L'aspetto del mondo dipende anche dagli occhi che lo guardano. Due allievi di Linneo, Olof Torén e Pehr Osbeck, si trovano nello stesso momento in Cina e percorrono la stessa rotta nel viaggio di ritorno, ma uno ne ricava (oltre alla malattia mortale di cui sarà vittima) qualche curiosità etnografica e ben poche osservazioni naturalistiche, l'altro riempie la sua cassa da marinaio con decine di esemplari e dà un contributo fondamentale alla conoscenza delle piante cinesi, di cui diventa la principale fonte per Species Plantarum di Linneo. Torna a casa con le tasche vuote, ma si guadagna il diritto di essere ricordato dall'Osbeckia, una pianta bella e misconosciuta quasi come il suo dedicatario. Mentre gli altri giocavano, io esaminavo le erbe Pochi mesi dopo Olof Torén, iniziava il suo viaggio verso la Cina Pehr Osbeck, il quinto apostolo di Linneo. Infatti nel 1750 la SOIC (Compagnia Svedese dell'Indie Orientali) aveva deciso di raddoppiare la posta, inviando due navi alla volta della Cina: oltre alla Götha Leijon, partita in primavera per sperimentare la nuova rotta con scalo a Surat, in inverno salpò la Prins Carl che seguì la consueta rotta diretta. Il suo cappellano era un altro allievo di Linneo, appunto Pehr Osbeck. Nell'estate e nell'autunno del 1751 entrambi i vascelli erano a Canton e fecero insieme il viaggio di ritorno. Al contrario di Torén, che raccolse pochi esemplari e lasciò come testimonianza solo alcune lettere al maestro, Osbeck seppe sfruttare quella che lui stesso probabilmente considerava la grande avventura della sua vita, mettendo insieme una collezione naturalistica stupefacente per grandezza e qualità: oltre 500 piante (tra cui 26 specie e due generi descritti per la prima volta) oltre a centinaia di uccelli, pesci, insetti, minerali. Il documentatissimo Dagbok öfwer en ostindisk Resa åren 1750, 1751, 1752 ("Diario del viaggio nelle Indie Orientali", pubblicato nel 1757), steso sulla base del diario di viaggio poco dopo il ritorno a casa, riesce ad unire la precisione delle descrizioni naturalistiche al fascino dell'avventura, conditi da un pizzico di ironia. Tra l'altro è una delle prime opere in cui vengono utilizzate le denominazioni binomiali, riprese dalla recentissima prima edizione del Systema Naturae (1753). Lo stesso Linneo sarà stupefatto dei risultati del viaggio dell'instancabile Pehr, tanto da chiedersi come avesse fatto a raccogliere così tanti esemplari in così poco tempo. La spiegazione sta nella curiosità e nell'attivismo di Osbeck. In effetti, dice lui stesso nella prefazione, in un viaggio così lungo, terminate le incombenze ordinarie ("leggere le preghiere della mattina e della sera, confessare, somministrare la cena del signore, catechizzare, visitare gli infermi, officiare i funerali, predicare la domenica e i giorni di festa") gli rimane molto tempo per lo studio. Durante i lunghi mesi di navigazione ci sono pesci, uccelli, alghe; un'eclissi di luna all'andata e una di sole al ritorno; i crostacei rimasti attaccati all'ancora, l'acqua di mare fosforescente e persino i parassiti che guastano l'acqua e i viveri di bordo sono ottimi oggetti di studio. Lo dirà in alcuni versi tracciati nel registro della parrocchia dove servirà al ritorno in patria: "Gli altri bevevano, io rimanevo sobrio; gli altri dormivano, io vegliavo; gli altri giocavano, io esaminavo le erbe; quando gli altri sono morti, ho pensato alla morte, ma ora non mi fa paura". Appassionato di ogni ramo delle scienze naturali, ma soprattutto botanico, quando è a terra Osbeck sa approfittare al massimo delle soste, brevi o lunghe che siano. A parte la Cina, nel corso del viaggio il vascello attracca solo quattro volte, due all'andata e due al ritorno. Il primo lungo scalo è a Cadice, dove gli svedesi si fermano per dieci settimane. Appena può, indossati abiti spagnoli per non dare nell'occhio, un paio di forbici in tasca (l'uso dei coltelli era vietato dalle autorità), una scatola per gli insetti e fogli di carta per le piante sotto un braccio, il nostro animoso Pehr parte in esplorazione. E' incantato dai patios dove le passiflore crescono fino al secondo piano, dalle terrazze ornate di vasi di garofanini e violaciocche, dal profumo dei fiori degli agrumi "che farebbero resuscitare un morto", dai boschetti