Eugenio di Savoia-CarignanoDedicatario di Eugenia, Myrceugenia, Siphoneugena, Cariniana Se ne parla nel post Il principe Eugenio e i giardini di palazzo Belvedere Eugenio di Savoia-Carignano (1663-1736) nacque a Parigi, secondo figlio maschio di Eugenio-Maurizio di Savoia, principe di Soissons, e Olimpia Mancini, una delle nipoti del cardinale Mazzarino. Il padre, che comandava un battaglione al servizio del Re Sole, morì quando aveva dieci anni e poco dopo la madre, coinvolta nello scandalo dei veleni, fu costretta all'esilio a Bruxelles. Destinato alla tonaca in quanto secondogenito, fu allevato alla nonna materna Maria di Borbone-Soissons, che tuttavia lo trascurò, demandandone la cura al personale di palazzo.
Malaticcio e di aspetto poco attraente, ebbe comunque una buona istruzione. A 19 anni rinunciò alla carriera ecclesiastica e si presentò a Luigi XIV, chiedendogli il comando del battaglione che già era stato del padre; il re Sole rifiutò, forse più ancora per la disgrazia della madre che per la sua giovane età. Insieme a un cugino, il principe Louis-Armand di Borbone-Conti, Eugenio fuggì allora da Parigi, deciso a raggiungere Vienna e il fratello maggiore Luigi Giulio, che era al servizio dell'Impero. Al suo arrivo a Vienna, scoprì che il fratello era deceduto poco prima in seguito alle ferite riportate combattendo contro i turchi. Forse anche per compensarlo di questa perdita, l'imperatore Leopoldo lo nominò aiutante di campo del comandante dell'esercito imperiale, Carlo di Lorena. Fu in questa veste che Eugenio partecipò all'assedio di Vienna e poi si distinse in alcuni scontri minori contro gli ottomani. Alla fine del 1683, fu nominato colonnello e gli fu affidato il comando di un reggimento di dragoni imperiali. Promosso maggiore generale e membro del Consiglio di guerra, si distinse nella successiva campagna contro i Turchi, contribuendo in modo determinante alla vittoria di Mohacs (1687). Con il grado di tenente generale, partecipò all'assedio di Belgrado (1688) e alla campagna contro i francesi lungo il Reno. Nel 1690, nominato comandante generale della cavalleria, fu inviato in Italia in soccorso del cugino Vittorio Amedeo II, partecipando con alterne fortune a questa campagna (guerra della lega d'Augusta). Nel 1697, poiché i Turchi avevano ripresi Belgrado e minacciavano l'Ungheria, venne inviato a fronteggiarli, dapprima dividendo il comando di Federico Augusto di Sassonia, poi come generale in capo. L'11 settembre 1697 presso Zenta inflisse una memorabile sconfitta all'esercito ottomano (che ebbe 30.000 perdite, contro poco più di 400 dell'esercito imperiale). Di conseguenza, nel 1699 venne firmata la pace di Karlowitz, con la quale l'Impero ottenne la Transilvania, l'Ungheria, la Croazia e la Slavonia. Nel 1701, allo scoppio della guerra di successione spagnola, venne inviato in Italia dove operò senza vittorie decisive; nel 1703 fu nominato presidente del Consiglio aulico di guerra e ottenne il comando generale dell'esercito imperiale. Nel 1704, insieme al comandante inglese, il duca di Marlborough, ottenne l'importante vittoria di Blenheim. L'anno successivo represse con durezza un'insurrezione in Baviera. Venne poi inviato in Piemonte in soccorso del cugino Vittorio Amedeo II, che aveva di nuovo cambiato schieramento, liberando Torino dall'assedio (1706). Nel 1707 fu la volta di un'incursione non risolutiva a Lione; lo stesso anno fu nominato governatore di Milano (lo sarà fino al 1716). Nel 1708, ancora con il duca di Marlborough, sconfisse i francesi a Oudenaarde, quindi espugnò Lilla. Nel 1709, sempre con il comandante inglese, vinse a Malplaquet, ma a prezzo di gravi perdite. Come diplomatico, condusse le trattative che portarono alla pace di Rastatt (1716). Lasciato l'incarico di governatore di Milano, divenne governatore dei Paesi Bassi (fino al 1724), un incarico che dovette esercitare per interposta persona essendo di nuovo scoppiate le ostilità con i turchi, che sconfisse nuovamente a Petrovaradino. Quindi sottomise il Banato e espugnò la fortezza di Temesvar. L'anno successivo liberò Belgrado dai Turchi, quindi condusse le trattative che sfociarono nella pace di Passarowitz con i quali l'Austria ottenne il Banato, la Serbia, la Voivodina e la Valacchia. Negli anni successivi, dopo un trentennio passato quasi senza soste sui campi di battaglia, poté dividersi tra gli impegni diplomatici e i soggiorni in Austria, impegnati anche nella costruzione di alcune magnifiche residenze. Scoppiata la guerra di successione polacca (1733), assunse il comando del fronte del Reno, ma, in forte inferiorità numerica, dovette accontentarsi di limitare i danni. Del resto, poco si intendeva con il nuovo imperatore Carlo VI, che lo emarginò dagli organi di decisione. La morte lo sorprese nel sonno, ormai settantatreenne, nel suo palazzo di Belvedere a Vienna. |
Fonti
Savoia, Eugenio di, http://www.treccani.it/enciclopedia/eugenio-di-savoia/
Savoia, Eugenio di, http://www.treccani.it/enciclopedia/eugenio-di-savoia/