I protagonisti della prossima storia sono un padre dal temperamento vulcanico; un figlio che segue le orme di tanto padre, cercando però uno spazio proprio e originale; selvagge piante delle praterie americane trasformate nei più comuni fiori da aiuola. In altre parole, parleremo di Olaus Rudbeck padre e figlio e delle Rudbeckie. Con un cameo di Carl von Linné. Senza dimenticare un discendente esplosivo. Una dedica riconoscente Come abbiamo visto in questo post, l'incantevole Linnaea ha corso il rischio di portare il reboante nome di Rudbeckia. Sarebbe stato davvero troppo per i suoi fragili steli! Invece l'assegnazione al genere che conosciamo con il nome Rudbeckia è davvero azzeccata. Nel 1728, quando ventenne arrivò a Uppsala per studiare all'Università, Linneo era povero in canna. Olaus Rudbeck il giovane (1660-1740) non solo divenne il suo professore di botanica ma lo assunse come precettore dei suoi figli e talvolta lo chiamò a sostituirlo a lezione; più tardi, sponsorizzò la sua spedizione in Lapponia e ne protesse la carriera accademica. Linneo ne divenne il successore nella cattedra di anatomia e botanica e nell'incarico di curatore dell'Orto botanico dell'Università di Uppsala. Dunque egli non poteva mancare di commemorare il suo maestro, protettore ed amico, dedicandogli un genere botanico. Dato che gli piaceva che ci fosse un legame tra genere e dedicatario, scelse la Rudbeckia per le ragioni che spiegò in una lettera al suo vecchio mentore: la pianta era molto apprezzata nei giardini e spiccava alta tra gli altri fiori come Rudbeck per la sua alta statura; inoltre i suoi petali a raggiera dai colori fiammeggianti "testimoniano il vostro splendore tra i sapienti, simile a quella del sole tra le stelle". Queste parole, colorate da un briciolo di adulazione, calzano perfettamente anche al secondo dedicatario del genere, Olaus Rudbeck il vecchio (1630-1702), padre del maestro di Linneo, una personalità davvero importante della nascente scienza svedese. Un padre vulcanico Nel Seicento, la Svezia, da paese marginale sullo scacchiere europeo, era diventata una superpotenza, grazie soprattutto alla guerra dei Trent'anni, quando i suoi eserciti scorsero in lungo e in largo mezza Europa, guidati dal re Gustavo Adolfo. Di questo nuovo ruolo, Olaus Rudbeck il vecchio può essere considerato il prodotto e il simbolo. Come medico e anatomista, fece importanti scoperte sui vasi linfatici e chiliferi; come iniziatore dell'archeologia svedese, fu tra i primi ad intuire i meccanismi della stratificazione del terreno; come animatore degli studi ingegneristici, promosse canali e altre strutture; come botanico, fondò l'Orto botanico di Uppsala e scrisse un compendio delle piante allora conosciute. A questo vulcanico personaggio, vero figlio del suo tempo, non manca neppure una vena di bizzarria: nella sua Atland eller Manheim identificò la Svezia con la mitica Atlantide. In confronto il figlio omonimo, Olaus Rudbeck il giovane, è una figura più tranquilla (ma solo relativamente, se si considera che ebbe una ventina di figli e mantenne gli incarichi accademici fino a tarda età). La sua carriera si svolse nel solco del padre; anch'egli medico, anatomista e botanico gli succedette nella cattedra di medicina e botanica e nel ruolo di rettore dell'Università di Uppsala. Del padre continuò ugualmente gli studi linguistici. Tuttavia, un tratto lo distingue e ne fa il figlio di un'epoca più moderna, quasi preromantica: nel 1695 partecipò a una spedizione naturalistica in Lapponia e ne ritornò con quaderni di bellissimi acquarelli che ritraevano uccelli, fiori e paesaggi. Una sintesi delle vite di padre e figlio nella sezione biografie. Un'ultima curiosità: Wendela Rudbeck, figlia Olaus il vecchio e sorella di Olaus il giovane, sposò Peter Olai Nobelius; fra i discendenti della coppia Alfred Nobel, inventore della dinamite e fondatore dell'omonimo premio. Secondo lo studioso Henrik Schück la capacità inventiva del celebre discendente sarebbe un'eredità "rudbeckiana". Insomma, possiamo concludere che, con le sue corolle sgargianti e un po' scomposte e la capacità di adattarsi a tutte le condizioni che ne hanno fatto da tre secoli una beniamina dei giardini, la Rudbeckia ha proprio il nome giusto. La Rudbeckia arriva in Europa Quando Linneo le diede il nome (in Species Plantarum, 1753), qualche Rudbeckia era già arrivata da un pezzo in Europa, dove era chiamata con i soliti confusi nomi polinomiali, come ad esempio Obeliscotheca integrifolia, radio aureo, umbone atro-rubente. Questa Asteracaea (Composita) nativa delle praterie del Nord America, era stata introdotta in Europa già nel secolo precedente grazie a John Tradescant (la prima ad arrivare sarebbe stata la R. laciniata, fin dal 1640). Apprezzata per i suoi fiori dai colori solari e per la rusticità, era diventata da subito una favorita dei giardini, come continua ad essere anche oggi. L'introduzione di varie specie e di nuove cultivar ha aggiunto nuovi colori (accanto al comune giallo, tutte le sfumature dell'arancio fino al rosso mattone), fiori multipli e doppi. Qualche informazione in più nella scheda. Comments are closed.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
September 2024
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