Nel Settecento il medico e botanico Kniphof tenta per primo di sfruttare commercialmente il metodo della stampa naturale. Perfeziona la tecnica, riuscendo a produrre tavole qualche volta di una precisione insuperata, qualche volta stile "mostro di Frankestein". I lettori apprezzano, i colleghi pure e uno di loro gli dedica il fiammeggiante genere Kniphofia. Un metodo alternativo per ritrarre le piante Visti i costi e l'impegno richiesto da un'opera botanica illustrata, i botanici cominciarono presto a pensare a sistemi alternativi; un'idea in teoria semplice, ma difficile da mettere in pratica, era utilizzare le piante stesse come matrici naturali, stampando la loro impronta con diverse tecniche. L'idea risale ancora al Medioevo e fu applicata variamente nel Rinascimento; nel codice Atlantico, Leonardo da Vinci stampò una foglia di salvia, dopo averla cosparsa di una mistura di olio e nerofumo (di cui fornisce anche la ricetta). Nel Cinquecento il profumiere fiorentino Zenobio Pacini, per identificare le piante usate nella sua professione, realizzò un erbario pressando tra due fogli di carta piante inchiostrate da entrambi i lati. Tecniche simili usò nel Seicento il botanico napoletano Fabio Colonna. In tutti questi casi, di ciascuna pianta veniva realizzato un singolo esemplare, destinato a uso privato. Il primo a pensare a un utilizzo commerciale della "stampa naturale" fu il medico e botanico tedesco Johann Hieronymus Kniphof. In effetti, nel Settecento, anche grazie alle numerose introduzioni di nuove, magnifiche piante da Americhe, Asia e Africa, l'interesse per la botanica era sempre più diffuso e esisteva un vasto pubblico potenziale per belle opere illustrate dai costi non proibitivi. Nel 1733 l'allora giovane medico fece stampare un Kräuter-Buch, cioè un libro sulle piante officinali, dal titolo Botanica in originali, das ist Lebendig Kräuter-Buch ("Botanica in forma originale, cioè Erbario vivo"), accompagnato da 200 tavole realizzate con piante appiattite, seccate, inchiostrate quindi stampate in bianco-nero con un torchio da stampa su carta sottile ma robusta, tale da ricevere facilmente l'impronta dell'esemplare vegetale. Alcune copie - quelle più costose - erano poi dipinte a mano. La tecnica da lui usata (sebbene nota nelle linee generali) si avvaleva di alcuni "segreti di bottega" che ancora oggi rimangono misteriosi. Il prodotto dovette avere un certo successo se nei vent'anni successivi Kniphof continuò ad accrescere il suo erbario, ricavandone due nuove edizioni, davvero imponenti, questa volta in latino, utilizzando (fu tra i primi a farlo) la nomenclatura linneana e le descrizioni di Species Plantarum. Il frontespizio, debitamente incorniciato da foglie e fiori stampate secondo la nuova tecnica, è un vero e proprio manifesto pubblicitario: "Botanica in forma originale o Erbario vivo, nel quale sono presentate le elegantissime immagini delle piante indigene e esotiche, stampate in inchiostro con un procedimento peculiare e laborioso, con i loro nomi secondo il metodi di Linneo e Ludwig, illustri botanici del nostro tempo". L'edizione del 1747 (stampata a Erfurt da Funke) comprendeva 1185 tavole, quella del 1757-64 (stampata a Halle da Trampe) 1200. Altre informazioni sugli studi botanici di Kniphof nella sezione biografie. Fedeltà alla natura o mostro di Frankenstein? Il lavoro di Kniphof fu lodato (tra gli altri, dallo stesso Linneo) per la fedeltà ineguagliata alla natura. Né la xilografia né la calcografia, le due tecniche di stampa allora usate nell'illustrazione botanica, potevano eguagliare la resa della tessitura delle foglie (vedi nella gallery le immagini del luppolo e del pomodoro); con le piante minute, con foglie, fiori e semi piccoli, la tecnica era al suo meglio, garantendo davvero una riproduzione diremmo oggi quasi fotografica. Ma con esemplari con fiori più grandi, foglie carnose, potremmo dire più tridimensionali, gli effetti erano ben diversi: la pianta appiattita e costretta nelle due dimensioni appare imbalsamata, rigida e deformata. E' anche vero che confrontando le tavole delle diverse edizioni (tuttavia in rete è disponibile una versione digitalizzata solo della prima edizione, per