Se Martino per un punto perse la cappa, la Wisteria per una e piuttosto che una a scatena scontri w-isterici sia sul dedicatario sia sulla corretta grafia del nome botanico. E dubbi: perché da noi si chiama glicine, se il vero Glycine è la soia? dove si trova quello più grande del mondo, in Giappone o in California? qual è il senso di avvolgimento dei rami? Che lo si chiami Wisteria o glicine, nessun dubbio sulla sua bellezza. Wisteria o Wistaria? Se leggiamo la fonte primaria, sul perché il nome botanico del glicine sia Wisteria non dovrebbero proprio esserci dubbi. Nel 1818 morì a Filadelfia Caspar Wistar, anatomista eminente, proibizionista e amico personale di Jefferson; lo stesso anno, il botanico Thomas Nuttall pubblicò il primo volume di The genera of American Plants, in cui volle rendere omaggio all'illustre scomparso dedicandogli il nuovo genere Wisteria, che egli aveva stabilito separando Wisteria floribunda, il glicine americano, dal genere linneano Glycine, come dichiarò esplicitamente: "In memoria di Capar Wistar, dottore in medicina, professore di Anatomia all'Università di Pennsylvania". Tutto a posto, tranne un piccolo particolare: perché Wisteria e non Wistaria? A chi glielo chiese anni dopo, Nuttall rispose semplicemente che Wisteria gli sembrava più eufonico. Del resto Wistar o Wister era la stessa cosa, non era in fondo lo stessa famiglia? I Wistar / Wister di Filadelfia infatti discendevano da due fratelli, immigrati tedeschi che si chiamavano originariamente Wüster. Il primo ad arrivare in America fu Caspar Wüster, che nel 1717 si stabilì in Pennsylvania ed divenne un ricchissimo fabbricante di vetri. Divenuto suddito britannico, assunse il cognome Wistar; una decina di anni dopo fu raggiunto dal fratello Johannes, che invece adottò il nome inglese John Wister. I discendenti di Caspar erano dunque i Wistar (il nostro Caspar era suo nipote), quelli di John i Wister. Il nipote di John, Charles J. Wister senior, era un ottimo amico di Nuttall. A intorbidare le acque, quando Nuttall era ormai morto e non poteva replicare, intervenne proprio il figlio di Wister, Charles J. Wister junior, che sostenne - per altro senza prove - che il vero dedicatario della Wisteria era suo padre, naturalista dilettante. La sua pretesa non è mai stata presa troppo sul serio dai botanici, che piuttosto si sono accapigliati se bisognasse mantenere il nome (scorretto) Wisteria o sostituirlo con quello (corretto) Wistaria. Alla fine si concluse saggiamente, secondo le regole della nomenclatura botanica che, poiché l'errore era deliberato, andava mantenuto il nome originario. Ma la doppia grafia ha lasciato una traccia permanente nella lingua inglese (nella quale wisteria / wistaria è il nome comune del glicine); ancora oggi, dizionari ugualmente autorevoli preferiscono quale l'una, quale l'altra grafia. Nel 2009 la decisione della direzione del Times di adottare ufficialmente la forma wisteria suscitò la ribellione del giornalista Richard Dixon, che difese a spada tratta wistaria. Dal 1973 in California, all'ombra della pergola ricoperta da un glicine che pretende di essere il più grande del mondo (piantato nel 1894, copre un pergolato di un acro, circa 4000 metri quadrati, produce 1 milione e mezzo di grappoli e nel 1990 è entrato nel Guinness dei primati) si svolge un festival: il suo nome è Sierra Madre Wistaria Festival. Più antico, ma di gran lunga più piccolo l'esemplare piantato nel parco giapponese Asikaga nel 1866 (l'estensione dichiarata è di 600 tatami, ovvero "appena" 1900 metri quadrati). D'altra parte, ognuna detiene il record per la propria specie: quello che fiorisce in California è un esemplare del più vigoroso glicine cinese (Wisteria sinensis), quello che dà spettacolo in Giappone è ovviamente un esemplare del relativamente meno espansivo glicine giapponese (Wisteria floribunda). Un anatomista... salottiero Ma torniamo a Wistar che, nel firmamento della nascente scienza americana, fu una stella di prima grandezza. Rampollo di una influente famiglia di Filadelfia, a quanto pare egli decise di diventare medico quando a 16 anni aiutò a curare i feriti della sanguinosa battaglia di Germantown (1777). Dopo la laurea all'Università della Pennsylvania, andò a perfezionarsi a Londra e a Edinburgo. Al suo