Altre Crassulaceae
Dudleya |
EcheveriaEcheveria DC. A.P. de Candolle, Prodromus Systematis Naturalis Regni Vegetabilis 3: 401, 1828 In onore di Atanasio Echeverría Se ne parla nel post I pittori della Real Expedicion Botanica e i generi Cerdia e Echeveria Echeveria è un vastissimo genere della famiglia Crassulaceae che comprende circa 150 specie di piante succulente, con foglie per lo più a rosetta, da erbacee acauli a suffrutici ramificati, alti fino a 50 cm. Per la grande varietà di forme e di colori, nonché la facilità di coltivazione, include alcune tra le succulente più popolari e coltivate, soprattutto come piante da interno ma anche come tappezzanti da aiuola nelle zone più miti. E' un genere soprattutto messicano (in Messico vive il 95% delle specie), con una sola specie che si spinge a nord fino al Texas e una manciata di specie che si spingono a sud, attraverso il Centroamerica, fino all'America andina (Argentina settentrionale e Perù). In effetti sono piante di montagna (da 500 a 3000 m), che possiamo considerare il corrispettivo americano dell'europeo Sempervivum (anche molte specie di Echeveria si propagano per stoloni formando vaste colonie; tuttavia, a differenza delle cugine europee, che fioriscono una sola volta, per poi morire, sono policarpiche). Molte crescono in ombra leggera tra le rocce o sulle pareti delle rupi; alcune specie, come E. rosea, sono epifite. Nel loro habitat, rivestono anche un'importante ruolo ecologico, come ospiti ad esempio di alcune specie di farfalle.
Il genere è alquanto polimorfo; in primo luogo, i fusti e le foglie possono essere glabri, oppure pelosi o tomentosi; il portamento va dalla rosetta acaule o con brevissimo fusto agli arbustini molto ramificati; le rosette delle foglie possono essere più o meno compatte, diffuse, o anche assenti; le foglie, da carnose o submembranose, se per lo più sono raccolte in rosette, possono anche essere alternate o distribuite lungo il fusto. Molto varie anche le forme e i colori: da lineari a quasi orbicolari, usualmente sono lanceolate o oblanceolate, da acute a ottuse, per lo più mucronate, con la pagina inferiore arrotondata, quella superiore piatta o convessa; i colori vanno dal verde all'argento al glauco al rosato al porpora. Le foglie cadono con facilità e radicano prontamente, generando nuove piante. L'infiorescenza, laterale, spicata, cimosa o racemosa, è portata su peduncoli arcuati; i fiori hanno lobi petaloidi eretti o espansi, spesso leggermente espansi all'apice o costretti alla bocca; variano dal bianco al giallo, all'arancio, al rosso, con interno usualmente giallo Molte specie, incluse alcune delle più popolari, sono a loro volta molto variabili, con due conseguenze: molto materiale per i vivaisti tra cui selezionare le varietà più interessanti, inusuali, attraenti; una certa confusione tassonomica, poiché spesso sono state considerate specie o sottospecie a sé quelle che invece altri considerano semplici varietà. Ibridi tra diverse specie di Echeveria sono molto frequenti in coltivazione. Inoltre, sono noti ibridi intergenerici con altri generi affini: con Cremnophila (x Cremneria), Graptopetalum (x Grapteveria), Lenophyllum (x Lenoveria), Pachyphytum (x Pachyveria), Sedum (x Sedeveria), Tacitus (x Taciveria), Thompsonella (x Thompsoveria), Villadia (x Villeveria). Una piccola curiosità: se il nome del grande illustratore botanico Atanasio Echeverría è rimasto per sempre legato a questo coloratissimo genere di Crassulaceae è merito di Candolle. Sessé e Mociño non avevano certo dimenticato il più dotato dei loro pittori, ma avevano deciso di dedicargli un'altra pianta, l'ocotillo, un curioso arbusto dei deserti del Nord del Messico e degli Stati Uniti meridionali. Ma poiché le opere dei due botanici furono pubblicate - per altro parzialmente - solo alla fine dell'Ottocento, nel frattempo la pianta era stata battezzata da Kunth e Humboldt Fouquieria splendens (un omaggio al medico parigino Pierre Fouquier). Nelle raccolte di Sessé e Mociño c'erano invece tre specie che più tardi sarebbero state incluse nel nostro genere Echeveria, ma erano state assegnate ai generi Cotyledon e Sedum: Sedum spicatum (da identificarsi con Cotyledon coccinea, oggi Echeveria coccinea, descritta con questo nome da Cavanilles nel 1793); Cotyledon gibbiflora oggi E. gibbiflora; Sedum teretifolium, una specie non identificata per la mancanza di foglie basali. Il primo a ipotizzare che Cotyledon coccinea potesse costituire il tipo di un nuovo genere autonomo fu Haworth, in una lettera del 1826; poco tempo dopo, nel 1828, il genere fu in effetti creato da Candolle, che vi incluse le tre specie di Sessé e Mociño (E. coccinea, E. gibbiflora, E. teretifolia), cui aggiunse E. caespitosa (oggi assegnata all'affine genere Dudleya, come D. caespitosa). Da allora le scoperte e le specie hanno continuato a moltiplicarsi, dal momento che il genere è caratterizzato da un altissimo livello di endemicità, tanto che ancora oggi non è raro ne vengano scoperte di nuove. Come sempre nei casi di generi molto vasti e molto popolari, impossibile elencare qui anche solo le specie più diffuse. Rinvio perciò al sito dell'International Crassulaceae Network, che presenta un ampissimo repertorio delle specie, ciascuna corredata di descrizione, habitat, indicazioni per la coltivazione, e in genere almeno un'immagine; vastissima anche la selezione di ibridi e varietà, quasi sempre corredate di una o più fotografie, oltre che di sintetiche informazioni sull'origine. Ricordo infine che gli studi molecolari hanno dimostrato che si tratta di un genere polifiletico (quindi, artificiale), che necessita di ulteriori studi e sicuramente in futuro verrà sottoposto a una profonda revisione. |