Dopo il primo viaggio di Cook (1763-1771), nelle grandi spedizioni oceaniche la presenza a bordo di almeno un naturalista è un fatto scontato. Ma la convivenza non è sempre facile, soprattutto se il naturalista è un botanico e non si accontenta di esemplari essiccati e semi, ma vorrebbe riportare a casa piante vive, che richiedono spazio, acqua, protezione dal clima mutevole, dalle burrasche, dalle onde, dalla salsedine, dagli animali di bordo. Molto può la benevolenza del capitano che, però di solito, ha ben altro per la testa. Lo scoprì a sue spese Archibald Menzies, alle prese con l'irascibile capitano Vancouver. Prima della partenza: le ingerenze di Banks Nel luglio 1789 - negli stessi giorni in cui la folla parigina mette un moto eventi di ben altra portata - nello stretto di Nootka, un'insenatura di quella che oggi conosciamo come isola Vancouver, va in scena una delle più insignificanti crisi diplomatiche della storia. Alcune navi mercantili britanniche vengono poste sotto sequestro (insieme ai beni dei mercanti e al loro insediamento sull'isola) dagli spagnoli, per aver osato commerciare e installarsi in un'area di cui la Spagna rivendica la sovranità. A Madrid e a Londra gli animi si eccitano, le rispettive flotte vengono mobilitate, sembra si arrivi alla guerra; senonché, proprio a causa degli eventi parigini, la Spagna, priva del sostegno della Francia, è costretta a cedere e ad incassare tutte le richieste britanniche, siglando la convenzione di Nootka (ottobre 1790). Alcuni particolari devono essere definiti sul posto. Invece di una guerra, l'ammiragliato britannico prepara una spedizione che è allo stesso tempo diplomatica, geografica e scientifica. Il comando è affidato al capitano George Vancouver, esperto marinaio e abile cartografo che si è formato alla scuola di Cook; la spedizione infatti ha un obiettivo ufficiale e dichiarato, ovvero verificare l'esecuzione della convenzione; e uno più importante e segreto: cercare il mitico passaggio a nord-ovest oppure dimostrarne l'inesistenza. Come tutte le maggiori spedizioni dell'epoca, ha anche scopi scientifici: vi si aggregano un astronomo, William Gooch, e un botanico, lo scozzese Archibald Menzies. E' stato Banks a volere con forza la presenza di Menzies (da tempo suo corrispondente, con una certa conoscenza dell'America settentrionale), a dettargli gli obiettivi scientifici, addirittura a progettare uno strano cassone-serra destinato a proteggere dei rigori della navigazione le piante vive che egli raccoglierà. L'influenza di Banks sull'ammiragliato impone al capitano Menzies e la sua serra viaggiante, che viene sistemata sul ponte di comando. L'arroganza di Banks si spinge fino a scrivere una lettera di istruzioni al capitano, chiedendogli di mettere alcuni uomini a disposizione di Menzies e di provvedere con sollecitudine all'integrità del cassone. Vancouver, che non è l'uomo più paziente del mondo, non si degna neppure di rispondergli (con grande indignazione di Banks). Per capirne i sentimenti, non dimentichiamo che il ponte di comando non era un luogo qualunque: era il simbolo stesso del potere del capitano, là dove impartiva gli ordini, sventolava la bandiera di bordo e gli uomini venivano convocati per ricevere gli ordini e assistere alle punizioni. La spedizione di Vancouver La nave di Vancouver, ribattezzata Discovery in ricordo del vascello del terzo viaggio di Cook, accompagnata dalla nave d'appoggio Chatam, salpò il 1 aprile 1791, una data altamente simbolica agli occhi del capitano. Agli ordini di Cook, nel corso del suo terzo viaggio, Vancover aveva già esplorato il Pacifico settentrionale ed era convinto che il passaggio a nord-ovest fosse un miraggio: quella missione era uno scherzo, affidatagli da pazzi. La spedizione sarebbe durata quattro anni e mezzo (1 aprile 1791-ottobre 1795), avrebbe circumnavigato il globo e percorso più di 60.000 miglia. Navigando verso est, toccando le Canarie, il Capo di Buona Speranza, la costa dell'Australia meridionale, la Nuova Zelanda, alla fine dell'anno erano a Tahiti dove Vancouver, memore delle vicende del Bounty, proibì ai suoi uomini contatti personali con i nativi. Un guardiamarina sedicenne, che aveva disobbedito, fu vergato pubblicamente. Il capitano dimostrò così la sua severità, ma anche scarso