Quanti nomi per la stessa pianta! cedrina, limoncina, limonaria, ma anche erba Luigia, Maria Luisa... Ma chi è questa Maria Luisa? Niente meno che Maria Luisa di Borbone Parma, prima amata principessa delle Asturie, poi chiacchieratissima regina di Spagna. E andiamo a conoscere anche il marito Carlo IV e tre generi tre: Aloysia, Carludovica, Ludovia. Una principessa tra i fiori Dalla cornice di un quadro di Raffaello Mengs ci guarda con un tenue sorriso una graziosa damina del Settecento; alle sue spalle un'urna fiorita e alberi verdi; nella mano destra due garofani; addosso un vestito costellato di fiori. Questa principessa dei fiori è Maria Luisa di Borbone Parma, all'epoca (aveva solo sedici anni) principessa delle Asturie, ovvero moglie dell'erede al trono di Spagna. Quasi non si può credere che, divenuta adulta e regina, sia esattamente l'altera megera di tanti quadri di Goya che le hanno guadagnato la fama di essere la più brutta regina di Spagna (e, come scopriremo, forse la più odiata). Non ci guarda invece il marito Carlo delle Asturie, futuro Carlo IV, quasi assorto in sé, che ha voluto essere ritratto dal celebre pittore tedesco in vesti di cacciatore, appoggiato a un fucile e accompagnato da un cane da caccia. Lo sfondo è lo stesso: un verdissimo paesaggio di alberi e acque, ovvero il parco reale d'Aranjuez che in quegli anni il giovane principe stava profondamente ristrutturando. Un parco per il principe Alla rigida etichetta di corte, i principi delle Asturie preferivano i più liberi soggiorni in dimore di campagna, le casitas; la più amata di tutte era nella residenza reale di Aranjuez, dove fin dalla fondazione della dinastia Borbone la corte trascorreva i mesi primaverili. Carlo volle trasformare una grande area del parco secondo la moda del giardino paesaggistico all'inglese seguendo personalmente i lavori dalla Casita del Labrador. Il risultato fu l'immenso Jardìn del Principe (in realtà, un insieme di otto giardini con un diametro di 7 km e 150 ettari di estensione), ricco di essenze vegetali pregiate, fontane, viali alberati, un stagno con un padiglione cinese, rocce artificiali e cascatelle, una "montagna russa" artificiale e numerosi piccoli edifici (fabricas) secondo la moda del tempo. Iniziati nel 1775, i lavori si protrassero fino al 1793, quando Carlo era orami asceso al trono. Insomma, valeva la pena per i botanici spagnoli ingraziarsi un mecenate che, oltre a essere erede al trono, aveva dimostrato un certo interesse per le cose naturali (fin da ragazzo aveva una grande collezione di volatili, sia vivi nelle uccelliere sia impagliati); la strada più diretta per arrivare a Carlo era l'amata moglie Maria Luisa. Fu così che nel 1779 (ma la specie sarà pubblicata ufficialmente solo nel 1784) Antoni Palau y Verdera, titolare della seconda cattedra di botanica all'orto botanico di Madid, onorò la principessa denominando Aloysia (corrispettivo latino di Luisa) una profumatissima pianta da poco introdotta dal Sud America. Di conseguenza, essa cominciò ad essere chiamata hierba de la princesa, "erba della pincipessa" o semplicemente Maria Luisa. All'epoca, la principessa era ancora popolare tra gli spagnoli: educata in Italia, disinvolta e, seppur non bella, dotata di un certo charme, aveva interrotto la secolare reclusione delle principesse e delle sovrane spagnole che non lasciavano mai le residenze reali per mostrarsi frequentemente in pubblico, divenendo così una figura nota e amata. Spedizioni botaniche e un genere di coppia Erano anni di grande dinamismo per la scienza spagnola. Nel 1774, il re Carlo III aveva ordinato il trasferimento dell'Orto botanico dalla vecchia, limitata area di Migas Calientes, al Paseo del Prado, nell'ambito di una vera e propria cittadella della scienza (costituita dal giardino botanico stesso, da un osservatorio e da un museo, che diverrà il Museo del Prado). A dirigerlo era Casimiro Gómez Ortega, di cui Palau era il suo braccio destro; i lavori, lunghi e impegnativi, si protrassero fino al 1781; in questo contesto, è chiara l'importanza del favore dell'erede al trono e della sua consorte. Gli anni finali del regno di Carlo III si segnalarono anche per il vigore con il quale furono intraprese grandi spedizioni botaniche in Sud America, intese sia alla conoscenza della flora latinoamericana, con tutto il suo potenziale economico, sia all'arricchimento delle collezioni del Real Jardin Botanico del Prado (sull'esempio dei Kew Gardens). Se ne susseguirono ben tre: la Real Expedición Botánica al virreinato de Perú (che comprendeva anche il Cile), protrattasi dal 1778 al 1788; la Real Expedición Botánica a Nueva Granada (ovvero in Colombia), dal 1782 al 1808; la Real Expedición Botánica a Nueva España (ovvero in Messico), dal 1787 al 1803. Come si vede, a parte la prima, le spedizioni si prolungarono nel corso del regno di Carlo IV, che divenne re nel dicembre del 1788, otto mesi prima della Rivoluzione francese che ne condizionò pesantemente le vicende, fino a portare nel 1808 alla sua abdicazione, alla prigionia in Francia e all'esilio. Vittima di queste avverse circostanze fu anche la fama di Maria Luisa: accusata di dominare totalmente l'imbelle marito, odiata per il suo supposto orientamento filofrancese, le venne cucita addosso una tenace leggenda nera; le si attribuì come amante il detestato ministro Godoy (che sarebbe giunto al potere passando attraverso il suo letto) e addirittura l'avvelenamento di una nuora con cui non