Doveva essere nata sotto una cattiva stella l'Ambasceria Amherst, che tra il 1816 e il 1817 visitò la Cina. Iniziata tra grandi aspettative, fallì i suoi obiettivi diplomatici per la caparbietà e l'orgoglioso nazionalismo tanto dei cinesi quanto dei britannici; i suoi risultati scientifici andarono letteralmente in fumo tra gli scogli dell'Indonesia. Eppure, per la prima volta un nutrito gruppo di occidentali poté percorre per mesi l'interno del Celeste Impero e le numerose narrazioni che diversi membri della spedizione pubblicarono al loro ritorno contribuirono a cambiare la percezione della Cina in Europa. Una la scrisse il medico e naturalista Clarke Abel, che, se perse tutti i frutti delle sue ricerche, si guadagnò almeno l'onore di dare il proprio nome ai generi Abelia e, indirettamente, Abeliophyllum. Primo disastro: mi spezzo ma non mi piego Nel 1815, la Gran Bretagna era un paese orgoglioso dei propri successi: aveva tenuto testa alla Francia rivoluzionaria e napoleonica; aveva sconfitto e imprigionato l'odiato Boney; era di fatto diventata l'unica grande potenza coloniale ai danni non solo della Francia, ma anche di Spagna e Olanda; le sue navi dominavano gli oceani e le sue merci invadevano i mercati. Ma non quello cinese, ancora e sempre chiuso all'esterno. Le uniche transazioni commerciali passavano dagli empori concessi agli occidentali a Canton (Guanghzou), a condizioni rigorosamente dettate dai cinesi. Una situazione sempre più mal tollerata dalla Compagnia delle Indie che, insofferente delle ingerenze del viceré di Canton, chiese al re d'Inghilterra di inviare in Cina una missione diplomatica ufficiale, per cercare di ottenere condizioni più favorevoli. Nell'entusiasmo delle recenti vittorie e certo di un risultato positivo, il governo britannico accettò la richiesta, tanto più che la Compagnia si sarebbe fatto carico delle spese. Venne organizzata una ambasceria in grande stile (tra diplomatici, marinai, soldati, vi parteciparono diverse centinaia di persone), capeggiata da lord Amherst, affiancato da Henri Ellis e da Thomas Stauton, che da ragazzo aveva preso parte alla prima missione diplomatica britannica in Cina, l'ambasceria Macartney. Fu consultato pure Banks, che vent'anni prima aveva collaborato alla preparazione di quella missione, e grazie a lui la spedizione assunse anche carattere scientifico. Fu così che il dottor Clarke Abel, che inizialmente avrebbe dovuto essere solo il medico della spedizione, ne divenne anche il naturalista ufficiale. Banks lo istruì personalmente sui suoi compiti, gli procurò libri e attrezzature e gli affiancò un abile assistente, il giardiniere Thomas Hooper, che da cinque anni lavorava a Kew ed era considerato un grande esperto nella cura e nella riproduzione delle piante. L'ambasceria lasciò l'Inghilterra l'8 febbraio 1816, a bordo di due navi da guerra: l'Alceste, comandata da Murray Maxwell, e la Lyra, comandata a Basil Hall. Dopo sei mesi di navigazione, con brevi scali a Rio de Janeiro, Giava e Hong Kong, giunse in Cina all'inizio d'agosto; i diplomatici sbarcarono alla foce del Fiume bianco (Pei Ho), da dove avrebbero proseguito per Pechino. Calcolando che la missione avrebbe richiesto parecchi mesi di trattative, Amherst diede appuntamento alle navi per la fine dell'autunno a Canton, dove contava di reimbarcarsi per il viaggio di ritorno. Maxwell e Hull ne approfittarono per esplorare il Mar Giallo, quasi sconosciuto agli europei. Visitarono il mare di Pogai, toccarono le coste occidentali della Corea e le isole Ryukyu; in entrambi i casi (si trattava di stati tributari della Cina) furono i primi europei a prendere contatto con