La grande avventura dei viaggi scientifici del secolo dei lumi inizia nel novembre 1766 con un viaggio intorno al mondo destinato a fare scuola e ad incidere nell'immaginario collettivo. A guidarlo è un comandante d'eccezione: marinaio, uomo d'armi, eroe di guerra, ma anche matematico, frequentatore dei circoli illuministi e scrittore dalla penna facile: Louis-Antoine de Bougainville. E' un'avventura felice, senza drammi (l'abile comandante riuscirà anche a tenere a bada il temibile scorbuto, perdendo solo sette uomini su oltre trecento) che sembra approdare all'Eden, al paradiso in terra: l'isola di Tahiti, che Bougainville si affretta a ribattezzare "Nuova Citera". Il brillante resoconto di Bougainville, Voyage autour du monde, rafforza il mito del buon selvaggio e ispira a Diderot un'opera altrettanto celebre, Supplemento al viaggio di Bougainville. A bordo delle due navi di Bougainville, per la prima volta nella storia, c'è una piccola équipe scientifica, composta da un cartografo, Charles de Romainville, un astronomo, Pierre-Antoine Véron, e un botanico-naturalista, Philibert de Commerson, con il suo inseparabile servitore Baret. C'è anche un passeggero volontario, il bizzarro principe franco-tedesco Charles-Henri di Nassau-Siegen. Più di uno è ricordato da un genere botanico. Incominciamo dal comandante, che Commerson (che forse aveva qualcosa da farsi perdonare) ha reso ancora più famoso dedicandogli l'ormai ubiqua Bougainvillea. ![]() Prologo: una colonia nelle Malvine Nel 1763 la Francia viene rovinosamente sconfitta nella guerra dei Sette anni, perdendo le colonie canadesi e indiane. E' desiderosa di riscattarsi, cercando anche nuovi sbocchi oltremare che possano compensare una perdita tanto dolorosa. A offrirgliene l'occasione è uno degli eroi di quel conflitto disastroso, Louis-Antoine de Bougainville, uno dei pochi che ha saputo tener testa agli inglesi in Canada, anche se alla fine proprio a lui (bilingue, perché è stato diplomatico in Inghilterra) è toccato condurre i negoziati che hanno preceduto la capitolazione. E' un ottimo soldato, ma anche uomo dai talenti multiformi, capace di mille giravolte. Giovanissimo ha scritto un trattato sul calcolo integrale che gli ha addirittura aperto le porte della Royal Society; ma poi è stato avvocato, frivolo frequentatore di salotti parigini, moschettiere del re, diplomatico. E si appresta a nuove piroette. Subito dopo la pace di Parigi, nel 1763, si fa imprenditore e marinaio: va a Saint Malo a convincere gli armatori della città a creare la Compagnie de Saint Malo, in cui coinvolge amici e parenti e investe il proprio patrimonio personale; il proposito è fondare una colonia nell'arcipelago al largo dell'Argentina che gli inglesi hanno scoperto alla fine del secolo precedente e denominato "isole Falkland". Si tratta di precederli, prima che ne rivendichino il possesso, ma soprattutto di creare una base per ulteriori esplorazioni del Pacifico; inoltre la colonia offrirà una nuova sede ai francesi cacciati dal Canada e riportati a forza in Francia. Con l'approvazione del re (ma si tratta di un'impresa privata), Bougainville arma due navi, l'Aigle e la Sphinx, a bordo delle quali il 15 settembre 1763 lascia San Malo con un gruppo di coloni: sei famiglie (due delle quali acadiane) e 20 scapoli, tutti acadiani. Tra di loro, carpentieri, contadini, pescatori e un fabbro. Sbarcano in quella che battezzano baia di San Luigi il 3 febbraio 1764 e, nonostante la delusione di scoprire un paesaggio desolato e privo di alberi, si mettono all'opera, costruendo case, magazzini, un forno. Bougainville ritorna a Saint Malo per imbarcare un secondo gruppo di 80 coloni. Dato che la maggior parte è originaria di quella città, battezza le isole Malouines, che in spagnolo diverrà Malvinas e in italiano Malvine. Nel 1766, porta nelle isole un terzo gruppo di 79 coloni. La colonia prospera, il bestiame portato dalla Francia si moltiplica e la caccia alle foche sembra molto promettente. Ma né l'Inghilterra né la