senso politico: quell'adolescente era Thomas Pitt, cugino del primo ministro. A marzo 1792 raggiunsero l'arcipelago delle Hawaii che, da quel momento, sarebbe stato il loro quartier generale invernale. Ad aprile toccarono la costa americana intorno al 39° Nord, incominciandone l'esplorazione sistematica. Iniziò così una routine che si sarebbe ripetuta per tre anni: la bella stagione era dedicata all'esplorazione e alla mappatura della costa americana, seguendo palmo palmo ogni più minima insenatura, risalendo fiordi e fiumi, per verificare se vi si celasse l'imboccatura del mitico passaggio a nord-ovest. Poiché anche la piccola Chatam era troppo grande per questo compito, ci si servì delle scialuppe di bordo, mosse a vela o a remi, spesso in condizioni proibitive di nebbia, pioggia, freddo, oltre a disagi come fame, sete, moscerini, indigeni non sempre amichevoli. Si calcola che siano stati percorse così circa 10.000 miglia, dall'attuale stato di Washington al limite occidentale dell'Alaska. D'inverno, le navi ritornavano alle Hawaii, in genere dopo aver trascorso qualche tempo in California, nel tentativo infruttuoso di arrivare a un accordo diplomatico con la Spagna. In effetti, la missione diplomatica si rivelò impossibile: gli spagnoli erano disponibili a restituire ai britannici i pochi metri quadrati dove si trovava la base mercantile messa sotto sequestro, gli inglesi pretendevano il controllo dell'intero stretto di Nootka. Nonostante gli ottimi rapporti personali con il negoziatore spagnolo, Juan Francisco de la Bodega y Quadra, ogni accordo risultò impossibile. Così Vancouver e Bodega decisero di attendere nuove istruzioni: che non arrivarono mai. In Europa erano iniziate le guerre contro la Francia rivoluzionaria, la Spagna da nemica era diventata alleata, quel lembo di isola era ormai indifferente a Londra come a Madrid. Alla fatica di un'esplorazione condotta in condizioni difficilissime, alla ricerca di un obiettivo inesistente in cui non credeva, si aggiungeva per Vancouver la frustrazione del fallimento della missione diplomatica. Mano a mano che passavano i mesi (e gli anni), il capitano diventava sempre più malato e più irascibile. Era diventato un uomo con cui non si discuteva; a farne le spese non fu il solo Pitt (lo fece vergare altre due volte, infine lo rispedì in Inghilterra), ma anche ufficiali e marinai che pure Vancouver stimava. E, ovviamente, Menzies e le sue piante. Menzies si era imbarcato come soprannumerario naturalista, accompagnato da un servitore. Tuttavia durante il viaggio era stato chiamato a sostituire il medico di bordo, rimasto paralizzato in seguito a un ictus. Benché riluttante, all'arrivo a Nootka il botanico, che era già il medico personale del capitano, assunse ufficialmente l'incarico di chirurgo di bordo, con il vantaggio di avere a disposizione una seconda cabina, benvenuta per sistemare le crescenti collezioni naturalistiche; ma con lo svantaggio di non essere più un civile, ma un ufficiale della Marina militare, soggetto all'autorità del capitano. Durante il viaggio di andata, aveva approfittato di ogni sosta (in Sudafrica, Autralia, Nuova Zelanda, Tahiti) per erborizzare e raccogliere campioni naturalistici, nonché piante vive che sistemava nel famoso cassone di Banks. E lì cominciarono i guai: bisognava proteggere le piante dalla pioggia, dalle onde, dal sole eccessivo e sorvegliare il cassone costantemente per impedire agli uccelli marini e agli animali di bordo di farvi irruzione. Menzies chiese ripetutamente che il cassone fosse protetto da una spessa rete e che qualche marinaio lo sorvegliasse quando lui o il suo servitore non erano a bordo o erano impegnati altrove. La prima richiesta fu soddisfatta (dopo due mesi), la seconda mai. Il primo anno di esplorazione fu fruttuoso per Menzies. Fu affascinato dalle fioriture primaverili delle aree costiere dall'attuale Stato di Washington e esplorò a fondo Nootka, mentre iniziavano le trattative con gli spagnoli. Ma dovette constatare con disappunto che i suoi colleghi iberici - che si trovavano nell'isola al seguito di una delle diverse spedizioni scientifiche finanziate dalla corona spagnola - avevano opportunità di ricerca ben maggiori delle sue: ammirò con una punta d'invidia gli erbari di José Mariano Mociño e soprattutto