le autorità locali, che ignorarono la proibizione cinese in tal senso. I due capitani poterono correggere molti errori delle carte; durante il viaggio furono anche raccolte collezioni naturalistiche rilevanti. Ma torniamo a Amherst e ai suoi; giunto a Pechino all'alba il 29 agosto, fu immediatamente convocato per essere ricevuto dall'imperatore al Palazzo d'estate. Deciso a non eseguire il kowtow, il tradizionale omaggio rituale, consistente nel piegarsi fino a toccare la terra con la fronte per nove volte, Amherst rifiutò la convocazione, dichiarandosi malato e provato dal viaggio notturno. Il kowtow, che implicava il riconoscimento della sovranità universale del Figlio del Cielo, era infatti ai suoi occhi lesivo dell'onore della Gran Bretagna. A sua volta, l'imperatore considerò il rifiuto dell'ambasciatore britannico un oltraggio irrimediabile e ordinò che gli stranieri partissero immediatamente. Dunque la missione diplomatica fallì ancora prima di cominciare. Non così quella scientifica. Per raggiungere Canton, la missione infatti attraversò buona parte della Cina orientale, muovendosi per lo più lungo il Grande Canale, in un lungo viaggio di oltre quattro mesi. Tranne brevi tratti, la delegazione si mosse via acqua. Era la prima volta che un gruppo consistente di occidentali visitava quelle regioni. Ovunque passassero, il solerte Abel osservava quale vegetazione spontanea e quali coltivazioni crescessero lungo le rive; approfittò di ogni sosta per esplorare la campagna alla ricerca di piante; raccolse piante e semi, altri ne acquistò (ad esempio, in un mercato fece incetta di varie specie di felci, vendute come piante medicinali). Lo affiancava l'abile Hooper, che accudiva le piante vive, seccava e impacchettava semi, spesso di specie e talvolta di generi sconosciuti. Ovunque, Abel è affascinato dalla bellezza e dall'esotismo della flora, tanto spontanea quanto coltivata: i loti che letteralmente ricoprono il lago Kunming presso il Palazzo d'estate o vengono coltivati in grandi vasi dove nuotano pesci rossi e dorati; il sorgo che cresce altissimo; le sofore (Syphnolobium japonicum) che ombreggiano le rive; il Ficus repens così rigoglioso da nascondere le mura della cittadella di Nan-Kuo; i boschi di querce e conifere; le piante nanizzate (noi, con parola giapponese, abbiamo imparato a chiamarle bonsai); le peonie mountan che giudica le piante più belle che abbia mai visto. Non disdegna comunque le verdure che vede negli orti (peperoncini, melanzane, zucche e cetrioli e l'immancabile Pe Tse, ovvero Brassica chinensis, l'ancora oggi popolarissimo pak choi; le arachidi, così comuni che la parte aerea è consumata come verdura), gli alberi da frutto, le piante industriali; lo interessano particolarmente quelle oleifere (ricino, sesamo e Camelia oleifera, di cui è il primo occidentale a segnalare l'uso). L'incontro decisivo, quello che l'avrebbe fatto entrare nella storia della tassonomia botanica, avviene sulle rive del lago Po-Yang, a sud est di Shangai, nei pressi del villaggio di Ta Koo Tang, dove l'ambasceria sosta dal 14 al 19 novembre, in attesa che cessino le piogge. Sono eleganti cespugli dai rami flessuosi; i fiori bianchi sono quasi sfioriti, ma rimane la bellezza dei calici rosati persistenti. Di lì a pochi anni, riceveranno il nome con il quale li conosciamo: Abelia chinensis. Il lungo tragitto si concluse giusto il giorno di capodanno (1 gennaio 1817), quando la delegazione raggiunse Canton, dove la attendevano le navi. In attesa della partenza per l'Inghilterra, Abel visitò Canton, si informò sulle tecniche di preparazione della Moxa (pratica tradizionale basata sulla