La pubblicazione di Flora Danica prosegue fin quasi alla fine dell'Ottocento, sotto sette curatori. Solo tre di loro sono ricordati da un genere botanico: Drejer, Schouw, Jens Vahl. E così scopriamo i minuscoli generi Drejera, Schouwia, Vahlodea e Mostuea (da dove salta fuori? leggete il post per saperlo). 7 curatori, 77 anni di lavoro Trascurata da Martin Vahl, la grande impresa di Flora danica era stata di fatto interrotta fin dal 1799. Le pubblicazioni ripresero solo nel 1806, due anni dopo la morte di Vahl. Per completare l'opera sarebbero stati necessari altri 77 anni e l'impegno di altri sette curatori. Solo tre di loro hanno avuto l'onore di essere ricordati da un genere celebrativo, e stranamente quelli che vi contribuirono in modo più episodico. L'immediato successore di Vahl, Jens Wilkens Hornemann (1770-1841), diede uno dei contributi più significativi: diresse l'opera per 34 anni, pubblicò 18 fascicoli (con più di mille tavole); successore di Vahl anche alla cattedra di botanica e alla direzione dell'Orto botanico di Copenhagen, fu un botanico non particolarmente innovativo, ma di solida preparazione, che si impegnò a fondo nella pubblicazione di Flora danica proprio perché non distratto da impegni scientifici più stimolanti, al contrario di Müller e Vahl. Per quanto riguarda l'onore postumo di dare il proprio nome a un genere botanico, fu insolitamente sfortunato: nel 1809 Willdenow gli dedicò il genere Hornemannia; a causa della priorità di quest'ultimo, vennero considerati non validi gli omonimi generi creati da Vahl (pubblicato postumo nel 1810) e da Bentham nel 1846. Ma per ironia della sorte anche Hornemannia Willd. è oggi un nome non valido: le due specie che ne facevano parte sono state assegnate una al genere Mazus, l'altra al genere Lindernia; il povero Hornemann deve accontentarsi di legare il suo nome all'Epilobium hornemanni (oltre che a un fungo agarico e una specie di cardellino). Da questo punto di vista, miglior sorte toccò ai suoi successori immediati, Drejer, Schouw e Jens Vahl (figlio di Martin) che nel 1843 curarono congiuntamente un unico fascicolo. Ma su di loro torneremo. Vediamo prima velocemente le vicende editoriali successive e citiamo i curatori, nessun dei quali è onorato da un nome celebrativo. Dal 1845 al 1853 l'opera fu affidata a Frederik Liebmann, che pubblicò tre fascicoli (240 tavole) e un volume di supplementi. In gioventù aveva viaggiato a Cuba e in Messico; anch'egli tenne la cattedra di botanica dell'Università di Copenhagen e la direzione dell'Orto botanico. Dopo la sua morte e una nuova lunga interruzione, un singolo fascicolo uscì nel 1848 grazie a Japetus Steenstrup e Johan Lange. Steenstrup (1813-1897) fu un importante zoologo, corrispondente di Darwin, non particolarmente interessato a un'opera come Flora danica. Sarà dunque il solo Johan Lange (1818-1898) a portarla finalmente a termine, facendo uscire tra il 1861 e il 1883 gli ultimi sette fascicoli e due volumi di supplementi, seguiti nel 1887 dagli indici alfabetici, sistematici e cronologici. Lange era un botanico di notevole spessore, che aveva compiuto studi approfonditi sulla flora danese, groenlandese e europea, in particolare spagnola; la sua revisione del sistema linneano ebbe una rilevante influenza nella nascita del Codice di nomenclatura botanica, il sistema oggi in uso. Nonostante tutti questi meriti, anche il suo ricordo è affidato unicamente a nomi specifici, come Armeria langei o Dianthus langeanus. Tre botanici per un fascicolo Curiosamente, come abbiamo anticipato, sono invece ricordati da almeno un nome di genere (sebbene si tratti di generi piccolissimi e poco noti) i tre curatori del fascicolo 40, uscito nel 1843. E' ora di fare la loro conoscenza. Salomon Drejer (1813-1842) morì giovanissimo proprio mentre ne stava preparando la pubblicazione; talentosa promessa della botanica danese, era un esperto di Cyperaceae e aveva già pubblicato alcuni notevoli lavori. La sua morte precoce destò grande commozione; gli vennero dedicati poemi, numeri monografici di riviste e un canto funebre per coro maschile, composto in occasione del suo funerale da Niels Gade, il maggior musicista danese dell'Ottocento; Drejer era stato a sua volta musicista e aveva fondato una società corale studentesca. Qualche informazione in più nella biografia. Dopo la sua morte, fu chiamato a completarne il lavoro Joakim Frederik Schouw (1789-1852), che di Drejer era stato professore. Schouw, di professione avvocato, si era appassionato alla botanica quando nel 1812 aveva avuto occasione di accompagnare Christen Smith e Hornemann in una spedizione in Norvegia destinata alla raccolta di esemplari per Flora Danica. Era stato grandemente colpito dalla relazione tra vegetazione e altitudine; pur continuando ad esercitare la professione forense, aveva incominciato a studiare a fondo la distribuzione geografica delle piante e si era laureato in botanica proprio con una tesi sull'argomento (Dissertatio de sedibus plantarum originariis) in cui tra l'altro