rientro in patria (1787) iniziò una brillante carriera medica e accademica; divenne membro della American Philosophical Society (di cui fu anche curatore dal 1787 e presidente dal 1815). Fu tra i primi a respingere le cure a base di purganti e salassi, imperanti all'epoca. I suoi contributi principali sono nel campo dell'anatomia (il suo A System of Anatomy for the Use of Students of Medicine, 1811-1814, fu il primo testo di anatomia scritto in America) e della paleontologia. Amico personale del presidente Thomas Jefferson, collaborò con lui all'identificazione delle ossa del Megalonyx (un gigantesco bradipo fossile), e intraprese il primo studio dell'anatomia comparata degli animali fossili americani. Nel 1803, quando Jefferson lanciò la spedizione di Lewis e Clark (la prima a raggiungere la costa pacifica via terra), chiese la consulenza di Wistar, che ebbe un colloquio con Lewis, quindi stese per conto del presidente una lista degli obiettivi della spedizione. Wistar era famoso anche per il suo salotto. Dopo il suo matrimonio con Elizabeth Muffin, a partire dal 1799 o dal 1800 ogni settimana, la domenica sera, invitava a casa sua i membri della American Pilosophical Society e gli stranieri eminenti che visitavano la città. Questi intrattenimenti, noti con il nome di Wistar Parties, sono stati descritti come "banchetti intellettuali" in cui, con tatto e bonomia, Wistar guidava la conservazione dei suoi ospiti, l'élite scientifica del paese, invitandoli a illustrare gli argomenti di cui erano esperti senza eccessivi tecnicismi. Uno di quegli ospiti fu proprio Thomas Nuttall, che nel 1812 intrattenne la dotta compagnia con il racconto della sua spedizione lungo il Missouri. Qualche approfondimento su Wistar nella biografia. Semi di soia e grappoli di glicine Mentre gli anglosassoni si accapigliavano su wisteria / wistaria, saggiamente olandesi e tedeschi adottarono, rispettivamente, come nome volgare i poetici Blauweregen e Blauregen, ovvero "pioggia azzura". Nelle lingue mediterranee (ma anche quelle slave) il nome comune deriva invece dal vecchio nome botanico Glycine, che al momento attuale designa tutt'altre piante (la più nota è la soia, Glycine max). Il genere Glycine venne creato da Linneo nel 1753; includeva tra l'altro una pianta tuberosa americana (Glycine apios, oggi Apios americana) dalle radici dolci (Glycine deriva dal greco glukus, che significa "dolce"). Per una serie di complesse vicende, neppure una delle specie inizialmente incluse da Linneo nel suo genere Glycine si chiama ancora così, tanto che il genere è stato ristabilito su diverse basi da Willdenow nel 1802 (e solo molto più tardi vi è stata inclusa la soia). Anche se quando il glicine cominciò a diffondersi nei giardini - le specie più note arrivarono infatti in Europa dalla Cina e dal Giappone nel corso dell'Ottocento - Nuttall lo aveva già denominato Wisteria, il vecchio nome botanico era ancora quello prevalente, tanto da imporsi come nome comune in molte lingue, generando anche una curiosa incongruenza: il vero Glycine dei botanici grazie ai semi commestibili è una delle piante alimentari più importanti del mondo; Wisteria, il falso glicine della lingua comune, ha semi velenosissimi. Wisteria (famiglia Fabaceae) comprende cinque-sette specie di rampicanti dalle fioriture estremamente decorative, originarie una dell'America settentrionale, le altre dell'Asia orientale. Le specie più note e coltivate sono quella cinese (W. chinensis) e quella giapponese (W. floribunda), caratterizzata dai grappoli molto lunghi; curiosamente, mentre le specie americana e cinese si avvolgono in senso antiorario, quelle giapponesi vanno contro corrente e si avvolgono in senso orario. In giapponese il glicine si chiama fuji o huji e ha un'enorme importanza culturale. Simbolo dell'amore e della longevità, ha anche ispirato un dramma del teatro Kabuki (Fuji Musume, "La fanciulla del glicine"). Inutile dire che proprio in Giappone si trovano i giardini più belli; a Kitakyushu gli è stato dedicato un intero giardino (Kawachi Fujien Gardens), con 150 glicini in 20 varietà; l'attrazione principale è un tunnell di 100 metri che sfuma dal bianco al blu, al lavanda, al viola, al rosa. Approfondimenti nella scheda.
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