Allan Cunningham, il secondo "raccoglitore del re per Kew", arriva in Australia alla fine dal 1816. E' l'inizio di una vera epopea che farà di lui il più prolifico cacciatore di piante australiane della prima metà dell'Ottocento, con la raccolta di non meno di 20.000 esemplari. Giovane ed entusiasta, tra il 1817 e il 1822 è il botanico di bordo delle cinque spedizioni guidate dal capitano Phillip Parker King. Per una volta, tra capitano e botanico, uniti dalla medesima sete di scoperta e dallo stesso amore per la natura, non c'è conflitto, ma collaborazione, stima, anzi amicizia. Non sono rare le occasioni in cui i due scendono insieme a terra per esplorare e fare raccolte di piante e animali. Meritatissima dunque la dedica da parte di Robert Brown del curioso genere Kingia (con il quale il botanico scozzese paga anche un debito con il padre del capitano, Philip Gidley King, governatore del Nuovo Galles del Sud all'epoca delle spedizioni Flinders). Primo contatto: una spedizione di 1200 miglia Il 20 dicembre 1816, dopo due anni trascorsi in Brasile (ne ho parlato in questo post) il raccoglitore del re Allan Cunningham (1791-1839) sbarcava finalmente nella baia di Sidney. In Brasile aveva perfezionato le tecniche di raccolta e acquisito il gusto dell'avventura, ma ora finalmente aveva raggiunto la meta per la quale si preparava da tempo. Dotato di una buona istruzione di base (la famiglia avrebbe voluto farne un avvocato), a 17 anni era entrato a Kew ed era stato assegnato all'erbario, come assistente di William T. Aiton che stava completando la seconda edizione di Hortus Kewensis; decisivo fu poi l'incontro con Robert Brown che tra il 1801 e il 1805 era stato il botanico delle spedizioni Flinders in Australia e ora era il bibliotecario di Joseph Banks. Fu Brown a iniziare Cunningham alla flora australiana e a spingerlo a proporsi per una missione sul campo nel nuovissimo continente. La sua candidatura fu caldeggiata da Aiton che ne aveva grandissima stima. Al suo arrivo a Port Jackson Cunningham aveva appena 25 anni; ne sarebbero trascorsi più di quindici prima che rivedesse la madre patria: quindici anni pieni di avventure, di spedizioni per mare e per terra, che ne avrebbero fatto il più importante esploratore della flora australiana della prima metà dell'Ottocento. Appena sbarcato, si presentò al governatore del Nuovo Galles del sud Lachlan Macquarie che lo accolse con grande gentilezza e gli suggerì di unirsi alla spedizione di John Oxley che si accingeva ad esplorare il territorio a ovest delle Blue Mountains; Cunningham accettò e, in attesa della partenza, affittò un cottage a Parramatta e iniziò a botanizzare nei dintorni. Fin dai tempi del primo viaggio di Cook, la baia di Sidney era la zona più battuta dagli europei ed egli ebbe l'impressione di essere quasi a casa, ritrovando molte piante coltivate nei giardini e nelle serre inglesi, che conosceva benissimo come assistente di Aiton e spesso non aveva difficoltà a riconoscere a colpo d'occhio. Nell'aprile 1817 Cunningham lasciò Parramatta e si unì alla spedizione Oxley il cui scopo principale era verificare se il fiume Lachlan (scoperto appena due anni prima e battezzato così in onore del governatore) si gettasse in mare o in qualche lago interno; venne così ad affiancarsi al botanico Charles Fraser, a un mineralogista e un disegnatore. Partiti da Bathurst il 28 aprile, gli esploratori seguirono il corso del fiume per circa due mesi, finché a giugno ogni ulteriore progresso fu bloccato da paludi impenetrabili. Allora si diressero a nord e raggiunsero il Macquarie River che discesero fino a Bathurst, dove rientrarono il 29 agosto. In circa 20 settimane, avevano percorso (a piedi, a cavallo, in barca) circa 1200 miglia, toccando ambienti ecologici molto diversificati; dal primo all'ultimo giorno, Cunningham non cessò mai di raccogliere piante, anche se all'inizio era un po' deluso perché "la botanica, con pochissime eccezioni, è la stessa che ho osservato in situazioni simili nei dintorni di Parramatta". Tra quelle poche eccezioni, una delle tante piante che portano il suo nome, Casuarina cunninghamiana. Alla fine, però, il bottino ammontò a circa 450 specie. L'8 settembre 1817, al tramonto, Cunningham rientrò a Parramatta con tutte le sue collezioni ben