Anche in un secolo che non difetta di avventurieri, la vita inquieta del principe Charles Henri Othon (o, se preferite Karl Heinrich) di Nassau-Siegen è decisamente sopra le righe. A poco più vent'anni lo troviamo tra i compagni di Bougainville intorno al mondo; quindi sarà successivamente al servizio di Francia, Spagna, Polonia e Russia, con imprese militari spericolate, qualche successo e clamorosi disastri. Ovunque accumulando una montagna di debiti e collezionando duelli e conquiste femminili. Il suo incontro con le piante sta all'inizio e alla fine del percorso esistenziale: giovane volontario della spedizione Bougainville, viene contagiato dall'entusiasmo di Commerson e collabora attivamente alle sue raccolte, arrampicandosi con Baret sulle più ardue pendici dello stretto di Magellano; anziano proprietario terriero, sperimenta innovazioni agricole nelle sue terre in Ucraina. Sono le escursioni al seguito di Commerson a guadagnargli l'affetto del burbero botanico, e la dedica dell'intrigante genere Nassauvia. A vent'anni con Bougainville e Commerson Secondo il principe di Ligne, che lo conobbe quando era ammiraglio di Caterina II, fu l'incertezza delle sue origini a alimentare nel giovanissimo Charles-Henri Othon di Nassau Siegen il desiderio di gloria e la sete di avventure. Nato a Parigi e educato in Francia nella tenuta dei nonni materni, il ragazzo aveva ereditato dal padre, di cui era rimasto presto orfano, un'intricata vicenda familiare. Il nonno, Emanuele Ignazio di Nassau Siegen, era l'ultimo figlio del principe dell'impero Giovanni Francesco Desiderato. Nato da un matrimonio morganatico, venne escluso dalla successione e dal titolo principesco (di cui continuò a fregiarsi arbitrariamente). Trasferitosi in Francia, sposò la bella contessa Charlotte de Mailly, da cui ebbe due figli morti bambini; poi si separò dalla moglie. Diversi anni dopo, Charlotte ebbe un terzo figlio, Massimiliano Giuseppe. Il principe inizialmente ne riconobbe la paternità, ma più tardi, poco prima di morire, la rigettò, dichiarando il bimbo figlio adulterino della moglie. Seguì una serie infinita di processi e sentenze contrastanti; il parlamento francese riconobbe Massimiliano come legittimo, al contrario della giustizia imperiale. In Francia egli era un principe dell'impero, erede delle terre dei Nassau-Siegen; nel Sacro Romano Impero, un signor nessuno. Figlio di Massimiliano Giuseppe, il giovane Charles (per farla breve, lo chiameremo così; ma è altrettanto noto con il nome tedesco Carl Heinrich Nikolaus Otto) crebbe con questa storia alle spalle. Aveva appena quindici anni quando si arruolò tra i dragoni prendendo parte alle ultime fasi della Guerra dei sette anni come aiutante del maresciallo de Castries. Alla fine della guerra, si congedò con il grado di capitano. A Parigi e a Versailles si diede a una vita così dispendiosa e accumulò tanti debiti che gli amici gli consigliarono di cambiare aria; forse c'era di mezzo anche una relazione con una cantante che la famiglia voleva interrompere a tutti i costi. Fu così che, ventunenne, si imbarcò come volontario sulla Boudeuse per partecipare all'impresa di Bougainville. Sorprendentemente, durante il viaggio si dimostrò un ottimo acquisto: partecipò attivamente alla ricognizione delle coste e all'esplorazione delle isole, negoziò abilmente con i nativi e, come vedremo meglio tra poco, collaborò con Commerson. Ovunque, si interessò a tutto e dimostrò una buona attitudine al comando, come riconobbe lo stesso Bougainville. L'avventura più clamorosa gli capitò quasi all'inizio del viaggio. Durante la sosta all'estuario del Rio della Plata, forse nel gennaio del 1767, mentre cavalcava lungo la spiaggia con un gruppo di ufficiali, fu sorpreso con i suoi compagni da un giaguaro che gettò a terra il cavaliere d'Oraison, uno dei luogotenenti di Bougainville; prontamente, Nassau estrasse la pistola e freddò la belva con un colpo ben mirato. La scena, qualche anno dopo, fu immortalata dal pittore Jean-Baptiste Le Paon (ne esiste anche una replica lievemente modificata di Francesco Casanova, fratello di Giacomo). Sicuramente, dopo il ritorno in Europa il principe ne fece un pezzo forte dei suoi racconti durante le serate mondane, tanto da farsi una reputazione di eroico domatore di mostri. E qualche biografo ci ricamò su, favoleggiando una mai avvenuta partita di caccia alla tigre in Africa. A Tahiti dimostrò buone capacità