C'è stato un parco a Kew prima di Banks. A crearlo il politico più odiato e calunniato della storia britannica: accusato di ogni turpitudine, bruciato in effigie in piazza. Eppure proprio a lui si deve se l'Inghilterra è diventata la patria del giardinaggio. Ha imposto una moda, creato quattro giardini, scritto libri di giardinaggio, per amore delle piante è persino morto. E' John Stuart, lord Bute. Almeno la dedica di due generi, Stewartia e Butea, gli ha reso un po' di giustizia. Un incontro alle corse L'incontro che è all'origine dei futuri Kew Royal Botanical Gardens, l'orto botanico più famoso al mondo, si deve a un temporale e a una partita di carte. Nel 1747, John Stuart, terzo earl di Bute, un gentiluomo scozzese che si è da poco stabilito sulle rive del Tamigi, decide di assistere alle corse a Egham, dove si reca insieme al suo medico-farmacista con la carrozza di quest'ultimo. Caso vuole che quel giorno alle corse assistano anche i principi di Galles, Frederick e sua moglie, Augusta di Sassonia-Gotha; per la loro comodità, è stata eretta una tenda da campo. Quando il tempo volge al brutto, per intrattenere la coppia principesca si vorrebbe organizzare una partita di carte, ma manca il quarto giocatore: serve un gentiluomo di alto rango, degno di sedere di fronte a un principe reale. Qualcuno si ricorda di aver visto lord Bute sul campo da corsa; il suo rango è quello richiesto; lo convocano, lo presentano al principe, si gioca. Quando la compagnia si scioglie, lord Bute scopre di essere rimasto a piedi: il farmacista e la carrozza sono spariti; il principe Frederick, informato, invita cortesemente lord Bute a passare la notte nella sua residenza di Cliefden. Lord Bute non può che accettare; inizia così un'amicizia destinata a cambiare le sorti di Bute stesso, della Gran Bretagna, ma soprattutto, dal nostro punto di vista, del giardinaggio. Lord Bute era un grandissimo appassionato di botanica e di giardini; era più di un dilettante: tra il 1728 e il 1732, quando studiava diritto all'università di Leida nei Paesi Bassi, aveva seguito anche corsi di botanica; al suo ritorno in patria, aveva ristrutturato il parco del castello avito, Mount Stuart, nell'isola scozzese di Bute, secondo il nuovo gusto, appena agli inizi, del giardino paesaggistico ricco di arbusti da fiore, soprattutto importanti dalle colonie dell'America settentrionale. Uomo di bellissimo aspetto, ma poco socievole, di modi gravi e riservati, diventava eloquente quando il discorso cadeva sulle piante e sui giardini, tanto da contagiare Frederick e ancor più Augusta, con la quale condivideva il carattere timido e taciturno. Il principe Frederick era un personaggio dal carattere bizzarro (sua madre diceva di lui: "il mio primo figlio è il più grande asino, il peggior bugiardo, la più grande canaglia e la maggiore bestia del mondo"), uno scialacquatore di idee politiche radicali che dirigeva pubblicamente l'opposizione al padre, ma anche un grande protettore delle arti. Facile agli entusiasmi, dopo l'incontro con Bute decise di trasformare il giardino di una delle sue residenze nei pressi di Londra, la White House di Kew, in un parco paesaggistico secondo la nuova moda; ne ampliò l'area, contattò architetti e artisti, ordinò migliaia di piante a Collinson (che già aveva tra i suoi clienti lord Bute) e avviò lavori grandiosi, che avrebbero dovuto includere piante esotiche, un acquedotto, una riproduzione del Parnaso con tanto di tempio. Progetti che mai si realizzarono, perché interrotti dalla morte improvvisa del principe di Galles, nel 1751, a soli 44 anni. Una morte collegata al fanatismo per il giardinaggio: già sofferente per essere stato colpito violentemente da una palla da tennis (o da cricket), mentre dirigeva la messa a dimora di alcuni alberi fu sorpreso da una grandinata, si prese un'infreddatura che presto si trasformò nella pleurite che doveva essergli fatale. In ogni caso, i lavori per il parco di Kew avevano fatto in tempo ad alimentare lo spirito di competizione tra gli aristocratici britannici e gettato le basi della moda del parco all'inglese che presto sarebbe dilagata in Europa. Giardini e politica Si deve proprio a Bute se la vedova Augusta di Sassonia-Gotha (la coppia reale aveva fatto in tempo ai generare ben nove figli) decise di riprendere i progetti del marito, fissando a Kew la sua residenza di campagna. Bute, che nel frattempo era diventato il tutore del principe George (il futuro Giorgio III) divenne il suo principale consigliere in molti campi, ma soprattutto nella realizzazione del parco di Kew, di cui può essere considerato il primo direttore ufficioso. Abbandonati i progetti megalomani di Frederick, si occupò in primo luogo di migliorare un terreno di per sé poco fertile; i 110 acri della proprietà vennero disboscati e recintati, in modo che un gregge di pecore vi potesse pascolare fertilizzando il terreno che venne reso meno piatto e più mosso con colline artificiali. Per sovrintendere meglio i lavori e anche per seguire l'educazione del suo pupillo, nel 1754 Bute si trasferì in un cottage a Kew, da dove poteva raggiungere il parco liberamente passando per una porta segreta. Il parco, benché non molto esteso, secondo lo stile del giardino paesaggistico comprendeva diversi edifici, affidati all'architetto William Chambers, tra cui una serra e una pagoda di dieci piani (ancora oggi uno dei simboli dei Royal Botanical Gardens). Bute volle mantenere ben distinte le collezioni botaniche, organizzate come un orto botanico con le piante sistemate