Adelbert von Chamisso è uno dei più importanti scrittori della prima generazione romantica tedesca, noto soprattutto per il romanzo fantastico "Storia meravigliosa di Peter Schlemihl" ma anche per poesie che ebbero l'onore di essere musicate da Schumann. Meno nota al grande pubblico la sua attività di botanico, culminata con la nomina a curatore dell'orto botanico di Berlino. Ma soprattutto, proprio in questa veste partecipò alla seconda circumnavigazione russa, molto più ricca di scoperte naturalistiche della prima. Seguiamolo dunque lungo le tappe di quel viaggio in Brasile, Polinesia, Micronesia, Alaska, California; a tenere saldo il timone il capitano Kotzebue, che di un poeta era figlio; a ritrarre piante, animali e paesaggi esotici il notevole pittore Louis Choris; a raccogliere insetti e a collaborare nella raccolta di piante con Chamisso, cui lo legò un'amicizia fraterna, il medico di bordo e grande zoologo Johann Friedrich von Eschscholtz. L'importanza delle ricerche del nostro poeta-botanico è testimoniata dalle numerose piante che lo ricordano nel nome specifico e dai molti generi che gli furono dedicati, tre dei quali attualmente validi: Camissonia, Chamissoa, Camissoniopsis. ![]() Da Peter a Adalbert: come un poeta divenne naturalista Nato in una nobile famiglia francese con il chilometrico nome Louis Charles Adélaïde de Chamissot de Boncourt, la burrasca della rivoluzione francese lo priva del suo status e di una patria, e lo deposita a Berlino, dove diventa Adelbert von Chamisso. Gli anni dell'adolescenza e della giovinezza sono travagliati e solitari; figlio di due patrie l'una contro l'altra armate, è ovunque straniero: da militare nell'esercito prussiano, da insegnante mancato in Francia, da intellettuale in Svizzera alla corte di Mme de Stael e a Berlino tra i giovani esponenti del romanticismo. Vuole essere con tutte le sue forze un poeta, e un poeta tedesco, ma ancora gli manca la voce. Sotto forma di fiaba questo travaglio, questa instabilità trovano espressione della sua opera più nota, il romanzo breve "Storia meravigliosa di Peter Schlemiel", che iniziò a scrivere per divertire i figli di un amico e pubblicò nel 1814. La storia è semplice: Peter per conquistare la donna amata vende la sua ombra a un misterioso personaggio, che in realtà è il demonio. Diverrà ricco, ma, privo di ombra, sarà rigettato dal consesso umano, perdendo anche colei che ama. Alla fine, inaspettatamente, dopo aver donato in beneficenza quel denaro mal guadagnato, verrà per caso in possesso degli stivali delle sette leghe e si trasformerà in viaggiatore e scienziato; lasciamogli la parola: "Un antico errore mi precludeva ogni contatto umano e in compenso ero indirizzato alla Natura, oggetto da parte mia di incessante amore. La Terra sarebbe stato il mio giardino, lo studio il sostegno della mia vita, la scienza il mio traguardo!" E' l'allegoria del percorso esistenziale di Chamisso in quegli anni; in Svizzera ha iniziato a studiare scienze naturali, soprattutto botanica, e ha continuato quegli studi a Berlino, dove è tornato nel 1813. E qui i suoi stivali delle sette leghe si materializzano sotto forma di un articolo di giornale; legge che in Russia si sta preparando una grande spedizione intorno al mondo. Per dare ancora la parola a Peter, "Non si trattava di prendere una decisione, ma di accettare un'offerta". Adelbert muove tutte le sue pedine per cogliere questa occasione, sollecitando tra l'altro la mediazione del celebre drammaturgo August von Kotzebue. Che altri non è che il padre dell'ufficiale che comanderà la spedizione, Otto von Kotzebue. Sarà il caso di fare un passo indietro. Proprio mentre la spedizione Krusenstern ritornava in patria, in Europa riprendevano le guerre, rendendo impossibile per l'Impero russo finanziarne altre. Gli unici a continuare a crederci erano proprio