Nelle sue vesti di pianta alimentare, ha innescato una rivoluzione, ha provocato guerre e mutato la geografia economica di intere regioni; in quelle di pianta ornamentale, per bellezza, fascino, gruppi di appassionati, è seconda solo alle rose. Ha ispirato riti sociali, poesie e opere d'arte. Per prepararlo, servirlo e consumarlo, sono nati locali specializzati, stoviglie, ricette e rituali. Non è una pianta, ma una costruzione culturale. Come stupirsi se alimenta miti e leggende? Stiamo parlando del tè e delle camelie, e ovviamente del genere Camellia. E' ora di scoprire perché si chiama così e quale è il suo rapporto con il dedicatario, Georg Joseph Kamel. Alla scoperta della flora delle Filippine Parlando di leggende, la prima da sfatare è che sia stato proprio lui, Georg Joseph Kamel, missionario gesuita del secondo Seicento, a introdurre le camelie ornamentali in Europa. Kamel era un fratello laico della Compagnia di Gesù di origini morave, che nel 1689, dopo un breve periodo nelle isole Marianne, venne inviato a Manila come farmacista della locale missione dei gesuiti. Oltre che con il nome tedesco, è noto anche con quello spagnolo Jorge Camelli e soprattutto con quello latino Georgius Josephus Camellius. A Manila egli creò la prima farmacia delle Filippine e, accanto ad essa, un piccolo giardino di piante medicinali e rare; inizialmente, con il titolo di infirmarius, si occupò della salute dei propri confratelli, quindi, mano a mano che la sua fama come esperto erborista cresceva, fu nominato apothecarius (1695) e botanicus (1699). Grazie a lui il collegio dei gesuiti di Manila si costruì una grande reputazione in campo medico e molte persone influenti incominciarono a ricorrere alle sue cure o a consultarlo per correggere gli errori dei medici e dei farmacisti locali. Assisteva invece gratuitamente i poveri. Fin dal suo arrivo nelle Filippine, Kamel constatò la scarsa utilità, nell'ignoto ambiente dell'arcipelago, delle nozioni farmaceutiche occidentali: i semplici usati in Europa non erano reperibili e quelli locali erano ignoti agli europei. Ciò lo spinse ad esplorare l'ambiente naturale per trovare risorse alternative e ad attingere alle conoscenze e alla pratiche della medicina tradizionale filippina, grazie alla perfetta conoscenza della lingua tagalog. Incominciò a raccogliere sistematicamente piante (ma anche minerali e animali), a descriverne le radici, le foglie, i fiori e i frutti (secondo il modello degli Herbaria europei). Tra le specie da lui descritte per la prima volta, Strichnos ignatii, la pianta da cui si ricava la stricnina, di cui scoprì le virtù medicinali e che volle dedicare al fondatore del suo ordine, Ignazio di Loyola. La fama del dotto botanico-erborista boemo ben presto travalicò i confini delle Filippine e gli permise di entrare in contatto con studiosi europei. A fare da tramite furono due medici e botanici che vivevano in Asia: Willem Ten Rhijne, medico al servizio della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, che operava a Batavia (autore di un trattatello sulla pianta del tè e collaboratore di Hortus Malabaricus), lo mise in contatto con altri botanici olandesi, gli procurò libri e scambiò con lui le sue conoscenze e le sue esperienze; Samuel Brown, medico al servizio della Compagnia inglese delle Indie Orientali, che lavorava a Madras, ne conobbe la fama grazie ai mercanti che operavano nell'Asia orientale, divenne suo assiduo corrispondente e lo mise in contatto con il farmacista e collezionista inglese James Petiver. Tramite quest'ultimo, Kamel poté iniziare una collaborazione con il maggiore botanico inglese del tempo, John Ray. Desideroso di far conoscere in Europa il proprio lavoro, il gesuita propose infatti all'inglese di pubblicare in appendice alla sua Historia Plantarum il proprio catalogo delle piante dell'arcipelago. Ray accettò con entusiasmo: era un dono generoso e inatteso, che apriva alla scienza europea una regione del tutto inesplorata. Un dono tanto più gradito, se si pensa che giungeva da un territorio nemico e proibito agli inglesi (Spagna e Inghilterra erano nemici storici e il commercio con le Filippine era vietato agli Inglesi, come del resto agli Olandesi: in tutti i loro contatti, Kamel e i suoi corrispondenti europei