Prospero AlpiniProspero Alpini, figlio d'arte (anche il padre era un medico eminente), nacque a Marostica nel 1553. Il cognome con cui si firmava era Alpini, anche se la forma più nota è Alpino, derivata dalla latinizzazione Alpinus. Inizialmente fu avviato al mestiere delle armi, che abbandonò ben presto per iscriversi ai corsi di filosofia e medicina presso l'Università di Padova, dove si laureò in medicina nel 1578. Gli fu maestro Guilandino, che ammirava tanto da farne il suo interlocutore fittizio in alcuni dei suoi trattati in forma dialogica.
Dopo aver esercitato per qualche tempo la professione medica a Camposampiero, nel 1580 accompagnò in Egitto Giorgio Emo, inviato della Serenissima al Cairo. In Egitto visse tre anni, traendone i materiali per varie opere: De medicina Aegyptiorum (1591) e De plantis Aegypti (1592), entrambi sotto la veste di un dialogo tra lui stesso e Guilandino. Scrisse anche un ampio trattato (De balsamo dialogus) dedicato alla pianta produttrice del balsamo, chiamata opobalsamum (Commiphora opobalsamum), anch'esso in forma di dialogo, svolto fra l'autore stesso, il medico egiziano Abdella e l'ebreo Abdachim in un giardino del Cairo, dinanzi a un esemplare della pianta. Fu tra i primi a individuare correttamente l'origine di questa specie nella penisola arabica. Nel 1584 rientrò a Venezia, quindi fu per breve tempo a Genova, al servizio di Andrea Doria principe di Melfi. Nel 1594 si trasferì a Padova, chiamato a occupare la cattedra di lettore dei Semplici; nel 1603 aggiunse l'incarico di prefetto dell'Orto dei semplici, che mantenne fino alla morte, avvenuta nel 1616. Negli anni padovani scrisse soprattutto opere di medicina, che gli assicurarono anche una certa fama europea: nel 1601 De praesagienda vita et morte aegrotantium, il primo trattato di semeiotica della medicina europea; De medicina methodica (1611). Nel 1612 seguì un'altra monografia botanica, dedicata a una specie di rabarbaro (Rheum rhaponticum), che un suo allievo aveva portato dai monti Rodopi ed egli aveva piantato con successo nell'orto botanico padovano. Nel 1614 completò De plantis exoticis e il Rerum Aegyptiarum libri IV, che verranno pubblicati dopo la sua morte. Gli ultimi anni di Alpini furono funestati da molte malattie, tra cui una rara forma di sordità, che egli cercò anche di descrivere con spirito scientifico. Oggi sarebbe diagnosticata come afasia; chi ne è affetto intende le parole, ma non le comprende, benché conosca la lingua cui appartengono. A Alpini è stato dedicato un sito, dove è possibile trovare una biografia, una bibliografia, un'iconografia e altri materiali di approfondimento. |
Fonti
G. Lusina, Alpino, Prospero, http://www.treccani.it/enciclopedia/prospero-alpino_(Dizionario-Biografico)/
La vita di Prospero Alpini, http://www.prosperoalpini.it/index.php/prospero-alpini/la-vita-di-prospero-alpini
G. Lusina, Alpino, Prospero, http://www.treccani.it/enciclopedia/prospero-alpino_(Dizionario-Biografico)/
La vita di Prospero Alpini, http://www.prosperoalpini.it/index.php/prospero-alpini/la-vita-di-prospero-alpini