Nel Settecento, Danzica diventò una meta turistica irrinunciabile per i curiosi della natura grazie al Museum Kleinianum, reputato il Gabinetto naturalistico più ricco d'Europa. A crearlo fu il segretario del Consiglio della città, Jacob Theodor Klein, che, sull'esempio dell'amico Johann Philipp Breyne, volle che sorgesse in uno splendido giardino ricco di piante esotiche. Quella che mostrava con maggiore orgoglio ai visitatori era il "gelsomino arabo" - che cosa fosse lo scoprirete leggendo - su quale per anni condusse esperimenti di semina e coltivazione. A renderlo famoso in tutta Europa fu però anche la sua copiosa produzione di libri sui fossili e gli animali, per classificare i quali creò un sistema che pretendeva semplice ed evidente quanto quello che Dio aveva infuso in Adamo. Per difenderlo, arrivò a polemizzare con lo stesso Linneo (all'epoca giovane e non ancora "mostro sacro"). Lo svedese, si sa, non era tipo da passare sopra alle offese; fu forse per questo che il genere Kleinia, creato in onore della naturalista tedesco in Hortus cliffortianus, in Species plantarum scomparve a favore di una denominazione ripescata da Clusius. Ma il genere, respinto dal suo creatore, fu ripreso da altri botanici: e, così, a dispetto di Linneo, il Plinio dei Gedanesi continua a dare il nome a questo magnifico gruppo di piante (ormai sicuramente separato da Senecio). Un giardino esotico in riva alla Motława Sebbene Johann Philipp Breyne, come abbiamo visto in questo post, lamentasse con gli amici inglesi lo scarso interesse dei suoi concittadini per le scienze naturali, nel Settecento Danzica divenne un attivo centro di studi scientifici. Merito certo anche del suo esempio, che fu di stimolo ad un nuovo arrivato in città, il prussiano orientale Jacob Theodor Klein (1685-1759). Figlio di un giurista al servizio del re di Prussia, Klein era nato a Königsberg ed era stato avviato dal padre alla carriera legale, ma all'università della città natale frequentò anche corsi di matematica e di scienze naturali. Sembra che già da ragazzo fosse già interessato alla botanica ed erborizzasse nei dintorni della città. Nel 1706 lasciò Königsberg per un lunghissimo grand tour che lo portò in Inghilterra, Olanda, Germania e Austria. Dopo uno scalo in Svezia, nel 1712 tornò in patria, per poi trasferirsi a Danzica, dove l'anno successivo venne nominato segretario del Consiglio comunale. Era un incarico tra l'amministrativo e il diplomatico: tra i suoi compiti c'era anche quello di rappresentare la città presso la corte del re di Polonia, ovvero il principe elettore di Sassonia Federico Augusto, re di Polonia dal 1709 come Augusto II. Fu così che tra il 1714 e il 1716 Klein soggiornò prima a Dresda, poi a Varsavia; nel 1716, quando Pietro il Grande cercò di imporre l'ispezione delle navi che partivano dal porto di Danzica, come misura d'embargo anti svedese, la città lo inviò a parlamentare. Egli seguì gli spostamenti dell'inquieto monarca da Stettino a Lubecca, senza riuscire ad ottenere un'udienza. Altre missioni diplomatiche lo portarono a Berlino e ad Hannover, come rappresentante ufficiale della città presso la corte dell'elettore, dal 1714 re d'Inghilterra come Giorgio I. Ancora nel 1737 fu a Dresda in occasione delle nozze della principessa Maria Amalia con il re di di Napoli e futuro re di Spagna Carlo III. I molti viaggi e la stessa posizione di diplomatico gli permisero di coltivare la passione per le scienze naturali, che aveva scoperto (o riscoperto) proprio grazie alla frequentazione della casa-museo e del giardino di Johann Philipp Breyne. Nel 1718 acquistò un vasto appezzamento di terreno nei Giardini lungi (Langgarten, in polacco Długie Ogrody), una strada affacciata lungo il canale della Nuova Moltawa, e vi creò un giardino, un'aranciera e una casa-museo, presto noto in tutta Europa come Museum