sostenne teorie evoluzionistiche. Lasciata ormai la carriera legale, divenne un botanico a tutti gli effetti: fece viaggi in Europa, visitando colleghi come de Candolle; a Copenhagen venne creata apposta per lui una seconda cattedra di botanica. Il suo principale contributo scientifico fu Grundtræk til en almindelig Plantegeographie ("Fondamenti di fitogeografia generale", 1822). Grazie a questi contributi, egli fu uno dei pionieri della fitogeografia, riconosciuto in tutta Europa. Tuttavia a partire dagli anni '30, benché la sua carriera accademica proseguisse (diventò anche direttore dell'Orto botanico di Copenhagen), i suoi interessi scientifici passarono in secondo piano di fronte al crescente impegno politico che lo vide prima difensore della libertà di stampa, quindi leader del partito liberale, infine presidente dell'assemblea costituente nel movimentato '48 e candidato a un ministero. Per approfondire questo poliedrico personaggio, si rinvia alla biografia. La molteplicità degli impegni, oltre a una salute precaria, spiegano perché nella pubblicazione del fascicolo 40 di Flora danica fu affiancato da un altro curatore, Jens Vahl (1796-1854), figlio maggiore di Martin. Laureato in farmacia, ma con una formazione articolata anche come chimico e botanico, Vahl junior fu un importante specialista della flora artica: esplorò nel corso di lunghi viaggi la Groenlandia (1828-30; 1829-36); nel 1838-39 partecipò a una spedizione francese a Capo Nord e all'isola Spitsbergen. I suoi viaggi gli consentirono di raccogliere un grande erbario, con note particolarmente accurate sulle circostanze della raccolta, la localizzazione e l'habitat. Al suo rientro a Copenhagen nel 1840 divenne assistente all'Orto botanico; progettò una Flora groenlandica, che tuttavia non riuscì a completare a causa della morte. Qualche notizia in più nella biografia. Drejera, Schouwia, Vahlodea e... Mostuea (?) Sfortunato in vita come negli onori postumi Solomon Drejer vede appeso a un filo il suo genere celebrativo. Drejera fu istituito qualche anno dopo la sua morte (1847) dal botanico tedesco Nees von Esenbeck separandolo da Justicia (famiglia Acanthaceae). Oggi quasi tutte le sue undici specie sono stati riassegnate ad altri generi; rimane ancora da risolvere lo status di due specie brasiliane, D. polyantha e D. ramosa, forse da includere nel genere Thyrsacanthus. Un secondo genere, Drejerella, creato da Lindau qualche anno più tardi, è oggi considerato una sezione di Justicia. Proprio come Hornemann, dunque, Drejer rischia di perdere il suo genere celebrativo. Qualche notizia in più sullo sfuggente (e molto probabilmente non valido) genere Drejera nella scheda. A ricordare l'amico Schouw provvide invece il grande tassonomista de Candolle nel 1821. Schouwia (Brassicacae) è un genere monotipico che comprende la sola specie S. purpurea, un'erbacea annuale o perennante con foglie semisucculente e fiori violetti, diffusa dal Nord Africa alla penisola arabica, in ambienti deserti montani, che era stata descritta per la prima volta da Forsskål con il nome di Subularia purpurea. Qualche notizia in più, soprattutto sull'habitat e sulla sua importanza ecologica nella scheda. A fare la parte del leone è però Jens Vahl, che di generi se n'è visti assegnare ben due. Il primo è Vahlodea (il nome Vahlia era già "occupato", in celebrazione del padre Martin), una graminacea (Poacea), stabilita come genere dal botanico svedese Fries nel 1842. Anche in questo caso si tratta di un genere monotipico, rappresentato da V. atropurpurea, un'erba perenne circumboreale e sudamericana dei pascoli umidi della zona artica e subartica e dell'alta montagna (in inglese è chiamata Mountain hairgrass). Presente anche in Scandinavia e Groenlandia, è una scelta particolarmente adatta per ricordare un grande esperto di flora artica. Spesso viene assegnata al genere Deschampsia, ma in questo caso gli studi più recenti ne confermano l'indipendenza. Qualche approfondimento nella scheda. L'altro genere dedicato a Jens Vahl è formato a partire dal suo secondo nome, affine al secondo nome dell'onomastica anglosassone (il nome completo era Jens Laurentius Moestue Vahl): si tratta di Mostuea, della minuscola famiglia Gelsemiaceae, che comprende solo due generi, recentemente separata dalla famiglia Loganiaceae, creato nel 1853 dal botanico danese Didrichsen. Con le sue quattro-otto specie, è anche il genere più cospicuo tra i piccolissimi generi dedicati ai nostri tre protagonisti; si tratta di piccoli arbusti o rampicanti legnosi, con infiorescenze con graziosi fiori bianchi o lilla imbutiformi a cinque petali e curiosi frutti cuoriformi, con una distribuzione transoceanica in Africa e Sud America. E' piuttosto ironico che sia praticamente impossibile, a meno di fare una ricerca accurata, risalire dal nome del genere al suo dedicatario. E non si tratta di un caso unico. Anche per Mostuea, qualche notizia in più nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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