Aa! No, non è un'esclamazione di sorpresa o di gioia, ma il nome di un genere, il più breve e il primo in ordine alfabetico dell'intera tassonomia botanica, a consolazione di quelli che sostengono che i nomi botanici sono troppo lunghi e difficili da pronunciare. Perché il grande orchidologo Heinrich Gustav Reichenbach abbia chiamato così questo genere di orchidee terrestri andine non si sa con certezza, ma abbiamo tre ipotesi. Ovviamente la mia preferita è quella che lo considera un nome celebrativo, in onore del tipografo olandese Pieter var der Aa, vissuto a cavallo tra Seicento e Settecento. Che con le orchidee c'entra parecchio. Tre ipotesi per il genere AA Nel 1854 l'orchidologo tedesco Heinrich Gustav Reichenbach separò dal genere Altensteinia (che comprende orchidee del Sud America andino) due specie, che rinominò Aa argyrolepis e Aa paleacea, creando il nuovo genere Aa. Non avendo mai l'autore spiegato le ragioni di questo strano nome (il primo in ordine alfabetico, il più breve e il più semplice della nomenclatura botanica), non possiamo che affidarci alle ipotesi. Ne sono state avanzate tre. La prima - la più gettonata - è che Reichenbach abbia voluto semplicemente creare una denominazione che venisse sempre per prima in tutte le liste alfabetiche dei nomi botanici, analogamente all'AAA che si usa negli annunci economici. Che questa ipotesi non sia poi così strampalata lo dimostra il fatto che non sarebbe affatto un caso isolato: nella nomenclatura zoologica c'è un genere di coleotteri denominato Aaaba, poi ribattezzato addirittura Aaaaba. Non manca neppure il caso opposto di un nome creato proprio per essere l'ultimo della lista; in botanica è il genere Zyzyxia. Ha una storia così curiosa che, se anche non è un nome celebrativo, permettetemi di raccontarla. Nel 1991 il botanico statunitense John Strother stava lavorando a una revisione della sottotribù delle Ecliptinae nordamericane (Asteraceae della tribù Heliantheae, quella dei girasoli); il lavoro era giù in bozza quando si rese conto che una specie prima assegnata al genere Wedelia ne differiva abbastanza da meritare un genere tutto per sé. Sottopose il problema all'editore che accettò l'inserimento di un nuovo genere, purché le pagine da ricomporre fossero ridotte al minimo. Dato che i generi erano in ordine alfabetico, la soluzione più pratica era creare una dominazione che venisse dopo l'ultimo nome della lista, Zexmenia. Strother così creò - del tutto arbitrariamente, come dichiara esplicitamente nella monografia stessa - il genere Zyzyxia, combinando le ultime consonanti e l'ultima vocale dell'alfabeto. Ma torniamo ad Aa e vediamo la seconda ipotesi: si tratterebbe di un'abbreviazione creata prendendo la prima e l'ultima lettera di AltensteiniA. Non impossibile, non trova però molti seguaci. Rimane la terza ipotesi: Aa è un nome celebrativo, che onora il tipografo olandese Pieter var der Aa (1659-1753). Contestata, ma del tutto credibile, visto che tra questo personaggio e le orchidee c'è un affascinante legame che Reichenbach - uno dei maggiori orchidologi dell'Ottocento - sicuramente non ignorava. Pieter var der Aa fu uno dei più importanti editori di quello che è considerato il secolo d'oro dell'editoria olandese. Dapprima libraio, poi tipografo-editore, operando a Leida, il prestigioso centro universitario, poté contare sulla collaborazione di importanti studiosi accademici, ma seppe anche sfruttare abilmente la passione per l'esotismo (la stessa che notiamo nei quadri dell'epoca, alimentata dall'espansione dei commerci e delle colonie olandesi nelle Americhe, in Sud Africa, nelle Indie orientali). Dapprima produsse soprattutto grandi opere universitarie, pubblicando ad esempio il Thesaurus delle opere dell'antichità greche di J. Gronovius (il padre del nostro botanico) o le opere di antiquaria di Graevius; nel suo catalogo non mancarono opere di scienza e medicina (tra gli altri, anche di Malpighi). In un secondo tempo, si specializzò soprattutto in atlanti e in collezioni di racconti di viaggi. L'opera più celebre uscita dalla sua tipografia è la Galierie agréable du monde, una serie di 66 volumi con oltre 3000 tavole calcografiche, in parte costituite da mappe, ma anche da immagini di nativi, monumenti, paesaggi, episodi storici. Nel suo vasto e variegato catalogo non mancarono le opere di botanica: Icones arborum, fructicum et herbarum exoticarum di Albrecht van Haller (senza data); Botanicon parisiense di S. Vaillant, con le incisioni di Aubriet, pubblicato a cura di H. Boerhaave (1723); ma soprattutto Paradisus Batavus di Paul Hermann (1698). E' infatti proprio a quest'opera che potrebbe essere dovuta la dedica del genere Aa. Qualche notizia in più sulla vita del librario-tipografo nella sezione biografie. Orchidee dalle due Indie L'opera di Hermann è il catalogo dell'Orto botanico di Leida, di cui egli fu curatore dal 1679 alla morte, avvenuta nel 1695. E' interessante tra l'altro per la descrizione di diverse specie esotiche, soprattutto sudafricane, da poco introdotte in Europa; inoltre, proprio