dovettero sempre servirsi di intermediari e di complicati canali di comunicazione). Nel gennaio 1698 il testo di Kamel, accompagnato da disegni di sua mano, frutto di dieci anni di lavoro, venne inviato a Brown, a Madras, che a sua volta lo avrebbe inoltrato a Londra. Ma il prezioso invio, intercettato dai pirati, andò perduto. Benché affranto, Kamel si rimise al lavoro e tra il 1699 e il 1701 pervennero a Ray le parti relative alle piante erbacee e agli alberi (una terza parte, sulle liane, non giungerà in tempo e verrà più tardi pubblicata da Petiver). Con il titolo Historia stirpium insula Luzonis et reliquarum Philippinarum il catalogo uscì nel 1704, in appendice al terzo volume dell'Historia Plantarum di Ray. Purtroppo, però, quest'ultimo pubblicò soltanto i testi (si tratta di descrizioni piuttosto brevi, che elencano succintamente le caratteristiche di radici, foglie, fiori, frutti e le eventuali proprietà officinali), ma rinunciò alle tavole. Questa scelta, dettata da ragioni economiche, sminuì enormemente il valore scientifico dell'opera di Kamel, perché impedì sia un'identificazione certa, sia confronti con altre specie. Tant'è vero che Linneo, una trentina d'anni dopo, esprimerà un giudizio sprezzante sull'opera del boemo, dichiarando "Descrizioni imperfette. Scarsa conoscenza delle piante". Altri lavori di Kamel vennero invece pubblicate nelle Philosophical Transactions della Royal Society a cura di Petiver. Qualche notizia in più sulla sua vita nella biografia. Un gomitolo di foglie di tè Kamel morì nel 1706 a Manila, a quarantacinque anni. Non fece mai ritorno in Europa, dove ovviamente non portò alcuna camelia, anzi non risultano suoi rapporti diretti con le camelie ornamentali (nelle Filippine ne cresce spontanea una sola specie, C. megacarpa, ma nelle opere del missionario boemo non se ne fa menzione). Le cose sono un po' diverse per quanto riguarda la pianta del tè (oggi Camellia sinensis). I manoscritti, gli esemplari essiccati (che costituscono il più antico erbario della flora filippina) e i disegni di Kamel, giunti a Ray e Pitiver, rimasero a Londra: i primi furono conservati nella British Library, quindi nel Natural History Museum, i secondi confluirono nell'erbario di Sloane. I terzi ebbero una storia più singolare: pervenuti al botanico francese Antoine Laurent de Jussieu (1748-1836), dopo la sua morte vennero acquistati dal conte belga Alfred de Limminghe, che li donò al collegio dei gesuiti di Lovanio, dove sono tuttora conservati. Si discute se si tratti degli originali, di mano di Kamel, o di copie. Nel 2007, lo studioso belga Luc Dhaeze, nell'ambito di ricerche per una monografia sulle camelie del Belgio, pensò di sfogliare il manoscritto, nella speranza di trovare qualche disegno che provasse una relazione tra Kamel e le camelie o almeno il tè. E il foglio 234 giustificò le sue attese: senza dubbio alcuno, ritrae due foglie e due frutti della pianta del tè. Esplicita la didascalia: "Tchia, qui affertur in glomis, folia, et fructus" (Tè, che viene portato in "gomitoli", foglie e frutto). Dhaeze non poté però consultare l'opera di Ray, per verificare se nel testo comparisse la descrizione corrispondente. Non so se altri ricercatori, nel frattempo, abbiano raccolto il suo suggerimento e completato la ricerca, ma noi possiamo farlo senza fatica perché Historia plantarum è disponibile, gratuitamente, tra i libri di Google. Chiedendomi perché Kamel avesse disegnato solo foglie e frutti, e soprattutto cosa fossero quei glomi (ovvero gomitoli), ho sfogliato il testo e ho trovato, chiarissima, la risposta: i gomitoli sono le balle di tè verde a foglie intere (una tecnica che ancora oggi viene impiegata in Cina per le qualità più pregiate) che i mercanti portavano nelle Filippine dalla Cina. Infatti spiega Kamel: "Tschia, o erba del te. Viene portata pressata in grandi balle. Alcune foglie sono grandi (ne ho trovate di sei palmi), altre piccole, tutte serrate tra di loro. In una balla ho trovato un frutto, che si divide in tre parti". Con scrupolo, elenca altri tre tipi di tè, che però non descrive né disegna: tè di Luzon (formato solo dagli apici, quindi forse un tè bianco), tè mandarino, tè "buy" (ovvero whuy, il tè nero, che qualche anno più tardi sarà noto in occidente