Sulle orme di Carlo Bertero, che ne visitò l'isola maggiore nel 1830, fornendo la prima ricognizione scientifica della sua flora, raggiungiamo l'arcipelago delle Juan Fernandez, un gruppo di isole oceaniche al largo del Cile, caratterizzate da un eccezionale numero di endemismi, purtroppo a grave rischio di estinzione. E scopriamo che proprio qui visse quattro anni da naufrago Alexander Selkirk, corsaro scozzese le cui vere vicende ispirarono a Defoe le avventure immaginarie di Robinson Crusoe. A ricordare i due personaggi, quello reale e quello fittizio, oltre ai nomi ufficiali delle due due isole principali, oggi rispettivamente Robinson Crusoe e Marinero Alejandro Selkirk, anche due rari generi nativi delle isole: Robinsonia e Selkirkia. Un paradiso botanico a rischio L’arcipelago delle Juan Fernández, al largo del Cile, a circa 670 km dalla costa, più o meno alla latitudine di Valparaiso, è formato da tre isole, più alcuni isolotti: l’Isla Más a Tierra (quella più vicina alla costa), che dal 1966 si chiama ufficialmente Robinson Crusoe; l’Isla Más Afuera (l'isola più esterna), che è stata ribattezzata Marinero Alejandro Selkirk; l’Isla Santa Clara. Come sanno i cultori del romanzo di Defoe, Alexander Selkirk è il personaggio reale a cui si ispirò lo scrittore inglese per le avventure del suo personaggio fittizio: dall’ottobre 1704 al febbraio 1709, egli visse nell'isola che oggi porta il nome del suo “doppio” romanzesco, dopo asservi stato abbandonato dal capitano della nave corsara su cui prestava servizio. Cosa c’entra tutto questo con la botanica? Intanto, quella nave faceva parte della flotta comandata da William Dampier, che oltre ad essere un corsaro era anche un appassionato naturalista, tanto da meritarsi la dedica del genere Dampiera (la sua storia è raccontata qui); ma soprattutto, queste isole così remote, proprio come le più celebri Galapagos, sono caratterizzate da una fauna e una flora molto particolari, con molte specie che vivono solo qui, tanto è vero che nel 1977 sono state proclamate dall’UNESCO Riserva mondiale della Biosfera. Le isole oceaniche sono ambienti allo stesso tempo unici e fragili. Sono unici perché da una parte l'isolamento crea le condizioni per linee evolutive separate, con la nascita di specie esclusive; dall'altra la distanza dal continente fa sì che non si siano risentiti gli effetti delle grandi estinzioni di massa, preservando piante e animali altrove estinti. Sono fragili perché sono estremamente sensibili ai mutamenti climatici e soprattutto all'invasione di specie continentali, introdotte in modo volontario o accidentale dall'uomo. Di origine vulcanica, le tre isole e i numerosi isolotti che le attorniano sono le cime di una catena sottomarina. Non sono mai state collegate al continente, il che significa che gli antenati di tutte le piante e di tutti gli animali che vi vivono sono arrivati qui trasportati dalle onde del mare o dall'aria. Ecco perché non ci sono né rettili né mammiferi terrestri. Anche i semi delle piante sono stati portati qui dalle onde o dal vento, evolvendosi poi in modo separato, tanto che oggi il 60% delle specie vascolari autoctone sono endemiche. In particolare l'isola Robinson Crusoe (la cui superficie è circa la metà di quella dell'isola d'Elba) presenta più piante endemiche per km quadrato di ogni isola del mondo (93 specie, ovvero 1,9 per km quadrato). In totale nell'arcipelago si annoverano una famiglia (Lactoridaceae), 12 generi e 132 specie vascolari endemiche. Il maggior numero di endemismi si incontrano nei boschi montani alti (tra 350 e 650 m sul livello del mare) e bassi (tra 220 e 410 m) dove raggiungono rispettivamente il 75 % e del 65%. Le due comunità sono dette Mirtiselva, per l'importanza delle piante della famiglia Myrtaceae. Nel bosco endemico montano d'altura le specie dominanti sono gli alberi endemici Myrceugenia fernandeziana (luma di Más a Tierra) e Drimys confertifolia. Nel