Krusenstern e il ministro Rumjancev, soprattutto dopo la sua caduta in disgrazia e il ritiro dalla vita politica. Insieme elaborarono un nuovo progetto, più limitato ma non meno ambizioso. Cinquant'anni di sforzi avevano dimostrato che tutte le vie sperimentate fino ad allora per rifornire le colonie dell'America russa erano fallimentari: impossibile raggiungerle attraverso il mare Artico per l'impraticabilità di quel mare; troppo lunghe, costose e piene di insidie sia la via di terra attraverso la Siberia sia la via di mare, circumnavigando il globo. Rimaneva una quarta possibilità: trovare il passaggio a Nord ovest che, mettendo in collegamento il Pacifico con l'Atlantico, dimezzasse d'un tratto la distanza tra la Russia e l'Alaska. L'avevano già cercato inutilmente Cook, Vancouver e molti altri; ciò non di meno, lo sperimentato uomo di mare e il vecchio ministro ci credevano davvero. La spedizione, integralmente finanziata da Rumjancev, sarebbe stato limitata negli obiettivi, nei mezzi e negli uomini. Una sola piccola nave, il brigantino Rjurik, armato con 8 cannoni e costruito sotto la supervisione dello stesso Krusenstern; 32 uomini tra ufficiali, marinai e scienziati; istruzioni precise: raggiungere lo stretto di Bering ripercorrendo la rotta della spedizione Krusenstern; in una prima campagna estiva, trovare punti d'ancoraggio adeguati a nord dello stretto; in una seconda campagna, cercare il possibile imbocco del passaggio a nord-ovest. Sarebbe stata una spedizione oceanografica, ma anche naturalistica; a bordo, una piccola équipe di scienziati. C'era un abile disegnatore, Louis Choris, che benché avesse appena vent'anni aveva già partecipato a una spedizione in Caucaso; due i naturalisti inizialmente previsti, il botanico Carl Friedrich von Ledebour dell'Università di Dorpat/Tartu e il suo allievo Johann Friedrich Eschscholtz (o Escholtz) come zoologo e medico di bordo. La rinuncia di Ledebour per motivi di salute aprì le porte al nostro Adelbert von Chamisso, che avrebbe servito anche come interprete. Durante la sosta a Copenhagen si aggiunse come volontario il botanico danese Morten Wormskjold. Merita due parole di presentazione anche il comandante Otto von Kotzebue; al momento della partenza aveva 27 anni, ma era già un veterano dei viaggi transoceanici. Il padre, come si è detto, era il celebre drammaturgo August, la madre un'esponente di un'importante famiglia della nobiltà tedesco-baltica; entrato all'accademia militare a sette anni, alla morte della madre, aveva incominciato ad appassionarsi di mare e di viaggi; a sedici anni non ancora compiuti, insieme a suo fratello Moritz, di due anni più giovane, aveva servito come guardiamarina sulla Nadežda, l'ammiraglia della spedizione Krusenstern (cugino della sua matrigna). Promosso luogotenente, era la persona ideale per raccogliere il testimone del suo vecchio comandante e guidare la seconda circumnavigazione russa intorno al globo. ![]() Alla ricerca del passaggio a nord-ovest Con la benevola approvazione dello zar Alessandro (che non ci mise un rublo ma concesse l'uso della bandiera militare russa), la Rjurik partì da Kronstadt il 30 luglio 1815 e inizialmente si attenne alla rotta della spedizione Krusenstern, con brevi soste a Copenhagen, Plymouth, Tenerife, Santa Catarina in Brasile. Il passaggio di Capo Horn fu difficile, con una tempesta durata sei giorni durante la quale il comandante stesso rischiò di cadere fuori bordo; fu così necessaria una sosta nel porto cileno di Talcahuano (raggiunto il 13 febbraio 1816); il governatore, che all'inizio li aveva scambiati per pirati, li ricevette con grandi onori. Ripartiti il 28 marzo, toccarono l'isola di Pasqua (dove furono molto delusi di non vedere i moai, che si trovavano sull'altro lato dell'isola). Kotzebue decise di puntare direttamente a nord, per raggiungere