Spagna restano a guardare. Una squadra inglese sbarca nelle Falkland occidentali e ne prende possesso a nome di re Giorgio; da parte sua, la monarchia spagnola rivendica la sovranità sull'arcipelago. Luigi XV decide che non vale la pena di sfidare il proprio principale alleato e spedisce Bougainville a Madrid a trattare la restituzione delle isole, in cambio di un indennizzo. Gli ordina poi di smantellare la colonia; a bordo di una nave della marina reale, dovrà recarsi alle Malvine ancora una volta, per la mesta cerimonia della consegna delle isole alle Spagna. Ma c'è un premio di consolazione: proseguirà alla volta del Pacifico, come comandante della prima circumnavigazione francese del globo. Prima di raccontare questa avventura, vale la pena di dedicare qualche riga a uno dei compagni di Bougainville nelle Malvine. Al primo viaggio nelle isole, nel 1763-64, prese parte anche come elemosiniere e naturalista il colto monaco benedettino dom Antoine-Joseph Pernety. Al suo rientro in Francia, scrisse Histoire d'un voyage aux iles Malouines, che contiene la prima descrizione naturalistica dell'arcipelago. Personaggio inquieto e bizzarro, lasciò l'abito e per sfuggire all'Inquisizione fu costretto a rifugiarsi a Berlino come conservatore della biblioteca di Federico II. Qui si appassionò di alchimia e esoterismo e fondò gli Illuminati di Berlino. Tornato in Francia, fondò la loggia degli Illuminati di Avignone e divenne un personaggio piuttosto noto degli ambienti esoterici di fine Settecento. Una delle piante da lui raccolte nelle Malvine gli fu dedicata nel 1825 da Charles Gaudichaud-Baupré come Pernettya empetrifolia (oggi Gaultheria pumila). Anche se il genere Pernettya da qualche anno è confluito in Gaultheria, è spesso commercializzata come Pernettya del Cile o Pernezia Gaultheria mucronata, un tempo denominata P. mucronata. ![]() Primo atto: partenza! Nelle intenzioni di Luigi XV e del suo ministro Choiseul il viaggio di Bougainville intorno al mondo dovrà risollevare il prestigio internazionale della Francia, trasformando un maldestro incidente diplomatico in una impresa di grande rinomanza. Sul piano politico, dall'esplorazione del Pacifico, all'epoca ancora un grande spazio ignoto che i viaggi di spagnoli, olandesi, inglesi hanno appena cominciato a svelare, ci si attende l'apertura di nuove vie commerciali per la Cina e, chissà, la scoperta di terre non ancora rivendicate da nessuna potenza europea dove creare un nuovo impero coloniale. Ma bisogna sbrigarsi: anche la Gran Bretagna ha le stesse intenzioni, e nel 1766 ha spedito nel Pacifico due navi, la Dolphin e la Swallow, che devono ancora essere da quelle parti. La spedizione francese, però, si differenzia da quella britannica, quasi coincidente nei tempi e nei luoghi, per il maggior numero di partecipanti (340 uomini) e per la presenza di una piccola équipe di scienziati. E' la prima volta, e l'esempio sarà presto imitato dalla prima spedizione di Cook, 1768. Ne fanno parte l'ingegnere-cartografo Charles Routier de Romainville, altro reduce delle Malvine, l'astronomo Pierre-Antoine Véron e il naturalista e botanico Philibert de Commerson, entrambi raccomandati dall'astronomo Lalande. Stranamente, non c'è neppure un disegnatore, anche se a bordo ci sono due "cronisti" con l'incarico di immortalare l'impresa. Il 15 novembre 1766 Bougainville, entrato a fare parte della Marina militare, salpa da Nantes a bordo della fregata La Boudeuse, un nome poco marziale che significa la "musona" o la "scontrosa"; è appena uscita dai cantieri che lavorano per la Compagnia delle Indie e c'è qualche problema di rodaggio, che la costringe ad attraccare a Brest, da cui ripartirà il 5 dicembre. A bordo ci sono 214 uomini; oltre a ufficiali, marinai e soldati, il comandante ha voluto anche due musicisti, per rallegrare gli animi. Dopo una sosta di un mese a Montevideo, per perfezionare la trattativa diplomatica, a fine marzo è alle Malvine dove il primo aprile è prevista la cerimonia di consegna agli