia prima rivoluzionaria poi napoleonica. Si dilata così in un ambizioso sogno coloniale: la creazione di una sfera d'influenza politica ed economica nel Pacifico settentrionale a cavallo tra tre continenti, sostituendosi all'impero spagnolo ormai declinante. Con l'entusiastica adesione dello zar, nel 1803 inizierà così la prima circumnavigazione russa del globo, comandata dallo stesso Krusenstern. Tra i suoi sostenitori più calorosi, l'allora ministro del commercio, il conte Nikolaj Rumjancev. Quindici anni dopo, quando la sua stella politica (che lo aveva portato a diventare ministro degli esteri) sarà ormai tramontata, lo stesso Rumjancev finanzierà la seconda circumnavigazione, guadagnandosi la dedica del nome specifico di alcuni animali e piante e del genere Romanzoffia. L'America russa: pellicce, genocidi e un progetto audace Sebbene la seconda spedizione di Bering si fosse risolta in un disastro, aveva raggiunto i suoi obiettivi, dimostrando definitivamente che Asia e America non erano collegate e aprendo la rotta tra i due continenti. Ad eccitare gli animi (e la cupidigia) furono poi le pellicce di lontra portate con sé dai naufraghi della Sv. Petr. Dopo decenni di caccia indiscriminata, in Siberia gli animali da pelliccia incominciavano a scarseggiare; le isole Aleutine e l'America settentrionale (ovvero l'Alaska) promettevano nuovi, ricchissimi territori di caccia. Nei decenni successivi, cominciò così la penetrazione russa in quei territori, sotto forma prima di avamposti dei commercianti di pellicce, poi di insediamenti stabili. Il prodotto di punta erano proprio le pellicce di lontra di mare, tra l'altro una delle pochissime merci di importazione ben accette sul mercato cinese. Accompagnata da spaventose brutalità ai danni degli indigeni (con il genocidio di larga parte degli aleutini) e segnata da un atteggiamento predatorio verso la natura, l'espansione russa avvenne dapprima in modo disordinato, grazie all'iniziativa di singoli mercanti; vennero poi fondate compagnie più strutturate, la più importante delle quali fu la Compagnia russo-americana, creata nel 1799, che riuscì a farsi concedere dallo zar il monopolio del commercio delle pellicce per vent'anni. Lo stesso anno quella che veniva ormai chiamata "America russa" fu annessa all'Impero. Malgrado gli sforzi della Compagnia, che cercò anche di stimolare l'arrivo di coloni dalla Russia e dalla Siberia, sul piano commerciale la situazione era tutt'altro che florida. Il problema principale era l'approvvigionamento degli insediamenti, il cui unico cordone ombelicale con la madrepatria erano le navi che affrontavano la difficile navigazione con la Siberia e la Kamčatka, impraticabile dall'autunno alla primavera inoltrata (senza contare l'interminabile viaggio dalla Russia alla Siberia, che poteva richiedere da due a tre anni). Anche le pellicce di lontra per raggiungere la Cina, il loro principale mercato, dovevano percorrere la stessa via: sbarcate nel porto di Okhotsk, in Siberia, venivano trasportate via terra al punto di confine di Kyakhta, da cui, secondo le clausole dell'omonimo trattato, dovevano passare tutte le merci scambiate tra Russia e Cina; di qui, ogni tre anni, una carovana di mercanti muoveva poi per Pechino. Insomma, lungaggini e spese che erodevano i guadagni e mettevano in forse la stessa sopravvivenza dell'America russa. A proporre una soluzione alternativa fu l'ammiraglio von Krusenstern. Suddito russo di origine baltica e lingua tedesca, durante le guerre contro la Francia aveva servito nella Royal Navy e aveva visitato gli Stati Uniti, le Antille, Calcutta e Canton. Nel 1799, mentre si trovava a Calcutta, inviò a San Pietroburgo una relazione in cui illustrava i vantaggi di aprire una via di comunicazione diretta tra Russia e Cina che circumnavigasse il globo passando da Capo Horn all'andata e dal Capo di Buona Speranza al ritorno. Il progetto suscitò l'interesse della Compagnia russo-americana, nella persona del suo più autorevole esponente, Nikolaj Petrovič Rezanov, che riuscì a convincere politici influenti e lo stesso imperatore. Erano gli anni in cui l'impero russo, guidato dal giovane e romantico Alessandro I, salito al trono nel 1801, giocava un ruolo di primo piano nelle coalizioni antifrancesi