Kleinianum. Errata l'informazione che si legge in vari siti che il giardino sorgesse ad Oliwa e fosse l'antenato dell'attuale giardino botanico. Possiamo farci un'idea della sua topografia grazie al frontespizio di uno dei libri di Klein, Historiae Avium Prodromus (1750), dove a presentarcelo è una robusta Minerva, dea della sapienza: situato lungo il fiume in lieve pendenza, è un appezzamento rettangolare, circondato su tre lati da muri e da una cancellata dalla parte del fiume, disposto su tre terrazze collegate da un viale centrale e da brevi scalinate. Ai due lati del viale, dieci aiuole quadrate, alternativamente organizzate in parcelle rettangolari e ramages fioriti. Al fondo, l'edificio con l'orangerie al piano terra e il museo ai due piani superiori; sulla sinistra, una scalinata permette di accedere al primo piano e alla terrazza, pensata per godere la vista del giardino dall'alto. Che cosa vi si coltivasse lo sappiamo grazie a una serie di cataloghi. Nel primo, pubblicato nel 1722 (Plantæ rariores horti kleiniani), sono elencate 221 piante "esotiche ed estremamente rare" tra cui Balsamina indica, Caryophillus sinensis, Acetosa moscovitica, Acacia aegyptica, Botrys ambrosioides mexicana, Ricinus amercianus, Mimosa zeylanica; nella seconda edizione del 1724 (Fasciculus rariorum et exoticarum priori auctior ex horto Kleiniano) le piante sono diventate 300, nella terza del 1726 oltre 370: nell'ultimo catalogo, redatto per suo conto dal giardiniere Johan Heinrich Meyer (Plantarum rariorum et exoticarum in Horto Kleiniano fasciculus I et II) nel 1747-48, molte centinaia. Scorrere questi cataloghi è come ripercorrere la storia non solo di questo giardino, ma dell'introduzione delle piante esotiche in Europa; è chiaro che all'inizio il giardino dovette molto a Breyne che fornì molte talee e semi, anche se Klein, grazie ai suoi viaggi e ai suoi contatti diplomatici, aveva anche altre vie di approvvigionamento, che divennero via via più importanti. Un numero notevole di piante dell'ultima edizione arrivano direttamente dall'orto botanico di Uppsala; e adesso, accanto alle piante introdotte dagli olandesi (con due impressionanti collezioni di Ficoides - ovvero Mesembryanthemum e altre Azoiaceae - e di Geranium - ovvero Pelargonium) ci sono moltissime novità americane, arrivate attraverso Chelsea e altri giardini e vivai britannici. Tra tutte queste esotiche, il fiore all'occhiello era quello che Klein chiamava Jasminum arabicum "gelsomino arabo con foglie di castagno, fiore bianco, profumato, il cui frutto viene chiamato dagli speziali caffè": insomma, il nostro Coffea arabica. Nel 1721 il segretario della città di Danzica aveva ottenuto la sua prima preziosa pianticella dall'Hortus Bosianus, il giardino fondato a Lipsia verso la fine del Seicento da Caspar Bose, ma poco dopo il suo arrivo a Danzica essa morì. A venirgli in soccorso fu allora Breyne, che già l'anno successivo riuscì a procurargliene diversi piedi dall'Olanda, dove fin dal 1705 era coltivato con grande successo nelle serre dell'Hortus botanicus di Amsterdam; uno aveva un frutto con due semi, che Klein provò a seminare. Uno solo germinò, ma già due anni fiorì e fruttificò, fornendo molti semi vitali con i quali continuare gli esperimenti. Da quel momento, le piante di caffè, coltivate in vaso e riparate d'inverno nell'orangerie, divennero il suo orgoglio. Klein le coltivò e le studiò per anni, pubblicando i risultati delle sue osservazioni nella rivista della società scientifica di Danzica; finché, tra il 1742 e il 1743, i suoi "gelsomini d'Arabia" finirono uno dopo l'altro vittima delle voraci mandibole di insetti non meglio identificati. ![]() Classificare gli animali... come faceva Adamo All'epoca, anche se non cessò mai di arricchire il giardino, gli interessi scientifici di Klein si erano già spostati dalla botanica