spagnoli. Questa è la parte ufficiale della missione, mentre le vere intenzioni francesi sono mantenute segrete. Per questa ragione, il secondo vascello, il fluyt l'Etoile, una nave da trasporto che Bougainville ha già utilizzato nei suoi andirivieni con le Malvine e ora ha ceduto alla Marina militare, parte solo in un secondo tempo e da un porto diverso. Affidata al comando di un vecchio amico, François Bernard Chenard de la Giraudais, che in precedenza ha combattuto in Canada ed è stato il comandante della Sphinx, la sua partenza da Rochefort, dove è stata raddobbata, è fissata all'inizio di gennaio. Per una serie di contrattempi, salpa con un mese di ritardo. A bordo ci sono 116 uomini, compresa l'équipe scientifica e un eccentrico "volontario", il principe Charles-Henri di Nassau-Siegen, che gli amici hanno convinto ad imbarcarsi per sottrarsi ai creditori. Tra gli ultimi a salire a bordo, c'è il giovane servitore di Commerson, che si fa chiamare Jean Baret o Baré. Dato che il naturalista ha bisogno di spazio per i libri, gli strumenti e le future raccolte, ha chiesto di avere una cabina da dividere con il servitore, la cui assistenza gli è necessaria a causa di un'ulcera a una gamba che continua a tormentarlo. De la Giraudais, accomodante, gli cede la sua. ![]() Secondo atto: Sud America L'Etoile arriva alle Malvine solo il primo giugno e le due navi lasciano l'arcipelago per Rio de Janeiro, dove arrivano a una settimana di distanza e si trattengono fino al 15 luglio. Non sono chiare le ragioni di questa sosta: forse Bougainville è stato incaricato dal re di trattare le condizioni di un eventuale inserimento dei francesi nei commerci con la Cina, che il Portogallo domina con il suo porto di Macao. In ogni caso, l'accoglienza delle autorità è fredda, la popolazione è piuttosto ostile ai francesi e uno degli elemosinieri rimane ucciso. Secondo la testimonianza del chirurgo dell'Etoile, l'ulcera di Commerson, che durante il viaggio ha sofferto atrocemente il mal di mare, si è aggravata. Il fedele Baret scende a terra a cercare piante per preparare un impiastro; è così che si imbatte in una liana che produce fiori circondati da brattee dai colori sgargianti. Almeno, questa è la ricostruzione dei fatti della biografa di Baret, G. Ridley, talvolta incline a farsi guidare più dalla fantasia che della fonti. E' invece certo che Commerson la battezza Bougainvillea, giudicandola un perfetto ritratto vegetale del brillante comandante: che gradisce l'omaggio, tuttavia poco dopo fa mettere il botanico agli arresti e gli impedisce di scendere a terra fino alla partenza. Ufficialmente, lo fa per salvargli la vita, preoccupato com'è per la sua salute. Ma le motivazioni potrebbero essere altre. Ne riparleremo nel prossimo post, di cui Commerson (e Baret) saranno i protagonisti. Il 31 luglio le due navi attraccano a Montevideo, dove si tratterranno più di tre mesi in attesa del tempo propizio per la difficile traversata dello stretto di Magellano. Bisogna anche riparare l'Etoile, che è stata urtata violentemente da un vascello spagnolo mentre entrava in porto. Forse ci sono di mezzo anche trattative diplomatiche con gli spagnoli. In ogni, caso la lunga sosta condizionerà il successo della spedizione, visto che la corona (per i soliti pressanti problemi di soldi) ha stabilito per il viaggio una durata massima di due anni. Baret e Commerson, che ora sta meglio, ne approfittano per fare cospicue raccolte. Il 15 novembre 1767, a un anno esatto dalla partenza della Boudeuse da Nantes, si fa finalmente vela per il Pacifico. Il passaggio dello stretto di Magellano non è semplice, ma il secondo di Bougainville, Duclos-Gouyot, lo conosce perfettamente, avendolo già percorso ai tempi delle Malvine. Tuttavia la falla dell'Etoile si riapre, la Boudeuse ha difficoltà di manovra e la navigazione procede lenta, consentendo a Commerson un'indagine quasi completa della flora e della fauna dello stretto. Un risultato possibile soprattutto grazie all'energia di Baret, che