e incominciava ad imporsi come una delle principali potenze continentali; negli ambienti di corte, la proposta di Krusenstern, che lusingava l'orgoglio nazionale, incominciò a dilatarsi fino a trasformarsi in un progetto politico di ampio respiro: oltre ad assicurare il collegamento stabile con l'Alaska e una via commerciale diretta tra l'America russa e la Cina, si puntava ad aprire relazioni diplomatiche ufficiali con il Giappone, ad inserirsi nel commercio con il Sud America e a sondare la possibilità di colonizzare la California, approfittando della debolezza della Spagna. Era l'inizio di un grandioso sogno di espansione, che il governo russo perseguì per una quarantennio: la trasformazione del Pacifico settentrionale in un "mare russo", grazie al controllo delle sue isole e delle sue coste orientali e occidentali. Un discusso uomo politico e un grande mecenate Fu così che nell'agosto del 1803 salparono da Kronstadt alla volta delle Canarie, prima tappa della prima circumnavigazione russa del globo, le navi Nadežda (ovvero "Speranza") e Neva, comandate rispettivamente dallo stesso Krusenstern e dal capitano-luogotenente Lysianskij. Un quindicennio dopo, archiviate le guerre napoleone, l'avrebbe seguita una seconda circumnavigazione (1815-18), quella della Rjurik, comandata dal luogotenente Kotzebue. Fino alla cessione dell'Alaska agli Stati Uniti (1867), le circumnavigazioni russe sarebbero poi diventate quasi viaggi di routine (tra 1803 e 1835 se ne totalizzarono venticinque). Sulle prime due, che ebbero rilevanti risvolti scientifici, tornerò in altri post. Qui vorrei concentrami su uno degli uomini politici che le vollero e le resero possibili, il conte Nikolaj Petrovič Rumjancev (1754-1826), uno delle maggiori personalità della Russia a cavallo tra Settecento e Ottocento. Negli anni in cui si discuteva la proposta di Krusenstern, egli era direttore delle comunicazioni fluviali e marittime e ministro del commercio; uomo dalla mentalità molto aperta e intraprendente, si batté contro l'arretratezza economica del paese, snellendo in senso liberale la legislazione commerciale, migliorando le vie d'acqua e promuovendo la costruzione di canali navigabili e di nuovi ponti; egli vide subito le potenzialità del progetto e si spese a favore della sua approvazione, usando tutta la sua notevole influenza sul giovane zar e su sua madre, la zarina vedova Marija Fedorovna. Rumjancev era un uomo molto colto, con interessi sia umanistici sia scientifici; in gioventù aveva servito a lungo all'estero come diplomatico e aveva cominciato ad ammassare una prodigiosa collezione di libri, incunaboli, manoscritti, stampe, monete, opere d'arte e oggetti etnografici; spinse dunque anche sugli obiettivi scientifici della missione, cui volle prendesse parte un gruppo di scienziati. Intanto, mentre la Nadežda e la Neva solcavano gli oceani e poi rientravano trionfanti in patria, la posizione politica della Russia andava evolvendo: dopo la cocente sconfitta di Austerlitz (1805) e la disfatta di Friedland (1807), Alessandro I, fino ad allora uno dei più determinati avversari di Napoleone, incominciò a dare ascolto a quanti gli consigliavano di trattare con l'imperatore dei francesi. Il più convinto assertore di questa svolta politica era proprio Rumjancev, un ammiratore dell'illuminismo decisamente francofilo, che per un breve periodo divenne il più ascoltato e influente dei suoi ministri. Fu lui a convincere il riluttante Alessandro a incontrare Napoleone sul Njemen e a siglare la pace di Tilsit (1807) e l'effimera alleanza tra Russia e Francia. La carriera politica di Rumjamcev toccò il suo apice: nel 1808 fu nominato ministro degli esteri e nel 1810 presidente del consiglio di Stato. Ma, mano a mano che i rapporti tra Francia e Russia si gustavano, la sua posizione filofrancese lo rendeva sempre più isolato e inviso allo zar (come capo dei circoli francofili, figura ambigua se non odiosa, compare anche in Guerra e Pace di Tolstoj). L'invasione francese del 1812 lo colse tanto di sorpresa da provocargli un colpo apoplettico che lo privò parzialmente dell'udito; nonostante ciò, continuò a consigliare lo zar di esautorare Kutuzov e di trattare con Napoleone. Di conseguenza, prese la confidenza di