con il nome commerciale "bohea"). Ecco perché non ha disegnato l'aspetto generale della pianta, le radici, i fiori: non ha mai visto una pianta di tè dal vivo, ne ha conosciuto, ritratto e descritto solo le foglie essiccate e un frutto, rinvenuto casualmente in una balla giunta a Manila dalla Cina. E' verosimile che, pur trattandosi di una specie esotica, egli abbia voluto includere il tè nel suo catalogo per le sue numerose virtù medicinali, tali da farlo entrare a pieno titolo nelle piante officinali. D'altra parte, non stupisce affatto che il tè venisse commercializzato nel Filippine negli ultimi anni del Seicento: i commerci tra Cina e Filippine sono documentati almeno a patire dal X secolo, il tè era un importante prodotto di esportazione fin dal Medioevo, i portoghesi avevano cominciato a esportarlo fino dal Cinquecento e attraverso le Filippine, benché periferiche nell'impero spagnolo, passavano le merci che dal Giappone e dalla Cina affluivano alle colonie spagnole del Nuovo Mondo. D'altra parte, le poche righe di Kamel poco aggiungono alla conoscenza del tè in Occidente, e non si deve certo ad esse se Linneo gli dedicò il genere Camellia, quanto alla stima in cui egli era tenuto da Ray come primo descrittore della flora filippina. Fiori di camelia e tazze di tè Tanto più che lo svedese dedicò a Kamel la Camellia, ma non la pianta del tè. Nel 1753, nella prima edizione di Species plantarum, Linneo stabilì infatti due generi: Thea, cui assegnò la pianta del tè (Thea sinensis); Camellia, cui assegnò l'unica specie ornamentale allora nota, Camellia japonica. Nella seconda edizione, seguendo l'opinione dell'inglese John Hill, che nel suo Treatise on Tea (1753) aveva sostenuto che i due tipi di tè commercializzati in Occidente, il tè verde e il tè nero, fossero ottenuti da due specie diverse, chiamò T. viridis, per il primo, e T. bohea, il secondo (il tè "buy" di Kamel, che prende il nome dalle montagne Whuy nel Fuh-Kien, zona di produzione del tè nero più rinomato). Fu soltanto nel 1818, quando altre specie di Camellia incominciavano ad essere conosciute in Europa, che il botanico inglese Robert Sweet propose di unificare i due generi; tuttavia la denominazione Thea persistette ancora a lungo (la si trova ancora in pubblicazioni della prima metà del Novecento), tanto da dare il nome alla famiglia Theaceae. Del resto il genere Camellia è caratterizzato da continue revisioni: la monografia di J. Robert Sealy, A Revision of the Genus Camellia (1958), fissò la nomenclatura scientifica delle specie conosciute all'epoca, dividendo il genere in 12 sezioni (Thea è una di queste) e descrivendo 87 specie. Nel 1981, poiché nel frattempo, soprattutto in Cina, erano state identificate molte nuove specie, Chang Hungta, professore dell'Università Sunyatsen di Guangzhou (Canton) nella sua monografia (pubblicata nel 1984 nella traduzione inglese con il titolo Camelias, a cura dello statunitense Bruce Bartholomew) riconobbe 201 specie, suddivise in quattro sottogeneri e 20 sezioni. Ancora più recentemente (2000) Ming Tien Lu in Monograph of the Genus Camellia ha portato le specie a 280, mentre ha ridotto il numero delle sezioni. Nella veste di bevanda più diffusa ed economica del mondo dopo l'acqua (si calcola che ogni anno vengano prodotte 36 milioni di tonnellate di tè, in più di 40 paesi) o in quella di amatissima pianta ornamentale, le piante del genere Camellia hanno innescato rivoluzioni (la protesta contro la tassa sul tè che sfociò nel Boston Tea Party e diede inizio alla Rivoluzione americana) e guerre (la guerra dell'oppio, che alla lontana risaliva al disavanzo commerciale dell'Inghilterra nei confronti della Cina, dovuto alle enormi importazioni di tè), fatto nascere riti culturali come l'affascinante cerimonia del tè giapponese o il salottiero Afternoon tea britannico, scatenato passioni e collezionisti, ispirato poesie e romanzi (il più celebre, La Dama delle Camelie, di Dumas figlio). E dato vita a innumerevoli leggende. Ne troverete qualcuna, insieme alla storia dell'introduzione del tè e delle camelie in Europa, a qualche informazione botanica e a link selezionati, nella scheda del genere.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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