andava troppo d'accordo. Ma lasciamo queste miserie (gli storici sono divisi, ma oggi la maggioranza ritiene che queste accuse siano menzogne costruite a bella posta dalla variegata opposizione all'ondivaga politica filofrancese di Godoy) per tornare alla botanica. Nel 1788, al rientro dalla spedizione in Perù, Hipólito Ruiz e José Pavón si accinsero a pubblicare l'enorme massa di nuove piante raccolte nel viaggio; avevano tanti nuovi generi da battezzare, e ne elargirono a destra e a manca a studiosi, benefattori, politici del momento. Potevano forse mancare il re e la regina? Ed ecco che nel 1794, in Prodromos de la Flora de Perù y Chile, battezzarono in onore di entrambi il genere Carludovica. Del resto, gli sfortunati sovrani spagnoli, almeno dal punto di vista della protezione della scienza (e delle arti: è noto che furono i mecenati di Goya) dimostrarono che l'omaggio non era mal riposto: nonostante le enormi difficoltà dei tempi, durante il loro regno proseguirono le spedizioni scientifiche già in corso e altre ne vennero varate: la Expedición Malaspina (1789-1804) lungo le rotte del Pacifico, la Real Expedición Filantrópica de la Vacuna (1803-1805), che si proponeva di diffondere la vaccinazione antivaiolosa in ogni area dell'impero spagnolo. Inoltre Carlo e Maria Luisa nel 1799 ricevettero (proprio a Aranjuez, la loro residenza preferita) Humboldt e gli concessero i permessi per la sua spedizione scientifica in Sud America (fino ad allora vietata agli studiosi stranieri, a meno che fossero al servizio della corona spagnola). Una sintesi della vita di Maria Luisa e di Carlo IV nella sezione biografie. Aloysia, Carludovica e... Ludovia Ma c'è ancora una storia da raccontare. Ruiz e Pavon avevano stabilito il genere Carlodovica sulla base di quattro specie raccolte in Perù, che avevano assegnato alla famiglia delle palme. Il botanico Persoon fece notare che il nome era un po' troppo lungo e propose di abbreviarlo, adottando la forma Ludovia. Kunth, nella sistemazione delle specie sudamericane frutto della spedizione di Humboldt, respinse l'idea, rilevando che non si trattava di Palmae, ma piuttosto di Araceae. A metà Ottocento, P.A. Poteau ne scoprì due nuove specie in Guyana; su questa base, unendole a una delle specie di Ruiz e Pavon, nel 1861 Brongniart creò un nuovo genere, battezzato Ludovia recuperando quella vecchia proposta. Così, anche se in modo indiretto, anche esso è venuto ad aggiungersi ai generi battezzati in onore di Maria Luisa e Carlo. I tre generi hanno un punto in comune: si tratta di piante americane, per lo più sudamericane (tranne quattro specie di Aloysia, che vivono nel Sud degli Stati Uniti e in Messico; gli altri due generi hanno come limite settentrionale il sud del Messico). Aloysia appartiene alla famiglia Verbenaceae ed è un genere chiacchierato quasi come la sua dedicataria. Nel corso della sua storia ormai più che bicentenaria è stato ora cancellato, ora ripristinato, in particolare facendolo rientrare in Lippia, tanto che la specie più conosciuta, Aloysia citriodora è forse più nota con il vecchio sinonimo Lippia citriodora. Tuttavia le revisioni più recenti delle Verbenaceae, supportate dalle indagini filogenetiche, confermano la sua indipendenza. Il genere comprende una trentina di specie, tutte americane, distribuite dalla fascia temperata a quella subtropicale; sono arbusti aromatici con fiori non aggregati in infiorescenze capitate compatte come in Lippia, ma in racemi allungati con gruppi di fiori ben spaziati tra di loro. La più nota è ovviamente la profumatissima cedrina, la maria luisa da cui siamo partiti. Qualche informazione in più nella scheda. Dopo una pianta a tutti familiare, veniamo ai due interessantissimi generi Carludovica e Ludovia. Entrambi appartengono alla piccola famiglia delle Cyclantaceae, un gruppo di Monocotiledoni con qualche affinità con il pandano, diffuse nelle foreste pluviali centro e sudamericane. Come dimostrano le loro vicissitudini tassonomiche, a prima vista possono essere confuse con le palme (questo vale in particolare per Carludovica), ma hanno fiori a spadice che assomigliano a quelli delle Araceae, da cui si distinguono per i lunghi filamenti sterili che in alcune specie sembrano quasi una massa di spaghetti. Carludovica è il genere più noto della famiglia; comprende quattro specie, distribuite tra il Messico meridionale e la Bolivia. Sono grandi piante erbacee con imponenti ciuffi di foglie a ventaglio profondamente incise che a uno sguardo distratto richiamano la kenzia. La specie più comune è C. palmata; le sue foglie giovani vengono utilizzate per fabbricare i cappelli di panama. Di grande valore decorativo, sono talvolta commercializzate da vivai specializzate in palme. Cenni alle quattro specie, all'habitat e alla distribuzione nella scheda. Ludovia comprende invece tre specie di distribuzione più meridionale (dal Messico fino al Brasile), che si arrampicano anche a diversi metri d'altezza sugli alberi della foresta pluviale grazie alle radici aeree; sono semi-liane epifite con lamina fogliare intera e spadice più o meno cilindrico, avvolto in una brattea. Rimando alla scheda per le poche informazioni che sono riuscita a reperire su questo genere ancora poco noto.
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https://app.myadvent.net/calendar?id=zb2znvc47zonxfrxy05oao48mf7pymqv CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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