impacchettate. Il mattino dopo si presentò al governatore che lo invitò a cena e gli suggerì di unirsi a una nuova spedizione, questa volta per mare: il capitano Phillip Parker King si accingeva infatti a perlustrare le coste australiane non esplorate da Flinders. Cunningham ovviamente accettò. Scrisse a Banks e Aiton per comunicare che era rientrato sano e salvo e trascorse gli ultimi mesi dell'anno a preparare gli esemplari da inviare a Kew e a continuare l'esplorazione dei dintorni. Il 21 dicembre era a bordo del cutter Mermaid, la piccola nave scelta dall' ammiragliato per la missione di King. Costruita in India in legno di teak, era lunga 17 metri e a pieno carico aveva un pescaggio di appena tre metri, ideale per la ricognizione idrografica anche di strette insenature. Aveva dunque un carico limitato (uno degli obiettivi era anche individuare punti di rifornimento di acqua e cibo fresco) e un equipaggio di appena 19 uomini: oltre al capitano, il luogotenente Phillip Parker King, i suoi secondi Frederick Bedwell e John Septimius Roe (che poi sarebbe diventato il primo General Surveyor dell'Australia occidentale), il nostro Cunningham, 12 marinai, due mozzi e l'aborigeno Bungaree, che aveva già partecipato come guida, interprete e negoziatore con le popolazioni locali alla spedizione Flinders. Alla scoperta della costa settentrionale dell'Australia Il compito principale di King era il rilevamento idrografico della costa settentrionale, in particolare del settore più occidentale non toccato da Flinders; l'ammiragliato sperava che egli individuasse qualche fiume che fosse possibile risalire per penetrare nell'interno. Ma la lista dei compiti che gli fu consegnata includeva anche la raccolta di informazioni sulle condizioni metereologiche, le montagne, la flora e la fauna, il legname, i minerali, le comunità locali, le loro lingue e costumi, la possibilità di commerciare con loro, nonché ogni prodotto che potesse essere esportato in Gran Bretagna. Obiettivi che per una volta mettevano d'accordo il capitano e il suo naturalista. Salpata da Port Jackson il 22 dicembre 1817, la Mermaid scese lungo la costa occidentale, per poi navigare lungo le coste meridionale e orientale fino a raggiungere il North West Cape dove sarebbe iniziato il rilevamento. Durante il tragitto, due soli scali significativi: il 26 dicembre a Twofold Bay, quando Cunningham per la prima volta scese a terra con il capitano, notando che la vegetazione poco differiva da quella di Port Jackson; il 20 gennaio 1818 a Oyster Bay, che fu perlustrata per quasi due settimane. Doppiato il North West Cape, intorno a metà febbraio venne scoperto un golfo battezzato Exmouth Gulf in onore di Lord Exmouth. Erano acque infide in cui vennero perse due delle tre ancore. Per circa due settimane la navigazione, in quasi totale assenza di vento, proseguì lenta, perlustrando il tratto di costa tra il golfo di Exmouth e Port Walcott. Cunningham ebbe parecchie opportunità di scendere a terra, spesso in compagnia del capitano che condivideva i suoi interessi naturalistici; tuttavia si era alla fine della stagione secca e il territorio appariva arido e desolato, le piante erbacee erano per lo più morte, mentre le rare specie arboree raramente portavano frutti. Finalmente l'8 marzo si levò il vento da sud e la Mermaid fece vela a nord, in direzione della Terra di Arnhem. Sospinta dal vento, dapprima carico di pioggia, non si sarebbe fermata fino al 27 marzo, quando gettò l'ancora in un'isola che poi sarebbe stata battezzata Goulburn Island; ora il paesaggio appariva del tutto diverso; così lo descrive un entusiasta capitano King: "Si era ormai al termine della stagione delle piogge, e ogni cosa aveva l'aspetto più rigoglioso; l'erba, che copriva il terreno dell'isola, era alta più di sei piedi, tanto che ci nascondeva l'un l'altro mentre camminavamo verso la sommità della collina, i cui lati erano fittamente boscosi. Ai margini della spiaggia crescevano il pandano e l'ibisco e una varietà di altri alberi e arbusti tropicali e la sabbia era variegata dai lunghi tralci del convolvolo in piena fioritura". Insomma un vero paradiso, come l'adiacente Sims Island (così nominata su richiesta di Cunningham in onore del primo curatore del Botanical Magazine John Sims) dove il nostro