al più presto la Kamčatka . Lungo la rotta, vennero avvistati e mappati diversi atolli, tra cui le isole Krusenstern nelle Tuamotu. Già il 7 giugno 1816 la Rjurik attraccava a Peterpavlosk, dove venne rivestita di rame, per resistere all'urto dei ghiacci. Il 3 luglio riprendeva il mare, lasciando a terra uno dei tenenti, malato, e il botanico Wormskjold, che si era messo in conflitto con il comandante (esce così dalla nostra spedizione cui non ebbe modo di offrire molti contributi). Con a bordo due soli ufficiali (il comandante Kotzebue e il primo ufficiale Grigorij Šišmarev), durante l'estate la Rjurik esplorò e mappò il grande spazio di mare compreso tra l'isola di San Lorenzo e la costa dell'Alaska; alla metà di agosto, virò verso sud e il 26 agosto era nella baia di Illyuk, nell'isola di Unalaska. Finalmente una sosta per i frustrati naturalisti, che fino ad allora avevano avuto ben poche occasioni di scendere a terra; Eschscholtz era talmente eccitato che si attardò nelle raccolte finché fu sorpreso dal tramonto e rischiò di essere lasciato a terra dal poco paziente comandate. Era infatti ora di lasciare quelle latitudini settentrionali per andare a svernare a sud. Partita da Unalaska il 14 settembre, il 1 ottobre la Rjurik gettava l'ancora nella baia di San Francisco. Rispetto allo scopo principale della spedizione, le raccolte naturalistiche erano solo secondarie, e il comandante non aveva mancato di farlo notare. Lo spazio su quella piccola nave era molto scarso; tutti i materiali dovevano essere immagazzinati il prima possibile in casse nella stiva, e non lasciati a ingombrare il ponte, pena essere gettati quando prima fuori bordo. A consolare Chamisso dalla relazione non idilliaca con il burbero comandante, c'era l'amicizia con Eschscholtz, in cui aveva trovato un'anima gemella (di lui disse "Era riservato ma sincero e nobile come l'oro"). Era uno zoologo di grande talento, soprattutto un entomologo, ma collaborava con entusiasmo anche alla raccolta delle piante. Dopo l'aspra natura del Nord, la California appariva ricca di promesse. Anche se ormai era autunno e poche piante erano in fioritura, non mancavano le specie interessanti e nuove per la scienza. Alla fine il bottino fu di due nuovi generi (Lessingia e Escscholzia) e trentatré nuove specie, tra cui Lupinus chamissonis, Plagiobothrys chorisianus (in onore del pittore Choris), Lonicera ledebourii (dedicato da Eschscholtz al suo maestro), Frankenia salina, Carex pachystachya, e la più famosa di tutte, Eschoscholzia californica. Lasciata San Francisco il 20 ottobre, la Rjurik proseguì per Honolulu (15 novembre-2 dicembre) dove il capitano incontrò il re Kamehameha per risolvere una crisi diplomatica causata dal tentativo di penetrazione nelle isole di altre navi russe. Facendo rotta verso nord, toccò poi nuovamente le Marshall già visitate l'anno precedente e mappò altre isole nella catena Rodak; in una di queste volle unirsi a loro un isolano di nome Kadu, che divenne presto amico di Chamisso e suo informatore sui costumi dei suoi conterranei. Il 1 aprile, mentre si dirigeva verso Unalaska, la Rjurik incappò in una tempesta che spezzò il bompresso; diversi marinai furono feriti, ma il più grave era proprio il capitano, che non riuscì più a lasciare il letto. Anche la nave aveva subito gravi danni. Nonostante ciò, giunto a Unalaska il 12 aprile, Kotzbue era deciso a riprendere l'esplorazione estiva utilizzando piccole imbarcazioni manovrate da Aleutini ingaggiati allo scopo. Ma quell'anno il disgelo era in ritardo e la salute del comandante andava peggiorando, tanto che Eschscholtz il 10 luglio, quando fu raggiunto il capo orientale dell'isola di San Lorenzo, lo pregò di desistere, se non voleva rischiare la vita. Il 12 luglio Kotzebue ordinò di rientrare a Unalaska; da qui si proseguì verso sud per le Hawaii, le