Un filosofo illuminista radicale; un uomo ostinato che ha quasi sempre ragione ma è incapace di compromessi; un viaggiatore avventuroso; un pioniere dell'ittiologia; un cacciatore di piante instancabile; un linguista capace di imparare in poche settimane i dialetti della penisola arabica; il coprotagonista di un capolavoro della letteratura danese. Tutto questo è stato Peter Forsskål, il più scontroso ma forse il più affascinante apostolo di Linneo, che ha scritto nel suo diario di viaggio: "Per le scienze naturali, bisogna essere pronti anche a dare la vita". Lui la sua l'ha data, a trentun anni, e in cambio il suo maestro gli ha dedicato la pungente Forsskaolea. Dalla battaglia per la libertà di parola all'Arabia felice "Quanto più un uomo può vivere secondo le proprie inclinazioni, tanto più egli è libero. Per questa ragione, insieme alla vita stessa, non vi è nient’altro che sia più caro all’uomo quanto la sua libertà. Nessun essere dotato di ragione rinuncia ad essa o la limita a se stesso, a meno che non vi sia costretto dalla violenza o dal timore di un male maggiore." A scrivere queste parole non è Hume o Rousseau, ma un altro figlio dell'illuminismo, il finno-svedese Peter Forsskål, il decimo apostolo di Linneo. Naturalista, filosofo, ma soprattutto uomo libero, anch'egli morì giovanissimo nel corso di una spedizione naturalistica, ma ebbe la ventura di essere salvato dall'oblio da un grandissimo scrittore, il danese Thorkild Hansen. Nel 1962 Hansen, sulla base di molti documenti e in particolare delle lettere e dei diari dei suoi membri, scrisse Arabia felix, una ricostruzione romanzata ma non troppo delle vicende della sventurata spedizione danese in Yemen del 1761-67 che vide la morte di tutti i partecipanti, con una sola eccezione. Sebbene l'autore non nutra particolare simpatia per Forsskål sa fare emergere le ombre (l'ostinazione e l'arroganza) e le luci (l'amore per la giustizia e la verità, l'acuta intelligenza, l'instancabilità, la tenacia, la capacità organizzativa) dello scienziato svedese, ricostruendo un affascinante personaggio a tutto tondo. Una traduzione italiana di Arabia felix è stato pubblicata dalla benemerita casa editrice Iperborea. Dopo il deludente (almeno dal punto di vista di Linneo) viaggio di Rolander in Suriname, fino all'inizio degli anni '60 nessun "apostolo" fu coinvolto in una spedizione di rilievo. A dire il vero, nel 1758 quello che è considerato l'ottavo apostolo, l'estone Anton Rolandson Martin si era imbarcato su una nave baleniera ed aveva brevemente visitato le isole Svalabard; a sua volta Carl Fredrik Adler tra il 1748 e il 1761 in qualità di medico di bordo della Compagnia Svedese delle Indie orientali aveva toccato per quattro volte Canton (morendo nel corso dell'ultimo viaggio). Tuttavia nessuno dei due è ricordato da un genere di piante. Al contrario, il pugnace Forsskål fu tra i protagonisti di una grande spedizione che coinvolgeva tre università (Copenhagen, Uppsala e Gottinga) e, almeno sulla carta, avrebbe dovuto dare gloria alla Danimarca e al suo re, Federico V. Forsskål era probabilmente il più dotato tra i dotatissimi allievi di Linneo, e di certo il più versatile. I suoi interessi non si limitavano alle scienze naturali, ma includevano le lingue, la politica, la filosofia, l'economia. Dopo gli studi teologici e naturalistici a Uppsala, aveva studiato filosofia e filologia orientale a Gottinga; qui aveva trovato un'atmosfera ben più libera e stimolante di quella svedese. Nel 1759, al suo ritorno in patria, presentò una tesi di filosofia dal titolo De libertate civili in cui attaccava i privilegi e difendeva la libertà di pensiero e di stampa. Di fronte al rifiuto della facoltà, decise di pubblicarla a sue spese, in lingua svedese con il titolo Tankar om Borgerliga Friheten, "Pensieri sulla libertà civile". Nell'arco di ventiquattr'ore, la censura impose il ritiro e la distruzione dell'opuscolo; a eseguire l'ordine doveva essere il rettore della facoltà, cioè il nostro Linneo. Il previdente Forsskål, tuttavia, aveva già ritirato tutte le copie e le aveva distribuite ai suoi amici; Linneo - forse non troppo solerte - riuscì a recuperarne solo 79 su 500. L'atmosfera si era però fatta pesante per l'intrepido Forsskål - che d'altra parte