Generale tra i più celebri per l'abilità strategica e la capacità di cogliere con rapidità le occasioni, il principe Eugenio di Savoia nella sua vita collezionò vittorie, incarichi diplomatici, libri, opere d'arte, palazzi... e giardini. Perfettamente restaurati possiamo ancora ammirare i due più belli, quello del Belvedere a Vienna, considerato uno dei più perfetti esempi di giardino barocco, e quello di Hof, quasi al confine con l'Ungheria, le cui sette terrazze, a quanto si dice, ispirarono il progetto di Monticello, il giardino di Thomas Jefferson. A questo grande personaggio Linneo dedicò l'importante genere Eugenia; il botanico piemontese Casaretto raddoppiò l'omaggio con Cariniana, cui appartengono i giganti della flora brasiliana. In modo indiretto, lo ricordano anche Siphoneugena e Myrceugenia, due tra i numerosi generi di "eugenie" sudamericane. Un grande generale e i suoi giardini Nel 1706, il Piemonte e la loro capitale Torino vivono un momento tragico. Al momento dello scoppio della Guerra di successione spagnola, temendo di essere schiacciato dalla potenza francese, che ora controlla anche la Lombardia, il duca Vittorio Amedeo II rompe l’ambigua alleanza con la Francia e si schiera a fianco dell’Impero e dell’Inghilterra. La vendetta del Re Sole non si fa aspettare: lo stato sabaudo è devastato e nel giungo 1706 Torino viene cinta d’assedio. Decisivo per le sorti della città e del Piemonte sarà l’intervento dell’armata di soccorso imperiale, guidata da un lontano cugino del duca, il principe Eugenio di Savoia Carignano (1663-1736). Sotto il suo abile comando, il 7 settembre le forze austro-piemontesi sbaragliano i francesi e liberano la città. Il duca si guadagna così il titolo regio (giunto nel 1713, con la pace di Utrecht), il principe Eugenio aggiunge un’altra pagina alla sua gloria militare. Eugenio di Savoia (una sintesi della sua vita nella sezione biografie) è una figura quasi leggendaria. Entrato in giovane età al servizio degli Asburgo, fu uno dei più grandi generali del suo tempo, anzi di ogni tempo, a sentire Napoleone e Federico II di Prussia, che si proclamava suo allievo, celebre per l'audacia, la prontezza di riflessi, l'abilità nello sfruttare le occasioni. Oltre alla battaglia di Torino, tra i suoi allori la partecipazione alla battaglia di Vienna del 1683 e alle guerre contro i Turchi che ne seguirono; il contributo alla vittoria di Mohács (1687); la battaglia di Zenta (1697), in cui distrusse l'esercito ottomano e aprì le porte dell'Ungheria all'Impero; le campagne contro i turchi che portarono alla liberazione di Banato, Serbia, Valacchia sancita dalla pace di Passarowitz (1718). Grazie a lui, i territori asburgici aumentarono di due terzi la loro estensione, l'Austria divenne (anche se per poco) la maggiore potenza militare del continente, acquisì il controllo dell'Ungheria e dei Balcani settentrionali e subentrò alla Spagna come potenza egemone in Italia. L'aura mitica del personaggio è sottolineata anche dai tanti soprannomi che si guadagnò: Marte senza Venere (non si sposò mai); der edle Ritter, il “nobile cavaliere” e roi des hônnetes gens "re delle persone oneste" per l'alta moralità e il senso dell'onore che lo contraddistinse; per i britannici, insieme al duca di Marlborough con cui condivise tante vittorie durante la guerra di successione spagnola, prima fra tutte quella di Blenheim (1704), è uno dei Dioscuri della vittoria. Ma non fu né come generale vittorioso, né come abile diplomatico (negoziatore, tra l'altro, della pace di Reistadt) che Linneo volle celebrarlo con la dedica del notevole genere Eugenia, quanto come collezionista e protettore delle scienze e delle arti. Grazie ai tanti successi militari e ai numerosi incarichi affidatigli dai tre imperatori che servì, Eugenio era divenuto un dei principi più ricchi d'Europa. Colto e di gusti raffinati, utilizzò quell'ingente patrimonio per farsi costruire una serie di magnifiche residenze, incoraggiando a lavorare per lui architetti, pittori, scultori. Bibliofilo, raccolse una biblioteca di 15.000 volumi e preziose collezioni d'arte. Educato nella Francia del Re Sole, amava anche i giardini e le piante rare. La più sontuosa delle sue residenze è il palazzo Belvedere, posto