secondo il sistema linneano e accuratamente etichettate, e il parco di piacere, con un arboretum dove crebbero la prima Aucuba japonica e il più vecchio Ginkgo biloba in terra britannica (piantato nel 1762, è ancora oggi la più venerabile pianta del giardino). A partire dal 1759 come giardiniere capo fu chiamato William Aiton (che vi lavorò fino alla morte e fu, in un certo senso, "ereditato" da Joseph Banks). Ma purtroppo, oltre che di giardini, Bute volle occuparsi anche di politica; era un terreno sul quale non aveva alcuna esperienza, se non gli slogan che aveva appreso dagli ambienti degli oppositori che frequentavano Leichester House, la residenza londinese del principe Frederick. Inculcò queste idee nel suo reale pupillo che quando salì al trono, nel 1760, a soli 23 anni, non sognava altro che liberarsi dei politici che allora governavano il paese che giudicava corrotti e inaffidabili guerrafondai. Divenuto il suo principale consigliere, in seguito a intricate vicende e scontri di potere, Bute fu nominato segretario di stato nel 1761 e primo ministro nel 1762 e in tale veste diresse la politica britannica negli anni finali della guerra dei sette anni, fino alla pace di Parigi. L'esperienza fu disastrosa; già da anni l'opinione pubblica era ostile al gentiluomo scozzese; la stampa scandalistica lo accusava apertamente di essere l'amante della principessa Augusta (ah, quella porticina segreta a Kew!) e i due vennero ripetutamente bruciati in effige nelle pubbliche piazze; ora veniva accusato di aver svenduto gli interessi britannici alla Francia, mostrandosi troppo tenero in occasione della pace di Parigi, e di dissanguare il paese con le tasse. Dopo poco più di un anno egli fu costretto alle dimissioni e allontanato dal favore del re: il sovrano, che fino allora lo aveva considerato il suo migliore amico e gli scriveva ogni giorno, interruppe ogni contatto. Non per questo cessò la campagna di stampa ostile a Bute, che per decenni fu dipinto come il malvagio Macbeth scozzese che stava dietro ogni atto di Giorgio III, raffigurato come una marionetta nelle sue mani. Le ragioni di tanto odio (che va al di là dell'innegabile incapacità politica di Bute)? Così si espresse un contemporaneo, il vescovo Warbarton: “Lord Bute è inadatto ad essere il primo ministro inglese: in primo luogo è scozzese; in secondo luogo è amico del re; in terzo luogo, è una persona onesta". Meno teneri gli storici di oggi: anche se ritengono unanimemente che le voci sulla liaison con la madre del re fossero calunnie infondate, hanno variamente sottolineato la sua incapacità politica: Bute non conosceva la reale situazione del paese, non sapeva parlare in pubblico, era bravissimo nello sparare a zero su chi deteneva il potere, ma incapace di dirigere la politica britannica quando il potere passò a lui. Perso il favore del re, lord Bute fu allontanato dalla politica ma anche da Kew (nel 1772, alla morte di Augusta, il parco passò a Giorgio III che lo affidò a Joseph Banks che lo avrebbe trasformato nella gloriosa istituzione che tutti conosciamo). Rimase la passione per il giardinaggio; dopo Mount Stuart e Kew, altri due tra i più bei giardini britannici ne ricevettero l'impronta. Nel 1763 acquistò Luton Hoo nel Bedfordshire, dove fece costruire un sontuoso palazzo da Robert Adam e affidò la ristrutturazione dell'enorme parco (1200 acri, quasi 5 km quadrati) a Capability Brown; vi creò anche un orto botanico e un grande erbario privato, per ampliare il quale entrò in corrispondenza con botanici di fama, come l'olandese Gronovius. Nel 1773, in cerca di un clima più adatto alla salute malferma, acquistò un terreno nei dintorni di Christchurch nell'Hampshire, di cui si era innamorato mentre erborizzava; nacque così il suo ultimo giardino, Highcliffe House, affacciato sul mare che guarda verso l'isola di Whrigt. Qui Bute visse dopo il suo ritiro definitivo dalla politica (fino al 1780 aveva mantenuto un seggio in parlamento) fino alla morte, avvenuta nel 1792, occupandosi con passione del giardino, delle collezioni di libri e di botanica. Frutto di questi ultimi anni fu un'opera divulgativa, Botanical Tables, uscita nel 1784, in nove volumi, con le illustrazioni di Johann Sebastian Müller, che si proponeva di fornire una chiave per identificare la flora britannica, basata in parte sul sistema linneano, in parte su un metodo proprio; scritta in inglese anziché in latino, si rivolgeva principalmente a un pubblico femminile (padre di 11 figli, Bute aveva fornito un'educazione scientifica non solo ai figli maschi, ma anche alle femmine); l'opera, dedicata alla regina Charlotte, moglie di Giorgio III, ebbe però scarsissima circolazione (ne vennero stampate solo 12 copie). Essa comprende circa 600 magnifiche tavole con illustrazioni dettagliate degli organi sessuali e dei frutti; oltre alle piante da fiore, alle erbe, agli alberi, sono rappresentati anche i muschi, i licheni, le alghe e i funghi. Proprio grazie alle tavole, ne risulta un'opera di grande pregio estetico e di innegabile valore didattico. Come quella del principe Frederick, anche la morte di lord Bute fu indirettamente causata dal suo amore per la botanica. Nel novembre del 1790 (all'epoca il gentiluomo aveva 79 anni), mentre tentava di raccogliere alcune piante che crescevano sulla scogliera, scivolò e cadde per un'altezza di 30 piedi (circa 10 metri); non si riprese mai del tutto dalle ferite e morì nel marzo del 1792. Una sintesi della sua vita nella sezione biografie. Stewartia, petali di seta Le sventure politiche