Ferrante ImperatoFerrante Imperato (circa 1525-dopo 1615) nacque presumibilmente a Napoli. Non conosciamo nulla né dei suoi studi né della sua giovinezza; secondo una testimonianza di Bartolomeo Maranta, la sua attività professionale iniziò intorno al 1554. La sua bottega di speziale si trovava in piazza Santa Chiara, annessa all'abitazione al primo piano della quale sistemò il suo celebre museo, creato probabilmente a partire dal 1566. Nato da esigenze professionali, esso si trasformò in un'istituzione celebrata in tutta Europa, con veri e propri laboratori annessi, dove si conducevano osservazioni sperimentali. A livello professionale, Imperato godette di stima universale, tanto che prima del 1572 fu eletto membro del Consiglio di ispezione e salvaguardia dell'arte degli speziali. Importante fu la sua collaborazione con Bartolomeo Maranta, che nel suo laboratorio condusse le ricerche che produssero Della theriaca e del mithridato libri due (terminato nel 1570 e pubblicato nel 1572).
Intorno a questo libro, un prontuario per la realizzazione dei due rimedi, nacque una violenta polemica con il Collegio medico padovano, che dissentiva su componenti, dosi e modi di preparazione. Essendo morto Maranta, la polemica fu rivolta in particolare contro Imperato (non nominato direttamente, ma definito sprezzantemente pharmacopola). Alle critiche dei padovani, rispose lo stesso Imperato, con una lettera in cui rivendicava il diritto degli speziali di occuparsi di argomenti medici, pubblicata insieme a un lungo scritto di Colantonio Stigliola che confutava sistematicamente le accuse dei padovani. Oltre a occuparsi della farmacia, svolgere ricerche in diversi campi naturalisti, mantenere una corrispondenza con studiosi non solo italiani, arricchire le collezioni del sempre più prestigioso museo, Imperato fu attivo sul piano sociale e politico. Nel 1585 fu capitano del Popolo dell'ottina di Nido e nel 1587 (poi di nuovo nel 1594) fu eletto governatore popolare della Gran Casa dell'Annunziata, un grande complesso assistenziale che comprendeva un collegio, cinque ospedali, una spezieria, un Monte di pietà e un organo preposto all'elemosina. Nel 1597 divenne protettore del Sacro Monte di pietà. La sua unica opera nota a stampa (sappiamo che scrisse alcuni opuscoli che non ci sono pervenuti) è Dell'historia naturale libri XXVIII. Nella quale ordinatamente si tratta della diversa condition di miniere, e pietre. Con alcune historie di piante, et animali sin hora non date in luce, pubblicata nel 1599 a cura del figlio Francesco. All'epoca, alcune dicerie attribuirono la stesura dell'opera a Colantonio Stigliola (che Imperato cita tra le varie persone che lo aiutarono nelle sue ricerche e potrebbe essere stato il suo consulente per il capitolo sull'alchimia); oggi i critici respingono l'ipotesi, anche se non è escluso un intervento redazionale dello Stigliola. Gli ultimi anni della vita di Imperato furono caratterizzati dalla crescente fama del suo museo che attirava numerosissimi viaggiatori. Tra i visitatori più importanti, Francesco Cesi che nel 1604 venne a Napoli per valutare l'opportunità di crearvi una colonia dell'Accademia dei Lincei. Benché i suoi rapporti con Imperato fossero assai cordiali, nel 1612 quando la colonia venne effettivamente fondata, quest'ultimo non figurò tra i suoi membri. Non sappiamo quando e dove egli morisse; sappiamo che era ancora in vita nel 1615, quando ricevette una certa quantità di liquore di opobalsamo da Padova. Dopo la sua morte, il museo fu ereditato in fidecommesso dal figlio Francesco che, benché esercitasse la professione di giureconsulto e fosse stato nobilitato, condivideva gli interessi naturalistici del padre e ne aumentò le raccolte; tuttavia nella seconda metà del Seicento il patrimonio museale andò disperso, trascurato dagli eredi |
Fonti
Imperato, Ferrante, http://www.treccani.it/enciclopedia/ferrante-imperato_(Dizionario-Biografico)/
Imperato, Ferrante, http://www.treccani.it/enciclopedia/ferrante-imperato_(Dizionario-Biografico)/