La Real Expedicion Botanica a Nueva España, l'ultima in ordine di tempo delle grandi spedizioni scientifiche promosse dalla corona spagnola nel Settecento, nasce da un ritrovamento e da una richiesta. Il ritrovamento è quello, parziale, dell'opera del botanico del Cinquecento Francisco Hernandez sulla natura messicana; la richiesta è quella del medico e botanico Martin de Sessé di creare a città del Messico un orto botanico con annessa cattedra universitaria. Ne nascerà una lunga avventura che, proprio negli anni a cavallo tra la rivoluzione francese e la nascita dell'Impero napoleonico, porterà un gruppo di avventurosi studiosi ispanici e messicani alla scoperta della flora e della fauna del Messico, con una sorprendente puntata in Canada e una coda in centro America, su un territorio che abbraccia 4 milioni di chilometri quadrati. Sorprendente per altro è anche il poco noto genere Sessea, dedicato al tenace Sessé, ideatore e capo della spedizione. Sulle tracce di un vecchio libro e di un nuovo orto botanico Fu intorno al 1780 che lo storico e cosmografo Juan Bautista Muñoz scoprì nella Biblioteca della Compagnia di Gesù di Madrid il manoscritto parziale della storia naturale del Messico di Francisco Hernandez; il re affidò la pubblicazione a Casimiro Gomez Ortega, direttore dell'orto botanico di Madrid. Era un compito complesso, vista la parzialità e la lacunosità del manoscritto; per venirne a capo, a parere di Ortega, sarebbero state opportune ulteriori ricerche nelle biblioteche messicane nella speranza di trovare altri manoscritti e disegni. Più o meno negli stessi anni, l'ex medico militare Martin de Sessé y Lacosta, che si era stabilito in Messico, scrisse a Ortega proponendo l'istituzione di un orto botanico a Città del Messico, con annessa cattedra di botanica, anche per rinfrescare la preparazione del personale sanitario del viceregno, spesso alle prese con preoccupanti epidemie. Unendo le due esigenze, nacque così il progetto, approvato dal re Carlo III nell'ottobre 1786, di una spedizione scientifica nel Viceregno di Nuova Spagna, che da una parte avrebbe dovuto gettare le basi delle due nuove istituzioni scientifiche proposte da Sessé, dall'altra avrebbe dovuto integrare il lascito di Hernandez con nuove ricerche e disegni dal vivo. Ortega curò personalmente la progettazione, inclusi gli aspetti finanziari, e scelse i partecipanti: lo stesso Sessé come capo della spedizione e direttore del futuro orto botanico, il naturalista José Longinos Martìnez e il botanico Jaime Senseve. La spedizione iniziò ufficialmente nel marzo 1787. Nel primo anno, le attività del gruppo furono rivolte essenzialmente alla creazione dell'Orto botanico, collocato in un piccolo giardino nel parco di Chapultepec e solennemente inaugurato di fronte alle autorità cittadine il 1 maggio 1788 con un discorso di Sessé. Contestualmente fu creata la cattedra di botanica, affidata allo stesso Sessé e al medico e farmacista Vicente Cervantes. Rimandando a un altro post le informazioni su queste istituzioni, seguiamo qui le vicende della spedizione sul campo. Mentre si dava da fare per creare l'orto e la cattedra, scontrandosi anche con l'ambiente scientifico messicano, che, ancora fedele al sistema di Tournefort, poco apprezzava quello di Linneo, nell'autunno del 1787 Sessé fece le prime escursioni nei dintorni della capitale; per la campagna del 1788, insieme a Longinos e Senseve, si stabilì prima nel villaggio di San Angel poi a San Augustin de las Cuevas, esplorando soprattutto le montagne in prossimità della capitale. Alla fine dell'anno il gruppo fu integrato da un altro botanico, Juan Diego del Castillo, farmacista dell'ospedale reale di Porto Rico, anch'egli scelto da Ortega, e da due pittori, due giovani messicani raccomandati dal direttore della Scuola di belle arti di San Carlos a Città del Messico: Juan de Dios Vicente de la Cerda e Atanasio Echevarría. La seconda campagna ebbe inizio nel marzo 1789 e portò i naturalisti ad esplorare il Messico centrale, con le aree di Cuernavaca, Tixla, Chilpazingo, Acapulco sull'Oceano Pacifico. Al rientro a dicembre, si registrò un cambio della guarda: Longinos, in disaccordo con Sessé, preferì fermarsi nella capitale per organizzare un Gabinetto di storia naturale, mentre Senseve fu distaccato presso l'università per aiutare Cervantes nelle dissezioni anatomiche. Al loro posto subentrarono due giovani messicani, il primo frutto dell'insegnamento dello stesso Cervantes: il botanico José Mariano Mociño e il chirurgo José Luis Maldonado Polo. Il loro ingresso diede al gruppo maggiori capacità di manovra, con la possibilità di dividersi in