Tra l'esimio anatomista Johann Goffried Zinn e il genere Zinnia, che Linneo gli dedicò nel 1759 come omaggio postumo, il legame è semplice e trasparente: nel catalogo dell'orto botanico di Gottinga, curato da Zinn, compare - anche se con altro nome - la prima immagine a stampa di quella che noi chiamiamo Zinnia peruviana. Ma forse tra Zinn e le zinnie c'è anche un secondo filo rosso, più sottile e misterioso, che ha che fare con gli occhi, lo sguardo e, forse, persino il malocchio. ![]() Una Zinnia sotto mentite spoglie Formatosi a Gottinga alla scuola di Albrecht von Haller, Johann Gottfried Zinn era un giovane e brillante anatomista; tuttavia, dopo essersi perfezionato a Berlino, dove divenne uno specialista della struttura anatomica dell'occhio, quando ritornò a Gottinga non gli fu possibile ottenere la cattedra di anatomia; grazie all'interessamento del suo influente maestro, nel 1753 gli fu tuttavia assegnata quella di professore straordinario di medicina, che includeva la direzione dell'orto botanico dell'università. Zinn prese molto sul serio l'incarico, cercando di stringere rapporti personali con i maggiori botanici europei, tra cui lo stesso Linneo, allo scopo di arricchire le collezioni del giardino. Del suo carteggio con Linneo ci rimangono sette lettere (non ci sono pervenute le risposte dello svedese), che testimoniano un attivo scambio di semi, piante essiccate, pubblicazioni, nell'arco di circa due anni e mezzo (febbraio 1756-settembre 1758). Zinn è particolarmente interessato al genere Salvia, a cui pensa di dedicare una pubblicazione (progetto mai realizzato probabilmente per la sua morte precoce); segnala a Linneo piante coltivate a Gottinga di cui non trova menzione in Speces plantarum; discute su alcune piante, tra cui - nella lettera del 1 ottobre 1757 - Chrysogonum peruvianum. Racconta del suo impegno per la stesura del catalogo dell'orto botanico di Gottinga, Catalogus plantarum Horti academici et agri gottingenis (1757), che sta assorbendo tutto il suo tempo. E' questa in effetti l'opera botanica più importante di Zinn (i restanti contributi sono brevi articoli, pubblicati sotto forma di memorie delle varie accademie di cui faceva parte). Si tratta della continuazione e dell'aggiornamento dell'analoga opera di Haller, Enumeratio plantarum hortii regii et agri gottingensis; entrambi non sono solo un catalogo delle piante coltivate nell'orto botanico universitario, ma anche una flora della regione. Lo scrupolosissimo lavoro di Zinn offre una bella testimonianza dello stato dell'arte, almeno in area tedesca, alla vigilia dell'affermazione del sistema linneano: è evidente che il giovane botanico tedesco ha letto con attenzione Systema naturae (moltissimi generi sono presi da Linneo), ma allo stesso tempo è rimasto fedele all'insegnamento del maestro von Haller, di cui adotta il metodo di classificazione (essenzialmente basato sul numero dei petali e sulle caratteristiche dei frutti) e mantiene i nomi-descrizione. La descrizione di ciascuna specie è in genere brevissima, essendo per lo più limitata al nome-descrizione (intorno a una riga di testo), seguito dai sinonimi usati da altri autori. A fare eccezione, quasi sul finire del libro, è una specie della classe delle Radiatae (uno dei diversi gruppi in cui nel sistema di Haller sono divise le nostre Asteraceae). Dopo il nome-descrizione Rudbeckia foliis oppositis hirsutis, calyce imbricato cilindrico, radii petalis pistillatis "R. con foglie opposte pelose, calice cilindrico imbricato, petali del raggio pistillati", Zinn aggiunge "così possiamo provvisoriamente definire una pianta che presumibilmente merita il nome di nuovo genere". Nel dubbio che si tratti non solo di una specie, ma di un genere nuovo (egli stesso afferma che è ben diverso dalle altre Rudbeckiae), aggiunge