Nel 1784 le collezioni di Linneo trovano casa a Londra grazie a James Edward Smith, e i botanici britannici si convertono nei principali sostenitori del sistema linneano. Eppure, se ci sono gli entusiasti come Erasmus Darwin che scrive addirittura un poema dedicato agli amori delle piante, in genere in Inghilterra le troppo esplicite metafore sessuali di Linneo non piacciono. Già nel 1776 William Withering aveva pubblicato la prima flora britannica basata sul sistema di Linneo, epurandola tuttavia di ogni riferimento alla riproduzione sessuata, nell'intento di proteggere la "modestia femminile" delle lettrici. Un quarto di secolo dopo, almeno da questo punto di vista, le cose non sono cambiate più di tanto se Samuel Goodenough, socio fondatore e tesoriere della Linnean Society, bolla con parole di fuoco la "mente lasciva" di Linneo. D'altra parte, oltre che un buon botanico dilettante, era un educatore di teneri giovinetti e, quel che più conta, un vescovo, una colonna portante della Chiesa d'Inghilterra. Queste critiche, per altro, non le espresse in pubblico, ma in una lettera privata a James Edward Smith, di cui fu probabilmente l'amico più fedele. Fu proprio Smith a creare in suo onore il genere Goodenia, il più numeroso della famiglia Goodeniaceae cui dà il nome. Nascono un'amicizia e una società scientifica Nel gennaio del 1785, poco dopo essere riuscito ad aggiudicarsi le collezioni di Linneo (ne ho parlato in questo post), James Edward Smith ricevette una lettera di congratulazioni dai toni entusiastici: "Il vostro nobile acquisto del gabinetto di Linneo pone con decisione la Gran Bretagna al di sopra di tutte le altre nazioni nell'impero della botanica; è molto desiderabile che gli studi individuali, nel rispetto della scienza in generale, acquistino tanta vivacità e tanto successo che la Botanica stessa sia indotta a stabilirsi tra di noi". Chi scrive è il reverendo Samuel Goodenough, ecclesiastico, naturalista dilettante e stimato insegnante. E' l'inizio di un'amicizia che cesserà solo con la morte dei due protagonisti, avvenuta a pochi mesi di distanza (Goodenough morì nell'agosto 1827, Smith nel marzo 1828). Goodenough aveva una quindicina di anni più di Smith. Membro di una famiglia di religiosi, prima di abbracciare a sua volta la carriera ecclesiastica aveva seguito ottimi studi, frequentando la prestigiosa Westminster School e il Crist Curch College di Oxford, dove aveva stretto amicizia con Joseph Banks. Dopo aver insegnato qualche anno proprio alla Westminster e aver retto una parrocchia come vicario, nel 1772 aveva aperto una propria scuola a Ealing, nei dintorni di Londra. Era un istituto piccolo, ma di grande prestigio, che ogni anno accoglieva dieci (più tardi dodici) rampolli delle migliori famiglie del regno per prepararli alla Westminster School. Goodenough era un ottimo didatta e seguiva metodi all'avanguardia per l'epoca: nell'insegnamento della lettura e della scrittura, anziché procedere lettera per lettera e regola per regola, privilegiava un approccio globale basato sul riconoscimento di parole intere. Il curriculum prevedeva lettura dei classici, francese, scrittura, storia, danza, scherma e forse aritmetica. I ragazzi erano ospitati in una grande casa di tre piani, con due ali di uno e due piani, immersa in un parco relativamente grande con alberi maturi, arbusti e vasti prati, dove potevano praticare diversi sport, tra cui il cricket. Nel giardino Goodenough coltivava anche piante rare. Infatti, benché la sua formazione fosse classica ed egli fosse un reputato studioso di teologia e di lingue classiche, la sua vera passione erano le scienze naturali, in particolare la botanica. Lo confessa egli stesso a Smith nella lettera che segnò l'esordio della loro amicizia: "La storia naturale per me è oggetto di perpetuo piacere. E forse gradirete sapere che in me trovate qualcuno che non è insensibile alle difficoltà (io stesso ho raccolto personalmente e essiccato 3000 esemplari) e al valore della raccolta di esemplari botanici. Anche altri campi della storia naturale sono stati oggetto dei miei studi". Da questo momento Goodenough divenne il migliore amico di Smith, l'unico - a parte Banks - da cui il suscettibile botanico accettasse qualche critica. Entrambi si iscrissero alla Società per la promozione della storia naturale, dove conobbero tra gli altri l'entomologo Thomas Marsham; l'esperienza si rivelò però deludente e Smith, incoraggiato da Goodenough e Marsham, incominciò a pensare a fondare una nuova società, esplicitamente intitolata a Linneo. Fu così che nel 1788 i tre divennero i soci fondatori della Linnean Society, di cui vennero eletti