Marshall, dove fu sbarcato Kadu, e Manila (gennaio 1818) dove la Rjurik venne riparata per affrontare il viaggio di ritorno, attraverso l'Oceano Indiano, il Capo di Buona Speranza (30 marzo) e l'Oceano Atlantico. Dopo un viaggio di 3 anni e 5 giorni, il 3 agosto giungeva infine a Kronstadt. Durante il viaggio, Chamisso e Eschscholtz avevano dovuto sperimentare la frustrazione comune a tutti i naturalisti coinvolti nelle grandi navigazioni: lunghi tratti di mare, soste brevi, l'impazienza degli ufficiali per i quali i "signori naturalisti" erano quasi un peso, l'ignoranza dei marinai (più di una volta le loro preziose erbe divennero imbottiture per i cuscini o furono gettate in mare), ma non si scoraggiarono mai, mettendo insieme una collezione imponente: nelle Aleutine, in California, alle Hawaii, nelle Filippine dovettero raccogliere circa 2500 specie di piante, almeno un terzo delle quali all'epoca ancora non descritte . Per lo studio e la pubblicazione, quelle di Chamisso furono affidate all'orto botanico di Berlino, quelle di Eschscholtz all'Università di Tartu/Dorpat. ![]() Riconoscimenti botanici Alla fine del viaggio, Adelbert-Peter aveva ritrovato la sua ombra. Come desiderava, aveva conosciuto il mondo; una grande amicizia aveva infranto il suo muro di solitudine; le scoperte scientifiche gli avevano restituito un ruolo e uno status. L'università di Berlino gli concesse la laurea honoris causa e lo nominò secondo curatore dell'orto botanico; fu ammesso all'Accademia delle Scienze; pubblicò diversi lavori botanici e un piacevolissimo resoconto del suo viaggio (Reise um die Welt, 1836); si sposò e mise su famiglia. Tanti impegni che lo distolsero da quella che in giovinezza aveva sentito come la sua vocazione più profonda, la poesia. Ricominciò a scrivere alla soglia dei cinquant'anni; a partire dal 1829, prese a pubblicare qualche lirica in Deutsche Musenalmanach ("Almanacco Tedesco delle Muse") e nel 1831 diede alle stampe la sua opera più apprezzata, Frauenliebe und -leben ("L'amore e la vita delle donne"), celebre soprattutto per essere stato musicata da Schumann. Ne potete ascoltare qui l'angelica interpretazione di Elly Ameling. Un profilo biografico del nostro poeta-naturalista nella sezione biografie. Per l'indubbio valore delle sue scoperte ma sicuramente anche per la sua duplice condizione di naturalista e poeta, Chamisso ricevette numerosi riconoscimenti nella tassonomia botanica. Sono parecchie decine le specie che si fregiano dello specifico chamissonis, dalla californiana Arnica chamissonis all'hawaiana Cyrtosperma chamissonis, dall'artica Campanula chamissonis alla tropicale Vanilla chamissonis. Gli sono stati dedicati almeno sei generi, di cui tre attualmente riconosciuti. Iniziamo da quelli che non lo sono: Adelbertia (sinonimo di Meriania), dedicatogli da C.D.F. Meisner nel 1837; Chamissomneia (sinonimo di Schlechtendalia), da Kuntze nel 1891; Chamissoniophila (sinonimo di Antiphytum), da Brand nel 1929. La prima dedica tuttora valida arrivò da Kunth, il collaboratore di Bompland e di Humboldt (che possiamo considerare l'eroe e il grande ispiratore di Chamisso) già nel 1817. E' Chamissoa, che include due specie di Amarantaceae native delle Americhe. La più nota è C. altissima, una grande liana diffusa nelle foreste tropicali umide di centro e sud America, con pannocchie di piccoli fiori bianchi e foglie dalle proprietà officinali. Qualche notizia in più nella scheda. L'anno successivo Johann Friedrich Link, superiore di Chamisso in quanto direttore dell'orto botanico di Berlino, gli dedicò Camissonia (nella grafia latinizzata senza acca), sulla base di una graziosa Onagracea che Adelbert aveva raccolto in California. La regione floricola californiana è infatti il centro di biodiversità di questo genere con una storia tassonomica travagliata; oggi gli sono