alla zoologia. Anche qui, tutto parte dal collezionismo: come l'amico Breyne, il segretario Klein raccolse fogli d'erbario, minerali, fossili, conchiglie (fu lui ad acquistare l'eccezionale raccolta del sindaco di Amsterdam Nicolaes Wietsen), scheletri e reperti anatomici, disegni naturalistici, in parte di sua stessa mano. Nel 1725 approfittò del passaggio a Danzica del conterraneo Christan Gabriel Fischer (che aveva chiesto "asilo politico" alle autorità cittadine dopo essere stato cacciato da Königsberg per le sue idee religiose eterodosse) per chiedergli di organizzare e catalogare le collezioni; ma dopo la partenza di Fischer nel 1727, i problemi posti dalla catalogazione dei fossili e degli animali lo spinsero a concentrarsi sempre di più sulla creazione di un sistema semplice ed evidente, volutamente artificiale. In polemica con gli "anatomisti", tra cui lo stesso Linneo, egli lo basò su caratteristiche esterne e visibili senza ricorrere alla dissezione e al microscopio, come il numero e la posizione degli arti. Nell'arco di un trentennio, si susseguì un'impressionante quantità di contributi (oltre sessanta), che gli guadagnarono il titolo di Plinius gadenensium, "il Plinio dei gedanesi" (ovvero degli abitanti di Danzica), a partire da Descriptiones tubulorum marinorum (1731), dedicato nientemeno che a Hans Sloane, in cui presentò diversi animali marini fossili della sua collezione e tentò una classificazione di un gruppo di molluschi dalla conchiglia tubiforme che egli chiama tubuli marini. Di notevole interesse il lavoro successivo, Naturalis dispositio echinodermatum (1734), il più importante dell'epoca su questo gruppo di animali, in cui Klein non solo inventò il termine echinodermi, ma distinse nettamente i loro aculei fossili dalle belemniti e mise a confronto gli echinodermi fossili con i ricci di mare viventi. Nel 1743, in risposta alla pubblicazione della prima edizione di Systema naturae, pubblicò Summa dubiorum circa classes quadrupedum et amphibiorum in celebris domini Caroli Linnaei systemate naturae, in cui polemizzò con Linneo sostenendo, sulla scorta della Bibbia, che gli animali devono essere distinti sulla base di caratteristiche evidenti, stabilite da Dio stesso: "Nella sua nomenclatura, Adamo non ebbe bisogno di far ricorso all'anatomia, all'osteologia o alla dentologia; non contò i denti degli animali, non studiò l'organizzazione delle loro ossa, non frugò nelle loro viscere [...] La sua grande saggezza gli permise di riconoscere la loro natura con un colpo d'occhio grazie alla loro forma esteriore". Se queste idee a noi paiono bizzarre, nelle osservazioni che seguono sulle varie classi stabilite da Linneo non mancano notazioni basate su una reale conoscenza del mondo animale, di cui lo svedese non mancò di tenere conto nelle edizioni successive di Systema naturae. Ma, dopo tutto, anche Klein usava il microscopio e "frugava nelle viscere" degli animali. L'anno successivo in Historiae Piscium Naturalis promovendae Missus primus Gedani (1744), dedicato alla Royal Society alla quale era stato ammesso nel 1729, nell'intento di dimostrare errata la teoria di Aristotele (e della gente comune) che i pesci siano privi di udito, analizzò minutamente i "sassolini" (otoliti) che si trovano nel loro cranio e fu il primo a capire che, poiché sono soggetti a una crescita stagionale, sono utili per determinare l'età degli animali; distinse inoltre i pesci ossei da quelli cartilaginei. Nel 1755 con Tentamen Herpetologiae donò alla scienza un altro termine tuttora in uso, appunto erpetologia, ma anche la confusione tra anfibi e rettili, visto che li collocò nella medesima classe; mentre lucertole, tartarughe e rane finivano tutte insieme allegramente, i serpenti si trovarono in compagnia dei vermi: gli uni e gli altri, dopo tutto, sono senza zampe! In Stemmata avium, pubblicato