rispettivamente presidente, tesoriere e segretario. Goodenough mantenne questo ruolo per qualche anno, ma fu più volte anche vicepresidente della Royal Society (in quegli anni retta da Banks) e membro della Society of Antiquaries. Intanto, faceva carriera nella Chiesa anglicana. Nel 1797 ottenne il vicariato di Cropredy; nel 1798 fu nominato canonico della St George Chapel di Windsor, nel 1802 decano di Rochester, e infine nel 1808 vescovo di Carlisle, anche grazie alla protezione del duca di Portland, i cui figli erano stati suoi allievi a Ealing. Niente sesso... siamo inglesi Come eccellente latinista, Goodenough fu di grande aiuto a Smith per la redazione delle sue opere; ma fu anche un botanico più che dilettante. Il suo maggiore contributo scientifico, pubblicato nelle Transactions della Linnean Society, è un ampio studio sulle specie britanniche di Carex, un genere all'epoca ancora oscuro e poco studiato, comparso in due parti: Observations on the British Species of Carex (1792) e Additional observations on the British Species of Carex (1795). Si occupò anche di alghe, scrivendo una monografia sulle specie britanniche di Fucus (1797), in collaborazione con un altro socio della Linnean Society, Thomas Woodward. Si interessava inoltre di zoologia, e pubblicò alcuni articoli sugli insetti. Oratore facondo e dalla prosa brillante (come possiamo dedurre dalle numerose lettere di Goodenough incluse dalla vedova di Smith in Memoir and Correspondence of the Late Sir James Edward Smith), pubblicò tre sermoni; sappiamo che progettò anche una Botanica metrica, un'opera di grande erudizione in cui il suo talento di latinista avrebbe dovuto fondersi con la passione per la botanica; il suo proposito era infatti di presentare in versi l'etimologia dei nomi botanici. Niente a che vedere dunque con The Loves of the Plants, il poema del nonno di Darwin dedicato alla botanica linneana in cui si esaltano gli amori delle piante. Anzi, per essere un linneano DOC, membro fondatore e tesoriere della Linnean Society, la posizione del vescovo Goodenough nei confronti del sistema linneano è singolarmente pudibonda. Anche se ammirava Linneo come scienziato, era scioccato dalla scelta di usare gli organi sessuali delle piante come criterio di classificazione; ad urtarlo anche maggiormente, era poi il linguaggio di Linneo che giudicava grossolano, anzi lascivo. In una lettera privata a Smith, che non a caso non fu inclusa della vedova nel carteggio, scrive: "E' perfettamente inutile dire che nulla può uguagliare la grossolana lascivia della mente di Linneo. Una traduzione letterale dei primi principi della botanica linneana è sufficiente per offendere la modestia femminile". Più di tutto detestava certi nomi di Linneo, inutilmente scurrili, e a proposito del genere Clitoria scrive: "È possibile che molti studenti virtuosi non siano in grado di comprendere la similitudine di Clitoria". Morto ultraottantenne nel 1827, Goodenough ebbe l'onore di essere sepolto nel transetto settentrionale dell'Abbazia di Westminster. Una sintesi della sua vita nella sezione biografie. Un grande genere australiano (ma non solo) A celebrare il buon vescovo, linneano pudico, con la dedica di un genere botanico non poteva che essere l'amico di una vita James Edward Smith, che nel 1793 in A Specimen of the Botany of New Holland battezzò Goodenia (una forma più orecchiabile e "classica" del corretto Goodenoughia) un gruppo di piante recentemente raccolte in Australia. La maggior parte delle specie del vastissimo genere Goodenia (gli sono attribuite oltre 200 specie) è infatti endemica dell'Australia; un piccolissimo numero di specie si estende a Giava, alla Nuova Guinea, all'Indonesia, alle Filippine e alla Cina meridionale. Il genere, che dà il nome alla famiglia Goodeniaceae, comprende soprattutto erbacee perenni che vivono per lo più nel sottobosco in condizioni umide, ma anche arbusti. Hanno foglie molto variabili per forma e collocazione, ma solitamente con margini serrati o dentati, e fiori, solitari o raccolti in infiorescenze, decisamente asimmetrici, con corolla tubolare bilabiata con cinque lobi diseguali, spesso gialli, ma anche bianchi o rosa-malva in poche specie. Molto decorative, alcune specie sono coltivate nei giardini australiani. Tra di esse, G. albiflora, che in primavera si ricopre di una massa di singolari fiori bianchi striati di azzurro; G. hederacea, una robusta coprisuolo che preferisce l'ombra umida e produce fiori giallo oro; G. macmillanii, con foglie pinnate e grandi fiori malva, con i due lobi superiori eretti. Merita una menzione a parte G. ovata, un arbusto diffuso in gran parte dell'Australia dove si adatta a suoli e condizioni diverse. Di veloce crescita, è una pianta pioniera che rinasce a profusione nei terreni devastati dagli incendi; è ampiamente utilizzata nei progetti di recupero paesaggistico perché copre rapidamente il suolo, ostacolando la crescita delle malerbe, offre cibo alle farfalle e altri insetti nonché cibo e protezione agli uccelli. In giardino è utilizzata come tappezzante e ne sono state selezionate diverse cultivar. Altri approfondimenti nella scheda.