combustione di polvere di Artemisia vulgaris) e fece incetta di piante, soprattutto nei celebri vivai Fati, sulla riva sud del fiume, a 3 miglia di Canton. C'erano anche pianticelle di Camellia sinensis, su cui Banks contava per avviare piantagioni di tè nelle colonie britanniche. Secondo disastro: mi spezzo e vado in cenere Il 23 gennaio 1817 l'Alceste e la Lyra salparono alla volta dell'Inghilterra, facendo rotta per Giava. Dopo aver toccato Manila (3 febbraio), il 17 nello stretto di Gaspar, l'insidioso braccio di mare che separa le isole indonesiane di Belitung e Banka, l'Alceste urtò uno scoglio sommerso; si produsse una vasta falla che rese inutile il lavoro delle pompe. Il capitano Maxwell fece imbarcare sulla scialuppa più grande Amherst e diresse la costruzione di una zattera che, insieme alle imbarcazioni più piccole, riuscì a portare in salvo marinai e passeggeri, sbarcandoli sulla vicina isola di Pulo Leat, insieme a una certa quantità di bagagli e provviste. Il tutto si svolse con professionalità e disciplina e, come da tradizione, Maxwell fu l'ultimo ad abbandonare la nave, all'alba del 19 febbraio. Un solo neo per il povero Abel: per ordine di "un nobiluomo dell'ambasceria", un marinaio svuotò il mare le casse che contenevano i 300 pacchi di semi tanto coscienziosamente raccolti e conservati da lui e Hooper e se ne servì per portare in salvo gli abiti di quel gentiluomo. Pulo Leat era in gran parte ricoperta da un'impenetrabile foresta di mangrovie e non sembrava in grado di sostentare per un luogo periodo un gruppo di circa 300 persone, soprattutto per la scarsità di acqua potabile. Maxwell ordinò al suo primo comandante, H.P. Hoppner, di dirigersi il più velocemente possibile a Batavia, insieme a lord Amherst e a una cinquantina di uomini, per chiedere soccorso; un viaggio che, comunque, tra andata e ritorno, avrebbe richiesto almeno nove giorni. Una squadra di marinai fu inviata a recuperare ciò che rimaneva sul relitto (comprese le collezioni di Abel), ma, priva di armi, dovette desistere alla vista di un gruppo di pirati malesi intenti al saccheggio. Mentre il problema dell'acqua veniva risolto scavando un pozzo, Maxwell dispose a difesa i superstiti cannoni dell'Alceste e fece costruire una palizzata attorno all'accampamento. Il 22 inviò una squadra armata per cercare di riprendere la nave, ma i pirati risposero appiccandole il fuoco. L'incendio divampò tutta la notte; le fiamme distrussero, tra l'altro, tutte le collezioni tanto pazientemente raccolte da Abel (non solo piante, ma anche animali, conchiglie, rocce, oggetti etnografici). All'alba del 26 febbraio i pirati tornarono in forze, a bordo di due praho e due canoe. Gli inglesi riuscirono a respingere l'attacco e ad affondare un praho. Ma nei due giorni successivi ne arrivarono altri e incominciarono a bombardare l'accampamento. Il 14 marzo nella baia c'erano ormai quattordici praho. Mentre si teneva un disperato consiglio di guerra, una nave apparve all'orizzonte; era la Ternate, una nave della Compagnia delle Indie armata con 16 cannoni, inviata da Batavia in risposta all'appello di Lord Amherst. I pirati batterono in ritirata. Trasportati a Batavia, dove intanto Amherst si era procurato un'altra nave, i membri della sfortunata spedizione poterono intraprendere il viaggio di ritorno, durante il quale si fermarono a Sant'Elena per una visita a Napoleone (che evidentemente stava diventando un'attrazione turistica). Durante l'incontro con Amherst, l'ex imperatore pronunciò una frase che è rimasta celebre: "La Cina è un gigante addormentato. Quando si sveglierà, farà tremare il mondo". Al povero Abel rimaneva solo una