ebbero un riflesso anche sul seguito scientifico di Bute; in patria era piuttosto isolato, mentre aveva molti contatti tra i botanici europei. Più che uno studioso, veniva considerato un dilettante ("virtuoso"), con interessi troppo vasti (collezionava oggetti naturali di vario tipo, si interessò anche di minerali, fossili, astronomia) per non essere superficiali. Non divenne mai membro della Royal Society o di altre importanti istituzioni scientifiche (fu invece per breve tempo tra i consiglieri del British Museum). Tuttavia, prima della caduta, il suo ruolo nella diffusione delle nuove specie americane gli aveva guadagnato la dedica di un genere di arbusti di eccezionale bellezza, Stewartia. Il primo esemplare di quella che sarebbe stata battezzata Stewartia malacodendron giunse in Inghilterra nel 1742 grazie a John Clayton, che la inviò all'amico Mark Catesby, il quale la coltivò con successo nel suo giardino di Fulham. Sembra che attraverso Catesby la pianta sia giunta a lord Bute che l'avrebbe piantata a Mount Stuart e più tardi a Kew; in ogni caso un esemplare che cresceva nei suoi giardini fu disegnato dal celebre illustratore botanico Georg Ehret. Sulla base di questo disegno e di uno degli esemplari secchi inviati da Clayton a Gronovius, nel 1746 Linneo battezzò il nuovo genere Stewartia (raccogliendo una suggestione dello stesso Catesby, che però usava la grafia Stuartia). L'errore ortografico di Linneo si è perpetrato e oggi il nome ufficiale è Stewartia (sebbene in passato sia prevalsa l'altra grafia). Una grafia comunque accettata da Bute stesso, che fece orgogliosamente ritrarre la pianta in una delle sue Botanical tables. Stewartia è un genere di 8-20 specie, due nordamericane (S. ovata e S. malacodendron), le altre del sud est-asiatico. Bella tra le belle, appartiene alla famiglia della Camellia (Theaceae); comprende arbusti e alberi sempreverdi (poche specie sono decidue); alla bellezza dei grandi petali bianchi che sembrano di seta e contrastano con i numerosissimi stami, in alcune specie asiatiche si aggiunge l'attrattiva della corteccia, da arancione a giallo-bruno, dolce al tatto come velluto, che si sfoglia lasciando macchie color cannella o rosso-mattone, particolarmente decorativa nei mesi invernali nelle specie spoglianti. Forse la più coltivata e nota tra le cugine della Camellia (molte specie sono relativamente rustiche e riescono bene nei terreni freschi e acidi prediletti dalle altre Theaceae), nei nostri parchi è rappresentata soprattutto da due specie: l'americana S. malacodendron e la giapponese S. pseudocamellia. La prima è un grande arbusto con grandi fiori candidi dalla consistenza setacea (in inglese è chiamata non a caso Silk camellia) che contrastano mirabilmente con gli stami viola con antere blu. La seconda è un alberello, decorativo in tutte le stagioni dell'anno: in primavera grazie alle nuove foglie che, dapprima bronzee, si fanno via via verde profondo; in estate per i deliziosi fiori a coppa, bianchi con stami aranciati; in autunno per le foglie che, prima di cadere, si colorano di rosso fuoco; in inverno per i colori caldi della corteccia. Qualche notizia in più sulle altre specie nella scheda. Butea, fiamme nella foresta L'impopolarità di Bute presso l'opinione pubblica inglese si deve in gran parte al fatto che fosse scozzese (il primo a diventare primo ministro). Il suo stesso cognome lo faceva sospettare di essere in combutta con gli odiati pretendenti Stuart (in realtà, apparteneva a un altro ramo della famiglia ed era stato allevato dagli zii materni, i Campbell, famigerati in Scozia per la loro fedeltà agli Hannover). Benché fosse nativo della Scozia meridionale, nelle caricature veniva sempre raffigurato con berretto di tartan e kilt (costumi tipici degli higlanders, seguaci appunti del pretendente Carlo Stuart). Non stupisce quindi che sia stato un medico scozzese, William Roxburgh, studioso della flora del subcontinente indiano, a voler ulteriormente onorare il calunniato compatriota dedicandogli un nuovo genere che riuniva due Fabaceae indiane: la rampicante Butea superba e l'eretta Butea frondosa (in Plants of the Coromandel Coast, 1795). Dopo qualche vicissitudine tassonomica, il genere fu validato da Willdenow nel 1802. Butea è un piccolo genere di 2-4 specie di alberi e liane della foreste tropicali e subtropicali dell'India e del Sud Est asiatico. Butea monosperma (che è la stessa pianta denominata da Roxburgh B. frondosa) è uno albero deciduo che per la spettacolare fioritura è detto "fiamma della foresta". Noto in India con i nomi di pali, palasi, palash, ha importanti connotazioni culturali e rituali. Considerato una manifestazione del dio del fuoco, Agni, è utilizzato in diversi riti sacri, in particolare per accendere fuochi rituali. La sua bellezza dirompente, che spicca particolarmente quando nella stagione secca la maggior parte degli alberi della foresta ha perso le foglie, e gli alberi di pali sono nel pieno della fioritura, è stato celebrato da grandi poeti come simbolo stesso della primavera e dell'ardore poetico. Questo video dà almeno un'idea della spettacolare bellezza della sua fioritura. Butea superba è una liana nativa di Vietnam, Thailandia e India, particolarmente abbondante nelle foreste tailandesi dove, più che per la bellezza dei suoi fiori, è apprezzata per le (vere o supposte) virtù officinali delle sue radici. Gli si attribuiscono effetti ringiovanenti e afrodisiaci. Molti prodotti a base di estratti di B. superba sono disponibili anche in rete, anche se nessun studio scientifico conclusivo ne conferma l'efficacia. Come sempre, qualche approfondimento sul genere Butea nella scheda.