una descrizione dettagliata, l'unica del libro, come unica è l'immagine che l'accompagna (che a noi, con il senno di poi, toglie ogni dubbio; quella che vediamo è indubbiamente una Zinnia). Due anni dopo aver licenziato questo lavoro, Zinn morì appena trentaduenne presumibilmente di tubercolosi. Una sintesi della sua vita nella sezione biografie. Linneo volle ricordarlo nella decima edizione di Systema naturae (1759) battezzando Zinnia peruviana la pseudo-Rudbeckia di Zinn, che presumibilmente coincide con la pianta che in Species Plantarum (1753) egli aveva chiamato Chrysogonum peruvianum. Zinn non fu dunque, come alcuni sostengono, il primo botanico ad aver descritto una Zinnia (che è lo stesso Linneo), ma il primo ad averne pubblicato un'immagine. ![]() L'anatomia dell'occhio e la pianta del malocchio Qualcuno però, forse poco soddisfatto di un legame in fondo così poco romanzesco, ha voluto trovare tra il medico-botanico tedesco e il genere che gli è stato dedicato una connessione più sfuggente, ma anche più affascinante. Ho già anticipato che Zinn, anche se dal momento in cui divenne direttore dell'orto di Gottinga si convertì in un botanico appassionato, era in primo luogo un grande anatomista. Prima a Berlino, poi a Gottinga continuò i suoi studi sulla struttura dell'occhio, pubblicando nel 1755 Descriptio oculi humani iconibus illustrata, un'opera capitale nella storia della medicina, in cui presentò la prima descrizione completa dell'occhio umano, tanto che rimangono legate al suo nome alcune delle sue strutture: la zonula di Zinn, ovvero l'apparato di legamenti sospensori del cristallino, e i legamenti stessi, noti come legamenti di Zinn. Importantissimo è anche l'apparato iconografico, di una bellezza e di una precisione a lungo insuperata. Ora, a quanto pare, anche la Zinnia avrebbe qualcosa a che fare con l'occhio, o lo sguardo. Zinnia peruviana, la specie di cui Zinn pubblicò per primo un'immagine, in Messico è nota con molti nomi, tra cui mal de ojo. Moltissimi testi - tutti anglosassoni - riportano questa storia: quando i conquistadores arrivarono in Messico, trovarono che questa pianta fosse molto brutta, quindi la chiamarono mal de ojo, ovvero "che fa male agli occhi"; altri aggiungono che sarebbe stato il calco del nome indigeno, in inglese eyesore, ovvero "obbrobrio". Non so a voi, ma a me questa storia sembra molto strana, per non dire sospetta. Tra le decine di testi che la ripetono (che includono siti on-line, libri a stampa, ma anche articoli scientifici) non uno cita la fonte originale; chi sarebbero questi "spagnoli" o "conquistadores" che trovarono tanto brutta questa pianta? quale era il nome azteco (nahuatl?) che corrisponderebbe a eyesore? D'altra parte mal ojo, mal de ojo non significa né obbrobrio, né male agli occhi, ma, come a noi italiani è chiarissimo, "malocchio", ovvero quel nefasto potere dello sguardo che, secondo una diffusa superstizione, sarebbe in grado di seminare disgrazie e malasorte. E' infatti in questa credenza popolare, e non nella pretesa bruttezza della calunniata zinniuccia (mi permetto di chiamarla così, come fanno in Perù dove la chinita - diminutivo di china, zinnia - è stata dichiarata patrimonio naturale della nazione) che va cercata l'etimologia del nome popolare messicano. Z. peruviana è un'annuale i cui piccoli capolini, con fiori ligulati rossi vivo che circondano un disco scuro, possono ricordare un occhio circondato dalle ciglia. E proprio come gli antichi greci - e i marinai di oggi - dipingevano un occhio sulla prua delle navi per difenderle dal malocchio, gli aztechi coltivavano questi fiori nei loro giardini come difesa dal malocchio, che temevano soprattutto nei confronti dei neonati e dei bambini piccoli. La credenza nel malocchio era ben nota anche agli spagnoli, che