di Chamaerops humilis e dalle siepi di Agave americana, ma anche dalla più umile delle erbacce. Percorre la campagna esplorando i bordi delle strade, i giardini, le vigne, i terreni coltivati o gli incolti; un giorno, mentre sta tornando da Puerto de Santa Maria (una località a una decina di km da Cadice che ama esplorare, perché molto più ricca di acqua e di vegetazione dell'arido capoluogo) viene sorpreso da una pioggia torrenziale; nonostante la strada allagata, continua a osservare e a raccogliere piante. E' così che si imbatte in un'erba che non è mai stato descritto prima di lui: una rara solanacea oggi conosciuta con il nome di Triguera osbeckii. Quando arriva alla locanda, è bagnato fino alle ossa; giusto il tempo di cambiarsi ed è di nuovo in strada, insieme ad alcuni amici che vanno ad acquistare limoni. Il secondo scalo è a Giava, dove la nave, sia all'andata sia al ritorno, fa provviste d'acqua e viveri freschi. La vista delle rive fiorite dell'isola per Pehr è un supplizio di Tantalo: "fui costretto a languire come una persona affamata che vede il cibo solo da lontano". Quando la nave finalmente si ancora al largo, Osbeck si precipita a terra sulla lancia che va a caricare i rifornimenti, assicurando il comandante che ritornerà appena avrà bisogno di lui. La sosta è brevissima, ma Pehr potrà in parte rifarsi nel viaggio di ritorno, quando al seguito del carpentiere di bordo si addentra affascinato e turbato insieme nella foresta pluviale e studia attentamente le piante epifite che vivono sull'albero abbattuto: tra gli altri, un Asplenium nidus (è il primo a descriverlo) e l'orchidea Phalenopsis amabilis. Sulla spiaggia invece raccoglie bulbi di Crinum asiaticum, che trapianta nella sabbia e riesce a far arrivare vivi in Svezia. Persino la breve sosta alla brulla isola di Ascension (secondo scalo del viaggio di ritorno), giudicata da Osbeck il luogo più sgradevole che avesse mai visto, gli frutta la scoperta di un'ignota graminacea, Aristida adscensionis, oltre a una bella descrizione della riproduzione delle testuggini. Il mare dei Sargassi poi gli darà occasione di importanti osservazioni scientifiche. Erborizzando a Wampoa Ma è ora di parlare del soggiorno in Cina. Alla fine di agosto 1751, la Prins Carl attracca all'isola di Wampoa, a una ventina di km da Canton (per i grandi velieri, il Fiume delle perle non era navigabile oltre quel punto). Qui venivano ancorate le navi europee e vivevano i marinai durante le lunghe e complesse operazioni di carico e scarico delle merci; gli ufficiali e gli agenti della SOIC soggiornavano invece a Canton, nella factory svedese situata nell'enclave europea. Qualche giorno dopo, arriva anche la Götha Leijon, proveniente da Surat. Il soggiorno in Cina di Osbeck dura poco più di quattro mesi, alternando periodi nella factory e sulla nave. In base alle regole della compagnia, quando due navi si trovavano insieme in Cina, un pastore rimaneva a officiare a Wampoa, mentre l'altro stava a Canton. Questo spiega perché Osbeck e Torén non abbiamo mai erborizzato insieme. D'altra parte, le personalità dei due non potevano essere più diverse. Se l'uno mette insieme ben pochi esemplari (di cui non documenta neppure la provenienza), l'altro nonostante le difficile condizioni in cui opera un cappellano svedese in Cina riesce a raccogliere ben 244 specie di piante cinesi (nonché animali e altre curiosità naturali), di cui 11 mai descritte prima di lui. Spinto dal suo attivismo, ancora una volta approfitta di ogni occasione. Quando è a Canton, visita mercati, giardini e farmacie - anche se le barriere linguistiche e la diffidenza dei cinesi gli impediscono quasi del tutto di raccogliere informazioni sulla farmacopea cinese. Quanto ai sobborghi della città e alla campagna fuori delle mura, è una missione quasi impossibile: sebbene formalmente non fosse ancora vietato agli europei allontanarsi dalla factory (il divieto verrà introdotto pochi anni dopo, nel 1757), farlo era già praticamente impossibile per i "diavoli stranieri". Osbeck ci prova più di una volta, ma appena fuori dall'area frequentata dagli europei è circondato da torme di bambini che urlano e chiedono soldi; un'altra volta si salva da un invasato che gli mette le mani addosso grazie a due ambigui personaggi, forse