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Nell'Inghilterra del Settecento, con la diffusione del giardino all'inglese ricco di essenze esotiche di grande impatto paesaggistico - primi fra tutti gli arbusti da fiore e gli alberi che si rivestono di spettacolari colori autunnali - il giardinaggio, da moda per ricchi aristocratici e eccentrici appassionati, incomincia a trasformarsi in una passione nazionale. In un momento di grande espansione economica, non manca chi, per procurarsi una pianta rara prima di tutti i suoi amici, è disponibile a sborsare somme notevoli. Nasce il vivaismo ornamentale. Così, un giardiniere di talento come James Gordon può mettersi in proprio e diventare ricco grazie alla riproduzione e alla vendita di piante esotiche; celebrato come il miglior giardiniere d'Inghilterra, desta l'ammirazione di botanici e collezionisti, diventa amico di Ellis, Collinson e Solander e corrispondente di Linneo. E conquista la dedica di una pianta "difficile" dalle spettacolari fioriture. Un vivaista di successo Il 30 giugno 1760, il pomeriggio stesso del suo arrivo a Londra, uno stupefatto Daniel Solander, accompagnato dal mercante svedese Abraham Spalding e da John Ellis (il più assiduo corrispondente di Linneo a Londra), visita il vivaio di Mile End, alla periferia orientale della città, creato dal giardiniere James Gordon. Nella sua lettera del giorno successivo a Linneo, descriverà le serre, gli impianti, le magnifiche fioriture. A entusiasmarlo sono i numerosissimi alberi e cespugli esotici, soprattutto americani: in quel momento sono in fioritura Calycanthus, magnolie, Rhododendron maximum, due tipi di Kalmia, Tetragonotheca. Solander è ammirato dai lettorini caldi che permettono di coltivare, nutrire e proteggere le piante più delicate all'aria aperta. Ma a stupirlo più di tutto è che il proprietario del vivaio si sia arricchito vendendo piante, e che gli inglesi siano disposti a pagare cifre incredibili per le piante più rare. James Gordon, che Solander descrive intento a identificare alcune piante insieme al proprio figlio, servendosi delle opere di Linneo, fu probabilmente il più importante vivaista britannico della seconda metà del Settecento. Scozzese (lo erano quasi tutti i giardinieri del tempo, con grande disappunto dei colleghi inglesi), era stato al servizio prima di James Sherard, il cui giardino di Eltham, ricco di piante rare, era considerato tra i più belli del paese, poi di Robert James lord Petre, il celeberrimo collezionista di piante. Come giardiniere capo di Thorndon, aveva aiutato Petre a creare una magnifica collezione di alberi e arbusti esotici, molti dei quali giunti dall'America grazie alla rete di Peter Collinson. Dopo la morte precoce di lord Petre (1742), queste esperienze avevano permesso a Gordon di aprire un proprio vivaio a Mile End. Grazie alla sua stupefacente abilità nel riprodurre le piante da talea e da seme, si creò un'immensa fama. La sua reputazione era tale che Fothergill, benché avesse al suo servizio quindici giardinieri, si rivolse a lui per far germogliare i semi di un raro corbezzolo greco; Collinson invece si appoggiava a lui per la riproduzione delle nuove piante che affluivano dall'America grazie a Bartram: ad esempio, gli affidò i semi dell'appena scoperta e battezzata Dionaea muscipula (anche se in questo caso, a quanto pare, senza molto successo). In una lettera a Linneo, lo stesso Ellis dichiara che Gordon aveva "più conoscenze sulle piante di tutti i giardinieri e gli scrittori di giardinaggio d'Inghilterra messi insieme", in ciò superiore anche a Miller del Chelsea Physic Garden (è vero che tra i due non correva buon sangue); solo la sua modestia gli aveva impedito di pubblicare qualcosa. Invita poi Linneo ad inviargli qualche pianta rara, certo di essere generosamente ricambiato da Gordon che è un suo ammiratore e un seguace del suo sistema. E in effetti negli anni successivi, probabilmente anche grazie all'intermediazione di Solander (il giovane svedese per qualche tempo abitò presso Gordon, in una casa annessa al vivaio), tra il grande scienziato e il vivaista scozzese ci sarà uno scambio di lettere e di piante rare. Giardiniere dall'abilità quasi magica, nel suo vivaio riuscì a far prosperare e a portare a maturità e a fioritura piante esotiche di tutto il mondo. Fu il primo a coltivare in Europa piante orientali come Ailanthus, Gingko, Styphnolobium japonicum, ovvero la sofora del Giappone, e molte specie di arbusti e alberi americani, come Ulmus americana, diversi tipi di magnolia e rododendri, procurati da Collinson. Rese popolare la Camellia japonica: dopo la morte di lord Petre, portò con sé talee delle prime camelie mai fiorite in Inghilterra e le riprodusse per anni nel proprio vivaio. Riuscì a moltiplicare per talea la Gardenia, mentre tutti i suoi colleghi avevano fallito. Stupiva l'amico Collinson per la insuperabile abilità con cui riusciva a riprodurre da seme arbusti difficili come kalmie, rododendri e azalee. Oltre che capace giardiniere, del resto era un abile uomo d'affari: nel 1759, le talee di Gardenia gli frutteranno mille sterline; l'anno prima, ne aveva guadagnate 500 vendendo 100 esemplari di Magnolia grandiflora, ottenuti a partire da quattro talee; dopo trent'anni, negli anni settanta, le piante di camelia gli fruttavano ancora quattro scellini l'una. Per propagandare le sue piante, intorno al 1770 fu anche tra i primi