Mitridate VI del PontoDedicatario di Eupatorium, Austroeupatorium, Eupatoriastrum, Eupatoriopsis Se ne parla nel post Mitridate il re dei veleni Mitridate VI Eupatore re del Ponto (132-63 a.C.) era figlio di Mitridate V e di Laodice di Siria. La data di nascita è incerta (secondo alcuni autori antichi alla morte del padre - avvenuta nel 120 a.C. - aveva 11 anni, secondo altri 13. Poco sappiamo sulla sua giovinezza, tranne che ricevette una tipica educazione greca; il padre sarebbe morto avvelenato in seguito a una congiura in cui sarebbe stata coinvolta la madre. Secondo Giustino, rendendosi conto che i suoi tutori volevano farlo morire come il padre, si allontanò dalla corte ritirandosi in una remota regione, dove avrebbe iniziato i suoi studi per immunizzarsi contro i veleni.
In ogni caso, raggiunta l'età adulta incominciò ad esercitare direttamente il potere, eliminando sia la madre sia il fratello. Dapprima si espanse verso oriente, rendendo tributari del suo regno il Chersoneso Tracico, la Meotide, la Colchide, la Piccola Armenia; alla morte del re del Bosforo Cimmerio, ne assunse il titolo e incorporò il territorio nel suo regno. A occidente, ogni espansione era bloccata dalla presenza di Roma. Inizialmente Mitridate si mosse con cautela. Non si oppose alle pretese di Roma che, approfittando della sua minore età, aveva rioccupato la Frigia, a suo tempo concessa al padre, e aveva invalidato il testamento del re di Paflagonia che aveva lasciato il suo regno a Mitridate. Tuttavia cercò di rafforzare la propria presenza in Asia minore, inserendosi nelle vicende della Cappadocia. Ne fece assassinare il re Ariarate VI, marito di sua sorella Loaodice e ne reclamò il trono, ma fu costretto a rinunciarvi per l'intervento di Roma. La sorella, nominata reggente in nome del figlioletto, si alleò con il re di Bitinia. Mitridate rispose invadendo la Bitinia, facendo uccidere il nipote e cercando di imporre uno dei suoi figli sul trono di Cappadocia; quando questi fu cacciato da una rivolta, che impose un altro figlio di Laodice e Ariarate, invase nuovamente la Cappadocia ma si ritirò quando Roma impose come re Ariobazane; tuttavia istigò il re di Armenia Tigrane (suo alleato e marito di una delle sue figlie) a deporre Ariobazane, che fuggì a Roma e venne restaurato per opera di Silla, allora pretore in Cilicia. Nell'89 a.C. in seguito alla morte di Nicomede II, Mitridate si inserì nella lotta per la successione in Bitinia imponendo un proprio candidato e occupò nuovamente la Cappadocia. I due re deposti chiesero l'intervento di Roma. Il risultato fu quella che viene definita Prima guerra mitridatica (89-84 a.C.). Con notevole abilità politica. Mitridate si presentò come campione dell'ellenismo contro l'oppressore romano, venendo accolto dalle comunità greche dell'Asia minore come liberatore. Mentre egli occupava l'Asia minore, il suo generale Archelao conquistò la Grecia. Nell'86 Silla espugnò Atene, quindi sconfisse Archelao a Cheronea e respinse le truppe inviate da Mitridate, che fu costretto a negoziare la pace. Tuttavia la vittoria romana non fu definitiva: i torbidi suscitati da Mario costrinsero infatti Silla a rientrare il Italia, permettendo a Mitridate di riorganizzarsi. L'anno successivo, quando Roma si annetté la Bitinia (lasciata per testamento da Nicomede III al popolo romano), Mitridate riprese l'offensiva occupando il paese. Iniziò così la seconda guerra mitridatica (83-82 a.C.) in cui le truppe romane, comandate da Murena, luogotenente di Silla, furono sconfitte dal re del Ponto, che poté riprendere la sua politica espansiva di Asia Minore, divenendo un punto di riferimento per la resistenza antiromana (giunse anche ad allearsi con Sertorio, che in Spagna si era reso indipendente da Roma). La terza e ultima guerra mitridatica (74-63 a.C.) durò un decennio e fu segnata da eventi drammatici. Dapprima (74-67 a.c.) il comando fu affidato a Lucullo, che sconfisse duramente Mitradate nella battagli a Cabira. Il re pontico riuscì a fuggire e a rifugiarsi presso il genero Tigrane, mentre i romani occupavano il Ponto; portata la guerra in Armenia, inizialmente Lucullo ebbe la meglio sui due sovrani alleati, ma in seguito a un ammutinamento delle sue truppe, dovette arretrare, permettendo a Mitridate e Tigrane di riprendere buona parte dei propri territori. Nel 66 a.C. il comando fu affidato a Gn. Pompeo, che l'anno prima si era segnalato ripulendo il Mediterraneo dei pirati. Mitridate fu battuto gravemente nella battaglia di Nicopoli sul Lico, e fu costretto di nuovo alla fuga. Si rifugiò dapprima in Colchide quindi nel Bosforo Cimmerio, dove fece uccidere il figlio Macare, favorevole alla pace con i Romani. Rimasto isolato, Mitridate concepì il disegno di ripetere l'impresa di Annibale, portando la guerra nella stessa Italia. Né i suoi soldati, né il figlio Farnace (l'erede al trono) vollero seguirlo in questi progetti che giudicavano irrealizzabili. Anzi Farnace organizzò una congiura che fu scoperta; i congiurati furono messi a morte, tranne Farnace che però riprese immediatamente a tramare contro il padre. Quest'ultimo, temendo di essere da lui consegnato ai Romani, cercò di uccidersi con il veleno (ma gli fu impossibile a causa dell'immunità acquisita grazie alla lunga pratica di assumere piccole dosi di veleno), quindi si fece uccidere da uno dei suoi Galati. Secondo altre fonti, fu invece ucciso dai soldati del figlio Farnace, che riottenne il trono come sovrano tributario di Roma. |
Fonti
Mitridate, http://www.treccani.it/enciclopedia/mitridate/
Mitridate VI Eupatore, https://it.wikipedia.org/wiki/Mitridate_VI_del_Ponto
Mitridate, http://www.treccani.it/enciclopedia/mitridate/
Mitridate VI Eupatore, https://it.wikipedia.org/wiki/Mitridate_VI_del_Ponto