Publio Ovidio NasonePublio Ovidio Nasone (43 a.C. - 18/17 d.C.), nacque a Sulmona da una facoltosa famiglia della classe equestre. Dodicenne si trasferì a Roma per studiare grammatica e retorica con maestri prestigiosi; più tardi fece anche il consueto viaggio di studio in Grecia. Visitò anche l'Asia minore, l'Egitto e la Sicilia.
Tornato a Roma frequentò dapprima il circolo di Messalla Corvino, poi quello di Mecenate dove conobbe i maggiori poeti del tempo. Condusse vita brillante e si sposò tre volte; i primi due matrimoni (delle mogli non conosciamo neppure il nome) furono brevissimi, mentre fu duraturo e intenso il rapporti con la terza sposa, Fabia. Incominciò ad essere conosciuto per la sua poesia amorosa di carattere galante, con una serie di opere presumibilmente composte tra il 23 e il 2 d.C: Amores, in tre libri, secondo le convenzioni della poesia elegiaca; Heroides, una raccolta di lettere in versi scritte da donne celebri ai loro amanti; e soprattutto Ars amatoria, in cui come preceptor amoris insegna a uomini (I e II libro) e donne (III libro) come conquistare e far durare l'amore; di questo filone fanno parte anche Medicamina facei feminineae, sui cosmetici, e Remedia amoris, consigli su come resistere all'amore. Queste opere lo resero popolare tra i giovani della capitale, ma spiacquero ad Augusto per il loro contenuto immorale che metteva apertamente al centro l'eros. Nella poesia si aprì poi una seconda fase, più matura, con la stesura di due opere impegnate: Le Metamorfosi, un vasto poema epico-mitologico in XV libri in cui intreccia circa 250 miti greci, iniziato probabilmente intorno al 2 d.C. e ultimato poco prima dell'esilio, che contiene anche parti encomiastiche con le quali cercò di recuperare il favore imperiale; i Fasti, che avrebbero dovuto illustrare le feste religiose e le principali ricorrenze del calendario. Dei dodici libri previsti ne scrisse solo sei, da gennaio a giugno, a causa dell'esilio. Per ragioni che rimangono oscure, ma probabilmente legate alla campagna moralizzatrice di Augusto, nell'8 d.C. fu relegato a Tomi, una località sul Mar Nero. Qui scisse Epistulae ex Ponto e Tristia, incentrati sulla sua triste condizione di esulo, e qui morì, in una data incerta tra il 17 e il 18 d.C., non essendo stato perdonato neppure del successore di Augusto, Tiberio. La fama di Ovidio è legata soprattutto alle Metamorfosi che, nonostante il contenuto pagano, furono molto lette anche nel Medioevo, tanto da essere una delle principali fonti della Commedia di Dante. Enorme è poi la presenza dei miti raccontati da Ovidio nelle arti figurative. |
Fonti
Ovidio, https://divinacommedia.weebly.com/ovidio.html
Publio Ovidio Nasone, https://it.wikipedia.org/wiki/Publio_Ovidio_Nasone
Publio Ovidio Nasone, http://www.treccani.it/enciclopedia/publio-ovidio-nasone/
Ovidio, https://divinacommedia.weebly.com/ovidio.html
Publio Ovidio Nasone, https://it.wikipedia.org/wiki/Publio_Ovidio_Nasone
Publio Ovidio Nasone, http://www.treccani.it/enciclopedia/publio-ovidio-nasone/