a Lipsia nel 1759, l'anno stesso della sua morte, classificò gli uccelli sulla base di uno studio dettagliato delle zampe, della testa e della lingua. Insomma si occupò di moltissime categorie di animali, tranne una, gli insetti; non si sa se perché non compaiono nella rassegna degli animali nominati da Adamo o se li detestasse come nemici del suo giardino e del suo gelsomino d'Arabia. Nel Settecento Klein godette di ampia fama internazionale; le sue opere, editorialmente molto curate e spesso riccamente illustrate, non mancavano in nessuna biblioteca naturalistica. L'astronomo Johann Daniel Titus giunse addirittura a proclamarlo il più importante "filosofo naturale" del secolo. Oltre che della Royal Society, fu membro della Deutsche Gesellschaft di Jena, dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna e dell'Accademia delle scienze di San Pietroburgo. Nel 1743 fu tra i membri fondatori della Società di Scienze naturali di Danzica, sul cui bollettino pubblicò numerosi contributi. Nessun visitatore della città casciuba mancava poi di dedicare qualche ora al suo splendido giardino e al Museum Kleinianum, considerato la collezione di naturalia più vasta d'Europa. A partire dagli anni '40, però, forse per sopraggiunte difficoltà finanziarie, ne vendette gran parte al margravio Federico di Brandeburgo-Kulmbach che più tardi li donò all'Università di Erlangen, mentre la collezione di ambre fossili finì a Dresda. Seguendo l'esempio di Breyne, anche Klein, che non aveva figli maschi, fece impartire lezioni di disegno naturalistico alla tre figlie, che collaborarono come illustratrici alle opere del padre (lui stesso un disegnatore di talento). La più dotata, Dorotea Juliane, sposò un altro membro della Società di scienze naturali di Dresda, il medico e fisico Daniel Gralath, che migliorò la "bottiglia di Leida" e forse fu il primo a creare una batteria elettrica collegando più bottiglie. Fu lui a ereditare la biblioteca del suocero, molto ammirata da Bernoulli che la visitò nel 1777 o nel 1778. Non mancarono, ovviamente, anche i critici, che accusavano Klein di essere poco scientifico e di basarsi troppo spesso su credenze non verificate. Esemplare un articolo pubblicato nel 1760 da Peter Collinson sulle Transactions della Royal Society, il cui lo criticò per aver presa per vera la credenza che il topino o rondine riparia (Riparia riparia) non fosse un uccello migratore, ma si ritirasse sott'acqua nei mesi invernali, un'idea "contraria alle leggi della natura" e smentita dalle osservazioni di vari ufficiali di marina. ![]() Una denominazione a dispetto di Linneo Oltre ai cataloghi del suo giardino, l'unica opera botanica di Klein è l'opuscolo An Tithymaloides foliis nerii, pubblicato nel 1730, in cui egli descrisse per primo la fioritura di una pianta che aveva ottenuto dall'Olanda; sulla base di quei fiori, confortato dal parere di due autorevolissimi corrispondenti, Boerhaave, all'epoca prefetto di Leida, e Giuseppe Monti dell'Orto botanico di Bologna, argomentò che non poteva essere assegnata, come era stato fatto in precedenza da vari botanici, al genere Cacalia, né a Cacaliastrum, Tithymalus o Tithymaloides. Rinunciò però a proporre una propria denominazione, perché lo riteneva un atto arrogante di cui non si riconosceva l'autorità. A proporre quel nuovo nome fu un personaggio che non aveva questi scrupoli, ovvero Linneo. In Hortus cliffortianus (1737) battezzò il nuovo genere Kleinia, "in onore del nobilissimo J. Th. Klein, segretario della città di Danzica, sommo cultore delle piante più rare, che descrisse per primo il fiore della prima specie in uno specifico opuscolo" (si tratta di K. neriifolia, la prima delle quattro specie descritte da Linneo in questo libro). Linneo confermò la dedica nei coevi Critica botanica e Genera plantarum. Tuttavia, nel 1753 in Species