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William Dampier è considerato il navigatore britannico più importante tra Francis Drake e James Cook. Vanta una lunga serie di primati: è stato il primo britannico a fare tre volte il giro del mondo, il primo a descrivere un uragano, le tartarughe delle Galapagos e l'albero del pane, il primo a guidare una spedizione scientifica ufficiale per conto della Royal Navy, il primo a raccogliere piante australiane... Le sue avventure hanno ispirato Swift e Defoe, le sue scoperte idrografiche hanno guidato Cook, le sue osservazioni sulle Galapagos sono state preziose per Darwin. Eppure Dampier non era né un ufficiale né un gentiluomo: a dirla tutta, era un pirata, o se preferite un bucaniere, un fratello della costa. Come naturalista, era autodidatta, ma non gli mancavano occhi acuti, attenzione ai particolari e capacità di collegare i fenomeni. A ricordare questo singolare personaggio è molto opportunamente il genere endemico australiano Dampiera. Avventure attraverso i sette mari Dopo tanti naturalisti vessati da un comandante più interessato alla navigazione che alle piante, ecco un capitano che rischia l'ammutinamento della ciurma per la sua passione per la botanica. Non è la maggiore stranezza di questo singolare personaggio. In diversi momenti della sua vita, William Dampier fu marinaio, mercante, piantatore, taglialegna, avventuriero, scrittore di successo, esploratore, navigatore e corsaro. Ovunque, e sotto ogni veste, fu un grande osservatore di ogni aspetto della natura, anche se il suo amore principale andava alle piante. Come scrive la giornalista M.S. Douglas: "Era un uomo con un gran naso, magro, tranquillo, dall'occhio acuto, un eccellente navigatore, uno scienziato attento ed accurato. Ed era anche un pirata". Non in senso metaforico: per almeno dieci anni fu un bucaniere, uno dei famigerati pirati dei Caraibi. Nato in un villaggio del Somerset in una famiglia contadina, alla scuola pubblica aveva acquisito almeno le basi del latino e della matematica, ma era rimasto orfano presto e si era innamorato del mare. A diciotto anni, la sua prima navigazione lo portò a Terranova, la seconda a Giava. Nel 1673 combatté brevemente nella terza guerra anglo-olandese. Nel 1674 arrivò nei Caraibi, come aiutante in una piantagione di zucchero in Giamaica. Dopo qualche mese lo ritroviamo a Port Royal, il principale porto dell'isola, all'epoca conosciuto come "la città più ricca e malfamata del mondo". Era anche una delle basi dei bucanieri, le cui incursioni contro le città e le navi spagnole erano più che tollerate dai britannici. Oltre alla pirateria, questi irregolari praticavano il contrabbando e altre attività più o meno legali, tra cui il taglio e il commercio del legno di campeggio, Haematoxylum campechianum, apprezzato materiale tintorio di cui gli spagnoli cercavano inutilmente di preservare il monopolio. Dampier sperò di fare fortuna con questa attività e si trasferì nella Baia di Campeche, ma, quando il campo dei boscaioli fu spazzato via da un uragano, si trasformò in pirata e probabilmente partecipò a incursioni ai danni degli spagnoli, abbastanza fruttuose da consentirgli nel 1678 di ritornare in Inghilterra, dove acquistò una piccola proprietà e si sposò. Già affascinato dalla esuberante natura tropicale in Giamaica, fu probabilmente in Campeche che Dampier iniziò a mettere per iscritto le sue osservazioni; le scriveva su fogli sparsi, che poi preservava dagli insetti e dall'umidità conservandoli in una canna di bambù chiusa alle due estremità con della cera. La permanenza in patria durò pochi mesi. Nel 1679 Dampier era di ritorno a Port Royal, dove entrò a far parte della ciurma del pirata Bartholomew Sharp. Da questo momento, divenne un pirata in servizio permanente effettivo e, a bordo di varie navi e sotto il comando di diversi famigerati comandanti, partecipò alla cattura di navi e alla devastazione di insediamenti spagnoli nei Caraibi, nello stretto di Panama, lunga la costa del Perù; durante un'incursione la nave su cui era imbarcato arrivò persino in Africa, per poi doppiare Capo Horn e passare dalle Galapagos, dove il