speranza: prima di lasciare Canton, aveva donato alcuni doppioni delle piante più rare a Stauton (agente della Compagnia delle Indie, quest'ultimo era rimasto in Cina). Stauton in effetti poco dopo rientrò in Inghilterra e gliele restituì. Così Abel poté documentare almeno in parte le proprie ricerche, raccontando le sue avventure in Narrative of a Journey in the Interior of China, pubblicato nel 1818. Determinante fu l'aiuto di Banks, che gli mise a disposizione la sua biblioteca e, per la determinazione delle piante citate, lo affidò al solito Robert Brown (ormai mi sono convinta che avesse giornate di 36 ore e non dormisse mai). Il volume contiene il racconto dettagliato del viaggio, punteggiato dalla citazione minuziosa delle piante viste e raccolte (non sempre identificabili con certezza); è illustrato da diverse tavole, cinque delle quali botaniche. Per la storia della scienza, è importante l'appendice che contiene tra l'altro la prima segnalazione in Occidente dell'orango di Sumatra (che in onore di Abel sarà poi battezzato Pongo abelii); un breve paragrafo è dedicato alle "querce cinese", Quercus densifolia (non è chiaro a quale specie attuale corrisponda) e Q. chinensis, oggi Castanopsis sclerophylla (quella di Abel è la prima segnalazione); un altro alle piante oleifere, tra cui Camellia oleifera, descritta per la prima volta e così battezzata dallo stesso Abel. Affidata alla penna di Brown, conclude l'appendice la descrizione delle tre specie nuove: Hamamelis chinensis (oggi Loropetalum chinense, la prima segnalazione di una specie di questo genere), Eurya chinensis, e Abelia chinensis, appartenente a un genere nuovo, dedicato con "amichevole parzialità" allo sfortunato scopritore. In quale non fu molto fortunato neppure in seguito: il viaggio e il libro gli procurarono l'ammissione alla Royal Sociery (1819), ma quando lord Amherst venne nominato Governatore Generale dell'India lo volle con sé come chirurgo capo; e propri in India, a Kanpur, morì a soli 37 anni. Una sintesi della sua vita nella sezione biografie. Otre a Abel, altri membri della spedizione diedero alle stampe le loro memorie di viaggio, contribuendo a cambiare l'immagine della Cina: se per gli uomini del Settecento era paese di grande civiltà da cui trarre insegnamento, ora diveniva l'Impero immobile (come lo chiamerà Peyrefitte), tagliato fuori dalla corrente della storia dall'autocentrismo, dalla diffidenza verso gli stranieri e da un potere tirannico, ma in sostanza inefficace e impotente. La prima guerra dell'oppio vi troverà senza difficoltà la sua giustificazione ideologica. Abelia e Diabelia: peggio i pirati o i tassonomisti? Il genere Abelia R. Br., appartenente alla famiglia Caprifoliaceae (Linneaceae secondo altre classificazioni), è molto noto agli appassionati per almeno una specie assai coltivata (oltre a godere il vantaggio di essere il primo in ordine alfabetico in qualsiasi enciclopedia di giardinaggio). La prima ad arrivare in Europa fu A. chinensis, dove fu introdotta nel 1844 da Robert Fortune; l'anno dopo arrivò A. uniflora. Ben presto entrambe furono soppiantate da A. x grandiflora, un ibrido orticolo tra le due specie, ottenuto la prima volta nel 1886 nel vivaio Rovelli a Pallanza. E' un arbusto semi-sempreverde sterile a lunga fioritura, in fiore fino ai primi freddi, un tempo molto popolare nei giardini. Infatti nel corso dei decenni, le possibilità di scelta hanno continuato ad allargarsi e, soprattutto negli ultimi trent'anni, sono state immesse nel mercato decine di nuovi ibridi, sfruttando anche le potenzialità di altre specie, come A. macrotera; particolarmente popolari quelli a foglie