grazie a van der Aa, si giova di una bella veste grafica con tavole illustrate di buona qualità. Agli appassionati di orchidee è nota perché documenta l'introduzione delle due primissime orchidee tropicali coltivate in Europa. Arrivavano dai capi opposti dell'impero commerciale olandese: una dalle Indie occidentali, ovvero dall'isola di Curaçao, nel mar dei Caraibi meridionale; l'altra dalle Indie Orientali, ovvero dall'isola di Ambon nell'arcipelago delle Molucche. L'americana (l'illustrazione compare a p. 207) è una specie epifita ancora oggi molto apprezzata per l'aspetto curioso e soprattutto per profumo notturno; qui contrassegnata dal nome-descrizione Epidendron corassavicum folio crasso sulcato (ovvero "pianta epifita proveniente da Curaçao con foglie succulente con una profonda nervatura centrale"), è oggi denominata Brassavola nodosa. L'incisione di Paradisus Batavus è stata realizzata a partire dal un disegno dal vivo di un esemplare coltivato dal collezionista Casper Fagel (1634-85). Si ritiene sia stata la prima orchidea tropicale ad approdare in Europa, come ho raccontato in questo post. L'asiatica (l'illustrazione è a p. 209, tav. 73) ha una storia ancora più interessante. Contrassegnata dal nome-descrizione Orchis amboinensis floribus altis, Flos Susannae Rumphii ("orchidea di Ambon a fiori alti, fiore di Susanna di Rumphius), l'illustrazione è tratta dal manoscritto dell'Herbarium Amboinense del grande botanico G. E. Rumphius, all'epoca ancora inedito; fu infatti pubblicato solo a partire dal 1741 da Burman, quasi quarant'anni dopo la morte dell'autore. Rumphius visse per oltre trent'anni ad Ambon al servizio della Compagnia olandese delle Indie, sposò una donna del luogo e si dedicò allo studio della fauna e della flora dell'arcipelago. Una serie di tragedie funestò la sua vita: intorno al 1670 perse la vista e nel 1674 sia la moglie sia la figlia minore furono vittime di uno tsunami che devastò l'isola. Per Rumphius fu una duplice tragedia: da quando era cieco, l'amata moglie Suzanne era diventata i suoi occhi e le sue mani. Per ricordarla, volle dedicarle proprio la nostra orchidea, con queste parole: "Poiché non sono riuscito a trovare un nome locale, ha deciso di assegnarle il nome latino Flos Susannae, Bunga Susanna in malese, per commemorare colei che è stata la mia prima compagna e il mio aiutante nel raccogliere erbe e piante, nonché colei che mi ha mostrato questo fiore per prima". Il testo di Hermann ci informa che questa elegantissima orchidea non era ancora fiorita nei giardini olandesi, dove era giunta grazie a Rumphius, salutato come "dotto Plinio delle Indie". Oggi il suo nome è Pecteilis susannae: per fortuna l'omaggio alla moglie e compagna di Rumphius è stato accolto da Linneo, rimanendo nella onomastica botanica. E' una delle bellissime orchidee di questo genere, i cui fiori sono stato spesso paragonati a candide colombe in volo. Il fascino discreto (?) delle Aa Come ho già anticipato, Reichenbach creò il genere Aa nel 1854, separandolo da Altensteinia. Tuttavia una ventina di anni dopo cambiò idea, e reinserì le due specie nel genere originario. Qualche decennio dopo, nel 1912 il genere Aa fu infine ripristinato da Rudolf Schlechter, anche perché nel frattempo ne erano state scoperte diverse nuove specie che ne giustificavano meglio l'indipendenza. Non hanno nulla di tropicale le nostre Aa, né nell'aspetto né nelle caratteristiche ecologiche e, all'interno della fascinosa famiglia delle Orchidaceae, rischiano di giocare il ruolo di parente povero. Vengono dagli habitat freddi delle Ande prossimi alla linea delle nevi e la loro discretissima presenza è dovuta all'adattamento alle temperature rigide e alle fortissime escursioni termiche degli ambienti in cui vivono (quello più tipico è il paramo, le lande che si estendono tra Costa Rica, Perù e Ecuador, di cui è stato detto "inverno tutte le notti, estati tutti i giorni"); sono piccole piante erbacee, con poche foglie basali a rosetta, talvolta carnose; l'infiorescenza, eretta in alcune specie, arcuata in altre, è formata da numerosissimi piccoli fiori a campana (uncospicuous, li definiscono i siti anglofoni) di solito bianchi e marrone che si aprono successivamente. A guardarli da vicino, sono sicuramente molto graziosi, con il labello a cappuccio che li racchiude quasi totalmente; ma in molte specie sono quasi invisibili, perché avvolti in brattee di consistenza cartacea che assicurano la necessaria protezione dai freddi notturni. Neanche il "profumo", se così possiamo chiamarlo, accresce di molto il loro fascino, se non per le mosche, che ne sono fortemente attratte. Se ne conoscono circa ventisei specie, distribuite nei paramos della Costa Rica e negli altipiani andini, fino al Perù e all'Argentina settentrionale. Qualche informazione in più nella scheda.
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https://app.myadvent.net/calendar?id=zb2znvc47zonxfrxy05oao48mf7pymqv CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
November 2024
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