i disegni di Atanasio Echevarria. Lui, un disegnatore non ce l'aveva; doveva fare tutto da sé. Poi, mano a mano che ci si spingeva a nord e gli uomini si logoravano nell'esplorazione sistematica di quel labirinto d'acqua, le opportunità di scendere a terra o di aggregarsi a qualche gruppo di esploratori, per il chirurgo si facevano più scarse. C'erano infreddature, contusioni, congelamenti da curare, l'eterno incubo dello scorbuto da scongiurare. Non poteva allontanarsi dalla Discovery oltre un tiro di schioppo. Alle Hawaii, i motivi di scontento erano altri: era un paradiso in terra, ricchissimo di specie nuove, ma a Menzies era negato di vederle in fioritura, o in frutto, visto che vi trascorrevano solo i mesi invernali. E, naturalmente, c'era il maledetto cassone: nel trasferimento da sud a nord, le delicate tropicali morivano di freddo, in quello da nord a sud erano spazzate via dalle onde, bruciate dal sole, saccheggiate dagli animali di bordo. Ma il tenace scozzese si dava da fare: raccoglieva piante e semi, muschi e licheni (le sue piante preferite), disegnava e descriveva, seccava le piante per l'erbario, riempiva i vuoti creati dal disastro di turno con nuove piante vive. Nel 1794, l'ultimo inverno trascorso alle Hawaii, si tolse la soddisfazione, insieme ad un ufficiale, un guardiamarina e un marinaio, di scalare il maggiore vulcano dell'arcipelago. Dimostrò anche di essere un medico efficientissimo: in quel lungo viaggio, in condizioni tanto difficili, su 153 uomini uno solo morì di malattia. E nessuno di scorbuto. Un tempestoso viaggio di ritorno L'esplorazione delle coste del Pacifico settentrionale fu completata nell'agosto 1794, quando venne raggiunto quella che il capitalo battezzò significativamente Port Conclusion, sulla punta meridionale dell'Isola Baranof in Alaska. Nel viaggio di ritorno si toccarono la California (dove Vancouver fu informato che le trattative che tanto lo avevano angustiato probabilmente erano state concluse in Europa), diverse isole tra cui le Galapagos e Juan Fernandez, il Cile, dove furono ospiti del governatore; durante un pranzo, furono offerte curiosi frutti: Menzies se ne ficcò qualcuno in tasca. Ne sarebbero germogliate le prime plantule mai viste in Europa di Araucaria araucana. Le difficoltà delle ultime tappe del viaggio, che affrontò il Pacifico meridionale e il terribile Capo Horn nelle proibitive condizioni dell'inizio dell'inverno australe, resero sempre più tese le relazioni tra Menzies e il capitano. Alle sue richieste di aiuto per proteggere le sue preziose piante, Vancouver rispondeva in termini talmente irritati che il botanico decise di comunicare con lui solo per lettera. Nei pressi di SantElena, venne catturata una nave olandese; così il capitano, a corto di braccia dovendo dividere gli uomini su tre vascelli, utilizzò per altri compiti il servitore di Menzies. Quando l'ennesima tempesta allagò completamente il cassone, il botanico irruppe nella cabina del capitano per protestare; volarono parole grosse e Menzies fu messo agli arresti nella sua cabina. Il risultato fu che le piante rimasero abbandonate a se stesse e ben poche si salvarono. Quando furono di ritorno in Inghilterra nell'ottobre del 1795, Vancouver era deciso a deferire Menzies alla corte marziale, tanto più che il botanico si era rifiutato di consegnargli il suo diario. Il capitano dovette tuttavia constatare che mettersi contro uno dei protetti di Banks non era stata un'idea brillante per la sua carriera; in cambio di scuse da parte di Menzies, si risolse a ritirare le accuse, e il botanico poté sbarcare, con i suoi preziosi diari. Meno brillante ancora era stato far vergare ripetutamente e reimbarcare a forza il giovane Pitt; lo spocchioso aristocratico lo sfidò a duello, lo assalì per la strada, lo perseguitò con una campagna di stampa che, con i suoi mezzi, poteva permettersi, al contrario del capitano, che, con la salute logorata, morì pochi anni dopo, nel 1798. Qualche dettaglio nella sezione biografie. Lunga fu invece ancora la vita di Menzies, che morì a 88 anni nel 1842. Una sintesi della sua vita nella sezione biografie. Tante specie per Menzies, ma solo un ex-genere Il contributo di Menzies alle scienze naturali in generale, e alla botanica in particolare, è notevole. Lungo le tappe del