Nella seconda metà del Settecento, la scienza russa diventa maggiorenne e si emancipa dalla tutela degli scienziati stranieri, soprattutto tedeschi, che l'avevano tenuta a battesimo. Emblema di questo processo è Ivan Lepëchin, unico russo tra i capi della Spedizione dell'Accademia, per 28 anni direttore del Giardino dei farmacisti, futuro orto botanico imperiale. E viene omaggiato di ben due generi: la spettacolare Lepechinia e la discreta Lepechiniella (che appartengono a famiglie diverse e nulla hanno a che fare l'una con l'altra). L'emancipazione della scienza russa La carriera di Ivan Ivanovič Lepëchin, unico russo tra i capi della spedizione dell'Accademia, segnò una tappa fondamentale nell'emancipazione della scienza russa dall'egemonia degli scienziati stranieri, soprattutto tedeschi. E' noto che Pietro il Grande, nel suo sogno di trasformare la Russia in una potenza europea, capace di stare alla pari con le grandi nazioni come l'Inghilterra e la Francia, si avvalse largamente di artigiani e tecnici stranieri; inoltre inaugurò la pratica di inviare giovani russi all'estero per apprendere le conoscenze più avanzate della scienza e della tecnica. Nel 1724, sul modello della Royal Society londinese, fondò l'Accademia russa delle Scienze, affidandone il progetto al suo medico, il tedesco Blumenrost. A farne parte furono invitati eminenti scienziati non russi, come i matematici Eulero e Bernoulli. Per un lungo periodo, tutti i membri dell'Accademia furono stranieri. Nell'intento di promuovere le conoscenze botaniche, soprattutto a scopi pratici e medici, nel 1714 Pietro promosse la fondazione di un giardino dei semplici, il Giardino dei farmacisti, sorto su una delle isole del delta della Neva cui diede il nome (Aptekarskij Ostrov, "isola dei farmacisti"). Inizialmente specializzato nella coltivazione di piante medicinali, fu a lungo diretto da botanici e medici stranieri; in questo blog ne abbiamo già incontrati due: Siegesbeck, che vi lavorò come dimostratore quindi direttore dal 1735 al 1747, e Falk, che vi operò dal 1763 al 1768, quando si unì alla spedizione dell'Accademia. Ivan Ivanovič Lepëchin, uno dei protagonisti di quest'ultima, fu il primo russo a diventarne direttore, mantenendo l'incarico per un lunghissimo periodo (dal 1774 al 1802). Secondo la consuetudine inaugurata da Pietro il Grande, Lepëchin, nato a Pietroburgo, dopo aver iniziato gli studi presso l'Accademia delle scienze della città natale, fu inviato a studiare all'estero; seguì i corsi di medicina e scienze naturali all'Università di Strasburgo, dove si laureò nel 1767. Al suo rientro in patria, fu ammesso come membro aggiunto all'Accademia delle Scienze e gli fu assegnata la guida di uno dei tronconi della spedizione di Pallas. Uno degli studenti che lo accompagnavano era Nikolaj Ozereckovskij, destinato a sua volta a diventare un eminente scienziato. Il suo gruppo operò una sorta di collegamento tra le due aree di esplorazione: quella meridionale, con centro Astrachan', con i due gruppi affidati a Gmelin e Güldenstädt, e quella siberiana, centrata su Orenburg, con i gruppi guidati da Falk e Pallas. Partito da Pietroburgo nell'estate del 1768, seguì il Volga e raggiunse Astrachan', quindi esplorò il Caspio. L'anno successivo si mosse verso nord, perlustrando in modo sistematico gli Urali, muovendosi a zigzag lungo la catena e spostandosi sempre verso nord fino a raggiungere il mar Baltico a Arkangelsk; dopo aver esplorato la Russia settentrionale, rientrò a Pietroburgo negli ultimi giorni del 1772, primo gruppo a rivedere la capitale. Come quella dei compagni di avventura, anche la spedizione di Lepëchin fu assai proficua, ma soprattutto una lunga vita permise allo scienziato russo di pubblicarne i risultati (Dnevnye zapiski putešestvija po raznym protivintsiiam rossiskogo gosudarstva, 1771-1805, "Diario del viaggio attraverso diverse province dell'Impero russo") e di percorrere una brillante carriera scientifica. Membro effettivo dell'Accademia delle scienze dal 1771, oltre a brevi pubblicazioni originali, fu attivo soprattutto nel campo delle traduzioni (ad esempio tradusse in russo buona parte dell'Histoire Naturelle di Buffon); come redattore del Dizionario dell'Accademia delle scienze, contribuì inoltre a gettare le basi del lessico scientifico russo. Dal 1783 divenne segretario dell'Accademia delle Scienze, ma soprattutto dal 1774 fino alla morte (quindi per 28 anni) fu il direttore dell'orto botanico. Sotto la sua guida, l'istituzione subì la trasformazione da giardino dei semplici a grande giardino botanico, sancita vent'anni dopo dalla nuova denominazione di Giardino botanico imperiale. Altre notizie nella biografia. La grande Lepechinia e la piccola Lepichiniella Divenuto un grande esperto di piante medicinali, con i suoi viaggi e i suoi studi Lepëchin diede un importante contributo alla conoscenza della flora russa e siberiana, descrivendo 29 nuove specie. Gli onori postumi non mancarono; due località recano il suo nome: il monte Lepëchin negli Urali siberiani e la città di Lepechinka nella regione di Saratov. Due sono pure i generi che lo celebrano: Lepechinia, dedicatogli nel 1804 dal grande sistematista Willdenow, e Lepechiniella, stabilita nel 1953 dall'importante botanico russo Michail Popov. Fu proprio pensando alla sua autorità in fatto di piante medicinali che Willdenow gli dedicò il nuovo genere Lepechinia, da lui distinto dall'affine Horminum. Non dalla Russia o dalla Siberia, ma dalle Americhe proviene infatti questa bella Lamiacea, di aspetto simile alla salvia, tanto da guadagnarle il nome di falsa salvia o salvia a coppa (pitcher sage), per il calice rigonfio e tondeggiante. Alcune specie hanno infatti proprietà medicinali; tra esse la specie tipo, L. caulescens, un'erbacea messicana utilizzata per combattere numerose affezioni. Ancora scarsamente presente nei nostri giardini, Lepechinia meriterebbe una maggiore diffusione; l'unica specie reperibile nei nostri vivai, L. hastata, è un'alta erbacea perenne con tutti i numeri per diventare una star dei giardini in epoca di cambiamenti climatici: piuttosto rustica, benché nativa della California, resistente al caldo e alla siccità, adattabile in fatto di terreno e esposizione, è attraente sia per le foglie grigio-argento dal profumo di menta sia per le vistose spighe di fiori di un ricco rosa magenta. Di qualche altra specie si parla nella scheda. Alla vistosa Lepechinia fa da contraltare la minuscola e modesta Lepechiniella; è un piccolo genere di Boraginaceae che comprende tre o quattro specie endemiche delle montagne dell'Asia centrale (Turkestan, Afghanistan, Pakistan); sono piccole erbacee perenni o annuali con fiori generalmente azzurri campanulati dalla corolla non più grande di 2 millimetri. L. sarawschanica - che è la specie descritta da Popov nel suo volume sulla flora dell'URSS - ricorda nel nome specifico la valle del fiume Zeravshan (o Zarafshan), un'area in parte protetta caratterizzata da un grande varietà di suoli e quindi di flora; la formazione tipica è il tugay (o tugai), una foresta alluvionale caratteristica delle zone aride e desertiche dell'Asia centrale e del Tarim in Cina. Qualche notizia in più nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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