Per vent'anni esatti, dal 1781 al 1801, a reggere l'Orto botanico di Torino fu il medico Giovanni Pietro Maria Dana, allievo e successore di Allioni. La sua attività si colloca nel solco di quella del maestro, anche se, paragonato a lui e al suo successore, Giovanni Battista Balbis, appare una figura decisamente minore. A percorrere il catalogo delle sue opere, numerosissime ma sempre contenute negli argomenti e nelle dimensioni, si ha l'impressione che la sua attività scientifica sia stata presieduta dal dio delle piccole cose: da una parte, è un medico e uno scienziato sperimentatore che studia le piante del territorio soprattutto per le loro applicazioni pratiche, terapeutiche o industriali; dall'altra, lo colpisce ciò che è strano, mostruoso (come dimostrano i diversi studi dedicati a feti deformi). Non va imputato a sua colpa se, quando Balbis ne rilevò l'incarico, trovò il giardino in uno stato miserevole: pesò certamente la malattia progressiva che segnò gli ultimi anni di vita di Dana, ma più ancora le guerre napoleoniche, che dal 1796 ebbero per teatro anche il Piemonte. A ricordarci che egli godette anche di un certo prestigio internazionale è il genere Danaea, dedicatogli da James Edward Smith, che comprende bellissime felci neotropicali. Medicina e botanica applicata Nel 1781, Carlo Allioni chiese di essere dispensato dall'insegnamento e dalle cure gestionali dell'orto botanico torinese - di cui comunque mantenne la responsabilità scientifica - per dedicare tutte le sue forze alla pubblicazione di Flora pedemontana. A sostituirlo fu uno dei suoi migliori allievi, Giovanni Pietro Maria Dana, che dal 1770 era già primo professore associato presso la facoltà di medicina. Come il quasi coetaneo Bellardi, Dana era venuto a Torino dalla provincia - era nato a Barge, nel Cuneese - per studiare medicina e si era innamorato della botanica grazie alle lezioni di Allioni. Anch'egli fece parte del gruppo di entusiasti raccoglitori che sotto la sua guida percorsero ogni angolo del Piemonte per esplorarne la flora. Oltre alle valli del cuneese, egli perlustrò i dintorni di Pinerolo, il Monferrato, la provincia astigiana e i monti liguri. Alla ricerca botanica sul campo, affiancò la professione medica e una copiosa produzione di saggi e memorie che gli valsero appunto la nomina a professore associato poi, come ho anticipato, a titolare della cattedra di botanica e direttore dell'orto botanico. Ai primi lavori medici, dedicati a argomenti come i calcoli renali e la secrezione urinaria, affiancò saggi sulla generazione delle piante e sulla scilla officinale (ovvero la tossica Drimia maritima, all'epoca usata soprattutto per le sue proprietà cardiotoniche). In due memorie pubblicate nel 1766, all'analisi patologica e alle indicazioni terapeutiche si unisce l'osservazione naturalistica; nella prima Dana studia una nuova specie di vermi della classe degli irudinei, che denomina Hirudo alpina (oggi Crenobia alpina Dana), vivente in acque stagnanti, la cui ingestione accidentale, se non trattata opportunamente, poteva risultare fatale; attento alla cultura locale, Dana ne riporta anche il nome dialettale, sioure o soûre; nella seconda si occupa delle dermatiti causate dal contatto con idrozoi urticanti, che chiama armenistari. Anche i suoi studi botanici sembrano orientati alle applicazioni pratiche. Nel 1770 dedica un saggio a un fungo (agaricus seu boletus pelliceus) la cui polvere era usata come emostatico; nel 1774 a una pianta coltivata nell'Orto botanico di Torino, Solanum melanocerasum (oggi S. scabrum), forse di origine africana, che era usata sia in farmacia sia nell'industria tintoria, per ricavare coloranti chiamati con gli affascinanti nomi color d'Isabella chiaro, lilla violante, gris de prince, color di frejdolina chiaro. Altri argomenti dei suoi saggi sono i rimedi contro i danni da grandine, le acque termali e le fumigazioni; non manca un certo interesse per il curioso, il difforme, con alcune memorie dedicati a feti deformi o a un gatto mostruoso. Come si