agenti di polizia; un'altra ancora, non avendo pagato la mancia pretesa, viene preso a sassate. Per altro non si arrende; approfitta persino del funerale di un alto funzionario olandese (gli unici a non essere seppelliti nei pressi di Wampoa) per osservare la flora del cimitero mentre si attende l'arrivo della salma. Molto più proficui sono i soggiorni sull'isola di Wampoa, dove gli stranieri potevano muoversi senza rischi; organizza anche brevi puntate nelle vicine isole dove attraccano le navi francesi e danesi. E' da qui che arriva la maggior parte degli esemplari raccolti; altri sono stati acquistati, come una Camellia japonica dagli splendidi fiori bianchi e rossi comprata da un venditore ambulante cieco che, a guardarla meglio, si rivela un imbroglio: i fiori sono stati presi da un'altra pianta e accuratamente fissati alle corolle con chiodi di bambù. Osbeck conclude filosoficamente che in Cina bisogna stare molto attenti e comunque è facile prendersi delle fregature... E quando tornerà in Svezia, non gli sarà rimasto un soldo: la già scarsa paga (Pehr ha scoperto che i suoi omologhi danesi sono pagati il triplo!) è stata investita in onore della scienza. La grande cassa acquistata in Cina - oggi è parte di una collezione privata - si riempie sempre più di preziosi esemplari secchi, di scatole di insetti, di animali conservati nel brandy spagnolo. Per la conoscenza in Occidente della flora cinese, il viaggio di Osbeck è una tappa fondamentale. Prima di lui, solo i missionari gesuiti - che per altro godevano di ben altre possibilità di muoversi nel paese, di cui parlavano la lingua e conoscevano profondamente la cultura - avevano fatto conoscere agli europei tante piante del Celeste impero. Gli esemplari forniti dall'industrioso allievo arrivano a Linneo appena in tempo per essere inclusi - sebbene solo in parte - in Systema plantarum: su un centinaio di piante asiatiche, almeno una settantina si devono presumibilmente a lui (anche se Linneo non sempre lo cita esplicitamente). In una sola cosa Osbeck delude il suo maestro: neanche lui riesce a portargli la tanto sospirata pianticella di tè. In realtà, il diligente allievo se ne era procurata una, ma andò perduta in modo tragicomico. Quando la Prins Carl finalmente salpa, il 4 gennaio 1752, tutti sono euforici e saltano sul ponte, mentre vengono sparati i rituali colpi di cannone; com'è come non è, il vaso di Camellia sinensis dal ponte scivola in mare prima che Osbeck se ne accorga e possa salvarlo. Sebbene avesse deciso di non fare altri viaggi, la vita di Osbeck dopo il ritorno in Svezia fu ancora lunga e attiva; altre informazioni nella biografia. L'Osbeckia, questa sconosciuta Proprio in occasione della gita in cui Osbeck e i suoi compagni vengono soccorsi dai due poliziotti, scendendo da una collina dove hanno visitato una pagoda Pehr osserva un cespuglio dai bei fiori rossi che rimangono aperti di notte, che Linneo chiamerà Melastoma octandrum. Lì vicino trova un'altra pianta, simile alla prima per i fiori, ma diversa da ogni altro genere per l'aspetto generale. Linneo "ritenendo che le mie fatiche fossero meritevoli di qualche ricordo ha pensato di chiamare questa pianta Osbeckia chinensis". Entrambe le specie appartengono alla famiglia delle Melastomaceae, anzi oggi Melastoma octandrum L. è considerato sinonimo di Osbeckia octandra DC. Il genere Osbeckia comprende erbacee, suffrutici ed arbusti di una fascia tropicale che va d'India al Sud est asiatico, con qualche presenza in Australia. Alcune specie hanno proprietà medicinali. Sebbene si tratti di piante assai attraenti, sia per le foglie ovali profondamente venate sia i per i vistosi fiori con quattro o cinque petali dai colori vivaci (bianco, rosa carico, rosso) le Osbeckia sono poco note al di fuori dei paesi d'origine e raramente coltivate. Dunque, almeno per la fama postuma, lo sventurato e depresso Torén ha avuto più fortuna dell'attivo e vincente Osbeck. Ma forse è la pianta giusta per lui: intelligente, industrioso, ironico, di bella presenza, dopo il ritorno in patria visse una vita sempre attiva e proficua, ma lontana dalle luci della ribalta. Altre informazioni su Osbeckia nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
August 2024
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