nostro pirata-naturalista fu affascinato dallo strano aspetto ( e dall'ottimo gusto) delle tartarughe giganti. Anche se più tardi proclamerà che a spingerlo non era l'avidità di ricchezza, ma il desiderio di conoscere il mondo, in queste imprese non fu meno violento e sanguinario dei suoi compagni. Tuttavia, ovunque andasse, non mancava mai di esercitare il suo spirito di osservazione, e di prendere nota di ciò che osservava. Visse la sua avventura più lunga e straordinaria a bordo della Cygnet, comandata da Charles Swan. Nel 1684, nella speranza di catturare i galeoni che trasportavano oro e merci preziose dalle Filippine, quest'ultimo, a quanto pare spalleggiato da Dampier, decise di attraversare il Pacifico dal Messico alle Indie orientali, come era chiamato all'epoca l'arcipelago malese. Durante la traversata, la fame si fece sentire, tanto che i marinai erano sul punto di ammutinarsi e di cibarsi dei due colpevoli: il capitano e Dampier. Swan fece notare che, se da lui qualcosa si poteva ricavare, il magro Dampier era poco appetibile. Per fortuna, prima di mettere in atto i loro propositi cannibalici, approdarono a Guam, dove trovarono cibo abbondante, in particolare i frutti dell'albero del pane Atrocarpus spp. (Dampier sarà il primo europeo a descriverlo). Abbandonato Swan al suo destino a Mindanao, sotto il comando di John Reed la navigazione proseguì verso il mar della Cina, toccando il delta del Mekong e Canton. Qui decisero di invertire la rotta e di raggiungere l'India attraverso le Filippine e l'arcipelago malese. Dopo aver raggiunto Timor, deviarono verso sud e il 5 gennaio 1688 gettarono l'ancora a Karakatta Bay, nell'attuale Australia nord-occidentale (all'epoca si chiamava Nuova Olanda). Anche se diversi navigatori olandesi ne avevano variamente esplorato le coste, era un territorio largamente sconosciuto, tanto che si ignorava se fosse un insieme di isole o un continente a parte. La Cygnet doveva essere raddobbata e la sosta dei pirati si protrasse per diverse settimane; Dampier ne approfittò per esplorare l'interno di quella che, in suo onore, oggi si chiama penisola Dampier. Quindi la navigazione riprese attraverso l'Oceano indiano; insieme a due compagni, il pirata naturalista fu abbandonato in una delle isole Nicobare. I tre riuscirono a riadattare una canoa, con la quale realizzarono l'incredibile impresa di attraversare l'oceano indiano in tempesta, raggiungendo l'emporio inglese di Acieh nell'isola di Sumatra. Dopo altre avventure, che lo portarono anche in Vietnam e in Malacca, Dampier poté infine tornare in Inghilterra solo nel 1691. Aveva completato il suo primo giro del mondo. Un best seller e una spedizione scientifica Dampier era senza un soldo, ma aveva due risorse preziose: un schiavo tatuato filippino, che aveva acquistato a Sumatra, e il suo diario di viaggio. Dello sfortunato filippino, dopo averlo esibito come curiosità esotica, si disfece presto, rivendendolo al proprietario di una locanda; il diario si trasformò in uno fortunato bestseller, New Voyage Round the World , uscito nel 1697; nell'arco di due anni raggiunse quattro edizioni e nel 1699 fu seguito da un secondo volume. Se il largo pubblico era affascinato dalle avventure su sfondi esotici, furono invece le precise e oggettive informazioni di Dampier su popoli e risorse, idrografia e meteorologia, flora e fauna ad attirare l'attenzione di mercanti, politici e naturalisti. Dampier dedicò accortamente il libro a Charles Montague, presidente della Royal Society, che lo introdusse presso altri studiosi, in particolare Hans Sloane e John Woodward; inoltre lo presentò al primo lord dell'Ammiragliato, lord Oxford. Grazie a questi potenti sostegni, Dampier riuscì a far approvare quella che a tutti gli effetti possiamo considerare la prima spedizione scientifica finanziata dalla Royal Navy. Fu così che il 14 gennaio 1699 partì per il suo secondo giro del mondo, non più come marinaio semplice di una nave pirata, ma come capitano della nave di sua maestà Roebuck; il suo compito era raggiungere la Nuova Olanda, se possibile circumnavigarla ed esplorarne le potenzialità economiche e scientifiche. Era il comandante, ma anche il naturalista di bordo (un'accoppiata rara nella storia della scienza); l'amico Woodward, che nel 1796 aveva pubblicato per la Royal Society un opuscolo sull'argomento, lo aveva istruito sul corretto modo per raccogliere e conservare gli esemplari. Inoltre l'ammiragliato gli aveva messo a disposizione un abile artista (non tanto abile, a giudicare dai risultati) per disegnare piante e animali. Vista la stagione avanzata, la Roebuck avrebbe dovuto seguire la rotta del Capo di