non intendeva arretrare di un millimetro sulle sue posizioni - spingendolo ad accettare la proposta del suo professore di Gottinga, Michaelis, che aveva avanzato la sua candidatura come naturalista della spedizione danese in Yemen. Inizialmente riluttante (anche per la contrarietà del padre, che aveva già perso due figli), accettò a tre condizioni: il titolo di professore; una sostanziosa pensione vitalizia di cui usufruire in un paese a sua scelta; l'uguaglianza tra tutti i membri della spedizione (forse dettata, più che da amore per la democrazia, dal rifiuto di qualsiasi limite alla sua libertà). La corte danese sottoscrisse tutte le richieste e nel settembre del 1760 Forsskål raggiunse Copenhagen. Immediatamente il suo carattere impetuoso e alieno dai compromessi lo trascinò in un'ulteriore controversia; come medico della spedizione, venne nominato il neolaureato Christian Karl Kramer. Considerandolo del tutto inadeguato, Forsskål cercò di farlo sostituire da un altro allievo di Linneo, Johann Peter Falk, a suo parere molto più preparato di lui. Tuttavia si mosse con scarsa diplomazia e suscitò le ire del maestro di Kramer, il professor Kratzenstein (proprio quello che aveva aiutato il transfuga Rolander; la rivalità tra Uppsala e Copenhagen, a questo punto, è più che un sospetto!). Alla fine, i membri della spedizione furono sei, mal assortiti fin dall'inizio; due danesi, il professor Frederich Christian von Haven, in qualità di filologo, e Christian Karl Kramer, in qualità di medico; due tedeschi, il geografo e matematico Carsten Niebuhr e Georg Wilhelm Baurenfeind, in qualità di pittore; due svedesi, Peter Forsskål e il servitore Lars Berggren. I rapporti tra i due professori, von Haven e Forsskål, furono pessimi fin dall'inizio: uniti solo dall'alta opinione di sé, erano opposti per origine geografica e sociale, formazione culturale e carattere: un danese e uno svedese, un nobile e un borghese, un umanista e uno scienziato, un indolente e un iperattivo. Quali incidenti e quali scontri l'incompatibilità tra i due possano aver provocato in una convivenza forzata di quasi due anni e mezzo lo potete leggere nel libro di Hansen. Qui mi limito a sintetizzare l'itinerario: dopo aver raggiunto con una nave danese Costantinopoli (con brevi soste nei pressi di Marsilia e a Malta), il gruppo si imbarcò per l'Egitto, dove rimase circa un anno (prima ad Alessandria, poi al Cairo, infine nel Sinai); attraverso il Mar Rosso, si recò infine in Yemen, la meta principale della spedizione. Qui, a pochi giorni di distanza, i due professori morirono di malaria: il 25 maggio 1762 von Haven, l'11 luglio Forsskål; i superstiti si imbarcarono per Bombay, ma durante il viaggio in mare perirono anche Baurenfeind e Berggren; poco dopo lo sbarco in India, morì pure Kramer. Rimasto solo Niebuhr ritornò in Danimarca solo nel novembre del 1767 dopo un avventurosissimo viaggio a piedi attraverso la penisola arabica, la Persia e l'impero ottomano. Anche se l'obiettivo iniziale era soprattutto letterario-filologico, l'indolenza di von Haven e l'attivismo di Forsskål e Niebuhr spostarono ben presto il baricentro della spedizione sul versante geografico e naturalistico. Oltre alle importantissime rilevazioni astronomiche e cartografiche del matematico tedesco, anche le ricerche naturalistiche di Forsskål furono di grande rilievo: nell'arco di due anni e mezzo, raccolse oltre 2000 piante (di cui 693 nello Yemen); esplorò sistematicamente la fauna e la flora del Mar Rosso (fu tra l'altro tra i primi a cogliere la natura animale dei coralli); raccolse una massa di informazioni economiche e etnologiche (tra cui un'importante farmacopea cairota); descrisse per la prima volta piante oggi ben note come l'Adenium obesum. Il suo atteggiamento verso la cultura farmaceutica e naturalistica locale fu innovativo e rispettoso: quando individuava nuovi generi o nuove specie manteneva il nome locale, appena latinizzato per adattarlo alle convenzioni della nomenclatura binomiale: ad esempio, battezzò il qāt, un arbusto le cui foglie vengono masticate come stimolante, Catha edulis. Affidò le sue osservazioni al diario di viaggio ma anche a diverse opere scientifiche che furono preservate e pubblicate dopo la sua morte da Carsten Niebuhr (anche