sottogruppi. I confini della spedizione si dilatano La terza campagna iniziò nel maggio 1790; questa volta i naturalisti si diressero a nord, esplorando ampie aree del paese, soprattutto nelle province di Michoacàn e Jalisco. Giunti a Gaudalajara, sostarono quattro mesi, sistemando e classificando il materiale raccolto: mentre i pittori realizzarono altre 100 tavole, i naturalisti sintetizzarono i risultati di tre anni di campagne nel manoscritto collettivo Plantas de Nueva España, che, nonostante il titolo, contiene anche importanti apporti sulla fauna, in particolare gli uccelli. A questo punto la spedizione si divise: Mociño, Castillo e Echeverría si incamminarono verso nord lungo le pendici della Sierra Madre, in direzione di Los Álamos; poi si addentrarono nella sierra di Los Tarahumaras , dove Castillo si ammalò gravemente, per proseguire nella provincia di Durango, fino a Aguascalientes, luogo fissato per l'incontro con l'altro gruppo. Quest'ultimo, formato da Sessé, de la Cerda e Maldonado, aveva invece percorso le province di Sinaloa e Ostumurí. Nuovamente riuniti a Aguascalientes, furono raggiunti dall'ordine del viceré di recarsi nell'isola di Nootka, di fronte all'odierna Vancouver; su questa parte della spedizione, che portò Maldonado, Echeverría e Mociño a percorrere il Pacifico fino al Canada, tornerò in un altro post. Sessé, Castillo e de la Cerda tornarono invece nella capitale, dove si fermarono più di un anno (dall'inizio del 1792 alla metà del 1793). A giugno morì Castillo, che non aveva mai recuperato la salute. Anche lui e il suo contributo alla spedizione meritano un post a parte, Da parte loro, anche i due "dissidenti" Longinos e Senseve nel 1791 avevano deciso di organizzare una spedizione in proprio; nel gennaio 1792 si imbarcarono alla volta della Bassa California, percorrendo poi l'intera penisola da Cabo San Lucas a Monterey; si reimbarcarono poi per la costa di Sinaloa e Sonora, da cui rientrarono a Città del Messico. In circa tre anni, percorsero così duemila leghe, raccogliendo importanti collezioni di piante, animali e minerali, nonché informazioni sulle popolazioni indigene. Al loro ritorno, i due dovettero in qualche modo rappacificarsi con Sessé, visto che li ritroveremo tra i partecipanti delle ultime fasi della spedizione. D'altra parte, dal gruppo uscì Maldonado che, dopo il rientro da Nootka, si stabilì nel dipartimento di San Blas dove divenne chirurgo. Intanto il gruppo di Sessé e Mociño nel 1793 aveva esplorato le regioni del sudest che si affacciano sul golfo del Messico, procedendo a volte insieme, a volte diviso in due squadre. Nel 1794 e in gran parte dell'anno successivo, Mociño e Echeverría sostarono nelle provincie di Tehuantepec e Tabasco, da cui inviarono a Città del Messico moltissimi esemplari di piante e animali. Nel giugno del 1794, con il rientro di Longinos e Senseve, gli effettivi era tornati al completo. Sessé riuscì ad ottenere dalla corona il permesso di prolungare la spedizione per altri due anni, visitando il Guatemala e le isole Sopravento. I naturalisti si divisero di nuovo in due sottogruppi: Mociño, Longinos e de la Cerda avrebbero esplorato il Guatemala, mentre Sessé, Senseve e Echeverría avrebbero visitato Cuba, Santo Domingo e Porto Rico. Arrivato a Cuba nella primavera del 1795, Sessé stabilì fecondi contatti con le istituzioni scientifiche dell'isola e propiziò la nascita di un giardino botanico all'Havana. Raggiunto poi Porto Rico, vi si trattenne con i suoi compagni fino al maggio 1797, a causa del blocco del porto di san Juan da parte della flotta inglese. Dopo un secondo soggiorno a Cuba, tornò definitamente in Messico nel 1798. Quanto all'altro gruppo, Longinos, di nuovo in dissidio con gli altri, se ne andò da solo in Guatemala dove, proprio come aveva fatto a Città del Messico, si dedicò alla creazione di un gabinetto di storia naturale; solo quando vi si trovava già da cinque mesi fu raggiunto da Mociño e de la Cerda, cui si era unito il dissettore Julian del Villar Pardo; partiti qualche giorno prima di Longinos, lungo la strada avevano esplorato il sudest del Messico. Longinos riuscì ad imporre ai compagni come prioritaria la costituzione del Gabinetto, che fu inaugurato in gran pompa nel dicembre 1796. Subito dopo Mociño e de la Cerda ripartirono esplorando gran parte dell'America centrale; ma anche su questo ritornerò nel post dedicato a Mociño. Ormai la spedizione volgeva al termine; esauriti i due anni concessi dal re, nel 1797 Sessé scrisse a Longinos di far rientrare il gruppo "guatemalteco". Ritornarono in ordine sparso: prima de la Cerda, nel dicembre 1798, portando con sé