adottarono il nome e l'usanza. Dunque, non pianta orribile, la cui bruttezza fa male agli occhi, ma pianta protettrice, apotropaica, che combatte il malvagio potere dello sguardo nemico. D'altra parte, è assai improbabile che Linneo abbia scelto questa pianta per onorare Zinn come specialista dell'occhio, come qualcuno ha sostenuto. Come abbiamo già visto, il motivo è molto più semplice e prosaico. ![]() Zinnia, un'affermazione difficile Il genere Zinnia, della famiglia Asteraceae, comprende 22 specie di erbacee annuali, perenni e suffruttici originari delle radure e delle praterie aride di un'area che va dagli Stati Uniti Sudoccidentali all'Argentina, con maggiore centro di diversità in Messico. Oggi è tra le più note annuali da giardino, ma la strada per tanta gloria fu lunga e tortuosa. Z. peruviana, la prima specie descritta da Linneo, è anche quella con l'aerale maggiore, spaziando dallo stato di Chihuahua in Messico al Paraguay, passando dalle Antille e dalle Galapagos; fu inoltre la prima ad arrivare in Europa; sappiamo con certezza che 1753 il Jardin des Plantes ne distribuì i semi a molti botanici, tra cui presumibilmente Haller a Gottinga, Philipp Miller a Londra e Linneo a Uppsala (come e da dove fossero giunti a Parigi non sappiamo, forse dal Messico, forse dal Sud America, visto che Linneo la chiama "calendula del Brasile"). A fine secolo, la specie è coltivata sotto vari nomi anche a Kew e dai vivai Lee & Kennedy. Ma con i suoi piccoli fiori e il portamento da erbaccia non è certo popolare e passa piuttosto inosservata in mezzo a tante novità giunte da oltre oceano. A fine secolo entra in scena la messicana Z. elegans; descritta per la prima volta con questo nome da Sessé e Mociño nel 1789, e formalmente da Cavanilles come Z. violacea nel 1791, quindi di nuovo come Z. elegans l'anno successivo da Jacquin. In ogni caso, i semi arrivano a Madrid e Gomez Ortega ne dona alcuni alla marchesa di Bute, la moglie dell'ambasciatore britannico in Spagna (John Stuart, primo marchese di Bute, figlio di lord Bute, il primo creatore di Kew). Ed è proprio la marchesa a introdurne la coltivazione in Inghilterra intorno al 1796. Il successo non è immediato; in natura, anche questa specie non è molto appariscente, con un singolo giro di fiori del raggio di colore violaceo. Tuttavia nel 1829 un certo J.S. Mill presenta alla Horticultural Society una varietà a fiori rossi da lui ottenuta da semi che gli sono giunti direttamente dal Messico, nota come Z. violacea var. coccinea. In Inghilterra come in Francia e in Belgio incominciano ad interessarsene i vivaisti, per soddisfare la crescente domanda di semi a buon prezzo di piante di facile coltivazione. Nel 1858, grazie a semi attenuti dalle Antille, Grazau di Bagneres ottiene la prima varietà doppia fertile, che due anni dopo è commercializzata dal celebre vivaio Vilmorin. Il successo è notevole, ma di breve durata, tanto che già a fine secolo le zinnie sono considerate demodé. Negli ultimi decenni del secolo vengono selezionate molte nuove varietà, destinate però ad essere soppiantate dalle ricerche dell'ibridatore californiano John Bodger che a partire dagli anni '20 del Novecento crea varietà a grandi fiori come 'Giant Dahlia' e 'Mammoth', che domineranno la scena per qualche decennio, grazie a una scelta sempre più ampia di forme e colori. In anni più vicino a noi, a rinnovare le vecchie varietà sarà invece l'irruzione di altre specie dal portamento meno rigido e monumentale, in particolare Z. angustifolia e Z. haageana. Qualche approfondimento, come sempre, nella scheda.
1 Comment
|
Se cerchi una persona o una pianta, digita il nome nella casella di ricerca. E se ancora non ci sono, richiedili in Contatti.
CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
March 2025
Categorie
All
|