José Mariano MociñoJosé Mariano Mociño y Losada (1757-1820) nacque nel villaggio di Temascaltepec, non lontano da Città del Messico, in una famiglia che si occupava di trasporti, relativamente prospera. Nipote di un teologo, inzialmente fu destinato al sacerdozio, studiando presso il seminario della capitale della colonia. Nonostante gli ottimi risultati, una volta diplomato in teologia decise di abbandonare la carriera ecclesiastica, anzi si sposò con una cugina, anch'essa nipote del suo protettore, José Luis de Rios, che nel frattempo era stato nominato vescovo di Oaxaca. Si trasferì quindi in questa località insieme alla moglie e vi visse circa sette anni, lavorando come maestro di filosofia. Nel 1784, lasciando la moglie con lo zio, ritornò a Città del Messico per intraprendere gli studi di medicina. Nel 1787 si laureò; brillante allievo del primo corso di botanica di Vicente Cervantes nel 1788, fu notato dal maestro che ne propose la cooptazione nella Real Expedicion Botanica a Nueva España. Vicino agli ambienti illuministi, per Mociño fu naturale legarsi ai botanici spagnoli che, in rotta con le tendenze più tradizionali praticate dall'establishment scientifico locale, portavano una ventata di rinnovamento, basata sul metodo sperimentale.
Aggregato alla spedizione - sebbene con diversi problemi burocratici, che comportarono un riconoscimento economico molto minore nonché discontinuo - dal 1789, ne divenne l'anima fino a diventare il principale collaboratore scientifico di Martin de Sessé (tanto che oggi è generalmente nota come "Spedizione di Sessé e Mociño"). Partecipò alla terza campagna nel Messico settentrionale, visitando, quando la spedizione si divise in due tronconi, l'area più impervia e inesplorata lungo la costa pacifica. Tra il 1792 e il 1793, fu aggregato alla missione nell'isola di Nootka, nell'attuale British Columbia, sotto il comando dell'ammiraglio Bodega y Quadra. Al suo rientro a Città del Messico nel 1794, ne trasse Noticias de Nutca, notevole soprattutto per le osservazioni etnologiche. Dal 1795 al 1799 esplorò la Capitania de Guatemala, ovvero il sud del Messico, il Guatemala e larga parte dell'America centrale (Nicaragua, Salvador, Costa Rica), unendo alla raccolta di esemplari della fauna e della flora osservazioni meteorologiche, sismologiche, minerarie, ma anche economiche e etnografiche, nonché l'attività medica su richiesta delle autorità locali, impegnate a fronteggiare diverse epidemie. Dal 1799 al 1803, in attesa di potersi imbarcare per la Spagna, lavorò presso gli ospedali principali di Città del Messico, sperimentando gli effetti terapeutici delle piante officinali indigene e collaborando con Sessé alla stesura dell'opera comune dei membri della spedizione sulla flora della Nuova Spagna. Inoltre fu coinvolto in una complicata e costosa causa di divorzio, per potersi separare dalla moglie, che aveva dalla sua parte il potente vescovo di Oaxaca. Nel 1803 poté raggiungere a Madrid Sessé, che lo ospitò a casa sua. Oltre al comune lavoro per giungere alla pubblicazione dei materiali della spedizione, si impegnò su vari versanti: come medico fece fronte a un'epidemia di febbre gialla; divenne membro di diverse istituzioni scientifiche (in particolare fu due volte presidente della società medica di Madrid), fu nominato direttore del Gabinetto di Scienze naturali, che divenne anche la sua casa nel 1808, dopo la morte di Sessé. Nello stesso torno di tempo, Napoleone nominò re di Spagna il fratello Giuseppe; vicino agli ambiente illuministi, Mociño guardava con simpatia alle idee dei francesi e continuò le sue attività scientifiche con ruoli di primo piano; fu così che nel 1812, all'epoca della prima cacciata dei francesi, fu accusato di essere afranciosato e subì una breve detenzione. Nel 1813, con il definitivo crollo del regime napoleonico nella penisola iberica, fu costretto all'esilio. In povertà e pessimo stato di salute, riuscì con grande difficoltà a raggiungere Montpellier, portando con sé quanto aveva potuto salvare dei manoscritti e dei disegni della spedizione. Divenuto amico di Candolle, gli affidò proprio a lui, prima di poter rientrare in Spagna nel 1818; morì a Barcellona due anni dopo, in estremo stato di indigenza. Le sue opere dovettero attendere decenni prima di essere pubblicate: i lavori comuni con Sessé, Plantae Novae Hispaniae e Flora Mexicana uscirono a cura del Reale Giardino botanico di Madrid negli anni novanta dell'Ottocento, la sua Flora de Guatemala addirittura alla fine del Novecento. |
Fonti
J. L. Maldonado Polo, J. M. Moziño, Flora de Guatemala de José Mociño, Editorial CSIC, 1996
J. L. Maldonado Polo, J. M. Moziño, Flora de Guatemala de José Mociño, Editorial CSIC, 1996