se purtroppo errori e refusi ne diminuirono il valore scientifico). I suoi studi sono considerai pionieristici nei campi della biologia marina, della migrazione degli uccelli, della distribuzione geografica delle piante e dell'iterazione tra piante e territorio. L'unico ricordo è un'ortica? Dopo la morte dell'allievo, Linneo ne onorò la memoria con la dedica di una delle piante che egli aveva scoperto. Me scelse una nata nell'orto botanico di Uppsala da semi che Forsskål gli aveva spedito dal Cairo e la chiamò Forsskaolea tenacissima, per ricordare la determinazione e la tenacia che il giovane allievo aveva dimostrato anche nelle situazioni più difficili. Ma forse la dedica non è così innocente; lasciamo la parola a Thorkild Hansen: "Linneo la battezza Forsskaolea e aggiunge le indicazioni descrittive tenacissima, hispida, adherens, uncinata. Quando Carsten Niebuhr sente di questa scelta, monta su tutte le furie [...]. Ma, anche se la scelta di Linneo non è causale, non è detto che quelle caratteristiche debbano essere ritenute così insultati come pensava Niebuhr. Linneo merita di essere elogiato piuttosto che scagionato. Non c'è niente da perdonargli. Non ha fatto che dire la verità. Conosceva Forsskål. Sapeva che non era tipo cui rendere omaggio con rose o orchidee. Né crescevano fiori ricercati sulla solitaria tomba nei pressi di Yerim. La memoria di Forsskål non poteva essere legata a un profumo, a bellezza; ma a qualcosa che corrode, che brucia. I quattro famigerati aggettivi - tenacissima, hispida, adherens e uncinata - significano tenacissimo, selvatico, caparbio e spigoloso. L'unico ricordo che sopravvive di Peter Forsskål, morto a Yerim nell'Araba Felice, la pianta Forsskaolea, è un'ortica". La conclusione di Hansen (come si conviene alla sua amara visione della vita) è forse troppo pessimistica. Intanto, i risultati scientifici di Forsskål sono oggi rivalutati e appaiono più incisivi ed importanti di quanto non sembrasse sessant'anni fa. Negli anni '70, il suo diario di viaggio è stato utilizzato come punto di partenza del ricercatore inglese John Wood che ha potuto ritrovare piante che non erano più state descritte da duecento anni. Buona parte della tassonomia dei pesci del Mar Rosso si basa ancora sui suoi studi. Anche la sua battaglia per la libertà non fu né donchiosciottesca né inutile se pochi anni dopo la sua morte la Svezia - primo tra i paesi europei - approvò una legge sulla libertà di stampa. In occasione del 250 anniversario della pubblicazione dell'opuscolo sulla libertà civile, l'Università di Gottinga ha voluto onorare Forsskål con una targa; gli sono stati dedicati convegni in Svezia, in Finlandia, in Danimarca e in Germania; è nato un sito dove potete trovare molto materiale su di lui e soprattutto il testo di Pensieri sulla libertà civile in molte lingue, tra cui anche l'italiano. Come sempre altre notizie nella sezione biografie. Quanto alla Forsskaolea, è davvero una cugina della nostra ortica, un piccolo genere delle famiglia Urticaceae di sole sei-sette specie, presenti in un'area che va dalle isole Canarie all'India occidentale attraverso il Nord Africa e il Vicino Oriente. F. tenacissima si è adattata a vivere dove ben poche altre specie sopravviverebbero: suoli aridi, sassosi, fessure tra le rocce. F. angustifolia è invece una specie endemica delle Canarie, dal portamento arbustivo, che non è difficile vedere visitando l'arcipelago. Altre informazioni sul genere Forsskaolea nella scheda. Forsskål è inoltre ricordato dal nome specifico di diverse piante (e animali) da lui descritti per la prima volta; tra le più notevoli Salvia forsskaolei, una salvia azzurra della penisola balcanica che Forsskål raccolse in Turchia. Dato che il suo cognome può essere scritto in vari modi, accanto all'epiteto specifico forsskaolei, si trovano anche forskalianus (come Sansevieria forskaliana) o forskohlii (come Coleus forkohlii, oggi Plectrantus barbatus, che a sua volta ha dato il suo nome alla forskolina, un integratore alimentare di moda).
0 Comments
Leave a Reply. |
Se cerchi una persona o una pianta, digita il nome nella casella di ricerca. E se ancora non ci sono, richiedili in Contatti.
CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
September 2024
Categorie
All
|