Se la Strelitzia, una pianta molto nota e ammirata per la sua esotica bellezza, ha quel nome ostico la colpa è tutta di Joseph Banks, che volle dedicarla - per autentica riconoscenza ma forse anche con un pizzico di calcolo politico - alla sua regina, nativa di un piccolo ducato tedesco dal nome irto di consonanti. Una pianta regale per una regina Grazie agli invii di Masson, i Giardini reali di Kew crescono tumultuosamente; nel 1773 nella "stufa" (ovvero nella serra calda) fa il suo ingresso una pianta destinata a grande avvenire. Raccolta da Masson e Thunberg nella spedizione del 1772-73, arriva presumibilmente dai dintorni di Port Elizabeth ed è stata identificata come Heliconia. E' un'erbacea imponente, con belle foglie che assomigliano a quelle del banano; piantata in grandi mastelli di legno, passano alcuni anni prima che riesca a fiorire; solo quando, attraverso il fondo ormai marcito, le radici radicano nel terreno, sbocciano finalmente i primi fiori. Sono fiori mai visti, di stupefacente bellezza esotica: da una lunga spata appuntita, che ricorda un becco d'uccello, emerge una corona di tepali e petali arancio e blu. Banks, direttore ufficioso di Kew, capisce di trovarsi di fronte a un genere sconosciuto alla scienza. Non ha dubbi: solo una persona è degna di darle il suo nome, la regina d'Inghilterra Carlotta, botanica dilettante e grande sponsor di Kew, che si è già guadagnata l'appellativo di "regina della botanica". Dal suo nome di ragazza, Sofia Charlotte von Mecklemburg-Strelitz, Banks battezza la pianta Strelitizia. E per levare ogni dubbio, aggiunge l'inequivocabile specifico reginae, la Strelitzia della regina. Banks e la regina si conoscevano bene e il rapporto tra di loro era di reciproca stima. Proveniente dal piccolo ducato di Mecklemburgo, Carlotta era arrivata in Inghilterra per sposare il re Giorgio III nel 1761, quando aveva poco meno di diciassette anni. Amava da sempre la botanica e poté coltivare questa passione quando Kew divenne la residenza di campagna preferita della coppia regale, nonché il luogo dove venivano educati i loro numerosissimi figli (ne ebbero ben quindici). In quegli stessi anni, Banks, amico personale del re, ne andava trasformando i giardini in una meravigliosa raccolta di piante esotiche, il giardino botanico più prestigioso al mondo. Né il re né la regina fecero mancare il loro entusiastico sostegno alla grande impresa. La regina, una donna colta, seria e coscienziosa, amava seguire personalmente l'educazione delle figlie, studiando insieme a loro. Raccoglieva piante, le osservava al microscopio, le conservava in un erbario e le catalogava secondo il sistema di Linneo. Per lei, nel 1789, alla morte del botanico John Lightfoot, il re ne acquistò l'erbario, grazie al quale la regina ebbe modo di conoscere J. E. Smith, presidente della Linnean Society e amico di Banks. Infatti, poiché l'erbario era infestato di insetti, fu affidato per la "bonifica" a Smith; egli fu presentato a Carlotta che, conoscendo il successo delle sue conferenze di scienze naturali, gli chiese di tenere per lei e per le principesse Augusta e Elizabeth "conversazioni", ovvero lezioni private di botanica e zoologia (vennero tuttavia interrotte dopo pochi anni perché Smith appariva troppo vicino alle idee dei rivoluzionari francesi). Carlotta e le figlie seguivano anche lezioni di illustrazione botanica, impartite da Franz Bauer; la più dotata si dimostrò la principessa Elizabeth (a testimonianza del suo gusto e del suo talento rimangono le ghirlande da lei dipinte nel Queen's Charlotte Cottage di Kew). Una dedica politica? Insomma, almeno per una sovrana, le credenziali della regina Carlotta erano sufficienti per meritarle l'omaggio di un genere onorifico. Ma forse manca ancora un tassello alla nostra storia. Strelitzia reginae ricevette il suo nome ufficiale nel 1789, nel catalogo di Kew Hortus kewensis (curato da Aiton), ma la denominazione era stata creata "ufficiosamente" l'anno prima da Banks nella sua corrispondenza privata, unita a una tavola litografica dipinta da Bauer che ritraeva lo splendido fiore. E il 1788, nella storia dell'Inghilterra, non è un anno qualunque. Nell'estate di quell'anno Giorgio III ebbe il primo grave attacco della malattia mentale che avrebbe devastato la sua vecchiaia; benché fosse in grado di esercitare la maggior parte delle sue funzioni, non poté pronunciare il tradizionale discorso della Corona in occasione della seduta inaugurale del Parlamento. Ne nacque uno stallo istituzionale e uno scontro politico tra i sostenitori del principe di Galles (il