sottobosco le specie più comuni sono la felce arborea Dicksonia berteroana, Coprosma oliveri (olivillo de Juan Fernandez), la palma Juania australis, e, tra le erbacee, Gunnera peltata e diverse specie del genere endemico Robinsonia. Nei boschi più bassi si aggiungono Fagara mayu (naranjillo) e, a Más Afuera, Myrceugenia schulzei. Altri alberi endemici meno abbondanti sono Rhaphithamnus venustus, Coprosma pyrifolia e Boehmeria excelsa. Nelle fasce più basse, l'introduzione di specie invasive dal continente ha quasi distrutto la flora nativa, mettendo a rischio endemismi ormai rari come Dendroseris litoralis, una stupefacente Asteracea arborea, o Sophora fernandeziana. Estinto ormai da un secolo è Santalum fernandezianum, un albero dal legname prezioso profumato di canfora; è stata invece dichiarata estinta nel 2004 Robinsonia berteroi. Ben il 75% delle specie endemiche delle Juan Fernandez è inserito nella lista delle specie a rischio. Questi dati ci dicono quanto preziose siano le ricerche di quei botanici che visitarono le isole prima che l'arrivo delle specie aliene ne alterasse così profondamente l'equilibrio e praticamente cancellasse la flora autoctona dei litorali e delle fasce inferiori. Di eccezionale importanza in particolare è il lavoro di Bertero, che nel 1830 visitò Más a Tierra insieme all'amico Alexander Caldcleugh, raccogliendo circa 300 specie (molte di esse oggi perdute per sempre). Alexander Selkirk, il vero Robinson Crusoe E' ora però di parlare dei protagonisti umani di questa storia, il reale Alexander Selkirk e il fittizio Robinson Crusoe, accomunati dall'aver dato il loro nome a uno dei generi delle isole, ovvero Selkirkia (Boraginaceae) e Robinsonia (Asteraceae). Entrambi furono stabiliti sulla base di esemplari raccolti e inviati in Europa da Bertero; già nel 1833 Robinsonia, creato da de Candolle e solo nel 1884 Selkirkia, stabilito da Hemsley riclassificando una specie che Colla nel 1835 aveva denominato Cynoglossum berteroi. Per completezza, bisogna dire che Selkirk era arrivato persino dopo Venerdì, cui nel 1882 Baillon aveva dedicato il genere Vendredia (ora considerato un doppione di Robinsonia). Non c'è bisogno di raccontare la storia di Robinson: tutti la conoscono, se non dal romanzo almeno da uno dei numerosissimi film che ne sono stati tratti. Nel 1719, Defoe, che era sempre a corto di soldi, pensò di sfruttare commercialmente la passione dei suoi contemporanei per i viaggi avventurosi per mare, ispirandosi alle memorie del marinaio scozzese Alexander Selkirk, raccolte dal capitano Rogers e pubblicate nel 1712. Come tutti sappiamo, fu un successo che continua dopo tre secoli. Proprio come Robinson, Selkirk veniva da una onesta famiglia protestante, ma rissoso, scapestrato e poco incline al lavoro, molto giovane si arruolò come corsaro e nel 1703 (all'epoca aveva 27 anni) partecipò alla spedizione nel Pacifico comandata da William Dampier, che comandava il St. George, mentre Selkirk era imbarcato sulla Cinque Ports, sotto il comando di Thomas Stradling. Ben presto i risultati deludenti e dispute sulla spartizione del bottino spinsero quest'ultimo a separarsi da Dampier. A ottobre 1704 la nave fece scalo a Más a Tierra per rifornirsi di acqua e viveri. Selkirk fece notare che lo scafo era in pessime condizioni e che sarebbe stato meglio ripararlo prima di riprendere il mare, aggiungendo che avrebbe preferito rimanere lì da solo piuttosto che sfidare le onde su quella bagnarola; cercò anche di convincere i compagni a disertare. Il capitano lo prese in parola: lo fece sbarcare con un moschetto, della polvere da sparo, un'accetta, strumenti da falegname, un coltello, un piatto da cucina, una Bibbia, un materasso e alcuni vestiti. Selkirk era convinto che il suo isolamento sarebbe durato ben poco, invece dovette trascorrere da solo in quell'isola disabitata quattro anni e quattro mesi. Va anche detto che ci aveva visto giusto: la Cinque Ports