a stampare un catalogo. Grazie alle sue abili cure, molte piante prosperavano e fruttificavano, producendo grandi quantità di sementi. Gordon decise quindi di diversificare l'attività, aprendo un negozio di semi a Fenchurch Street. Una sintesi della sua vita nella sezione biografie. In un'epoca in cui la passione per le piante esotiche dilagava in Inghilterra, Gordon fu tra i primi a coglierne la portata economica, trasformandola da aristocratica moda per pochi in una vera e propria produzione industriale, in ciò aprendo la strada ai grandi vivaisti dell'Ottocento, come i Veitch. Gordonia, una colonna di fiori d'argento Per una volta, è molto facile individuare il legame tra Gordon e il genere che lo celebra, Gordonia. La sola specie nota all'epoca era un endemismo dei boschi umidi americani che Linneo, nel 1753, in Species plantarum, aveva battezzato Hypericum lasianthus. Nel 1771 John Ellis, riconoscendo che non aveva nulla a che fare con gli iperici (in effetti, si tratta di una Theacea, la famiglia della Camellia), la spostò nel nuovo genere Gordonia. Il motivo della dedica è semplice: nel 1763, dopo un ventennio di tentativi, Gordon era stato il primo a coltivare con successo la pianta partendo dai semi. Gordonia è un genere di alberi sempreverdi a colonna con grandi e vistosi fiori bianchi, il cui status tassonomico è assai discusso. Fino a qualche anno fa gli veniva assegnata una quarantina di specie, tutte native del sudest asiatico, a parte G. lasianthus, nordamericana, e almeno un'altra specie. Una recente revisione, basata su indagini filogenetiche, propone tuttavia di riservare la denominazione Gordonia alle specie americane, trasferendo le specie asiatiche in Polyspora o Laplacea (cui sono attribuite anche alcune delle specie del Nuovo mondo). Una situazione complicata; è molto semplice invece innamorarsi della specie tipo, G. lasianthus , quella che Gordon riuscì con tenacia a riprodurre. E' un albero di grande bellezza, purtroppo noto per la sua difficoltà di coltivazione: nativo di zone umide (come ricorda il nome comune americano, loblolly bay, ovvero "alloro delle paludi"), con suolo acido, amante degli inverni miti e delle estati fresche con alto tasso di umidità, difficilmente si adatta ad altre condizioni. Il suo splendore in piena fioritura è decritto in una pagina dei Travels di William Bartram, che erborizzando in Florida, nei pressi di Lake George si imbatté in una pineta mista con G. lasianthus e magnolie: "L'alta, svettante, Gordonia lasianthus, che ora mi stava davanti in tutto il suo splendore, è degna di ammirazione da ogni punto di vista. Il suo denso fogliame, di colore verde scuro, è punteggiato di grandi fiori bianco latte profumati, portati su steli lunghi, snelli ed elastici all'estremità dei suoi numerosi rami; ogni mattina la fioritura si rinnova e in questa incredibile profusione l'albero pare d'argento, mentre il suolo è un tappeto di fiori caduti". Le foglie, che si rinnovano nel corso dell'anno, aggiungono un tocco di rosso allo splendore cromatico di questa bella schizzinosa. Qualche approfondimento nella scheda. Da giovane avventuriero, ricchissimo e fin troppo spavaldo, a grande patrono della scienza britannica. E' questo il cammino di Joseph Banks, colui che trasformò i giardini reali di Kew nel più importante orto botanico del mondo, "una casa di scambio botanico per l'impero", come egli stesso la definì. E il genere Banksia, uno dei tanti da lui scoperti insieme all'amico Solander esplorando l'Australia orientale durante il mitico viaggio dell'Endeavour, rende giustamente omaggio a questo personaggio decisivo nella storia della botanica. Prima vita: Banks l'esploratore Joseph Banks ebbe la ventura di unire nella sua biografia due figure apparentemente inconciliabili: in gioventù l'esploratore ardito, con una buona dose di arroganza datagli dalla ricchezza e dai contatti altolocati; nella maturità e nella vecchiaia, il confidente del re, il patrono delle scienze britanniche, il direttore in pectore dell'Orto botanico più importante del pianeta, l'uomo super partes e l'organizzatore di mille diverse imprese, non solo scientifiche. La distanza tra questi due personaggi è ben incarnata dai suoi due ritratti più celebri: quello dipinto da Reynolds nel 1772, un anno dopo il suo rientro dalla circumnavigazione del globo, e quello eseguito da Phillips, nel 1810. Il giovanotto spavaldo, avvenente, sicuro di sé, il maschio eroe che domina il mondo (simboleggiato dal mappamondo), il giovane leone in momentaneo riposo in quarant'anni si è trasformato in un placido elefante (la definizione è di Boswell), un obeso uomo dell'establishment con il petto ornato di onorificenze. Intatti sono rimasti la calma sicurezza, l'eleganza e la distinzione, ma soprattutto lo sguardo pieno di intelligenza. Un'intelligenza che Banks in effetti seppe pienamente dispiegare nella sua lunga vita prima di esploratore e ricercatore sul campo, poi di grande organizzatore e padre fondatore della moderna botanica britannica. Rimasto presto orfano ed erede di un'immensa fortuna, anziché sperperarla nel gioco d'azzardo, nelle bevute e nelle avventure erotiche, secondo il cliché del giovane aristocratico alla Hogarth, la mise al servizio delle scienze naturali di cui si appassionò fin da ragazzo. Nel 1766, a ventitré anni, invece di partire per il Grand Tour come era uso tra i rampolli delle famiglie altolocate ("lo fa qualsiasi imbecille", pare abbia detto) si imbarcò sulla nave Niger - il secondo ufficiale era Constantine Phipps, suo