vede, soggetti molto specifici e di portata limitata, che tuttavia, insieme al ruolo di curatore dell'orto botanico tornese, gli procurarono una certa rinomanza internazionale, visto che fu ammesso a varie società scientifiche estere, come la Società fisico-botanica di Firenze, la Società linneana di Londra, la Società fisica e di storia naturale di Losanna e la Società reale di Montpellier. Già membro dell'Accademia delle Scienze e della Società agraria di Torino, dal 1784 fu nominato consigliere e presidente dell'amministrazione del protomedicato di Torino. Negli ultimi anni di attività tornò a interessarsi di piante tintorie, fondando addirittura un laboratorio apposito ("Regio laboratorio di tintura") dove conduceva osservazioni e esperimenti; nel 1790 fu consultato dal ministro Graneri circa l'opportunità di coltivare Carthamus tinctorius come colorante in sostituzione dello zafferano; l'anno successivo, in risposta al concorso bandito dall'Accademia delle scienze di Torino per trovare una sostanza tintoria che sostituisse l'indaco, Dana propose l'autoctona Isatis sylvestris vel angustifolia, probabilmente una forma selvatica di Isatis tinctoria, da lui trovata in val d'Aosta, nella contea di Nizza e nel Monferrato. E' l'ultimo dei suoi "piccoli lavori". Gli ultimi anni di Dana furono segnati infatti dal lento progresso di una "malattia cerebrale" che finì per renderlo del tutto inabile e lo portò alla morte nel 1801. Le conseguenze si fecero sentire anche nell'Orto botanico di Torino, che, quando Balbis gli subentrò, versava in uno stato deplorevole, certamente anche per la mancanza di denaro e gli effetti della guerra, che coinvolse il Piemonte a partire dal 1796. Una sintesi della sua vita nella sezione biografie. Danaea, una felce venuta da lontano Diversi furono i generi dedicati a Dana. Nel 1785, in riconoscimento del suo contributo all'esplorazione della flora piemontese, Allioni gli dedica Danaa, oggi sinonimo di Physospermum, famiglia Apiaceae; nel 1835 Colla battezza Danaa yegua (sinonimo di Acrisione denticulata, famiglia Asteraceae) una delle piante cilene raccolte da Bertero. La dedica valida arriva nel 1793 con Danaea, famiglia Marattiaceae, da parte di James Edward Smith, il presidente della Linnean Society di cui, come abbiamo già visto, Dana era membro. Smith era stato a Torino, era a sua volta membro dell'Accademia delle scienze della città piemontese (nelle cui Memorie comparve infatti l'articolo che istituisce il nuovo genere), e intratteneva regolari rapporti epistolari con botanici torinesi, soprattutto Bellardi. Forse la dedica va dunque intesa, più che un omaggio alla persona di Dana, un riconoscimento del suo ruolo di curatore di un'istituzione di peso europeo. E' un omaggio indubbiamente sontuoso: il genere Danaea comprende infatti una cinquantina di specie di felci delle foreste pluviali delle Antille, del centro e del sud America, dall'aspetto insieme esotico e primordiale. Appartengono infatti a una linea evolutiva antichissima, con rappresentati fossili fin dal Paleocene. La loro caratteristica distintiva più evidente è il dimorfismo delle foglie, in genere pennate, ma con foglie fertili contratte e sporangi disposti in file lineari che coprono interamente la pagina inferiore della lamina fogliare. Sono piante elusive per l'habitat e con caratteristiche distintive che rendono difficile il riconoscimento a partire da esemplari essiccati, il che spiega perché negli ultimi anni ne sono state individuate diverse nuove specie. Per il suo nome curioso vorrei almeno ricordare Danaea kalevala, una grande e spettacolare felce delle Piccole Antille, che è stata riconosciuta come specie solo nel 2006 dal botanico olandese M.J.M. Christenhusz, che in ricordo degli anni di dottorato trascorsi presso l'Università di Turku, si è ispirato al celebre ciclo epico finlandese. Qualche approfondimento su questo genere affascinante nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
September 2024
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