botanico poté fare incetta di piante, tra cui una profumatissima Asclepiadacea. Lasciata Goulburn Islands il 6 aprile, per tutto quel mese e quello successivo vennero esplorate la penisola di Cobourg, le isole Melville e Bathurst, le coste del golfo di Van Diemen fino al West Alligator River, il punto più orientale: King lo chiamò così per i coccodrilli che infestavano le sue rive paludose ed egli scambiò per alligatori. In più occasioni ci furono incontri con nativi, non sempre amichevoli nonostante la presenza mediatrice di Bungaree; il più drammatico si ebbe nella penisola di Cobourg, in un ancoraggio ribattezzato da King Knocker's Bay "Bay dei picchiatori" perché gli esploratori furono presi a sassate dai nativi mentre cercavano di disincagliare una lancia rimasta intrappolata tra le mangrovie. La stagione inoltrata e il tempo pessimo rendevano impossibile proseguire verso est; il capitano decise così di fare rotta per Timor; la breve sosta a Kupang (6-11 giugno) permise a King di rinnovare le provviste e a Cunningham di erborizzare nei dintorni della città, con l'aiuto di servo malese messogli a disposizione dall'amministrazione olandese. Il viaggio di ritorno, nuovamente lungo le coste occidentale e meridionale, fu funestato dalla dissenteria, con la morte di uno dei marinai; grazie ai venti favorevoli, fu tuttavia molto veloce: il 29 luglio 1818 la Mermaid gettava l'ancora nella baia di Sidney. Il comandante e i suoi ufficiali trascorsero la seconda metà del 1818 a riordinare le carte e a preparare la nave per la successiva spedizione; Cunningham, oltre a preparare i pacchi di semi e piante per Kew, ebbe anche il tempo di fare una breve escursione a sud di Sidney, visitando la regione di Illawarra; situata ad appena una cinquantina di miglia da Port Jackson, con il suo clima caldo-umido e una peculiare vegetazione tropicale, sarebbe divenuto uno dei suoi terreni di caccia favoriti dove sarebbe tornato molte volte negli anni successivi. Partito da Parramatta il 19 ottobre e rientrato esattamente un mese dopo, era pronto per una seconda avventura con l'amico King. La seconda spedizione della Mermaid fu però quasi un viaggio di routine: nel dicembre 1818 King salpò per la terra di van Diemen (l'odierna Tasmania) e ne perlustrò la costa fino al Macquarie Harbour; già il 14 febbraio era di ritorno nella baia di Sidney. Cunningham incrementò le sue raccolte erborizzando nei dintorni di Hobart e Launceston; la visita in Tasmania fu tuttavia abbastanza deludente per lui: erano le stesse zone già esplorate da Robert Brown e vi trovò poche novità. Il terzo viaggio della Mermaid (8 maggio 1819-12 gennaio 1820) seguì una rotta opposta rispetto al primo. Accompagnata da un altro vascello, la Lady Nelson, su cui viaggiava una nostra vecchia conoscenza, John Oxley, la Mermaid si diresse a nord, raggiungendo Port Maquaire e la foce del fiume Hastings. Dopo aver esplorato insieme quest'area, mentre la Lady Nelson e Oxley rientravano a Port Jackson, la Mermaid si inoltrava nel rischioso passaggio tra la costa del Queensland e la barriera corallina; era una navigazione lenta e difficile che moltiplicò gli scali, offrendo molteplici possibilità di raccolta a Cunnigham; sulla Fitz Roy Island poté raccogliere molti alberi tipici della foresta pluviale e addirittura due orchidee (una sarà poi dedicata al capitano come Dendrobium kingianum); all'Endeavour River, dove Cook era stato costretto a spiaggiare la sua nave gravemente danneggiata dalla barriera corallina, fu deliziato dalla raccolta di alcuni esemplari che andavano a sostituire quelli imperfetti raccolti da Banks in persona. Il 25 luglio la Mermaid doppiava Capo York ed entrava nel golfo di Carpentaria; partendo da Goulburn Island, King riprese il rilevamento della costa settentrionale, procedendo però da est a ovest; tra agosto e settembre furono esplorate le coste e le isole della Terra di Arnhem, per poi proseguire fino al Capo Londonderry e l'arcipelago Buonaparte. Si era ormai a metà ottobre. il tempo era di nuovo pessimo e molti uomini erano malati. Come due anni prima, King si diresse a Timor, per rinnovare le scorte e iniziare il viaggio di ritorno, che seguì la stessa rotta di quello precedente, concludendosi il 12 gennaio 1820. Il terzo viaggio, con i numerosi