compagno a Eton - alla volta del Labrador e di Terranova. Raccolse diverse specie di piante e animali, in parte ignoti alla scienza, che al suo ritorno pubblicò (uno tra i primi in Inghilterra) seguendo la classificazione linneana. A Terranova incontrò anche brevemente il futuro capitano Cook. In tal modo, questo viaggio gettò le basi della partecipazione alla grande spedizione dell'Endeavour, con la nomina ufficiale a botanico della spedizione da parte della Royal Society. Come si è visto nel precedente post, egli vi contribuì ampiamente di tasca propria, sia allestendo un costoso e aggiornato equipaggiamento di strumenti e materiali sia stipendiando i membri della sua équipe scientifica. Secondo una dichiarazione di Solander, avrebbe investito nell'impresa non meno di 10000 sterline. Al suo ritorno in Inghilterra nel luglio 1771, divenne l'eroe del giorno. Ad agosto lui e Solander furono ricevuti dal re e ad ottobre l'università di Oxford concesse ad entrambi la laurea honoris causa. Immediatamente, Banks incominciò a fare progetti per partecipare al secondo viaggio di Cook, con la nave Resolution. In occasione del primo viaggio, si era sportivamente adattato alle ristrettezze della vita di bordo (la sua cabina era grande pressappoco come un armadio, e se c'era qualche verme nel cibo, si limitava a eliminarlo - dove averlo studiato, s'intende), ma per il secondo voleva fare le cose in grande. L'équipe scientifica doveva comprendere non meno di dodici persone, attrezzature e alloggiamenti dovevano essere adeguati alla nobiltà dell'impresa. Riuscì a convincere l'ammiragliato a trasformare la nave secondo le sue esigenze; appena vide quel mostro galleggiante, Cook andò su tutte le furie, dimostrando che le modifiche compromettevano le capacità di navigazione. Nonostante le conoscenze altolocate, questa volta Banks dovette cedere: le sovrastrutture furono smantellate e la nave partì senza di lui. Seconda vita: Banks l'organizzatore Dopo un viaggio di consolazione nelle Ebridi e in Islanda, seguito l'anno dopo da una visita all'Olanda e da un tour nel Galles con l'amico Solander, Banks incominciò ad abbandonare i panni dell'esploratore per trasformarsi in organizzatore. Nel 1772 il re Giorgio III - così appassionato di piante da guadagnarsi il soprannome di "Giorgio l'agricoltore" - aveva ereditato dalla madre i giardini di Kew; decise di unirli a una tenuta reale che sorgeva nella stessa località e ne affidò informalmente la direzione a Banks; l'incaricò sarà formalizzato solo nel 1797. Convinto assertore del ruolo imperiale della Gran Bretagna, Banlks volle trasformare Kew in "una grande casa di scambio botanico per l'Impero". A tal fine creò una rete di contatti che includeva scienziati europei e americani, capitani di navi, funzionari coloniali di ogni livello. Ispirandosi al modello degli apostoli di Linneo, convinse la Royal Navy a imbarcare almeno un naturalista su ogni nave che compisse viaggi di esplorazione e molti capitani di vascello gli procurarono esemplari di piante e animali. Il bottino più ricco fu assicurato tuttavia dai "cacciatori di piante" al servizio di Kew, assunti da Banks e pagati dal re: la serie sarà inaugurata da Francis Masson, che quello stesso anno si imbarcò proprio sulla Resolution, la nave di Cook, alla volta del Sud Africa. Le mete spaziarono dall'Africa all'India, dalla Cina ai Caraibi e, ovviamente all'Australia. E' stato calcolato che nel periodo di Banks e Giorgio III siano state introdotte in Gran Bretagna circa 7000 nuove specie. Una seconda tappa decisiva della carriera scientifica di Banks fu nel 1778 la nomina a presidente della Royal Society, una carica prestigiosa che mantenne per oltre quarant'anni. In questa veste, poté organizzare direttamente imprese scientifiche come i due viaggi di Bligh finalizzati a trasferire l'albero del pane da Tahiti ai Caraibi (1787-90 e 1791-93), la grande spedizione di George Vancouver (1791-94), la mappatura geologica dell'Inghilterra da parte di William Smith. Egli giocò poi un ruolo importante nella colonizzazione dell'Australia, di cui si sentiva il patrono naturale, con la creazione della colonia del Nuovo Galles del Sud; ne seguì sempre da vicino lo sviluppo, mantenendo una stretta corrispondenza con diversi governatori e influenzandone le scelte politiche; il suo consiglio fu determinante nella scelta di Botany Bay come sede della colonia penale australiana. Fu sempre su sua iniziativa che vennero introdotte in Australia le pecore merino dalla Spagna. La sua casa di Soho Square (vi si era trasferito nel 1776 proprio per assicurare una sede adeguata ai suoi erbari e alla biblioteca) divenne il cuore della vita sociale e scientifica londinese, un luogo che doveva necessariamente essere visitato da ogni uomo colto che giungesse a Londra. La sua biblioteca (curata successivamente da Solander, Dryander, Brown) divenne la più importante d'Europa per le scienze naturali. Convinto assertore dell'internazionalizzazione della scienza, non solo coltivò intense relazioni con scienziati di molti paesi, ma durante la Rivoluzione americana e le guerre napoleoniche mantenne rapporti epistolari con i corrispondenti "nemici" (incluso Benjamin Franklin) e si batté perché la ricerca scientifica potesse proseguire, libera dai condizionamenti politici. Ad esempio, nel 1779 si rivolse proprio a Franklin perché gli americani garantissero l'immunità a Cook, impegnato nel suo terzo viaggio; nel 1796, quando la Royal Navy catturò la nave che trasportava la raccolta del botanico francese