assegnate una dozzina di specie, tutte degli Stati Uniti sud-occidentali, ad eccezione di una sola specie centro e sudamericana. Sono piccole annuali delle aree desertiche con semi capaci di attendere anni la prima pioggia; quando arriverà, germoglieranno e dopo qualche mese trasformeranno quelle plaghe aride in una distesa di fiorellini d'oro. Qualche approfondimento qui. Questo genere, che è arrivato a comprendere oltre 60 specie, è stato ripetutamente sottoposto a revisione finché recentemente è stato smembrato in ben nove generi più piccoli. Uno di essi è Camissoniopsis,W.L. Wagner & Hoch 2007, letteralmente "simile a Camissonia", che comprende quattordici specie di annuali e perenni di breve, tutte presenti in California, anche se alcune di esse si spingono in Oregon, Nevada, Arizona, Baja California. Sono molto simili a Camissonia, ma assai più ramificate e con portamento prevalentemente prostrato. Anch'esse di adornano di piccoli ma deliziosi fiori dorati, che è valso a loro e alle consorelle il nome volgare suncup. Per una selezione delle specie più interessanti si rimanda alla scheda. ![]() Altri protagonisti: Wormskjold e Choris Per concludere, due parole sugli altri protagonisti di questa storia che sono stati celebrati da un genere botanico. Tanto onore è toccato, oltre a Chamisso, a Eschscholtz, Wormskjold e Choris. Eschscholtz e il magnifico genere Eschscholtzia meritano un post tutto per loro. Quanto a Morten Wormskjold (1783-1845), nel 1827 il connazionale Peter Thonning gli dedicò Wormskioldia, oggi sinonimo di Tricliceras (Turneraceae). Fu un botanico di un certo rilievo; prima della spedizione Kotzebue, aveva partecipato a viaggi botanici in Norvegia e Groenlandia. Dopo essere stato lasciato in Kamčatka, vi rimase fino al 1818, raccogliendo molti esemplari (sfortunatamente andati perduti in un incendio insieme ai suoi appunti). Gli furono dedicati anche l'alga Urospora wormskioldii e alcune piante come Trifolium warmskioldii. Anche il pittore Louis o Ludwig Choris (1795-1825) fu un personaggio di notevole interesse. Nato in Ucraina da genitori tedeschi, andò a Pietroburgo a studiare arte, ricevendo una formazione anche in scienze naturali. Diciottenne, fu l'artista della spedizione Biberstein in Caucaso; nel 1815 fu scelto tra diversi concorrenti come artista della spedizione Kotzebue, nel corso della quale produsse numerosi acquarelli di grande qualità, in cui ritrasse con realismo e grande vivacità paesaggi, scene di vita quotidiana, indigeni nei loro costumi, animali e piante. Dopo la spedizione, andò a Parigi dove studiò litografia e fu allievo di importanti artisti come Regnault. A partire dai suoi disegni, preparò le tavole che illustrano i diari di viaggi di Kotzebue e Chamisso. Nel 1822 pubblicò in francese il proprio, Voyage pittoresque autour du monde, che contiene anche testi di Cuvier e Chamisso. Nel 1826 comparvero altre 24 litografie sotto il titolo Vues et paysages des régions équinoxiales. Nel 1827 il Jardin des Plantes di Parigi lo inviò in centro e sud America; poco dopo il suo arrivo in Messico, nel 1828 fu assassinato da banditi di strada. Nel 1822 Kunth, che come abbiamo visto aveva reso omaggio anche a Chamisso, creò in suo onore il genere Chorisia (Bombacaceae/Malvaceae), un nome probabilmente ben noto agli appassionati perché ne facevano parte due tra le più belle specie di alberi di fiore, C. speciosa e C. insignis. Ho usato il passato perché il genere è stato sottoposto a revisione nel 1998 da Ravenna, che ha proposto di farlo confluire in Ceiba. Ne sono seguite discussioni, con prese di posizioni diverse, ma oggi prevale la confluenza in Ceiba, anche se nell'uso comune e in molti manuali di giardinaggio Chorisia è tuttora ben presente.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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