scali lungo le coste del Queensland e la lenta esplorazione della costa settentrionale fu particolarmente fruttuoso per Cunningham, che poté anche osservare (e raccogliere) in una stagione diversa varie piante che aveva già incontrato nel corso del primo viaggio; tuttavia egli si ammalò abbastanza gravemente (di itterizia, secondo King). Ciò non gli impedì di essere di nuovo della partita per la quarta spedizione della Mermaid (14 giugno-9 dicembre 1820). Nei mesi precedenti il vascello era stata carenato e bonificato (con scarso successo) degli scarafaggi e dei ratti che infestavano lo scafo. A giugno era pronto per la partenza, con gli stessi ufficiali ma un equipaggio rinnovato perché solo due marinai avevano confermato l'ingaggio; ora a bordo c'era anche un chirurgo. Fu un viaggio sfortunato fin dall'inizio. Poco dopo l'uscita dal porto, la nave incontrò un tempo così cattivo da perdere il bompresso; dovette così rientrare per essere riparata. Il viaggio riprese il 13 luglio, ma una settimana dopo, durante le manovre d'ancoraggio a Port Bowen, la nave rimase incagliata in un banco di sabbia, riportando danni gravi ma al momento non visibili, tanto che King ordinò di riprendere la navigazione. Il Capo York venne doppiato senza difficoltà e per la terza volta la Mermaid raggiunse Goulburn Island dove Roe, che si era imprudentemente allontanato da solo per cacciare, rischiò di essere catturato e ucciso dai nativi. Ma la preoccupazione maggiore era proprio la Mermaid: dall'ingresso nel golfo di Carpentaria lo scafo imbarcava sempre più acqua, tanto che King decise di portarla a terra per carenarla. Il 21 settembre fu trovato un ancoraggio adatto in una baia riparata e provvista di acqua dolce; i lavori di riparazione si protrassero fino al 30 settembre, ma non poterono che essere provvisori, in mancanza di sufficienti chiodi di rame. Non restava che intraprendere il forzato viaggio di ritorno, lungo le coste ovest e sud. Prima di rientrare a Sidney il 9 dicembre, a Botany Bay si rischiò il naufragio. Anche le raccolte di Cunningham erano state magre, a causa della stagione avanzata. All'arrivo a Port Jackson, lo attendeva una notizia dolorosa: quella della morte del suo protettore Joseph Banks, avvenuta il 20 giugno. Fu l'ultimo viaggio della Mermaid (la nave, non più adatta alla navigazione oceanica, fu destinata a usi meno logoranti), ma non l'ultimo di King, Cunningham e compagni. Il 26 maggio 1821 riprendevano il mare a bordo del brigantino Bathurst, un vascello di tonnellaggio doppio rispetto alla piccola e agile Mermaid, con un equipaggio di 33 persone. Ripercorrendo la rotta ormai consueta, ripresero l'esplorazione della costa settentrionale, completandone la ricognizione fino alla penisola Dampier e a Roebeck Bay. Tuttavia, dopo la brutta avventura della Mermaid, e tanto più con una nave con maggior pescaggio, il capitano temeva i banchi di sabbia e trascurò di esplorare la profonda insenatura che oggi porta il suo nome (King Sound). Da Roebeck Bay la nave fece rotta per Mauritius, dove Cunningham che non aveva raccolto molto durante l'ultima parte del viaggio, essendosi di nuovo ammalato, riuscì a scambiare alcune piante australiane con piante indiane, africane e malgasce. Quindi la Bathurst, nuovamente navigando lungo le coste occidentale e meridionale, rientrò a Sidney il 25 aprile 1822. Un enigma botanico In cinque anni di viaggi e avventure comuni tra King e Cunningham si era cementata una sincera amicizia. Il capitano avrebbe descritto così il "suo" botanico: "Era un esemplare raro, direi un genere a sé: devoto alla sua scienza, la botanica; un caldo amico e un uomo onesto". Ma per i due amici era venuto il momento di separarsi. A King fu ordinato di rientrare in Inghilterra con la Bathurst; Cunningham rimase in Australia di cui continuò ad esplorare la flora per altri nove anni; e lì lo ritroveremo in un altro post. A Londra King fu accolto nella Royal Society e nel 1826 pubblicò la relazione dei suoi viaggi, che contiene anche un'appendice sulla flora della costa settentrionale dell'Australia scritta da Cunningham. Fu quindi incaricato dei rilevamenti idrografici della Terra del fuoco, missione che lo impegnò per ben cinque anni (1826-1830). Tornato in Inghilterra in cattiva salute, nel 1831 decise