Labillardière, si impegnò perché fosse restituita ai francesi, giurando sul suo onore di botanico di non avergli neppure gettato uno sguardo. Membro di molte società scientifiche internazionali, fu all'origine di due istituzioni di grande prestigio: fu tra i soci fondatori della Linnean Society, creata nel 1788 dopo che l'amico James Edward Smith aveva acquistato dalla vedova di Linneo le collezioni del grande naturalista svedese, allo scopo di preservare e studiare quei preziosi materiali; fu uno dei sette fondatori della Horticultural Society, futura Royal Horticultural Society, nata nel 1804. Qualche approfondimento nella biografia. Il favoloso genere Banksia Già durante la sua vita Banks ricevetti molti onori; nel 1781 il re lo nominò baronetto e nel 1797 membro del Consiglio Privato, cavaliere dell'Ordine del bagno nel 1795 e cavaliere Gran Croce nel 1815. Diversi luoghi del Pacifico meridionale portano il suo nome: la penisola Banks nell'isola meridionale della Nuova Zelanda; le isole Banks nell'arcipelago delle Vanuatu; lo stretto di Banks, tra la Tasmania e le isole Furneaux; l'arcipelago Sir Joseph Banks Group nell'Australia meridionale. Gli sono stati dedicati anche un sobborgo di Canberra e uno di Sidney. Non mancano omaggi bizzarri, come il nome di un tipo di chip di cassava, i "Sir Joseph Banks Cassava chips" (in effetti, fu tra i primi a far conoscere la cassava in Europa). Circa 80 specie di piante e molti animali lo ricordano nel nome specifico: tra le prime, la Grevillea banksii, tra i secondi lo splendido cacatua dalla coda rossa, Calyptorhynchus banksii. Si tratta ovviamente di specie scoperte durante il grande viaggio dell'Endeavour, proprio come il genere che lo celebra, Banksia, che gli fu dedicato nel 1782 dal figlio di Linneo. Tra le eccitanti nuove scoperte di Banks e Solander a Botany Bay, figuravano quattro specie del futuro genere Banksia: B. serrata, B. ericifolia, B. integrifolia e B. robur; una quinta specie, B. dentata, fu invece raccolta durante la forzata sosta alla foce dell'Endeavour River. Il genere Banksia, della famiglia Proteaceae, comprende una ottantina di specie, tutte australiane ad eccezione proprio di B. dentata, che è l'unica a spingersi dall'Australia settentrionale fino alla Nuova Guinea e alle isole Aru. La massima biodiversità si ha nell'Australia occidentale, dove si concentrano una sessantina di specie. Sono molto variabili per dimensioni, andando dal mezzo metro di B. prostrata ai 25 m e oltre delle specie arboree, come B. integrifolia. Molto variabili sono ugualmente gli habitat, che vanno dalla macchia alle foreste xerofite e pluviali. Pianta molto caratteristica per le grandi infiorescenze a cono (ciascuna delle quali contiene centinaia o a volte migliaia di fiori), gioca un ruolo ecologico molto importante grazie all'abbondantissima produzione di nettare. Fin dalla fine del Settecento, diverse specie hanno attirato l'attenzione dei giardinieri e sono state introdotte nei giardini e nei parchi, sia per le foglie attraenti (che variano molto per forma e caratteristiche) sia soprattutto per le vistose spighe fiorali. I coni appassiti hanno addirittura ispirato alla scrittrice australiana per l'infanzia la terrificante figura dei Big bad Banksia man, i "malvagi grandi uomini Banksia". Altre notizie su questo affascinante genere nella scheda. Non direttamente a Banks, ma a sua moglie lady Dorothea è stata dedicata invece la cinese Rosa banksiae. L'omaggio si deve a William Kerr, uno dei cacciatori di piante di Banks che fu inviato in Cina nel 1804 e fu il primo giardiniere professionista europeo a esplorare la flora del Celeste impero. Anche nel Seicento un giardiniere di successo poteva venire in contatto con molti potenti; se era disposto a viaggiare e a ricercare con energia novità per arricchire i giardini, poteva mettere da parte qualche soldo e pensare addirittura di rivaleggiare con i gentiluomini come collezionista. Così John Tradescant il vecchio fonda l'Arca, il primo museo pubblico a noi noto. Introduce talmente tante piante che dopo di lui i giardini e i frutteti inglesi non saranno più gli stessi. Suo figlio John Tradescant continua l'opera paterna, anche se alla sua morte c'è un piccolo giallo. L'attiva e esuberante Tradescantia è la pianta giusta per ricordare i due intraprendenti giardinieri. L'Arca dei Tradescant Se oggi nei tour di Londra tra le attrazioni più popolari non manca mai il museo delle cere (divertente e alquanto kitsch), nel Seicento veniva raccomandato ad ogni viaggiatore di non farsi sfuggire il Tradescant Museum, comunemente soprannominato "l'Arca dei Tradescant". Pagando un biglietto di soli sei scellini, il visitatore poteva ammirare "ogni cosa strana e rara". Tra gli oggetti esposti, monete e medaglie, quadri e stampe, libri, suppellettili preziose, ma anche oggetti rari e curiosi provenienti dal mondo naturale (naturalia) o costruiti dall'uomo (artificialia). Tra i primi animali impagliati, uova e penne d'uccello, conchiglie, insetti, pesci, serpenti, fossili, minerali, cristalli, frutti esotici, semi e foglie essiccate; c'erano un dodo, cavallucci marini, uova di coccodrillo, colibrì, ma anche esemplari improbabili come la mano di una sirena, un artiglio dell'uccello Rock, il sangue piovuto nell'isola di Whigt, il vello di un agnello vegetale o Barometz, le penne della fenice, un drago lungo due pollici. Tra i secondi collezioni di abiti e scarpe di ogni foggia, armi tra cui diversi tomahawk, strumenti medici, parti di cannoni, noccioli di ciliegia o susina