diplomatiche, riuscendo a ricucire i rapporti con i tahitiani quando un gruppo di soldati francesi assassinò un indigeno. In assenza di una lingua comune, lo fece con doni, gesti, buone maniere, atteggiamenti amichevoli; che per riuscirci abbia sedotto la moglie di un capo (e tanto meno la "regina" di Tahiti, che i francesi non incontrarono), è di nuovo un volo pindarico dei biografi successivi. Sicuramente, come i suoi compagni, fu affascinato dall'isola e dai costumi dei suoi abitanti, portando il suo contributo all'edificazione del mito di Nuova Citera: "Lasciammo a malincuore questa isola la cui natura e i cui abitanti di concerto avevano reso il nostro soggiorno così gradevole e che Venere, alla quale non cessano di immolare nuove vittime, sembra aver scelto come proprio rifugio". Curioso di tutto, Nassau fu contagiato dall'entusiasmo di Commerson per la botanica e spesso lo accompagnò a erborizzare; in particolare, lo troviamo sulle sponde dello stretto di Magellano insieme al botanico e Jeanne Baret ad affrontare condizioni proibitive per procurarsi il maggior numero possibile di esemplari. Tra di essi, anche la pianticella che Commerson battezzerà in suo onore Nassauvia magellanica. Una vita romanzesca Al ritorno in Francia, si trovò ad essere uno degli eroi del giorno: riprese a frequentare salotti, a sedurre dame, a battersi in duello, e ad accumulare debiti. Aveva mantenuto ottime relazioni con Bougainville che nel 1772 fece da padrino alla figlia Sophie, nata fuori dal matrimonio. Di certo, si annoiava, al punto di sognare di ritagliarsi un regno personale nell'Africa centrale; l'impresa ovviamente fallì prima di cominciare. Al principe non restava che rientrare nell'esercito, prima come colonnello del reggimento di cavalleria Royal-Allemand poi nella marina miliare. Intanto, dal 1778 la Francia era di nuovo in guerra contro la Grand Bretagna. Per mettere fine agli attacchi pirati che partivano da Jersey, l'anno successivo Nassau propose all'ammiragliato un'impresa temeraria: occupare l'isola con un colpo di mano, approfittando dell'effetto sorpresa. Il tentato sbarco fallì per la pronta reazione britannica. Nel 1780 partecipò all'assedio di Gibilterra, come comandante di una delle batterie galleggiati. Collocate in posizione infelice, furono tutte distrutte dai proiettili incendiari britannici durante l'attacco generale del 13 settembre 1782, compresa quella comandata da Nassau. Tuttavia, con la batteria già avvolta dalle fiamme, egli continuò l'azione finché non fu costretto a mettersi in salvo a nuoto, tanto che il re di Spagna premiò il suo coraggio con una gratifica di tre milioni di franchi e il titolo di grande di Spagna. Siglata la pace, l'irrequieto principe, che nel 1780 aveva sposato la contessa polacca Karolina Gozdzka, raggiunse la moglie a Varsavia, dove il re Stanislao Poniatowski gli fece concedere la cittadinanza dal Parlamento e lo decorò con gli ordini di San Stanislao e dell'Aquila bianca. Il nuovo mirabolante progetto di Nassau era aprire una via commerciale alle merci polacche attraverso il Dniestr e il mar Nero; per questo si recò prima a Istanbul, poi nella Russia meridionale per incontrare Grigorij Potëmkin, il potente favorito di Caterina II. Potëmkin fu conquistato dal vulcanico principe franco-tedesco e lo coinvolse nella preparazione del viaggio trionfale dell'imperatrice. Caterina era prevenuta nei confronti di Nassau Siegen, che aveva fama di essere un pazzo totale, ma quando lo conobbe anch'essa ne fu affascinata, al punto da farlo entrare al suo servizio con il grado di contrammiraglio. La sua carriera alla corte russa iniziò nel segno della vittoria e terminò nel disastro. Nel giugno 1788 il principe sconfisse la flotta turca a Ochakov, e un mese dopo sbaragliò quanto ne restava. I suoi successi gli guadagnarono il grado di viceammiraglio, ma anche la gelosia di Potëmkin. L'imperatrice gli affidò varie missioni diplomatiche presso le corti europee quindi lo nominò capo della flotta del Baltico. In questa veste nell'agosto 1789 egli sconfisse pesantemente la flotta svedese nella prima battaglia di Swensksund, tuttavia un anno dopo, nel luglio 1790, subì la disastrosa sconfitta della seconda battaglia di Swenskund, in cui la flotta russa venne totalmente annientata. L'autostima del principe crollò a zero; appena poté diede le dimissioni e lasciò la Russia. Nel 1792 lo troviamo a Coblenza, dove il principe di Brunswick