oltre 2000 disegni; poi nel febbraio 1799 Mociño che in Guatemala e in Chapas, come medico, era anche stato coinvolto in attività umanitarie; invece Longinos, malato di tubercolosi, fu costretto a rimanere in Guatemala fino alla primavera del 1801, quando partì alla volta del Messico, morendo però durante il viaggio. Finita ufficialmente la spedizione, i naturalisti avrebbero dovuto tornare in Spagna, ma la guerra lo rese impossibile fino al 1803; nel frattempo, oltre a riordinare le collezioni e a riorganizzare il manoscritti della futura Flora mexicana, Sessé si era dedicato a un'altra impresa: la costituzione presso i due principali ospedali di Città del Messico di "sale di osservazione" ovvero di laboratori per lo studio e la sperimentazione delle virtù terapeutiche delle piante indigene. Un lascito imponente I risultati della spedizione furono imponenti: le specie raccolte in oltre un decennio di attività ammontarono a circa 3500, con 200 nuovi generi e oltre 1000 specie prima ignote alla scienza. Enorme anche il lavoro dei disegnatori (anche loro meritano un post a parte), con migliaia di disegni e acquarelli, soprattutto di soggetto botanico. La fondazione di nuove istituzioni come l'orto botanico e la cattedra di botanica a Città del Messico e i gabinetti naturali (precursori dei Musei di storia naturale) voluti da Longinos a Città del Messico e Città del Guatemala può quasi essere considerata l'atto di nascita degli studi naturalistici indipendenti nell'America Latina. Non stupisce dunque che molti membri della spedizione siano celebrati dalla nomenclatura botanica; hanno dato il loro nome a almeno un genere non solo i capi riconosciuti, Sessé e Mociño, ma anche Castillo, de la Cerda e Echeverría, nonché Cervantes, che, per quanto non abbia partecipato al lavoro sul campo, con la sua attività all'Orto botanico di Città del Messico e il suo insegnamento può esserne considerato un membro a tutti gli effetti. Su di loro tornerò in altri post. Qui vorrei concludere la vicenda di Sessé (per la cui vita rimando alla sezione biografie): tornato a Madrid nel 1803 portando con sé i disegni e un erbario di circa 7500 esemplari (copie dei disegni e doppioni delle piante rimasero, come oggetto di studio e conservazione, all'Orto botanico messicano), lavorò intensamente alla pubblicazione della Flora mexicana, ma morì nel 1808 prima di poterla completare. Lo studio delle piante raccolte durante la spedizione, proseguito brevemente da Mociño, finché questi non abbandonò la Spagna nel 1812, fu continuato da botanici spagnoli come Casimiro Gomez Ortega e Mariano Lagasca, nonché dallo svizzero de Candolle, ma le turbolente vicende politiche del regno iberico ottocentesco fecero sì che si giungesse a una pubblicazione solo negli anni '80 dell'Ottocento; alcuni manoscritti della spedizione vennero anche pubblicati in Messico tra il 1887 e il 1894, in particolare la silloge Plantae novae hispaniae (1883). Una Solanacea arborea Il primo omaggio a Sessé venne già nel 1794 (quindi quando la spedizione era ancora in pieno svolgimento) da parte di Hipolito Ruiz e José Antonio Pavon, ovvero dai protagonisti di un'altra delle grandi spedizioni iberiche del secondo Settecento, quella in Perù, che gli dedicarono Sessea. In epoca molto posteriore, nel 1917, Emile Hassler ne staccò Sesseopsis (ma oggi entrambe le specie di questo genere sono state assegnate a Cestrum). Sessea è un genere della famiglia delle Solanaceae che comprende una ventina di specie distribuite soprattutto nell'America andina, in particolare in Perù, Ecuador e Colombia. Per le fioriture è molto simile a Cestrum, da cui si distingue per i frutti (bacche con semi angolati per quest'ultimo, capsule con semi alati per Sessea). Sorprendentemente per questa famiglia, comprende veri e propri alberi (in alcune specie raggiungono anche i 25 metri); rare e poco studiate, la maggior parte delle specie sono endemismi di limitatissime aree delle foreste nebulose delle Ande settentrionali; proprio per questo sono poco conosciute, oltre ad essere a rischio di estinzione, come S. sodiroi, un piccolo albero di cui sono note solo quattro stazioni in Ecuador. Altre specie si spingono invece nelle foreste umide della costa atlantica brasiliana. Qualche approfondimento nella scheda. Concludo con una curiosità: una ditta di distillati madrilena ha voluto dedicare a Martin Sessé un gin prodotto artigianalmente; è un voluto omaggio alla grande avventura della Real Expedicion Botanica, come si racconta in questa pagina.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
September 2024
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