finemente intagliati, la culla del re Enrico VI, i guanti di Enrico VIII e Anna Bolena, il mantello di Powhattan (il padre di Pocahontas), un frammento della vera croce. La visita continuava nel giardino adiacente dove i Tradescant avevano raccolto più 700 piante, molte delle quali fino ad allora non coltivate in Inghilterra. I gabinetti delle curiosità, noti anche con l'espressione tedesca Wunderkammer, erano nati nel Cinquecento come forma di collezionismo riservato a sovrani o in ogni caso a uomini ricchi e potenti; la particolarità dell'Arca è di essere stato creata come impresa privata da due persone comuni, che alla loro attività di giardinieri al servizio di grandi nobili e del re Carlo I avevano unito quella di procacciatori di piante e curiosità; essi avevano accesso a una vasta rete di conoscenze cui facevano ricorso per procurare rarità ai loro committenti e al loro stesso museo, il primo in Europa ad essere aperto a chiunque potesse pagare il biglietto d'ingresso. Che si trattasse di un'impresa commerciale è dimostrato dal fatto che, come in un moderno museo, c'era anche un piccolo negozio dove si poteva acquistare il catalogo; inoltre è probabile che il giardino avesse anche la funzione di vivaio, con piante coltivate per la vendita. Padre e figlio intraprendenti I creatori dell'Arca, John Tradescant il vecchio (ca 1570-1638) e John Tradescant il giovane (1608-1662) sembrano personaggi da romanzo (e infatti Philippa Gregory, nota scrittrice inglese, ha dedicato loro due romanzi storici, al padre Earthly Joys e al figlio Virgin Earth). Il primo Tradescant come giardiniere servì il fior fiore della nobiltà inglese e il suo re Carlo I. Prese parte a un'ambasciata in Russia; visitò i frutteti olandesi; partecipò a una spedizione contro i pirati; accompagnò il suo signore lord Buckingham - quello dei Tre moschettieri - all'assedio della Rochelle. In tutti questi viaggi raccolse piante, semi e bulbi e curiosità per i suoi clienti ma anche per creare la collezione che sarà raccolta nell'Arca, situata a Londra nel quartiere meridionale di Vauxall. Il figlio John Tradescant il giovane (1608-1668) collaborò con il padre come giardiniere e raccoglitore di piante e curiosità; tra il 1628 e il 1637 fece un viaggio in Virginia in cui raccolse piante e molte curiosità americane per il museo. Dopo la morte del padre divenne giardiniere capo del re Carlo I; continuò ad arricchire il museo di cui scrisse anche il primo catalogo. Alla morte del suo unico figlio, promise di legare la collezione a Elias Ashmole; tuttavia alla sua morte si aprì un contenzioso con la vedova di John, Ester. Qualche tempo dopo Ester fu trovata annegata in uno stagno del giardino: incidente, suicidio, assassinio? In ogni caso, gli oggetti raccolti nell'Arca finirono a Ashmole, che alla sua morte li donò all'Università di Oxford, dove andarono a costituire il primo nucleo del celebre Ashmolean Museum. Altre informazione sui due Tradescant nella sezione biografie. Entrambi i Tradescant furono sepolti nel cimitero della chiesa di St. Mary a Lambeth; salvata dalla demolizione, la chiesa a partire dal 1977 ospita il Garden Museum, che recentemente ha riaperto dopo un'importante ristrutturazione che ha permesso di aggiungere due nuovi padiglioni con una parziale ricostruzione dell'Arca. I Tradescant riposano ancora nelle loro tombe circondate da un bel giardino a nodi. Hortus tradescantianus I Tradescant sono considerati in Inghilterra i padri fondatori del giardinaggio inglese. Lo sanno bene i soci della Royal Horticultural Society, che per anni hanno letto nella rivista dell'associazione una rubrica firmata Trad's Diary (pseudonimo assunto dal pubblicista Hugh Johnson proprio in loro onore). Grazie ai viaggi e all'incessante attività di raccolta e coltivazione dei Tradescant fecero il loro ingresso nei giardini, negli orti e nei frutteti inglesi decine di piante provenienti dall'Impero ottomano, dal Nord Africa, da molti paesi europei, dal Nord America e dalle Indie. L'elenco delle nuove introduzioni è infinito: nuove varietà di peri, meli, pesche, nettarine, viti, ciliegie, noci; melograni, albicocchi, limette, pompelmi, ananas; nuove varietà di rose, gigli, anemoni, iris, clematidi e fragole; tulipani, fritillarie, gelsomini, vite vergine, Agapanthus, Anemone nemorosa, glicine, alcune varietà di rododendri; alberi come il larice, Liriodendrum tulipifera, Taxodium distichum, l'ippocastano, la robinia, il gelso... E l'elenco potrebbe continuare. Tra le piante americane introdotte dai Tradescant c'è anche quella che ne tramanda il nome: Tradescantia virginiana. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, non fu introdotta dal figlio, ma dal padre che la ebbe da un amico, secondo la testimonianza del grande botanico John Parkinson, grazie alla quale risulta che la pianta era già coltivata nel 1629. Il legame con i Tradescant è presente fin dall'inizio, sia nel nome latino Phalangium virginianum Tradescanti sia in quello inglese Tradescant's Virginian spiderwort. Linneo ufficializzerà il nome Tradescantia virginiana nella prima edizione di Species plantarum del 1753. Tradescantia è un vasto genere di Commelinacaee, familiare a tutti, talmente facile da coltivare e comune nelle nostre case da essersi guadagnato il nome volgare "erba miseria". Racchiude piante talmente attraenti, varie e generose che vale la pena di rivalutarlo. Nella scheda se ne parla più diffusamente. |
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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