di lasciare il servizio attivo e di tornare in Australia, dove il padre gli aveva lasciato una vasta proprietà; vissuto fino al 1856, vi ricoprì una serie di incarichi politici; nel 1855 fu nominato retroammiraglio. Fu Robert Brown a rendere merito dei suoi servigi alla botanica dedicandogli un singolare endemismo australiano, Kingia australis; allo stesso tempo si sdebitò con il padre di lui, Philip Gidley King, governatore del Nuovo Galles del Sud ai tempi delle spedizioni Fliders. Così infatti scrive: "A questo nuovo genere ho dato il nome del mio amico il capitano King, che durante i suoi importanti rilevamenti delle coste della Nuova Olanda creò preziose collezioni in diversi campi delle scienze naturali, e in ogni occasione diede tutta l'assistenza in suo potere a Mr. Cunningham, l'infaticabile botanico che lo accompagnava. Il nome è anche inteso come segno di rispetto alla memoria del fu capitano Philip Gidley King che, come governatore del Nuovo Galles del Sud, organizzò materialmente il viaggio del Capitano Flinders; e verso la cui amicizia io e Ferdinand Bauer siamo in debito per l'assistenza che ci ha prestato finché siamo rimasti in quella colonia". Si rimanda alla sezione biografie per un profilo biografico di padre e figlio; qui basti dire che il capitano King, oltre ad essere un grande idrografo, era un naturalista più che dilettante, interessato soprattutto alla zoologia. Il suo amore per la natura traspare alla lettura di quasi ogni pagina di Narrative of a Survey of the Intertropical and Western Coasts of Australia, Performed Between the Years 1818 and 1822, dove spesso lo vediamo partecipare con entusiasmo alle raccolte di Cunningham; in Patagonia, raccolse un'importante collezione etnografica che poi donò al British museum e esemplari di uccelli, in alcuni casi inediti, che poi pubblicò sul Zoological Journal di Sidney. Era inoltre un dotato disegnatore e acquarellista. Oltre alla già ricordata orchidea, lo ricordano gli eponimi di sei rettili: Amphisbaena kingii, Chlamydosaurus kingii, Egernia kingii, Elgaria kingii, Hydrophis kingii e Liolaemus kingii. Kingia australis, l'unica specie del genere Kingia, è una pianta assai singolare. Si presenta come un tozzo pseudo tronco, formato dall'accumulo delle basi fogliari, sormontato da un ciuffo di foglie lunghe, sottili e piuttosto rigide. I fiori, minuscoli, da giallo verdastro a bruno, ma raggruppati in dense infiorescenze globose, sono portati all'apice di lunghi steli emessi tra il fogliame. Di crescita lentissima (circa 1 cm e mezzo l'anno), è però molto longeva; esemplari pluricentenari alti oltre sei metri non sono insoliti. Fin dalla sua scoperta, dovuta proprio a Robert Brown, che la raccolse nel 1801 sulla costa del King George Sound, costituisce un'enigma per i botanici. Quando non è in fioritura, ha un aspetto assai simile ad alcune specie del genere Xanthorrhoea, tanto che per molti anni si credette ne fosse la forma femminile. In realtà, i suoi fiori sono talmente diversi. Brown poté osservarla in fioritura, ma trovò solo frutti così rovinati e imperfetti che inizialmente non la pubblicò; tuttavia nel 1823 ottenne esemplari di fiori e frutti maturi raccolti da William Baxter, basandosi sui quali poté descriverla e discuterne la collocazione tassonomica in Character and description of Kingia, inizialmente pubblicato in appendice al resoconto dei viaggi di King. Con molti dubbi, egli assegnò il nuovo genere alle Liliaceae. A lungo è stato collocato nella famiglia Xanthorrhoeaceae; oggi, insieme a altri tre generi, tutti australiani, fa parte della famiglia Dasypoganaceae, stabilita nel 1998, molto più vicina alle Arecaceae (le palme) che non alle Xanthorrhoeaceae/Asparagaceae. La sua crescita lentissima è un adattamento a condizioni di estrema aridità, in terreno con pochi elementi nutritivi; la sua fioritura è evento raro, che si produce in condizioni particolarmente favorevoli, ma soprattutto dopo un incendio. Altre informazioni nella scheda.
1 Comment
Maria Rosaria Di Sapia
18/1/2022 03:57:04 pm
Mi sono estasiata leggendo tutte queste interessanti conoscenze e notizie che sono confluite nel Kew meraviglia unica.GRAZIE SILVIA
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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