Alessandro, che lo allontanò dalla vita politica. Ritiratosi a vita privata nel 1814, Rumjancev dedicò gli ultimi anni alle sue collezioni e alla promozione degli studi storici, letterari e scientifici. Fin da giovane, aveva una collezione di minerali, che ora incrementò con l'acquisto di altre raccolte, tra cui i materiali riportati da Lisyanski dalla prima circumnavigazione. Grandissimo bibliofilo, possedeva una biblioteca di 30.000 volumi (12.000 dei quali di argomento storico), oltre 1000 manoscritti, 5000 incisioni, 600 mappe, che dopo la sua morte andò a costituire il primo nucleo della Biblioteca di Stato russa. Come appassionato di studi storici, riunì intorno a sé un circolo di giovani studiosi delle antichità russe e slave e finanziò la pubblicazione di una quarantina di antichi testi (tra cui i primi capolavori della letteratura russa, come il Canto di Igor). Le sue collezioni d'arte dopo la sua morte andarono invece a formare il primo museo russo aperto al pubblico (nel 1831). Chiuso e smembrato nel 1924, confluì in parte nella Galleria Tret'jakov, in parte nel Museo Puškin delle Belle Arti. Una sintesi della vita di questo discusso politico e grande promotore degli studi e delle arti nella sezione biografie. Egli fu anche un mecenate delle scienze, finanziando la seconda circumnavigazione russa del globo; mentre la prima, come abbiamo visto, fu una spedizione in grande stile, promossa e finanziata dal governo russo nell'ambito di un ambizioso progetto politico, la seconda, anche se fu approvata dalla zar, fu frutto di un'iniziativa dello stesso Rumjancev ed ebbe un carattere più nettamente scientifico. Infatti, la mutata situazione politica, che vedeva ora la Spagna alleata della Russia, rendeva poco prudente perseguire apertamente una penetrazione russa nelle aree rivendicate dalla monarchia iberica. Romanzoffia, minuta bellezza E' proprio come mecenate della spedizione di Kotzebue che il conte Rumjancev entra a buon diritto nella nostra galleria di dedicatari di un genere botanico. Adalbert von Chamisso, il botanico della spedizione, volle infatti rendergli omaggio dedicandogli alcune delle piante raccolte durante il viaggio. Lo ricordano nel nome specifico Spiranthes romanzoffiana, un'orchidea dell'America settentrionale, e Syagrus romanzoffiana, la spettacolare "palma regina", raccolta in Brasile durante il viaggio d'andata, probabilmente la più conosciuta delle piante dedicate al nostro conte. Lo zoologo della spedizione Eschscholtz gli dedicò invece la bellissima farfalla Papilio rumanzovia, scoperta nelle Filippine. Fu invece raccolta nell'isola di Unalaska, nelle Aleutine occidentali, la specie tipo del genere Romanzoffia, creato da Chamisso nel 1820. Appartenente alla famiglia Boraginaceae (precedentemente Hydrophyllaceae) comprende cinque specie erbacee annuali o perenni native dell'America nordoccidentale, dall'Alaska alla California, ovvero proprio la zona esplorata da Chamisso e dai suoi compagni. Le Romanzoffiae hanno foglie lobate e graziosi fiori campanulati, solitamente bianchi, portati su lunghi steli, a fioritura primaverile. Adattate a ambienti rocciosi umidi e ombreggiati, hanno robuste radici rizomatose che permettono di crescere anche tra le fessure; le specie perenni dopo la fioritura avvizziscono e entrano in dormienza. Il ciclo ricomincerà con le prime piogge d'autunno, quando rispunteranno le foglie. Queste caratteristiche hanno permesso al genere, tipicamente artico e boreale, di scendere più a sud, colonizzando anche la California settentrionale, dove le estati sono calde e aride. Qui vive la specie più meridionale e più nota, R. californica, che negli Stati Uniti è talvolta coltivata nei giardini rocciosi. Ci riportano invece in Alaska R. unalaschensis, la specie raccolta da Chamisso a Unalaska e R. sitchensis, che prende il nome da Sitka; all'epoca del dominio russo si chiamava Novo-Archangelsk ed era la sede principale della Compagna russo-americana. E' le specie con l'areale più ampio, diffusa dall'Alaska alla California, passando per gli stati canadesi del British Columbia e della Alberta e l'Oregon. Un cenno alle altre specie nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
August 2024
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