Negli anni del regno di Rodolfo II, Praga è una delle capitali della scienza europea: l'eccentrico imperatore si circonda di maghi e alchimisti alla ricerca della pietra filosofale, possiede la Camera delle meraviglie più ricca d'Europa, affida l'organizzazione delle feste di corte al bizzarro pittore Arcimboldo, ma è anche il mecenate di due dei padri fondatori dell'astronomia moderna: Ticho Brahe e Keplero. Il castello di Hradčany è circondato da magnifici giardini che ospitano anche uno zoo dove c'è addirittura un esemplare di dodo. E' in questa atmosfera così vivace (cui metteranno fine prima la morte di Rodolfo nel 1612, poi - definitivamente - la Battaglia della Montagna bianca del 1620 che segna la ricattolicizzazione forzata e la perdita dell'indipendenza della Boemia) che opera il medico e botanico Adam Zalužanský ze Zalužan, che in Methodi herbariae libri tres è il primo a rivendicare l'indipendenza della botanica dalla medicina e a includere un capitolo sul sesso delle piante. Quando il suo paese fu travolto dalla Guerra dei trent'anni, fu dimenticato, tanto che finì per passare per polacco. A riscoprirlo, in epoca ormai preromantica, il botanico boemo Franz Willibald Schmidt, che gli dedica Zaluzianskya (Scrophulariaceae), seguito qualche anno più tardi da Peerson con Zaluzania (Asteraceae). Un medico umanista nella Praga di Rodolfo II Nella seconda metà del Cinquecento, sotto Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II, che vi sposterà la capitale, Praga si alterna con Vienna come sede della corte imperiale. Ed è così che per servire i loro illustri pazienti nella città boema arrivano alcuni dei più importanti botanici europei. Il primo è Mattioli, che nel 1555 si trasferisce a Praga come medico personale dell'erede al trono, l'arciduca del Tirolo Ferdinando, governatore della Boemia. Il botanico senese vi rimane fino al 1571 e soprattutto vi pubblica (1562) l'edizione ceca dei Commentarii, con le spettacolari xilografie di Meyerpeck e Liberale. Poco dopo il ritorno di Mattioli in Italia, è la volta di Rambert Dodoens, che nel 1574 viene nominato medico di Massimiliano II e nel 1576, dopo la morte di questi, segue il suo successore Rodolfo II a Praga. Il suo soggiorno termina meno di un anno dopo, con il rientro nelle Fiandre; ma è possibile che egli sia stato coinvolto nella progettazione dei giardini all'italiana che circondano il palazzo del Belvedere a Hradčany. Giardini con i quali non vuole invece avere niente a che fare Carolus Clusius, visto che Rodolfo ha fatto radere al suolo l'orto botanico di Vienna per sostituirlo con un maneggio, ordinando di trasferire le piante più preziose appunto a Praga, insieme alle tante bizzarrie che rendevano la sua Wunderkammer la più ricca d'Europa. E' noto a tutti i visitatori di Praga che l'imperatore era affascinato dalla magia e si circondava di maghi ed alchimisti; ma se non mancavano i ciarlatani, tra i suoi protetti s'erano anche il filosofo Giordano Bruno (egli stesso cultore di magia) nonché Ticho Braho e Keplero, astrologi di corte ma per noi soprattutto padri fondatori della moderna astronomia. Non parliamo poi degli artisti e della ricchissima collezione d'arte, la più importante d'Europa, con capolavori che si contavano a centinaia. Insomma, un'atmosfera eccezionalmente aperta e stimolante per il giovane Adam Zalužanský ze Zalužan (1555/1560-1613) che arriva a Praga intorno al 1580. Nato a Mnichov Hradiště, dove il padre era un funzionario al servizio della potente famiglia Vartenberk, dopo aver studiato alla scuola utraquista (la fazione moderata degli ussiti) della città natale e a Wittenberg, nella capitale boema consegue il baccalaureato. Più che gli studi classici offerti dall'Università praghese, ad attirarlo sono la medicina e le scienze. Riparte dunque per Helmstedt in Sassonia dove segue i corsi prima di artes poi di medicina. Forse prima di tornare in patria passa anche dalle Fiandre, dove approfondisce la conoscenza dell'opera di Dodoens. In ogni caso intorno al 1587 lo ritroviamo a Praga come professore universitario; non a insegnare medicina, che continua a mancare, ma latino e greco; è infatti versatissimo nelle lingue classiche, e per di più un acclamato poeta in lingua latina (si firma Adamus Matthiades Hradstenus). Come abbiamo visto, sono gli anni in cui Praga è una capitale della cultura, e non mancano i cultori di scienze naturali, come il nobile Petr Vok z Rožmberka, che lo ospita nella sua residenza di Netolice, dove possiede un giardino con piante rare ed esotiche. E' qui che Adam Zalužanský può dedicarsi agli studi sulle piante che confluiranno in Methodi herbariae libri tres (1592), puntualmente dedicato al suo