PaulowniaPaulownia Siebold & Zucc. P. von Siebold, J.G. Zuccarini, Flora japonica, 1 : 25, 1835 Paulownia è l'unico genere della famiglia delle Paulowniaceae (un tempo era assegnato alle Scrofulariaceae). Comprende, secondo gli studi più recenti, sette specie di alberi decidui (sempreverdi ai tropici), di origine per lo più cinese, con una specie estesa anche al Laos e al Vietnam; inoltre P. tomentosa è coltivata fin dall'antichità in Corea e Giappone. Molte specie sono coltivate da secoli in Cina, tanto che è difficile determinarne con precisione la zona d'orgine. Hanno corteccia liscia, con lenticelle evidenti in età giovanille e fenditure longitudinali in età matura. I rami sono opposti, senza boccioli terminali. Le foglie opposte, occasionalemnte riunite a gruppi di tre, hanno lungo picciolo, lamina fogliare intera o debolmente lobata con 3-5 lobi, margine ondulato e talvolta serrato da giovani. I fiori sono raccolti in grandi infiorescenze (tirsi) piramidali; hanno calice campanulato o obconico, peloso; cinque lobi di cui quello superiore allargato; corolla porpora o bianca, da imbutiforme a campanulata; base del tubo costretta e lievemente ricurva; lembo bilabiato, con labbro superiore giallo e bilobato, labbro inferiore allungato e trilobato. Il frutto è una capsula con due o quattro valve, e contiene moltissimi semi alati di piccole dimensioni.
Gli alberi di Paulownia sono di rapidissima crescita e forniscono un legname molto leggero e poroso, facile da lavorare, ma allo stesso tempo resistente. Sia in Cina sia in Giappone è apprezzato da secoli e utilizzato, oltre che per oggetti ritualmente associati al suo simbolismo di albero della vita (come bare, amuleti e cassoni nuziali), per mobili e strumenti musicali. Paragonabile alla balsa per la leggerezza, le sue caratteristiche, che l'hanno fatto battezzare "alluminio del legno", sono insuperabili dove occorre coniugare basso peso specifico e resistenza, ad esempio nelle forniture per aerei; è anche utilizzato per finiture di prestigio e per pannelli isolanti, grazie alla sua notevole fonoassorbenza. Per la sua veloce crescita, sembra anche interessante per la produzione di biomassa. Tutti questi pregi hanno fatto sì che in varie parti del mondo (compresa l'Italia) stia sempre più prendendo piede la sua coltivazione su larga scala, che viene anche pubblicizzata come un ottimo investimento. Perfettamente rustica, poco esigente, poco soggetta a malattie, P. tomentosa (ma anche alcune delle sue consorelle) presenta anche un problema, già drammatico in alcuni degli Stati Uniti occidentali e latente in Europa: l'invasività. Basti pensare che una pianta matura produce in un solo anno venti milioni di piccoli semi alati che vengono trasportati lontano dal vento; finché viene coltivata in piccoli numeri in parchi e ambienti per lo più cittadini, non è un problema, perché tende ad attecchire soprattutto in terreni disturbati (ne ho viste crescere a Torino città in situazioni davvero incredibili). Diverso il discorso per la coltivazione in massa, per la quale sarebbe bene scegliere cloni sterili. Uno sguardo su...![]()
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