futuro Giorgio IV) e il primo ministro William Pitt il giovane, che si tradusse anche in uno scontro tra il principe e la regina, ciascuno dei quali accusava l'altro di aspirare alla reggenza. Insomma, una situazione di tensione che può aver influito sulla mossa di Banks. Certo, la sua posizione era molto solida (era stato eletto presidente della Royal Society nel 1784, era membro di numerose istituzioni scientifiche prestigiose anche all'estero ed era un personaggio riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale); inoltre era un uomo super partes, che aveva sempre evitato di schierarsi né con i tories né con whigts. Tuttavia il suo ruolo "ufficioso" a Kew si basava su una relazione personale con il sovrano che rischiava di interrompersi, se la malattia si fosse aggravata (come in effetti avvenne, ma solo molti anni dopo, nel 1810) e se il principe di Galles, ben poco interessato a piante e giardini, fosse giunto al potere. Dunque, la provvidenziale fioritura della Strelitzia e la dedica alla sovrana proprio quell'anno possono anche essere lette come una conferma della sua devozione alla regina, e indirettamente al re. Tanto più che Banks ebbe cura di sottolineare il valore simbolico di quella dedica. Nel 1814 (all'epoca, il povero Giorgio III era ormai stato dichiarato ufficialmente pazzo ed era stato rinchiuso nel palazzo di Kew, trasformato da residenza di campagna in reclusorio psichiatrico) inviò alla principessa Elizabeth una cartolina con un messaggio adulatorio finemente dipinta da Bauer con fiori simbolici, tra cui spiccano in alto a sinistra una Strelitzia e in basso a destra una Banksia. Inoltre nel 1818 fece approntare a Bauer uno splendido album con tavole litografiche di tutte le specie di Strelitzia allora conosciute (nel frattempo ne erano state scoperte altre), ritratte dal vivo presumibilmente da esemplari delle serre di Kew. Proprio a Kew la regina morì quello stesso anno, precedendo di un anno il marito, ormai cieco e totalmente sprofondato nell'alienazione mentale. Qualche notizia in più nella vita. Strelitzia, attrazione irresistibile Strelitzia è un piccolo genere della famiglia Strelitziaceae, che comprende solo cinque specie, tutte endemiche dell'Africa australe. Sono accomunate dalla curiosa infiorescenza che ricorda la testa di un uccello esotico, con il becco formato da una spata appuntita, e la cresta formata da tre tepali dai colori sgargianti (arancio, giallo o bianco) e da tre petali blu, porpora oppure bianchi. Due sono fusi tra loro formando una struttura che racchiude le antere, mentre alla base del terzo si raccoglie il nettare. Sono un'attrazione irresistibile ai nostri occhi, ma ancora di più a quelli dei colibrì richiamati dai colori vistosi e dalla dolcezza del nettare che suggono con i lunghi becchi ricurvi. Insomma, per i colibrì quei colori sono l'equivalente della rutilante insegna di un fast food. Un'attrazione, comunque, condivisa dagli esseri umani, visto che S. reginae, arrivata come si è visto in Europa a fine Settecento, di lì si è diffusa nei giardini e nelle serre di tutti i paesi a clima caldo, affermandosi anche come una delle star della produzione di fiori recisi, anche grazie alla lunga durata e alla capacità di fiorire durante tutto l'anno. Poco nota fuori del paese d'origine (cioè il Sud Africa) è invece l'altra specie erbacea, S. juncea, con infiorescenze molto simili a quelle di S.reginae, dalla quale si distingue per le foglie strette e allungate, prive di lamina nelle piante adulte, che ricordano un giunco. Sono invece arboree le altre tre specie, che nel portamento e nella forma delle foglie richiamano il banano (con il quale hanno qualche parentela, visto che anche la famiglia Musaceae, cui appartiene quest'ultimo, fa parte dell'ordine delle Zingiberales). La più coltivata è S. alba (anche conosciuta con il sinonimo S. augusta), che può raggiungere i 10 m. Fu la seconda a raggiungere l'Europa; raccolta da Thunberg nel novembre 1773 nei pressi del fiume Pisang (nome locale sia del banano sia della Strelitzia), anch'essa arrivò in Inghilterra grazie a Masson, che la inviò a Kew nel 1789. Come dice il nome, è caratterizzata dai fiori bianchi. Le altre due specie arboree sono S. nicolai, scoperta a metà Ottocento e dedicata al granduca Nikolaj Nikolaevic, terzo figlio dello zar Nicola I, la più diffusa in natura e anch'essa relativamente coltivata nei climi caldi, e S. caudata, con fiori azzurri. Qualche approfondimento nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
November 2024
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