instancabile trasporta viveri e pacchi, raccoglie, essicca, tanto da suscitare l'ammirazione di Bougainville; cinicamente, Commerson lo definisce "la mia bestia da soma". Ottimi risultati anche per Véron e Romainville, che rettificano le carte e stabiliscono l'esatta latitudine dello stretto. Il due gennaio, con un pizzico di delusione, i marinai su un albero scoprono un'iscrizione in inglese: la Dolphin e la Swallow sono passate di lì! Dopo 52 giorni di navigazione, lo stretto è superato e le navi francesi, senza altre soste, il 26 gennaio si lanciano nel Pacifico. ![]() Terzo atto: approdo nell'Eden Basandosi su carte molto imprecise, i due vascelli vanno alla ricerca delle isole segnalate dai navigatori spagnoli, inglesi e olandesi, tenendosi a un grado di latitudine di distanza l'una dall'altra per esplorare un maggiore tratto di mare. Ma non trovano nulla; alla fine di marzo, da lontano scorgono palme da cocco che sembrano affiorare direttamente dal mare e piroghe che fanno segni amichevoli (sono atolli delle Tuamotu); ma Bougainville diffida e ordina di proseguire. Finalmente, il primo aprile, mentre a bordo le provviste iniziano a scarseggiare e si manifesta lo scorbuto, appare l'alto profilo di un'isola coronata di verdi montagne, mentre nell'aria si effonde il profumo di terra, di polline, di miele: i francesi sono pronti a sbarcare nell'Eden. Subito sono circondati da un nugolo di piroghe, che agitano fronde di cocco in segno di pace. Una piroga accosta e... Ma lasciamo la parola a Bougainville: "A bordo della Boudeuse salì una ragazza, che lasciò negligentemente cadere un telo che la ricopriva e si mostrò agli occhi di tutti come Venere quando si lasciò vedere dal pastore frigio". Quella dove sono giunti, se non è il Paradiso terreste, è per lo meno Citera, l'isola sacra a Venere. Dopo qualche difficoltà a trovare un passaggio navigabile nella barriera corallina, il 6 aprile le navi gettano l'ancora di fronte al villaggio di Hitiaa. Il loro arrivo coincide con il momento della massima abbondanza di frutti e animali; gli indigeni sono amichevoli (e le ragazze compiacenti), e i francesi, nutriti dalla lettura dei philosophes, si convincono di essere sbarcati nella terra in cui l'uomo è ancora vicino alla natura che offre generosamente i suoi frutti; liberi dalle schiavitù del lavoro, i tahitiani (perché è Tahiti l'isola dove siamo approdati) hanno edificato una società egualitaria e pacifica, dove il piacere non è peccato. Eppure, il capo del villaggio si mostra abile e fermo nelle trattative: quando Bougainville gli mostra 18 sassi, per indicare che intende fermarsi altrettanti giorni, ne ritira solo nove. Stabilisce tariffe precise per i viveri e il legname; confina gli ammalati di scorbuto in uno spazio delimitato; indica quali alberi non potranno essere abbattuti e i frutti che non devono essere raccolti. Bougainville, che in Canada è stato accolto come "fratello" in una tribù di Irochesi, conosce il concetto di tabù e non si stupisce. E' convinto di avere scoperto l'isola; ne prende possesso a nome di Luigi XV e la ribattezza Nuova Citera. Non sa che, ancora una volta, è stato preceduto da Wallis, il comandante della Dolphin, che è sbarcato a Tahiti dieci mesi prima. E se gli indigeni si mostrano tanto amichevoli, è anche dovuto al ricordo dei cannoni inglesi. E quelle fanciulle tanto disponibili sono ben altro che sacerdotesse di Venere... Dopo nove giorni, rispettando i patti, si riparte; a bordo c'è anche Ahutoru, figlio di un capo delle isole sottovento, che ha voluto essere imbarcato nella speranza che i francesi lo riportino a casa. Andrà invece in Francia, dove morirà di tubercolosi, e durante il viaggio si incaricherà di aprire gli occhi a Bougainville, mostrandogli come Tahiti è tutto meno che egualitaria e pacifica. A Tahiti si è anche prodotto un incidente che riguarda Commerson e Baret e che per ora non racconterò. Registro soltanto un fatto: le raccolte tahitiane di Commerson sono scarsissime. ![]() Epilogo: ritorno Ormai