Buona Speranza, ma giunto all'arcipelago di Capo Verde, Dampier decise altrimenti. Si era reso conto che i marinai non avevano alcuna esperienza di navigazione oceanica e era ormai in aperto contrasto con il suo secondo George Fisher; lo fece vergare e mettere ai ferri, quindi puntò verso la costa brasiliana. Il 23 marzo raggiunse Bahia; Fisher fu sbarcato e incarcerato, in attesa di essere rimpatriato e processato. Mentre la nave veniva rifornita di viveri ed acqua, il comandante ne approfittò per andare ad erborizzare quasi ogni giorno in quella natura esuberante. Meno contenti erano i marinai, confinati a bordo; temendo un ammutinamento o una denuncia all'Inquisizione, il 23 aprile Dampier fece levare l'ancora. Ripresa la rotta iniziale, doppiò il Capo di Buona Speranza e raggiunse la costa australiana all'inizio di agosto, gettando l'ancora in una baia così ricca di squali che la battezzò Shark Bay (si chiama ancora così); prosegui poi verso nord visitando un'isola di quello che oggi si chiama Arcipelago Dampier, che chiamò Rosemary Island per l'abbondanza di una pianta dai fiori azzurri che gli ricordava il rosmarino (in realtà Olearia axillaris); in mezzo a piante di tanti colori, tra cui prevaleva l'azzurro, spiccava il rosso di una specie di fagiolo rampicante. Questa pianta davvero magnifica, dopo aver portato per qualche tempo il nome Clianthus dampieri, oggi si chiama Swainsonia formosa. Infine visitò per poche ore la Lagrange Bay dove raccolse esemplari di piante e conchiglie, mentre l'anonimo disegnatore ritraeva uccelli ed altri animali. Quel paese arido e privo di risorse, abitato da quella che Dampier giudicò "la popolazione più miserabile del mondo" era però deludente; le provviste scarseggiavano, la ciurma era sempre più incontrollabile e lo scafo in pessime condizioni. Anziché proseguire la navigazione verso est lungo la costa australiana, Dampier decise di tornare indietro e di dirigersi a Batavia, passando da Timor e dalla Nuova Guinea; a Batavia vennero effettuate alcune riparazioni che consentirono di riprendere il viaggio, doppiando il Capo di Buona Speranza alla fine di dicembre. Alla fine di febbraio la Roebuck naufragò al largo dell'isola di Ascension per una falla nella chiglia; l'equipaggio riuscì a salvarsi, recuperando pochi oggetti, tra cui il diario di Dampier e gli esemplari botanici raccolti in Brasile, Nuova Olanda e Nuova Guinea. Dopo un mese di stenti, i naufraghi furono raccolti da una nave della Compagnia delle Indie e rientrarono in Inghilterra ad agosto. Anche questa avventura divenne un libro, A Voyage to New Holland (1703). Dampier dovette affrontare la corte marziale, che lo assolse per il naufragio del Roebuck, ma lo condannò per abuso di potere e crudeltà nei confronti di Fisher, che fu invece totalmente scagionato. Nonostante ciò, Dampier rimaneva un personaggio così popolare da essere ricevuto dalla regina Anna e da ricevere il comando di una spedizione corsara ai danni del vicereame del Perù, con magri risultati. Di grande successo, ma non per merito suo, fu invece la spedizione corsara comandata da Woodes Rogers, durante la quale, nelle vesti di timoniere, Dampier fece il suo terzo giro del mondo. Alla scoperta della flora australiana Non basterebbe un romanzo per raccontare una vita tanto avventurosa (una sintesi nella sezione biografie); e infatti alle sue vicende si ispirarono tanto Swift, che nei Viaggi di Gulliver lo fa definire dal suo protagonista "mio cugino Dampier", quanto Defoe, che ha in parte modellato su di lui il giovane Robinson e il Capitano Singleton. Soffermiamoci qui sui suoi meriti scientifici. Dampier era un naturalista autodidatta, ma era dotato di una grande capacità di osservare e di confrontare i fenomeni, che descriveva con rara precisione e oggettività. Dalla brutta avventura in Campeche trasse la prima descrizione di un uragano tropicale, di cui poi rilevò le affinità con i tifoni del mar della Cina. Di estrema importanza il suo studio sugli alisei, le brezze, i venti stagionali, le maree e le correnti dei mari tropicali, pubblicato in appendice al secondo volume di New Voyage e divenuto un classico dell'idrografia e della meteorologia, apprezzatissimo tra gli altri da Cook e da Nelson. I suoi libri contengono osservazioni di prima mano e solitamente prive di pregiudizi sui popoli visitati (con la parziale eccezione degli aborigeni australiani, tratteggiati brevemente con poche frasi liquidatorie); di particolare interesse le pagine dedicate ai Chamorro, la popolazione indigena di Guam che ancora resisteva agli spagnoli che avevano occupato l'isola appena due anni prima. Dell'isola Dampier descrive