viaggio, raccolse animali e piante in tre continenti (Africa, Oceania e America) e esplorò aree ancora ignote o scarsamente conosciute, come le Hawaii, la California, la Columbia Britannica (soprattutto l'Isola Vancouver). Si calcola che le specie nuove per la scienza da lui raccolte siano circa 400. Benché abbia avuto una vita molto lunga, non pubblicò molto (solo un libro sui muschi), ma i suoi diari e il suo erbario furono una delle fonti principali di Flora-Boreali Americana di William Jackson Hooker, in cui vennero pubblicati anche diversi disegni di Menzies, eccellente disegnatore naturalistico. Molte tra le specie da lui descritte per la prima volta lo ricordano nel nome specifico: il bellissimo Arbutus menziesii, l'abete di Douglas Pseudotsuga menziesii, Banksia menziesii, Erysimum menziesii, Nemophila menziesii, Ribes menziesii, Delphinium menziesii, Silene menziesii, Tolmieia menzesii e altre ancora. Tra le più note piante da lui fatte conoscere in Europa Araucaria araucana, Mahonia aquifolium, Eschscholzia californica, Pinus strobus, Ribes sanguineum, Tuja plicata, Sequoia sempervirens, Chamaecyparis lawsoniana, Cornus nuttali, Rhododendron occidentalis, Tropaeolum speciosum. Per duecento anni, anche un genere ne ha celebrato il ricordo: Menziesia, creato in suo onore dall'amico James Edward Smith nel 1791, che comprendeva una decina di specie di belle Ericaceae, diffuse tra Nord America, Giappone e Siberia. Nel 2011, sulla base di analisi del DNA, il genere è stato incluso in Rhododendron. La specie tipo, una delle piante raccolte da Menzies in America settentrionale, Menziesia ferruginea, è stata ribattezzata in suo onore Rhododendron menziesii. Il cambio di nome non è ancora registrato da Plant list, ma lo è da Taxonomicon. In rete la maggior parte dei siti usa ancora le vecchie denominazioni. Per questo, e per non darla vinta del tutto allo spettro di Vancouver, ho deciso di fare un'eccezione alle regole del blog, dedicando a Menzies un post, sebbene anche lui, come Ghini o Siebold, sia ormai uno dei grandi botanici non ricordati da alcun genere (analogamente ai grandi scrittori che non hanno mai vinto il premio Nobel). Le specie più note dell'ex genere Menziesia sono Menziesia ferruginea (= Rhododendron menziesii), nativa del Nord America nordoccidentale, dall'Alaska al Wyoming, dove vive nel sottobosco di diversi tipi di conifere delle aree montane; M. ciilicalyx (= Rhododendron benhoullii), un grazioso arbusto di piccole dimensioni nativo del Giappone; M. pilosa (= Rhododendron pilosum), un endemismo degli Appalachi centrali e meridionali. Vancouveria, una dedica meritata? Ben saldo è invece il genere che onora l'irascibile capitano Vancouver. Ovviamente nessun botanico inglese - tutti in un modo o nell'altro formatisi all'ombra di Banks - avrebbe mai dedicato un genere a quel fitocida. L'omaggio venne da due botanici francesi, Morren e Decaisne, che nel 1834 crearono il genere Vancouveria nell'ambito di una revisione di Epimedium. Appartenente alla famiglia Berberidaceae, comprende tre specie di erbacee perenni endemiche della costa occidentale degli Stati Uniti. La specie più nota è Vancouveria hexandra, una graziosa pianta del sottobosco delle foreste di conifere (per colmo di ironia, lo stesso ambiente del Rhododendron menziesii) con piccoli fiori bianchi con una forma che ricorda un ombrellino rovesciato e foglie composte con tre foglioline trilobate. E' un eccellente tappezzate per posizioni ombrose e suoli umidi, con caratteristiche simili ai suoi cugini Epimedium. Qualche informazione in più nella scheda. Non c'è neppure bisogno di ricordare che il capitano ha poi lasciato il suo nome, oltre all'isola Vancouver (lui l'aveva battezzata Isola Vancouver e Bodega, per ricordare i suoi eccellenti rapporti con Juan Francisco de la Bodega y Quadra), alla città di Vancouver e a una manciata di altri luoghi, in Canada, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda. E questi, da grandissimo esploratore, se li è guadagnati tutti. Anche Menzies (e fu un omaggio proprio di Vancouver) è ricordato da alcune località della Columbia Britannica, in particolare Mount Menzies e Menzies Bay.
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November 2024
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