mecenate. Intanto la sua carriera universitaria procede a gonfie vele e nel 1593 è eletto rettore. Ai professori è vietato sposarsi, ma le letture di greco di Zalužanský sono così seguite e popolari che riesce a convincere il senato accademico a fare un'eccezione per lui e nel 1594 si sposa. Ma ben presto le autorità accademiche, temendo di aver creato un precedente, si rimangiano la promessa e Zalužanský è costretto a lasciare l'insegnamento. Apre una propria farmacia, scrive un prontuario farmaceutico e dopo qualche anno riesce addirittura a divenire supervisore di tutte le farmacie praghesi. Si fa anche un nome come medico caritatevole in occasione dell'epidemia di peste che imperversa in città tra il 1598 e il 1599. Nel 1609 Rodolfo intraprende una riforma dell'Università e Zalužanský viene chiamato a far parte della commissione riformatrice. Spera di assumere la cattedra di medicina nell'università rinnovata, ma negli ultimi giorni del 1613 muore nell'ennesima epidemia di peste. Rodolfo l'ha preceduto di quasi due anni, nel gennaio 1612. ![]() Nuove strade per la botanica La Boemia, e poi tutta l'Europa, stanno per essere travolte dalla Guerra dei Trent'anni, che disperderà le collezioni di Rodolfo e farà dimenticare Adam Zalužanský e Methodi herbariae libri tres, un'opera che avrebbe meritato di essere più conosciuta per il suo contenuto assai originale e innovativo. Grazie alla sua perfetta conoscenza del greco e del latino, Adam Zalužanský conosceva bene le opere degli antichi, ma si teneva al corrente degli apporti dei suoi contemporanei, in particolare Mattioli e i fiamminghi Lobel e Dodoens. Tuttavia Methodi herbariae libri tres non né un erbario come quelli di Brunfels, Bock e Fuchs, né un commento a Dioscoride come quello di Mattioli, né una fusione tra le due cose come le Pemptades del pur ammiratissimo Dodoens. E neppure un catalogo enciclopedico di tutte le piante note come sarà il Pinax di Caspar Bauhin. Come dice il titolo è un metodo, un'opera teorica che cerca di gettare le basi di una nuova scienza, la botanica. Significativi anche i titoli dei due primi libri, che alludono in modo trasparente alle due opere botaniche di Teofrasto, che, come vedremo meglio tra poco, è il vero punto di riferimento di Zalužanský . Il primo libro, Aethiologia plantarum ("Cause delle piante"), prende le mosse dalla decisa rivendicazione dell'autonomia della scienza delle piante dalla medicina. E' consuetudine, scrive il medico boemo nella pagina d'apertura, collegare la medicina all'herbaria (è così che chiama la scienza delle piante); ma ogni scienza deve essere tenuta distinta dal suo uso, ed è sbagliato studiare le piante dal punto di vista della utilità per gli uomini (res humanae); l'oggetto di ogni scienza è la cosa in sé, ipsa rerum natura. Subito dopo Zalužanský rivendica la propria continuità con Teofrasto (l'unico, in effetti, ad avere studiato le piante come "cosa in sé") e polemizza contro Plinio, che ha "usurpato" la scienza delle erbe riducendola a repertorio di piante medicinali. Il primo libro prosegue definendo gli ambiti della nuova scienza; in termini moderni, la morfologia, la fisiologia, l'ecologia, la fitopatologia, ecc. Di particolare interesse il cap. XXIII, De sexu plantarum. Probabilmente congiungendo ciò che leggeva negli antichi (la differenziazione sessuale delle piante dioiche come le palme era nota a Teofrasto e Plinio) con le proprie osservazioni, afferma che le piante hanno organi maschili e femminili, talvolta sulla stessa pianta, talvolta in piante separate. E nel capitolo successivo collega i fiori con la riproduzione delle piante. Che è molto di più di quanto abbia compreso ogni altro botanico prima di Nehemiah Grew, che scrive quasi un secolo dopo. E' vero che anche Prospero Alpini (per coincidenza, sia Methodi herbariae libri tres sia De plantis Aegypti sono stati pubblicati nel 1592) ha osservato la separazione dei sessi in Phoenix dactilifera, ma le sue considerazioni si limitano a questa specie, senza giungere a conclusioni generali. Il secondo libro, De historia plantarum, contiene un sistema di classificazione delle piante. E anche qui non mancano gli elementi originali: anziché procedere dall'alto verso il basso, ovvero dagli alberi fino alle erbe, Adam Zalužanský va dal semplice al complesso, iniziando da un gruppo fino ad allora negletto, i funghi (cap. II), per la prima volta riconosciuti come a una categoria a sé. Seguono i muschi (cap. III) - categoria nella quale troviamo anche le alghe, i licheni e addirittura i coralli. La trattazione di quelle che per noi sono le piante vascolari inizia con le graminacee (Arundinacei, cap. IV), prosegue con le erbacee, per passare alle