su un lieve pendio a sud della città di Vienna. Il complesso comprende due edifici principali, il Belvedere superiore e il Belvedere inferiore, collegati da un giardino disegnato dal francese Dominique Girard, allievo di Le Nôtre, il creatore di Versailles. Oggi inserito nella lista Unesco del Patrimonio dell’umanità, è considerato un perfetto esempio di giardino barocco, di cui riproduce tutte le componenti di prammatica: parterre simmetrici delimitati da siepi formali, fontane, bacini e giochi d’acqua, boschetti, gallerie di verzura, statue di soggetto mitologico e allegorico. Per il proprio godimento personale, il principe volle poi riservarsi un giardino privato (Kammergarten), posto su due livelli terrazzati, che ospitava fontane, padiglioni, parterre con fiori esotici, un piccolo zoo, una voliera e un’orangerie, dotata di tetto apribile, dove venivano coltivate le piante più rare e delicate. Eugenio fu anche il committente di una seconda perla del giardino barocco, quello del castello di Hof, anch'esso progettato da Girard. Poiché l'edificio è posto al vertice di un pendio, Girard pensò a uno scenografico giardino a terrazze (in tutto sette) e sfruttò la pendenza naturale per il funzionamento delle fontane e dei giochi d'acqua. Anche a Hof ritroviamo parterre di bosso dalle linee sinuose, boschetti formali, labirinti, statue, bacini d'acqua. Appassionato di piante rare, che faceva coltivare nelle serre dei suoi giardini, Eugenio incoraggiò gli studi botanici e viene spesso considerato all'origine dello stesso Orto botanico di Vienna, creato qualche decennio dopo la sua morte proprio su un terreno adiacente al Belvedere. Eugenia, un genere bello e... appetitoso Come ho già anticipato, fu Linneo a creare in onore del glorioso principe il genere Eugenia. Appartenente alla famiglia Myrtaceae, con le sue oltre 1100 specie è uno dei più vasti della sua famiglia. Dopo complesse vicende tassonomiche, gli sono oggi assegnate in prevalenza specie americane, dai Caraibi al Brasile e al Cile, cui si aggiungono una sessantina di specie dell'Africa (incluso Madagascar e Mauritius) e altrettante dell'area asio-pacifica, in particolare in Nuova Caledonia. Molte specie del vecchio mondo sono state trasferite nel genere Syzygium (anch'esso enorme, con 1200-1800 specie). Tra di esse anche Syzygium aromaticum, l'albero dai cui si ricavano i chiodi di garofano, un tempo Eugenia caryophyllata, nonché la pianta più comunemente commercializzata come Eugenia: il cosiddetto mirto cinese, Syzygium buxifolium, precedentemente Eugenia sinensis o E. microphylla. Eugenia comprende alberi e arbusti sempreverdi che nelle foreste pluviali dell'America tropicale possono essere la specie dominante nella formazione detta mirtisilva; in Brasile è il genere più ricco di specie, molte delle quali vivono nelle foreste costiere della Mata Atlantica, nel sudest del paese. Molte specie hanno frutti eduli. La più nota è probabilmente E. uniflora, conosciuta come pitanga, ciliegia del Suriname, ciliegia del Brasile, nativa del Suriname e del Brasile, ma presente anche in parti di Argentina, Paraguay e Uruguay, E' un piccolo albero o arbusto con foglie dall'odore pungente e aromatico e frutti aciduli, rossi a maturazione, simili a una ciliegia divisa da profonde nervature in otto segmenti. Con il nome di ciliegia del Rio Grande è invece noto il frutto di E. cerasiflora, nativa della foresta pluviale densa della Mata Atlantica, una bacca ovoidale viola scuro. Della stessa area è originaria E. brasilensis, nota come grumichama o ciliegia del Brasile, un grande albero che può raggiungere i venti metri, anche se solitamente ha dimensioni più contenute, e produce bacche nere dal sapore dolce. E' utilizzata anche nell'arredo urbano ed è una delle poche specie disponibili anche da noi in vivai specializzati. Quale informazione in più nella scheda. Cariniana, il gigante della foresta Dopo Linneo, anche un botanico italiano volle rendere omaggio al principe Eugenio. Si tratta di Giovanni Casaretto, un naturalista piemontese che tra il 1838 e il 1840 partecipò come botanico e mineralogista alla spedizione in Sud America finanziata da Carlo Alberto e dall'Accademia delle scienze di Torino. Nel 1842 onorò il principe