fece effettivamente naufragio; il comandante e alcuni marinai si salvarono ma, catturati dagli spagnoli, trascorsero anni in prigionia. Quanto a Selkirk, imparò a vivere da solo nell'isola e a sfruttarne le risorse naturali, soprattutto dopo aver abbandonato la spiaggia dove aveva trascorso i primi mesi per trasferirsi più in alto, dove era più facile trovare cibo e rifugio. Proprio come Robinson, l'isolamento e la lettura della Bibbia operarono in lui un profondo mutamento interiore. In quel lungo periodo, solo due navi si avvicinarono all'isola, ma trattandosi di spagnoli, Selkirk dovette nascondersi per evitare di essere catturato e magari giustiziato come pirata, Quando nel febbraio 1709 giunse finalmente il sospirato soccorso, grazie alla nave corsara Duke, comandata Woodes Rogers, Selkirk era un giovane uomo di grande agilità e vigore fisico e dall'eccezionale pace interiore. Rogers ne fu così colpito da nominarlo ufficiale in seconda. Selkirk tornò così alla pirateria, a quanto pare anche con un certo successo economico. Ritornò in patria solo nel 1711, dopo un'assenza di otto anni. Rogers, cui aveva raccontato le sue avventure, ne pubblicò un resoconto in un libro sulla sua spedizione corsara, pubblicato l'anno successivo, destando molto interesse. A differenza di quella del suo doppio letterario, però, la conversione di Selkirk non resse; dopo aver nuovamente manifestato comportamenti violenti e asociali, si arruolò nella marina inglese, morendo di febbre gialla nel 1721 al largo della costa occidentale dell'Africa. Una sintesi della sua vita nella sezione biografie. Selkirkia e Robinsonia, le piante del vero e del falso Robinson L'unica specie del genere Selkirkia originaria delle Juan Fernandez, S. berteroi, come ho anticipato, inizialmente fu assegnata al genere Cynoglossum, sulla base delle caratteristiche dei frutti. Dal momento in cui Hemsley lo creò nel 1884 fino a pochi anni fa, è stato ritenuto un genere monotipico e endemico dell'arcipelago delle Juan Ferdandez, rappresentato dalla sola S. berteroi. Nel 2016 un'équipe internazionale capeggiata da N. Holstein e H. Hilger, sulla base di evidenze filogenetiche, ha dimostrato che questa specie non è più "naufraga", unendovi tre specie continentali, prima assegnate due a Mapuchea e una a Cynoglossum. Le diversità nel portamento (S. berteroi è un arbusto, le altre sono erbacee) e nella morfologia generale sono dovute ai diversi habitat, spiegano i ricercatori, mentre il tratto comune sono i frutti con quattro nucule con peli (glochidi) barbati. S. trianae vive nel sottobosco della foresta nebulosa densa della Colombia e dell'Ecuador; S. limense e S. pauciflora sono originarie delle regioni del Cile a clima mediterraneo. Tutte sono piante rare (di cui non ho trovato neppure un'immagine), le prime due a rischio per riduzione dell'habitat. Un breve profilo nella scheda. Anche se è dedicata a un personaggio letterario e non a una persona reale, vale la pena di dedicare qualche riga al genere Robinsonia, un'Asteracea esclusiva delle Juan Fernandez, il secondo genere endemico dell'arcipelago, con otto specie, sette a Más a Tierra, una a Más a Fuera; il primo, con dodici specie, è Dendroseris, un'altra Asteracea piuttosto affine. Grazie a questa eccezionale radiazione, le Robinsoniae si sono adattate ad habitat piuttosto vari; ad esempio, R. evenia e R. gracilis crescono in situazioni aperte, su versanti scoscesi, aridi e rocciosi; R. evenia cresce nel sottobosco della foresta nebulosa, talvolta anche come epifita sulle felci del genere Dicksonia. Sono veri e propri alberi con esili fusti legnosi e foglie a rosetta. Alcuni studi recenti ne propongono la confluenza in Senecio, ipotesi respinta da altri ricercatori. Purtroppo due delle otto specie, R. berteroi e R. megacephala, sono considerata estinte.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
August 2024
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