stava organizzando un'armata controrivoluzionaria e si ammassavano i nobili francesi emigrati. Nassau li aiutò generosamente, vendendo persino la sciabola d'oro tempestata di brillanti che gli era stata donata da Caterina II al tempo delle sue vittorie; ma dovette allontanarsi precipitosamente quando si scoprì che passava informazioni militari ai russi. Nel 1802, dopo la pace di Amiens, rientrò in Francia; delusa l'aspettativa di ricevere un comando da Napoleone, si rassegnò infine a tornare in Russia a fare il gentiluomo di campagna nelle sue terre di Tynna, nell'attuale Ucraina. Qui morì nel 1808, preceduto dall'amata moglie. Nella sua vita spericolata aveva affrontato decine di duelli e aveva rischiato più volte la vita in battaglia, ma senza mai ricevere neppure una ferita. Il solito principe di Ligne lo chiamava l'Invulnerabile. Nel testamento, un ultimo guizzo di eccentricità: istituì un lasciato per provvedere annualmente la dote di due fanciulle, che per un anno avrebbero rifornito di fiori freschi la sua tomba, per poi celebrare le nozze il giorno anniversario della sua morte. Nassauvia o dell'eroismo delle piante Come Linneo, anche Commerson amava trovare un legame tra i suoi generi celebrativi e i dedicatari, di cui la pianta avrebbe dovuto essere quasi un ritratto vegetale. Eppure è davvero difficile trovare qualche analogia tra Nassauvia magellanica e l'esuberante principe, che nel suo diario Commerson descrive mentre percorre le rive dello stretto di Magellano avvolto in un vistoso mantello rosso che suscita l'ammirazione dei Tehuelche. Questa pianticella endemica della Patagonia meridionale e della Terra del Fuoco è infatti un piccolo cardo, che si è adattato a vivere nelle condizioni proibitive di questa terra gelida e battuta dai venti: piuttosto variabile in base alle condizioni che trova, cresce tra sabbie e rocce, formando cuscinetti più o meno estesi e densi di coriacee foglie a rosetta, da cui emergono capolini per nulla vistosi. Forse l'unica esuberanza sta nel profumo, che ha fama di richiamare quello del cioccolato (tanto che è nota come flor de chocolate). Ma è forse proprio nella resilienza, nella capacità di adattamento che consiste l'eroismo delle Nassauvia. Oggi a questo genere della famiglia Asteraceae è assegnata una quarantina di specie, distribuite tra l'America andina, dalla Bolivia all'Argentina, la Patagonia e le isole Falkland. Talvolta sono arbustini bassi e striscianti, più spesso sono erbacee perenni a cuscinetto con molte rosette di foglie coriacee. Possono crescere come cespi isolati tra le rocce, ma non di rado formano tappeti che possono anche ricoprire aree piuttosto vaste come specie dominante. La caratteristica più singolare del genere è data dalla grande variabilità delle infiorescenze: in alcune specie i capolini sono piccoli e solitari, ma nella maggior parte dei casi essi si aggregano fittamente in grandi infiorescenze terminali o ascellari a spiga, globose o cilindriche, che in alcune specie sono discretamente disposte lungo lo scapo, ma in altre sono decisamente vistose e insolite, poste come sono all'apice di scapi fittamente ricoperti di foglie che possono richiamare un serpente o la coda di un animale (alcune specie sono note localmente come "coda di armadillo"). La specie più diffusa è N. axillaris, presente lungo la catena andina dalla Bolivia al Cile e all'Argentina centrale fino alla Patagonia nelle comunità delle steppe alpine. E' un arbustino con foglie glauche e fusti eretti, poco ramificati, con graziose infiorescenze ascellari a spiga. Ben più vistosa la singolare N. revoluta, una specie alpina adattata a condizioni aride della cordigliera centrale di Cile e Argentina, che forma cuscini laschi da cui emergono gli scapi florali eretti ricoperti di foglie glauche e coronati da vistose infiorescenze bianche che qualcuno ha paragonato a un piccolo cavolfiore. Degna di nota è anche N. lagascae, una specie nana di alta quota del Cile e dell'Argentina, con fusti scultorei ricoperti di foglie profondamente solcate e numerosi fiori globosi. Ma forse la più graziosa è la minuscola N. gaudichaudii, endemica delle Falkland / Malvine, che forma bassi cuscinetti di piccolissime rosette da cui emergono capolini singoli delicatamente profumati di miele. Qualche approfondimento e una selezione di specie nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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