Eugenio creando il genere Cariniana, che è anche un sottile omaggio al re di Sardegna, a sua volta appartenente al ramo Savoia-Carignano; e per celebrare questo gigante dell'arte bellica scelse non a caso alcuni degli alberi più alti e imponenti delle foreste tropicali del Sud America. Il loro nome brasiliano, di origine tupi, jequitibá significa proprio "gigante della foresta". Appartenente alla famiglia Lecythidaceae, il genere comprende una decina di specie di alberi sudamericani, per lo più brasiliani, soprattutto in passato sfruttati per la produzione di legname. Alcuni sono veri e propri giganti vegetali, che superano i cinquanta metri d'altezza e svettano sul piano superiore della foresta a galleria. Tra di essi C. legalis, considerato l'albero più alto della flora brasiliana; solitamente è alto attorno ai 30 metri, ma può superare i 60. A Santa Rita do Passa Quatro, nel parco nazionale di Vassununga, Stato di São Paulo, se ne trova un enorme esemplare la cui età è stimata intorno a 3000 anni, oltre ad altri "giovanotti" di 600 anni. Purtroppo è invece morto nel 2000, dopo essere stato incendiato dolosamente, un jequitibá della città mineraria di Carangola nello Stato di Minas Gerais, considerato l'albero più vecchio del Brasile. Un'altra Myrtacea brasiliana: Siphoneugenia Dopo queste dediche dirette, dobbiamo ancora rendere conto di altre due generi che derivano il loro nome dal genere Eugenia e quindi indirettamente dal principe Eugenio. Appartengono entrambi alla famiglia Myrtaceae e furono creati tra il 1855 e il 1856 da Otto Karl Berg che li separò da Eugenia nell'ambito della sua revisione delle Myrtaceae americane. Iniziamo con Siphoneugena, letteramente "Eugenia con il tubo" (il nome si riferisce alla forma tubolare dell'ipanzio, l'involucro a coppa che circonda l'ovario); questo piccolo genere comprende una decina di specie di arbusti e alberi diffusi da Porto Rico all'Argentina settentrionale, con centro di diversità nel Brasile sudorientale, ovvero nella stessa area dove regnano le Eugenie. Sue caratteristiche peculiari i racemi terminali o ascellari con rachide da ridotto o allargato e proprio l'ipanzio che allargandosi a coppa dopo la fioritura lascia una cicatrice circolare sulla parte superiore del frutto. La specie più nota è probabilmente S. densiflora, un alberello semi deciduo con chioma tondeggiante, originario delle foreste a galleria e delle praterie rocciose di montagna ben drenate del Brasile meridionale. Le infiorescenze sono lunghi racemi di piccoli fiori bianchi seguiti da bacche globose, viola scuro, dal gusto dolce, ma astringenti. Altre informazioni nella scheda. Myrceugenia, dal Cile al Brasile Più vasto è il genere Myrceugenia (il cui nome è una fusione tra i generi Myrcia e Eugenia), che comprende una quarantina di specie con interessante aerale disgiunto. Due specie, M. schulzei e M. fernandeziana, costituiscono gli alberi dominanti delle foreste del piano intermedio delle isole dell'arcipelago Juan Fernandez al largo del Cile. Un secondo gruppo con una dozzina di specie vive nel Cile centrale e meridionale e nelle aree adiacenti dell'Argentina; il terzo gruppo, separato dalle sorelle da oltre mille km, si trova negli altopiani del Brasile sudorientale. Secondo gli studiosi, all'inizio del Terziario Myrceugenia dovette essere diffusa in tutto il Sud America; le due popolazioni vennero poi separate nell'Olocene da una serie di eventi climatici e geologici, tra cui il sollevamento della catena delle Ande. Tra le specie cilene, le più studiate, vorrei segnalare la rara M. leptospermoides, un piccolo albero o grande arbusto tipico della flora riparia delle montagne costiere del Cile centrale, dove può godere di umidità costante per la presenza di corsi d'acqua o di nebbia. Ha piccole foglie quasi aghiformi verde-grigiastro e fiori solitari, privi di picciolo, con sei petali candidi e numerosissimi stami. Il frutto è una bacca globosa, prima rossa poi viola. Qualche notizia su altre specie nella scheda. Non più valido è invece un terzo genere separato da Eugenia, Myrceugenella Kausel, oggi sinonimo di Luma A. Gray.
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November 2024
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