sarmentose (dal Cap. XVI), alle palme (Cap. XVIII) e concludersi con gli alberi (Cap. XIX-XXI). Poiché il suo metodo è essenzialmente basato sull'osservazione fisiognomica e non adotta precisi criteri distintivi, i gruppi identificati sono spesso incoerenti ed eterogenei; in compenso è stato un pioniere dell'uso delle chiavi dicotomiche, usate come guida per classificare e discriminare gruppi che corrispondono grosso modo ai nostri generi. Il brevissimo terzo libro (una decina di pagine), De exercitio plantarum, è dedicato all'esposizione del metodo di analisi delle piante; vi leggiamo anche un elenco degli autori nei cui confronti il medico boemo si sente più debitore. Insomma, Methodi herbariae libri tres è un libro di estremo interesse, ed è un peccato che non abbia avuto il seguito che meritava; destino dovuto alle vicende storiche che, pochi anni dopo la morte dell'autore, hanno relegato ai margini Praga e la Boemia, al suo tempo centro della vita cultura e scientifica europea. ![]() Un lungo oblio e due generi esotici Zalužanský e il suo libro vengono sostanzialmente dimenticati. Nel Seicento è citato tra i riferimenti bibliografici in soli tre testi: il Pinax di Caspar Bahuin (1623), le Tabulae Phytosophicae di Federico Cesi (1651) e De scriptis medicis di van der Linden (1662). Il quarto a citarlo e ad averlo per lo meno sfogliato è proprio Linneo, in Bibliotheca botanica (1736): lo colloca tra i Sistematici eterodossi e ne giudica il sistema di utilità molto relativa. Nella seconda metà del Settecento, con l'accresciuto interesse per la sistematica, viene parzialmente riscoperto, ma lo si conosce così poco che diventa... polacco. A creare l'equivoco è il belga Noël Martin Joseph Necker, pioniere dello studio dei muschi, che lo legge con attenzione e nella sua Physiologia muscorum (1774) scrive di lui: "Il polacco Zaluzianski, se non erro, fu il primo a distinguere la differenza sessuale nelle piante, sia maschili, sia femminili, sia androgine, sia ermafrodite". L'errore persisterà per tutto l'Ottocento, anche se, con la rinascita dei sentimenti nazionali, Zalužanský ha già incominciato a rioccupare il posto che gli spetta come padre fondatore della botanica boema. Prima che sia posto tra i grandi della scienza patria sulla facciata del Museo nazionale di Praga, il primo omaggio arriva da un altro botanico boemo, Franz Willibald Schmidt, che nel 1793 gli dedica il genere Zaluzianskya. Nel secolo successivo le dediche si moltiplicheranno, con vari generi illegittimi e un secondo genere valido, Zaluzania, creato da Christian Hendrik Peerson nel 1807. Con questi due generi, dalla Praga di fine Cinquecento ci spostiamo in altri continenti. Zaluzianskya (Scrophulariaceae) ci porta nell'Africa meridionale, con una cinquantina di specie, in gran parte endemiche del Sud Africa; hanno fiori che possono ricordare quelli dei phlox, bianchi o in colori pastello; alcuni fioriscono di giorno, ma i più speciali sono quelli che si aprono di sera per chiudersi al mattino: per tutta la notte emanano un forte profumo, per attirare gli impollinatori, per lo più sfingidi dalla lunga proboscide. Ed è proprio con il nome (tassonomicamente arbitrario) di Night scented phox che viene chiamata l'unica specie relativamente disponibile in Europa, Z. ovata, un'erbacea perenne sempreverde che produce profumatissimi fiori bianchi con cinque petali profondamente lobati. Con Zaluzania, della famiglia Asteraceae attraversiamo l'Oceano per andare in Nord America: ad eccezione di una specie, che vive anche lungo la frontiera degli Stati Uniti, le sue circa dodici specie sono tutte endemiche del Messico, dove crescono in ambienti generalmente piuttosto aridi tra 1700 e 4000 metri d'altitudine. Sono erbacee perenni o suffrutici, talvolta piuttosto alti, con attraenti capolini "a margherita" solitamente gialli, che in alcune specie ricordano da vicino quelli del topinambour, Helianthus tuberosus; del resto entrambi i generi appartengono alla tribù Helianteae. Tra le specie più notevoli, Z. augusta, piuttosto comune in tutto il paese, anche lungo le strade, nei terreni disturbati o nelle macchie xerofile; è un arbusto con foglie pelose e aromatiche (l'odore ricorda quello dell'abrotano) e capolini gialli larghi 2-3 mm, raggruppati molto numerosi in grandi infiorescenze corimbose. Z. grayana, la specie appunto che si trova anche in Arizona e New Mexico, è invece un suffrutice eretto di dimensioni molto minori, con foglie trilobate e capolini solitari, dal diametro di circa due cm: cresce in luoghi rocciosi, incluse le pareti dei canyon.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
March 2025
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