anche con precisione le risorse naturali e i metodi di coltivazione, manifestando apprezzamento per i frutti dell'albero del pane. Osservò anche gli infiniti usi della palma da cocco presso i popoli del Pacifico, che a suo parere avrebbero dovuto essere imitati nelle Antille, dove la pianta era presente ma poco sfruttata. I due volumi di New Voyage Round the World contengono molte informazioni sulla flora e sulla fauna dell'America e del Pacifico. Contrariamente ai suoi contemporanei, che ritenevano la cocciniglia il seme di qualche pianta, la descrisse correttamente come un tipo di insetto, vari anni prima che Leewenhoek la identificasse come tale osservandola al microscopio. Le sue osservazioni sulle tartarughe e sulle iguana della Galapagos sono così attente e penetranti da fare da guida a Darwin, che aveva una copia di New Voyage nella sua biblioteca di bordo sul Beagle. Ovviamente, per i botanici le pagine più importanti sono quelle dedicate alla flora australiana. Durante il primo viaggio, Dampier ebbe modo di esplorare abbastanza a fondo la penisola che oggi porta il suo nome; anche se all'epoca non aveva ancora appreso le tecniche di raccolta e conservazione, le sue descrizioni sono così accurate da permettere quasi sempre di identificare piante ed animali. Le soste australiane del secondo viaggio, come abbiamo visto, furono molto brevi, ma Dampier questa volta raccolse un certo numero di esemplari botanici e poté giovarsi di un disegnatore, che ritrasse soprattutto uccelli e forse piante (quest'ultime potrebbero essere state disegnate più tardi sulla base degli exsiccata). Le piante raccolte e descritte sono circa una quarantina (cui vanno aggiunti esemplari raccolti in Brasile e Nuova Guinea); come gli aveva insegnato Woodwart, Dampier le pressò accuratamente tra le pagine di pesanti volumi e riuscì a salvarle dal naufragio. Al suo ritorno in Inghilterra, probabilmente le affidò a Woodward che a sua volta le passò all'amico John Ray; fu così che in appendice al terzo volume di Historia plantarum compare la descrizione di diciassette piante raccolte da Dampier (undici in Australia, quattro in Brasile, due in Nuova Guinea e una a Timor); probabilmente a scriverla fu Woodward. Altri esemplari furono prestati a Plukenet, che ne descrisse sette in Amaltheum botanicum. Più tardi Woodward cedette il piccolo erbario a Sherard; in tal modo entrò a fare parte dell'erbario dell'Università di Oxford, dove ancora si conservano 26 esemplari. Inoltre, in A Voyage to New Holland compaiono la descrizione e i disegni al tratto di 18 piante, nove delle quali australiane. Piante azzurre dal nuovissimo mondo Oltre alle già citate Olearia axillaris e Swainsonia formosa, tra le piante australiane raccolte o descritte da Dampier figurano Solanum orbiculatum, Beaufortia sprengeliodes (precedentemente B. dampieri), Paractaenum novaehollandiae, Crotalaria cunninghamii, Canavalia rosea, Abrus precatorius. Una delle piante conservate nell'erbario di Oxford, un arbusto dai fiori azzurri presumibilmente raccolto a Rosemary Island, rimase inedito e fu pubblicata nel 1810 da Robert Brown in Prodromus florae Novae Hollandiae come Dampiera incana. La dedica testimonia della fama che Dampier conservava ancora a inizio Ottocento: "L'ho chiamata Dampiera in memoria di William Dampier, capitano di marina ed esploratore celeberrimo, in tutti i suoi vari viaggi sempre assiduo osservatore della natura senza trascurare la botanica; visitò due volte la costa occidentale della Nuova Olanda e ha lasciato la descrizione di alcune piante di questa regione nella sua relazione di viaggio". Dampiera, della famiglia Goodeniaceae, è un genere endemico dell'Australia dove è presente in tutti gli stati, con centro di diversità negli stati occidentali, dove vive circa la metà delle 66 specie riconosciute. Sono erbacee perenni o piccoli arbusti con fiori asimmetrici azzurri o viola con gola gialla. In alcune zone dell'Australia occidentale, insieme alle loro parenti Scaevola, sono piante dominanti delle brughiere costiere; altre specie vivono invece in montagna. Poiché, come molte piante australiane, le diverse specie si sono evolute adattandosi a specifiche caratteristiche di suolo, esposizione, drenaggio ed è difficile farle prosperare in condizioni differenti, solo alcune sono entrate in coltivazione, in particolare quelle a portamento tappezzante. Tra di esse, D. linearis, una coprisuolo pollonante che cresce abbastanza rapidamente in qualsiasi suolo ben drenato e produce meravigliosi fiori blu elettrico; D. diversifolia, una perenne prostrata tappezzante che tollera condizioni diverse e in estate produce fiori