variegate, almeno una dozzina, le varietà compatte e quelle con foglie autunnali dai colori vivaci. Qualche approfondimento nella scheda. Eppure la maledizione del dedicatario sembra trasmettersi anche sul suo genere celebrativo. Qualche anno fa, sulla base delle ricerche filogenetiche, è stata evidenziata una stretta parentela tra tutti i generi della sottofamiglia Linnaeoideae (Abelia, Diabelia, Dipelta, Kolkwitzia, Linnaea, Vesalea, Zabelia); su questa base nel 2013 M. Christenhusz ha proposto di far confluire in Linnaea tutti gli altri generi, ad esclusione di Zabelia. Ad esempio, A. chinensis R. Br. diventa Linnaea chinensis (R.Br.) A.Braun & Vatke. La proposta è stata accolta da alcuni grandi repertori, come Plants of the Word. Ma questa volta forse i pirati (mi correggo: i tassonomisti) non avranno il sopravvento. Altri ricercatori la pensano in modo molto diverso; ad esempio, in uno degli studi più recenti (2015) H.F. Wang sostiene l'evidenza di sei generi distinti: quattro dell'Asia orientale (Abelia, Diabelia, Dipelta, Kolkwitzia), uno messicano (Vesalea), uno circumboreale (Linnaea). Questa linea è quella seguita da Plant list e, quello che forse più conta, dai ricercatori e dai repertori cinesi e giapponesi. Ad esempio, l'autorevole Flora of China elenca cinque specie di Abelia, diffuse tra Cina, Corea e Giappone: A. chinensis, A. forrestii, A. x grandiflora, A. macrotera, A. uniflora (un complex che raccoglie un gruppo molto variabile un tempo assegnato a specie diverse). Secondo questa soluzione, meno traumatica e a quanto pare anche meglio supportata dalle evidenze filogenetiche, il genere Abelia viene ridotto (un tempo comprendeva 30-40 specie, oggi come si è visto, cinque), ma confermato; continuano a farne parte le specie più note e coltivate, mentre ad essere escluse e a cambiare nome sono specie meno importanti dal punto di vista orticolo: la messicana A. floribunda, unica specie non asiatica, diventa Vesalea floribunda; il nuovo genere Diabelia va ad accogliere le tre specie cinesi D. serrata, D. spathulata, D. tetrasepala; mantiene la sua autonomia anche Zabelia. Diabelia significa "Abelia diversa, altra Abelia" e quindi è a tutti gli effetti un altro genere dedicato al nostro travagliato eroe. Troverete una breve presentazione nella scheda. Una curiosità: Zabelia è invece un falso amico, essendo dedicata al botanico tedesco H. Zabel. Abeliophyllum ovvero la forsizia bianca In realtà, già da tempo esisteva un altro genere indirettamente legato a Abel. Nel 1919 il botanico giapponese Nakai Takenoshin raccolse un arbusto dai profumati fiori bianchi a Jincheon, nella Corea meridionale. Sulla base della forma della foglie lo denominò Abeliophyllum ("con le foglie simili a Abelia") distichum. Appartenente alla famiglia Oleaceae, ha fiori assai simili alla Forsythia e, come quest'ultima, fiorisce all'inizio della primavera. In natura è sempre più raro e minacciato di estinzione: è presente in sole nove stazioni in tre province della Corea meridionale, con una distribuzione molto frammentata; la minaccia più grave è la deforestazione, che riduce progressivamente la quantità e la qualità del suo ambiente naturale. In coltivazione, poco nota fino a pochi anni fa, si sta invece sempre più affermando: grazie alla precocità della fioritura, con una profusione di candidi fiori stellati dal delicato profumo, è una pregevole acquisizione per i nostri giardini. Per quanto mi riguarda, l'ho messa in cima alla mia lista dei desideri. Qualche informazione in più nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
September 2024
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