quelle successive sporadiche tavole) si nota un netto progresso (nella gallery si confronti l'aquilegia del 1733 con quella, in bianco e nero, della terza edizione). Inoltre i ritocchi di colore spesso coprono e di fatto eliminano i dettagli della tessitura, più rispettati dalla stampa in bianco e nero (si veda la tavola della fritillaria). Ma soprattutto il metodo è economicamente poco efficiente: dopo poche stampe l'esemplare inchiostrato si deteriora e va sostituito, il che significa anche che non esistono due esemplari del libro esattamente uguali. Non sappiamo quale fosse la tiratura di ciascuna edizione, ma sicuramente le copie non erano molte, come possiamo dedurre dal fatto che oggi dell'edizione di Halle non esisterebbero più di 10 copie complete. Per farvi un'idea dell'operazione, dei suoi successi e dei suoi limiti, comodamente dallo schermo del vostro computer, grazie all’Herzogin Anna Amalia Bibliotek di Weimar, potete sfogliare le tavole della prima edizione tedesca. Le mie sensazioni sono state contraddittorie, miste di ammirazione e disagio. Qualcuno vuole provare? Nonostante i problemi, il metodo della stampa naturale continuò ad essere usato, seppure sporadicamente, soprattutto nell'area tedesca ed elvetica; un esempio di poco successivo è Ectypa vegetabilium di Christian Friedrich Ludwig (citato insieme a Linneo nel frontespizio di Botanica in originali), ancora stampato da Trampe. Nell'Ottocento, dopo l'invenzione della stampa litografica, Alois Auer Ritter von Welsbach (1813-1869) riprese e perfezionò il procedimento, avvalendosi di impronte impresse su piombo o gomma, da cui poi venivano ricavate le matrici; una tecnica simile fu utilizzata verso fine secolo anche dall'illustratore botanico Henry Bradbury. Al di là delle opere di botanica, il natural printing o eco-printing, in italiano stampa naturale, è una tecnica tuttora diffusa, praticata con diversi livelli di sofistificatezza da bambini, hobbisti e artisti. I curiosi troveranno moltissime informazioni nel sito dell'attivissima Nature Printing Society, inclusi una stupefacente gallery e video dimostrativi. E se volete assolutamente provare, nel documento collegato trovate anche semplici istruzioni fai da te. Quanto a me, ho usato questa antica tecnica per decorare fogli di carta inconsapevole di tanta storia, come il M. Jourdain di Molière, che scoprì di aver sempre scritto in prosa senza saperlo. Fonti The story of nature prints, http://ngm.nationalgeographic.com/2012/10/leaves/nature-prints Nature printing, http://mediengeschichte.dnb.de/DBSMZBN/Content/EN/MakingOnesMark/02-naturselbstdruck-en.html Propagating Eden: Uses and Techniques of Nature Printing in Botany and Art, http://www.ipcny.org/sandbox/wp-content/uploads/2014/06/23.-Propagating-Eden-Brochure-Entire-PDF.pdf Kniphofia o Tritoma? Nelle due edizioni latine di Botanica in originali una tavola ritrae quella che Linneo aveva denominato Aloe uvaria. Conrad Moench in Methodus Plantas horti botanici et agri Marburgensis, 1794, riconobbe che essa apparteneva a un nuovo genere, che dedicò a Kniphof, ribattezzando la pianta Kniphofia alooides (oggi Kniphofia uvaria). Blunt e Stern, autori di The Art of botanical illustration, sostengono che ci sia una certa ironia nell'accostamento tra il "tetro metodo di illustrazione botanica" messo a punto da Kiniphof e gli allegri e brillanti fiori della Kniphofia. Non particolarmente amante di quest'ultima, trovo invece un tratto comune nella rigidità di entrambi. Ma inorridisco nell'immaginare la bella infiorescenza appiattita sotto il torchio di quel torturatore di piante! Comunque ci fu chi cercò di strappargli l'onore. Nel 1804 Ker Gawler ribattezzò la pianta Tritoma (cioè "con tre tagli", alludendo ai tre spigoli vivi all'estremità delle foglie di Kniphofia uvaria); ma arrivava in ritardo e ad essere considerato valido fu il nome attribuito da Moench, anche se di tanto in tanto il vecchio sinonimo Tritoma compare ancora in cataloghi di bulbi, libri o pagine web. Altre informazioni sul genere Kniphofia, in particolare sulla sua introduzione in Europa, nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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