blu scuro; D. purpurea, originaria del sottobosco delle foreste di eucalipti dell'Australia orientale, con foglie tomentose e fiori da lavanda a viola scuro. Altre informazioni nella scheda. La deliziosa Legousia speculum-veneris, lo specchio di Venere, deve il nome generico alla gratitudine di un botanico nei confronti del suo benefattore (per fortuna, un caso non isolato): il magistrato Bénigne Le Gouz de Gerland che finanziò la fondazione dell'orto botanico di Digione, dove volle che fossero tenuti corsi di botanica aperti e gratuiti. Grato, il primo professore a tenere quella cattedra, il medico e botanico Jean François Durande, nella sua Flore de Bourgogne istituì in suo onore il genere Legousia separandolo dal linneano Campanula. Oggi, dopo una storia tassonomica travagliata, le ricerche molecolari gli danno ragione e confermano l'indipendenza del genere che celebra quel generoso mecenate. Il mecenate che fu sepolto tre volte Il 30 pratile dell'anno VIII (ovvero il 19 giugno 1800), cinque giorni dopo la vittoria napoleonica di Marengo, le vie della città di Digione sono percorse da uno solenne corteo. Precedute da un gruppo di tamburini, da un picchetto di soldati, da tre drappelli della guardia nazionale, accompagnate da tutte le autorità civili e militari, dai bambini e dai ragazzi delle scuole e dai loro insegnanti, su un carro transitano le ceneri del "buon cittadino Legouze"; a chiudere il corteo, i membri della Società delle scienze, dei tribunali, del municipio e della prefettura, e altri tre drappelli di veterani della guardia nazionale. Il protagonista involontario non è un eroe della rivoluzione o della guerra d'Italia, ma un nobile e un magistrato morto nel 1774, ai tempi dell'Ancien Regime, quando il suo nome era Bénigne Le Gouz de Gerlande, signore di Magny-sur-Tulle, Gerland e Jancigny, con tanto di titoli e particella nobiliare. Per circa vent'anni, ha riposato nella sua tomba nella chiesa della Madeleine, finché la Convenzione ha decretato la chiusura delle chiese e poi la vendita dell'edificio come bene nazionale; l'Accademia delle Scienze di Digione, che adesso sia chiama Società delle Scienze, ha ottenuto che i suoi resti fossero preservati e ha chiesto la loro traslazione nell'orto botanico, di cui Le Gouz era stato il fondatore. Le autorità dipartimentali e il sindaco hanno aderito con entusiasmo: sia perché il ricordo di quel generoso benefattore non è sopito, sia perché l'occasione è ottima per prendere le distanze dagli eccessi del Terrore e della scristianizzazione, celebrare la ritrovata concordia nazionale (in uno dei discorsi tenuti durante la cerimonia si ricorda la pacificazione della Vandea) e valori laici come il progresso scientifico e il mecenatismo. Non a caso, un cartiglio posto sul carro funebre ammonisce: "Onorate le ceneri del fondatore dell'orto botanico. Imitiamo le virtù del benefattore delle scienze e delle arti". Bénigne Le Gouz de Gerlande, nato sul finire del Seicento, membro di una famiglia eminente della nobiltà di toga, era stato un importante magistrato (per vari anni fu grand bailli d'epée du Dijonnais, ovvero il magistrato che esercitava il potere signorile e giudiziario a nome del re). Quando studiava al collegio dei gesuiti di Parigi (dove fu condiscepolo di Voltaire) si appassionò di letteratura, scienze, arti, coltivando interessi diversi con notevole eclettismo: la poesia, la musica, la storia e l'antiquaria, il disegno, le scienze naturali. Membro dell'Accademia delle Scienze di Digione, intervenne assiduamente alle sedute con memorie sugli argomenti più vari: i primi re di Borgogna e l'origine dei borgognoni, le cause fisiche del diluvio universale, la vita di Pompeo, l'elettricità, ecc. Era anche un collezionista, sia d'arte sia di naturalia, e sicuramente faceva coltivare piante rare nei giardini del suo castello di Gouville (chiamato così con un gioco di parole basato sul suo nome, Gouz-ville). A distinguerlo da tanti collezionisti e eruditi più o meno dilettanti, furono però il mecenatismo e la generosità con cui dotò la città natale di importanti istituzioni. Non sposato e privo di eredi, nella vecchiaia fu infatti generoso di lasciti e doni. Nel 1764, donò le sue collezioni naturalistiche all'Accademia delle scienze di Digione, in modo che fossero messe a disposizione di tutti a giovamento del progresso scientifico; il nucleo più importante era costituito da pesci e altri reperti marini raccolti nel frequenti soggiorni nelle isole Hyères. L'anno successivo incoraggiò il pittore François Devosge ad aprire una scuola gratuita e pubblica di disegno, che nel 1767 fu ufficialmente riconosciuta dagli Stati