il tempo fissato dall'avaro ammiragliato francese sta per scadere e Bougainville, con la stiva piena di viveri freschi, abbandonati progetti più ambiziosi, pensa solo a trovare la rotta più breve per rientrare nei tempi prescritti. Così non si lascia convincere da Ahutoru a raggiungere le Sottovento e dopo venti giorni di navigazione si accontenta di gettare l'ancora per qualche ora al largo di una delle Samoa. Il 10 maggio la Boudeuse e l'Etoile passano al largo di Futuna, mentre lo scorbuto ricomincia a manifestarsi anche se, per combatterlo, il comandante ordina di catturare e mangiare i ratti di bordo (sembra che il loro sangue fresco sia un toccasana). Il 22 maggio le due navi penetrano nello stretto tra due isole (Bougainville, fedele alle sue memorie mitologiche, le chiama Grandi Cicladi, oggi fanno parte delle Nuove Ebridi o Vanuatu). Il 27 maggio invia alcuni uomini in cerca di viveri e acqua su una terza isola (è Espiritu Santo, la maggiore delle Vanuatu), quindi sbarca egli stesso. Appare una grande folla di uomini armati di lance e archi; in lontananza, rulli di tamburi. Bougainville ordina di lasciare l'isola. Parte un nugolo di frecce, i marinai rispondono a fucilate. No, qui non siamo più nell'Eden. Bougainville battezza quel luogo infausto "isola dei Lebbrosi". Più tardi, mentre le navi sono ancorate al largo, il comandante si reca sull'Etoile dove ha un colloquio con Baret, che subito dopo si trasferisce sulla Boudeuse. Se volete sapere che cosa si sono detti, dovete aspettare il prossimo post. La navigazione riprende, con i viveri sempre più scarsi e i casi di scorbuto sempre più numerosi. Un secondo tentativo di sbarco in un'altra isola è accolto da un nugolo di frecce. Dopo aver sfiorato la barriera corallina, la navigazione prosegue verso nord-est senza sbarchi tra le isole che contornano la Nuova Guinea: le Lousiades, così battezzate in onore di Luigi XV, e le Salomone, dove il 30 giugno Bougainville scopre un'isola che più tardi riceverà il suo nome; modestamente egli stesso si era accontentato di chiamarla Buka, il nome della noce di cocco. Ma non sbarca nemmeno qui; dopo un breve scalo nella futura Nuova Irlanda, le navi si dirigono verso le Molucche, possesso olandese, e l'equipaggio devastato dallo scorbuto può trovare viveri e soccorso nell'isola di Boro. D'ora in avanti siamo in mari conosciuti, e il viaggio è ordinaria amministrazione: un altro scalo più lungo a Batavia per dare una sistemata alle navi, e poi la traversata dell'Oceano indiano fino a Mauritius, all'epoca possesso francese con il nome Ile de France. Quindi si completa il giro del mondo toccando il Capo di Buona Speranza, Sant'Elena, Ascension e le Azzorre. Il 16 marzo 1769 la Boudeuse attracca a Saint Malo, mentre il 24 aprile l'Etoile rientra a Rochefort. A bordo delle due navi, però, non c'è più l'équipe degli scienziati; sono sbarcati tutti a Mauritius, insieme a un nutrito gruppo di soldati. Come già immaginate, ci danno appuntamento alla prossima puntata. ![]() Sfolgorante Bougainvillea Dal punto di vista politico e commerciale, la missione è un successo a metà. Non è stata aperta alcuna via per la Cina e la manciata di isole scoperte da Bougainville, almeno al momento, non sembra avere alcun interesse strategico; anche se i risultati cartografici e oceanografici sono di grande rilievo, sono inferiori alle velleità della corona francese. A farne tesoro, più di essa, sarà James Cook. In ogni caso, Bougainville è accolto trionfalmente, ottiene un seggio all'Accademia di marina e viene promosso capitano di vascello. Del resto, egli si è rivelato un ottimo uomo di mare: nonostante tutte le vicissitudini ha perso solo 7 uomini (nel suo viaggio parallelo, Wallis ebbe moltissime perdite dovute allo scorbuto e alla dissenteria). Il successo, questo sì travolgente, sarà su un altro piano. Tra il 1771 e il 1772 Bougainville pubblica Le voyage autour du monde par la frégate du roi La Boudeuse et la flûte L'Étoile en 1766, 1767, 1768 et 1769, seguito nel 