plantarum Linneo eliminò il genere Kleinia facendolo confluire in Cacalia, mantenendo la denominazione solo come epiteto: Kleinia foliis lanceolatis planis di Hortus cliffotianus (dove, lo ricordo, Linneo non usa ancora i nomi binomiali) divenne Cacalia kleinia. Se consideriamo che Linneo nutriva molti dubbi sulla corretta identificazione di Cacalia, un nome che Clusius aveva ripreso da Dioscoride, e che le quattro specie precedentemente assegnate a Kleinia non sembrano mostrare strette affinità con Cacalia alpina, oggi Adenostyles alpina, è una malignità pensare che dietro questa scelta ci fosse anche un po' d'astio verso lo zoologo che aveva cercato di demolire il suo sistema? Sia come sia, appena l'anno dopo nell'edizione ridotta di The Gardener's Dictionary Miller riprese la denominazione di Hortus cliffortianus, scrivendo: "Il titolo di questo genere di piante è stato dato dal dr. Linnaeus, in onore del nobile J. Th. Klein di Danzica che fu un grande coltivatore di piante rare". E lo stesso fece von Jacquin nel 1760 (alcuni repertori attribuiscono il nome ufficiale a Miller, altri a von Jacquin) e dopo di loro altri botanici. Dunque, volente o nolente Linneo, Klein è rimasto patrono di questo notevole genere della famiglia Asteraceae, al quale non sono però mancate altre vicissitudini tassonomiche. Affine a Senecio, ora vi è confluito, ora ne è stato separato: così a Kleinia neriifolia alias Cacalia kleinia è toccato di chiamarsi anche Senecio kleinia o Senecio neriifolius. Oggi, dati molecolari alla mano, sembra che la sua indipendenza sia confermata (è piuttosto l'enorme e polifiletico Senecio ad avviarsi ad essere smembrato); comprende una cinquantina di specie native di luoghi aridi, diffuse dalle Canarie all'Indocina, attraverso l'Africa, la penisola arabica e l'India. K. neriifolia è un endemismo delle Canarie (dove si chiama verode), frequentissimo nelle zone aride di tutte le isole come componente della formazione vegetale detta taibabal-cardonal. E' un grande arbusto molto ramificato, con fusti carnosi adatti ad accumulare acqua, segnati dalle cicatrici delle foglie cadute; queste ultime sono portate solo agli apici e cadono all'inizio della stagione secca, cedendo la funzione clorofilliana ai rami più giovani. In primavera sbocciano profumatissime infiorescenze bianche assai apprezzate dalle api. La marocchina K. antieuphorbion è famosa per essere una delle prime succulente coltivate in Europa: la prima menzione si deve a Dodoens che ricorda che fu portata nel nostro continente nel 1570. Gerard la coltivava nel suo giardino 1596. Tuttavia, per vederla in fioritura bisognò aspettare il 1874 quando Thomas Hambury riuscì a farla fiorire nel suo giardino di Ventimiglia. Forma fitti e intricati cespugli di rami eretti o arcuati, spesso molto ramificati, verde chiaro, con striature longitudinali più scure e piccole foglie effimere che cadono all'inizio della stagione secca; agli apici porta fiori bianchi con lunghi stami gialli. Per quanto questi ultimi siano senz'altro apprezzabili, entrambe sono coltivate più per la curiosità dei loro fusti intricati e senza foglie che per la bellezza delle fioriture (che, come abbiamo appena visto, è anche difficile da ottenere); essa è invece un pregio ulteriore delle specie a fiori rossi come K. stapeliiformis, K. galpinii o la spettacolare K. fulgens, che mantiene tutto l'anno le bellissime foglie grigio-glauche. Qualche informazione in più nella scheda.
0 Comments
Leave a Reply. |
Se cerchi una persona o una pianta, digita il nome nella casella di ricerca. E se ancora non ci sono, richiedili in Contatti.
Dal 1 dicembre, si può sfogliare il Calendario dell'Avvento 2024 "Spezie di Natale"
https://app.myadvent.net/calendar?id=zb2znvc47zonxfrxy05oao48mf7pymqv CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
February 2025
Categorie
All
|