generali di Borgogna. Le Gouz finanziò anche un premio destinato ai migliori pittori e assegnato dall'Accademia delle scienze. La scuola divenne rapidamente così importante che gli Stati generali di Borgogna decisero di farsi carico della scuola e dei premi: è il primo nucleo della prestigiosa École nationale supérieure d'art de Dijon, nonché del Museo di belle arti, concepito inizialmente come raccolta di modelli da copiare e imitare. La generosità di Le Gouz dovette cercare un nuovo sbocco; il segretario dell'Accademia lo persuase a finanziare la creazione di un orto botanico. In città non esisteva nulla di simile, se non forse un giardino dei semplici appartenente all'ordine dei farmacisti; inoltre, all'Università, dove l'unica facoltà prevista era quella di diritto, non si insegnava botanica. Fu così che il vecchio magistrato (all'epoca aveva circa settantacinque anni) acquistò un terreno in Allées de la Retraite (attualmente boulevard Voltaire) e vi fece allestire un orto botanico, destinato alla "dimostrazione" delle piante, con annesso un salone dove sarebbero state tenute lezioni aperte e gratuite di botanica; come insegnante, Le Gouz, che era in contatto con il bel mondo parigino, aveva pensato niente meno che a Rousseau, ma al rifiuto del filosofo ripiegò su un medico locale, Jean-François Durande. Il nuovo orto botanico fu ufficialmente inaugurato il 20 giugno 1773, con un discorso del donatore e una prolusione di Durande sui benefici dello studio della botanica. Le Gouz sarebbe morto circa un anno dopo (per una sintesi della sua vita, si rimanda alla sezione biografie). Negli anni rivoluzionari, l'orto botanico, che il fondatore aveva donato all'Accademia delle scienze, passò sotto la giurisdizione del Comune che nel 1833, visto che la sede originaria era ormai troppo angusta e difficile da irrigare per la scarsità di acqua, decise di trasferire le piante in un vasto terreno precedentemente destinato alle esercitazione della compagnia degli archibugieri che già nel secolo precedente era stato trasformato in un parco paesaggistico all'inglese e dall'inizio del secolo era di proprietà municipale. Fu così che il piccolo orto botanico di Le Gouz si trasformò nel Jardin botanique de l'Arquebuse, oggi uno dei più importanti della Francia. I resti del fondatore non seguirono le sue sorti: esumati una seconda volta, furono trasferiti nella tomba di famiglia. A ricordarlo, nel Jardin de l'Arquebuse fu tuttavia posto un busto in bronzo di pregevole fattura. Legousia, uno specchio per la dea Da molti anni, il suo nome era stato perpetrato anche in altro modo. Nel 1782 il dottor Durande pubblica Flore de Bourgogne, in cui descrive 1300 specie, classificate seguendo il sistema naturale di Jussieu (è uno dei primi esempi) e coglie l'occasione per ripagare il suo benefattore ribattezzando Legousia arvensis la linneana Campanula speculum-veneris. E' una pianta che cresce comunemente nei coltivi, e piace pensare che Le Gouz, che scrisse anche una memoria sulla fertilità del suolo, la conoscesse, l'amasse e ne avesse parlato con Durande. Il genere Legousia, della famiglia Campanulaceae, comprende erbacee annuali del Vecchio mondo, diffuse da ovest a est tra la Macaronesia e l'Asia centrale e da sud a nord tra il nord Africa e l'Europa centrale, dove vivono in campi aperti (anche come infestanti dei coltivi), foreste sparse, praterie e terreni ruderali. In passato è stata attribuita al genere Specularia o ad altri generi, ma oggi la sua indipendenza è confermata dagli studi filogenetici. Solitamente gli sono attribuite sei specie che differiscono tra loro per particolati del calice e la disposizione dell'infiorescenza. Uno studio recente (2019) riduce le specie a quattro. La più nota è lo specchio di Venere, Legousia speculum-veneris, con fiori viola profondo dai lobi arrotondati raccolti in pannocchie ramificate, che assomiglierebbero a uno specchietto (da cui il nome comune). Un tempo, come papaveri e fiordalisi, era molto comune come infestante dei campi di grano, mentre oggi è diventata più rara a causa dell'impiego di diserbanti. Nel nostro territorio sono presenti anche L. hybrida, con infiorescenza a corimbo, denti del calice più lunghi che larghi e corolla lunga circa la metà del calice, e L. falcata con infiorescenza a spiga, lungo tubo calicino con denti acuminati lunghi il triplo della corolla. Qualche approfondimento nella scheda. |
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https://app.myadvent.net/calendar?id=zb2znvc47zonxfrxy05oao48mf7pymqv CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
November 2024
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