1772 da Voyage autour du monde, dove, nonostante la parziale smentita delle rivelazioni di Ahutoru, edifica il mito di Tahiti, descritta come un Eden dove l'uomo, libero dalla schiavitù del lavoro, può vivere secondo una morale "naturale" votata al piacere. L'eco in tutta Europa è enorme. Voltaire scrive che, se fosse più giovane, partirebbe volentieri per la Nuova Citera; Diderot risponde con uno dei suoi capolavori, Supplément au voyage de Bougainville, in cui smaschera i propositi imperialisti nascosti dietro il velo della "missione scientifica". Bougainville ebbe ancora una vita lunga e ricca di eventi (ne trovate una sintesi nella sezione biografie) anche se non poté realizzare nessuno dei viaggi che sognava. Uomo colto e raffinato, amava anche le piante e i giardini e in vecchiaia fece costruire uno notevole nel parco del suo castello di Suisnes; più tardi aiutò il suo capo giardiniere, Christophe Cochet, a creare un vivaio tutto dedicato alle rose. E' l'inizio di una delle più celebri dinastie della storia delle rose, un altro merito del nostro ammiraglio che ebbe a dichiarare che affidava volentieri la sua sopravvivenza presso i posteri a una pianta, ovvero a Bougainvillea. Tocca a lei, finalmente. Bougainvillea, della famiglia Nyctaginaceae, comprende circa 16-18 specie di arbusti, liane e alberi originari del Sud America; importata in Europa fin dall'Ottocento, oggi è una delle piante più diffuse ed amate e si è naturalizzata in molti paesi dal clima mite. Ad avere tanto successo sono state le specie sarmentose, grandi liane con fioriture rese spettacolari dalle coloratissime brattee che circondano i fiori, di per sé insignificanti. Le specie più importanti per la coltivazione sono tre, che sono anche le prime ad aver raggiunto le serre e i vivai europei. La prima fu proprio la specie raccolta da Commerson (o da Baret), Bougainvillea spectabilis, originaria del Brasile sud-orientale, una robusta e vigorosa liana che può raggiungere vari metri d'altezza; anche se fu descritta per la prima volta sulla base degli esemplari inviati da Commerson al Jardin des plantes, il suo arrivo in Europa si deve alla spedizione nuziale di Leopoldina d'Asburgo, dopo il 1817. Una seconda specie più settentrionale, diffusa in Ecuador, Perù e Bolivia, fu raccolta e descritta da Humboldt come B. peruviana. Intorno al 1850 Choisy descrisse un'altra brasiliana, B. glabra, una specie di portamento più arbustivo e contenuto rispetto a B. spectabilis; coltivata dapprima in Francia, arrivò in Inghilterra nel 1856 e divenne presto la specie più importante di tutte. Dalle serre europee o forse dai giardini sudamericani queste tre specie, che si ibridano tra di loro spesso e volentieri e talvolta danno origini a cloni interessanti, sono andate alle conquista del resto del mondo. Nel XIX secolo, un ruolo particolarmente importante in questo senso fu giocato dai Royal Botanical Gardens di Kew, che favorirono la loro diffusione nelle colonie inglesi, dalle Antille, all'India, all'Australia. Nel 1910 una certa signora Butt acquistò a Cartagena in Colombia alcune talee di un esemplare con fiori rosso brillante e le portò con sé a Trinidad; più tardi si scoprì che si trattava di un ibrido tra B. glabra e B. peruviana; battezzata in onore della fortunata scopritrice B. x buttiana, costituisce il più importante gruppo di ibridi, che oggi si contano a centinaia. Dall'incrocio con B. spectabilis sono invece originati gli ibridi B. x specto-glabra e B. x specto-peruviana. Oggi la scelta di colori, portamento, rusticità, resistenza è davvero vastissima. Qualche approfondimento nella scheda.
2 Comments
David Hollombe
6/7/2020 07:20:44 am
Ann Marie Cipriani (c. 1882-1949) married Riginald Victor Butt.(1875-1939), manager of the Colonial Bank, Trinidad.
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cimbalaria
6/7/2020 10:54:24 am
Thanks for the valuable informantion.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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